Qualche giorno fa mi è pervenuta per
lettera Poste italiane, un circostanziato atto di accusa sul tema di
Life Ursus e della sciagurata "gestione" della reintroduzione degli
orsi in Trentino (culminata nella morte di Andrea Papi). La lettera è
firmata "Un gruppo di montanari istruiti del Trentino che credono
ancora nelle istituzioni e nel buon senso". La pubblico integralmente.

Andrea Papi. Il 5
aprile 2025 è il secondo anniversario del martirio. Vittima
predestinata: provincia, forestali, animalisti, Tar, Consiglio di
Stato, Ispra sono tutti colpevoli della sua morte.
Italy, Trentino 1 Marzo 2025
A coloro che ci governano
Trentino, terra di splendide montagne vestite di boschi con
un’altissima biodiversità vegetale e faunistica, dove le persone vivono
in stretto contatto con la natura, intrecciando con essa attività
agricole, zootecniche, commerciali, sportive e soprattutto turistiche.
Da quando sono stati reintrodotti gli orsi le cose sono cambiate, in
peggio. Il progetto Life Ursus (reintroduzione di orsi) ha generato
diverse problematiche che hanno messo in serio disagio le persone,
soprattutto nella parte Trentina occidentale, area nella quale gli orsi
sono stati rilasciati, si sono moltiplicati e dalla quale non si
spostano. Le attività agricole e zootecniche forniscono alimenti di
ogni genere che trattengono gli orsi in quest’area rendendone molti
confidenti, problematici e di conseguenza pericolosi e le persone non
possono munirsi di strumenti di difesa personale.
A 25 anni dalla reintroduzione i sentimenti condivisi sono: il disagio,
la rabbia, la paura ed una pericolosa perdita di fiducia nelle
istituzioni. Molti residenti hanno smesso di frequentare il bosco e
stanno subendo un pericoloso secondo “lookdown”.
Di seguito i passi fondamentali per comprendere la situazione e le richieste per risolverla:
1) In Trentino il territorio selvaggio è troppo piccolo per permettere
agli orsi di “restare” nel proprio habitat e rispettare i propri cicli
biologici mantenendo una certa diffidenza dall’uomo. Infatti, le
attività antropiche produttive, sportive e turistiche sono diffuse dal
fondovalle fino a 3000 metri e mettono in condizione orsi e persone
d’intrecciare inevitabilmente relazioni che rendono impossibile una
convivenza senza rischi. Considerando inoltre che molti orsi non cadono
in letargo o lo fanno “intermittente”, anche l’inverno non è esente da
pericolosità. Lasciare che gli orsi aumentino con la speranza che
colonizzino tutto l’arco alpino in modo omogeneo è un illusione: tutte
le femmine sono concentrate in MENO di MEZZO Trentino, la zona dove
sono stati effettuati i rilasci 25 anni fa. Da qui non si spostano.
Qualche maschio esce dalla zona, compiendo lunghi spostamenti, per poi
rientrarvi nella stagione degli accoppiamenti.
Nel Trentino occidentale si concentrano le
maggiori estensioni di coltivazioni frutticole, in particolare meleti e
vigneti sui quali gli orsi si alimentano associando l’odore dell’uomo a
quello della frutta che mangiano… La densità raggiunta ha aumentato non
solo il rischio d’incontro con le persone, ma anche l’aggressività tra
gli orsi stessi: sono stati documentati casi di orso dominante che
sbrana l’avversario durante gli scontri per l’accoppiamento. Anche
alcune femmine con cuccioli hanno subito la predazione della prole e in
qualche caso sono state sbranate anch’esse. Da considerare inoltre che
quelle reduci dalla perdita dei cuccioli sbranati, diventano spesso
iperprotettive e quando partoriscono di nuovo, sono più soggette a
reazioni aggressive nei confronti di chiunque si avvicini. E i cuccioli
imparano… apprendono ogni comportamento dalla madre.
