Ruralpini              Inforegioni/Ecotunnel?

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(19.09.12) Val Seriana Superiore (Bg). Non è solo Luna Park, c'è di peggio

L'immagine delle valli bergamasche che oggi La Stampa fornisce ai propri lettori è desolante. Di fronte ad una lettera (privata) dello scrittore Davide Sapienza - che denunciava una domenica di ordinario Luna Park (e peggio) per di più 'giustificato' strumentalizzando i disabili - un redattore del quotidiano torinese ha chiesto di pubblicarla. Una promozione all'incontrario su cui gli operatori locali farebbero bene a riflettere e una denuncia che dovrebbe spingere il Cai ad una posizione un po' più coraggiosa

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(02.09.12) Orobie: Orso, Neviland, e... mattone

Yvan Caccia, il neo presidente leghista del Parco delle Orobie bergamasche definisce "provocazioni" i rilievi sulla trasformazione della montagna orobica in un Luna Park. "Prima di tutto c'è l'uomo". In realtà dietro la demagogia c'è una malissimo celata difesa del mattone e del progetto Comprensorio sciistico Colere-Lizzola/Neviland. Intanto lancia il nuovo simbolo ruffiano del Parco: l'orso 

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(21.08.12) Montagna Luna-Park in Val Seriana (Bg).

Questa estate Son e Lumière alle cascate del Serio. Le cascate sono uno spettacolo di per sé con i loro 315 m, reso evento "tradizionale" dallo sfruttamento idroelettrico che concedeva un tempo solo due volte all'anno il deflusso naturale. Ora l'Enel, per esigenze di immagine, apre 5 volte, anche in notturna. E già che ci siamo: fuochi d'artificio e musica. Ma è inseguendo emozionalità pura e spettacolarizzazione che si valorizza la montagna? Intanto in Val Seriana si va avanti per questa strada: si promuove l'uso dell'elicottero come fosse una giostra e si progetta di portare masse escursionistiche sulla vetta della Presolana. leggi tutto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(28.01.13) Lo chiamano furbescamente Ecotunnel. Un buco in una montagna a 2500 m per portare 2 mila sciatori all'ora e favorire lo "sviluppo turistico" dell'alta Valle Spluga. E hanno anche il coraggio di prendere la scusa degli alpeggi

 

Ma quale "Eco"tunnel?

 

Altro che turismo sostenibile. L'industria della neve diventa sempre più hard e prevede opere faraoniche che drenano grandi risorse. E in una valle dove in estate si arriva solo a piedi e in inverno in funivia si arriverà con autobus aeroportuali. Con quale appeal per gli escursionisti "sostenibili" è facile immaginare. Ma lo "sviluppo del turismo estivo" è ovviamente una scusa. Così come quella dell'aiuto all'agricoltura

 

di Michele Corti

 

Non c'è niente di eco nel tunnel proposto a Madesimo per "valorizzare" la val di Lei, una valle dove ci sono solo alpeggi e che in estate si raggiunge solo a piedi o in auto dalla Svizzera. Oggi si scia prendendo una funivia che parte dal centro di Madesimo.

Nel "progettino" da 50 milioni di euro è previsto un tunnel di 3,5 km con lo scavo di centinaia di metri cubi roccia. Il tunnel avrebbe dovuto essere percorso da una ferrovia (stile svizzero) ma - per ragioni di costi - si sta optando da grossi autobus dismessi dal servizio aeroportuale (una vera chicca ecologica!). Quattro mezzi - due per ogni direzione - viaggerebbero lungo il tunnel, provvisto di due camere di scambio. Sarebbe la soluzione meno costosa

Il tutto per vomitare 2 mila persone all'ora, ampiare l'area sciistica con grandi impianti a fune.. L' ecotunnel è l'opera centrale del progetto di sviluppo della Valle Spluga promosso dal Comune e sarebbe il fiore all'occhiello di un "percorso" chiamato  "Madesimo 2020 forse per assonanza con i famosi obiettivi di sostenibilità da raggiungere per quella fatidica data.

 

 

A Madesimo tutto ruota intorno all'industria della seconda casa. Sono solo 242 i titolari di prima casa contro 3.116 seconde case e solo 18 alberghi. Dico "solo" perché con il numero di impianti sciistici e i km di piste altre stazioni hanno decine di alberghi e perché nel tempo a Madesimo gli alberghi hanno anche chiuso o si sono trasformati in Residence. Una scelta che, con lungimiranza, si poteva evitare.

A fronte di seicento residenti (ma in inverno calano) le presenze turistiche arrivano a sfiorare quota 80mila. Una vera "giostra" come indica il titolo di un volumetto degli anni '70 che mi aveva già fatto aprire gli occhi sulla realtà di una montagna-non montagna, un luna-park della neve che trasferisce periodicamente per brevissimi periodi la congestione di Milano a 1550 m (N. Gagliardi La giostra e i larici d'oro Sasga, Como, 1974). Oggi, va detto, però, che le interminabili code agli skilift (oggi sostituite dalle seggiovie quadriposto) sono un ricordo di gioventù non solo per la capacità degli impianti moderni ma anche perché il numero degli sciatori cala di anno in anno e il costo del giornaliero è in termini reali decisamente lievitato. Ma allora perché insistere nell'investire nella neve, nella monocoltura del turismo industriale che concentra masse in poche località per brevi periodi invece di percorrere le strade della sostenibilità? Dico turismo industriale perché gli impianti a fune o a cremagliera, i tunnel, i sistemi di innevamento artificiale sono strutture hard, costose nella realizzazione e nella manutenzione che si giustificano solo se "accoppiate" all'industria del mattone.