I Misseroni, padre e figlio, attaccati da JJ4 che poi uccise Andrea Papi
I 3 cuccioli di JJ4 (l’orsa che ha ucciso Andrea Papi, attualmente
rinchiusa) e quelli di KJ1 (abbattuta dopo aver aggredito Vivien
Triffaux) andavano abbattuti insieme ad esse. Invece sono ancora
liberi. E non solo hanno assistito alle aggressioni, ma hanno visto le
madri in trappola (quando sono state catturate) ed hanno visto/sentito
gli umani portarle via. Anche i cuccioli rinvenuti feriti o deperiti,
abbandonati dalla madre, devono essere lasciati nell’ambiente, o
abbattuti se vicini alle abitazioni, perché ogni attività per il
recupero e remissione in libertà, non solo si contrappone alla
Selezione naturale che li ha destinati alla morte essendo i più deboli
(eventi normali che favoriscono l’equilibrio dell’ecosistema), ma anche
perché il contatto con l’uomo modifica il comportamento dell’animale
rendendolo confidente e quindi incline a diventare problematico e/o
pericoloso, perché non resta un cucciolo… Tornando all’attività di
monitoraggio della specie, gli interventi di cattura per il
radiocollaramento, possono causare dei traumi cognitivi all’animale che
poi viene rilasciato. Traumi che aumentano l’imprevedibilità
comportamentale nei confronti dell’uomo.
Da non sottovalutare gli animali più longevi, che possono andare
incontro a patologie da invecchiamento che li rendono più suscettibili
soprattutto se cala la capacità uditiva: un orso che si accorge della
nostra presenza solo quando siamo già vicini è un orso che si spaventa
e un orso spaventato è un orso pericoloso. Fungaioli, escursionisti,
sportivi, fotografi, turisti, ciclisti con bici elettriche fino ai
pascoli alpini, i pastori nelle malghe con animali sempre a rischio di
predazione, i pescatori lungo i rivi di montagna, i cacciatori nella
foresta dall’alba al tramonto e tutte le persone che nei paesi
circondati dal bosco allevano galline, conigli, capre, pecore, api,
animali da compagnia o coltivano frutta e ortaggi… prima o poi
racconteranno, o forse no (nel peggiore dei casi), la loro esperienza
con il plantigrado.
L’abbattimento puntuale e costante di tutti
gli orsi dannosi, pericolosi o semplicemente poco diffidenti dall’uomo
e dalle sue attività, potrebbe rivelarsi lo strumento più efficiente di
selezione comportamentale a favore di una popolazione di orsi composta
da quegli esemplari che si mantengono lontani dall’uomo e che lo
insegnano ai cuccioli. Ma non è da escludere che gli orsi meno
invadenti, trovando le zone coltivate intorno ai paesi sgombre dagli
orsi problematici abbattuti, ne prendano il posto diventando a loro
volta problematici perché, come è noto, l’orso è per definizione
onnivoro opportunista. Va per altro ricordato che gli orsi “sloveni”
liberati in Trentino, sono stati catturati su siti di alimentazione
predisposti per il turismo fotografico e la caccia… quindi orsi che già
collegavano il cibo all’odore umano e quindi già inclini a essere
problematici. Infatti i danni e le predazioni su domestici sono
iniziati subito dopo la reintroduzione.
Considerando l’alta densità 87,83 abitanti/km e l’offerta trofica
capillare, il Trentino è la terra meno adatta allo sviluppo di una
popolazione ursina. In Europa infatti esistono territori selvaggi più
vasti, lontani dalle zone antropizzate e privi di coltivazioni o
allevamenti zootecnici, che sono più idonei alla conservazione e tutela
di questi splendidi animali.
Yoghi può uccidere
2) Il progetto si prefiggeva di salvare la
genetica degli orsi Trentini, almeno in parte, grazie all’accoppiamento
dei 2 maschi rimasti con le femmine Slovene, ma non è successo.