 

Il progetto (poi leggermente ridimensionato con l'accorciamento del tunnel) di "sviluppo" della val di Lei. In azzurro gli impianti esistenti. In nero il tunnel, in rosso i nuovi impianti a fune.

 

In un comune come Madesimo l'amministrazione è espressione - come inevitabile - degli interessi immobiliari. E il sindaco Masanti, proprietario dell'Hotel Andossi, sa bene che non si può tornare indietro e che, da sindaco-albergatore deve adattarsi agli interessi dominanti dell'industria della seconda casa.

Il tunnel di 3,5 km a cosa servirà? A sostenere l'inarrestabile espansione edilizia della valletta di Madesimo sempre più stipata di condomini. Qualche anno fa era stata inviata una lettera ai proprietari delle seconde case (era arrivata anche a me in quanto comproprietario di una unità immobiliare) in cui si chiedeva un contributo per il finanziamento del progetto. Ma la "valorizzazione" si spalmerà su tutti i proprietari - anche su quelli che non contribuiranno. Questa valorizzazione poi è tutta da verificare considerando che è facile prevedere una nuova corsa a realizzare condomini (che compenserebbe con una nuova offerta la supposta lievitazione dei valori immobiliari) e che aumenterebbe la congestione per le aumentate presenze nei periodi di punta con ovvi disagi per chi è già proprietario di una seconda casa. Così la risposta è stata fredda e la contribuzione dei secondocasisti è stata accantonata. Il comune ha così assoldato una squadra di professori bocconiani (vanno di moda) per redigere un Project financing che vorrebbe dire autofinanziamento da parte di privati.

Facile prevedere, però, che alla fine sarà decisivo l'intervento del capitale pubblico chiamato ancora una volta a sostenere la speculazione immobiliare distogliendo risorse dallo sviluppo di un vero turismo sostenibile, dalle iniziative - spesso poco costose - che rendono la montagna appetibile a chi vuole insediuarvisi o ai giovani che vogliono restare e svolgere un lavoro (l'industria della seconda casa di posti di lavoro ne crea pochissimi).

 

 

Quello che da fastidio di tutta questa vicenda è che si voglia vendere una iniziativa, che intende conservare ed espandere il sistema industria neve-seconde case, come qualcosa di ecologico e sostenibile. Il tutto perché - bontà loro - non si consentirà ad automezzi privati di invadere la Val di Lei. Perché assicurano che "la fauna selvatica non verrà disturbata", che gli impatti dello scavo e dell'utilizzo dell'enorme quantità di materiale da esso derivante saranno accuratamente "mitigati". Oggi alla partenza dell'impianto di risalita c'è il piccolo rifugio della foto sotto. Chissà invece come sarà il "rifugio" che sarà realizzato in prossimità dello sbocco del tunnel. Se il tunnel è ecologico il rifugio rischia di essere un mega resort di alta quota come si sta cercando di realizzare sin sulle vette (alla faccia della acquisita cultura del rispetto della montagna).

 

 

Da anche fastidio che si tiri in ballo il "turismo estivo sostenibile". Quest'ultimo avrebbe tantissime opportunità di svilupparsi senza tunnel tenendo conto delle grandi risorse di itinerari tra pascolo, boschi, alpeggi della valle. Una valle (l'alta valle Spluga o Val San Giacomo) che ha un grande patrimonio di architettura rurale, con case e baite di legno strutturale del XVII secolo (i carden) lasciate all'incuria.

 

 

Un patrimonio messo in evidenza dal progetto e dal sito Vie dei Carden . Troppi sono gli alpeggi abbandonati nei comuni della valle (S.Giacomo, Campodolcino, Madesimo), troppi i sentieri cancellati. E invece di pensare a questa cura diffusa in vista di un turismo soft si continua in altra direzione. Invece che curare la qualificazione di itinerari per bikers si sbancano i pendii non solo per le piste da sci ma anche per la versione estiva: il downhill che replica il su e giù frenetico dello sci "consumista" (c'è anche quello delle pelli e il fondo, per fortuna). Fa ridere sentire che il tunnel servirà anche ai pescatori, agli escursionisti, ai bikers. Irrita sentire che servirà agli alpeggi quando in valle ce ne sono di sottocaricati o abbandonati serviti da strade. In val di Lei ci si arriva già con l'autotrasporto dalla Svizzera. Con il tunnel l'accesso alla val di Lei sarà più facile (40 km in meno) ma non tanto da ribaltare la situazione, anche perché gli alpeggiatori provengono abbastanza da lontano (anche dalla provincia di Como e di Lecco).

Dicono che l'allora ministro Alemanno fosse entusiasta dell'idea del tunnel. Forese perché da bravo nazionalista riteneva opera meritoria che "allacciare" un lembo di sacro suolo patrio cui si accede per strada solo con un giro dalla Svizzera. Anche se secondo l'ideologia dei "sacri confini naturali" (che Alemanno & C applicano con scrupolo al Sud Tirolo) la val di Lei sarebbe "geograficamente" svizzera.


 

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