La popolazione ursina attuale del Trentino discende da 2 maschi e 5
femmine di provenienza Slovena. I primi studi sul monitoraggio genetico
hanno dimostrato che:
“Un solo maschio dominante ha
generato tutti i cuccioli nati dal 2002 al 2005; abbiamo rilevato 1
cucciolo consanguineo nel 2006 e 2 nel 2008 derivanti da due
accoppiamenti padre-figlia, la parentela media è aumentata da 0,075 a
0,134 dal 2002 al 2008, la diversità genetica è diminuita” (Monitoraggio genetico – M. De Barba).
Considerando che la popolazione di orsi in Trentino è isolata e gli
accoppiamenti tra consanguinei sono sempre in aumento è possibile
affermare con onestà scientifica, che il progetto Life Ursus ha
generato una popolazione di orsi della peggiore qualità genetica,
destinata alla depressione da inbreeding: aumento di una serie di
condizioni genetiche sfavorevoli che causano il collasso della specie e
si manifestano prevalentemente nei caratteri che riguardano la
mortalità, la fecondità, la natalità, l’adattamento alle variazioni
ambientali e la resistenza alle malattie.
In 25 anni di “gestione” la necessità
d’intervenire per scongiurare il graduale peggioramento genetico, ad
esempio attraverso nuovi rilasci affiancati dall’abbattimento dei
soggetti problematici o geneticamente più imparentati, non è mai stata
presa in considerazione dimostrando la carenza strutturale
tecnico/scientifica del progetto. Un esperimento che va interrotto al
più presto essendo un inutile investimento di fondi ed energie con i
rischi che aumentano, voluto e sostenuto più dall’emotività che dalla
lungimiranza scientifica, per tutelare una specie dannosa e
potenzialmente pericolosa che in Europa NON è in pericolo di estinzione.
Wladimir Molinari: il ferito più grave. Ha perso l'uso di un braccio.
3) In 25 anni nessun governo provinciale,
regionale, nazionale o europeo è stato in grado di modificare le
normative e le inefficienti direttive del PACOBACE al fine di prevenire
gli eventi più gravi e permettere la gestione della specie nei modi e
nei tempi opportuni, con le istituzioni che non hanno saputo
collaborare neppure nei momenti più critici mettendo a rischio la
sicurezza delle persone. Le norme di super protezione della specie, non
essendosi adeguate ai cambiamenti, hanno mantenuto troppo alto il
valore del singolo individuo generando una visione sbagliata della
realtà dal punto di vista scientifico, faunistico e culturale,
impedendo la gestione ottimale, la riduzione dei rischi e
l’accettazione sociale. Attualmente non esiste un piano di gestione
della specie e si rincorrono le problematiche come avviene dalla
reintroduzione e ogni soluzione messa in campo è oggetto di accuse,
denunce e processi giudiziari.
Angelo Metlicovec: riportò serie ferite dall'attacco di un orso
4) E’ da subito mancata la pianificazione
degli interventi strutturali per impedire agli orsi di alimentarsi sui
residui delle attività umane, permettendo agli animali di aumentare la
propria pericolosità. Animali che in sintesi hanno generato solo disagi
e spese: per il risarcimento dei danni causati (animali domestici
sbranati, apiari distrutti, recinzioni spezzate, bidoni squarciati,
alberi da frutto spezzati e sradicati) per la fornitura di recinzioni
elettriche di protezione, per il personale addetto e le attrezzature
connesse al monitoraggio ed al mantenimento degli individui
problematici rinchiusi. A tal proposito affermiamo con cognizione di
causa, che ogni essere nato libero non accetterà mai la prigionia e
coloro che “per amore” si oppongono all’uccisione gestionale, sono
degli ipocriti perché alla morte preferiscono la tortura.
Daniele Maturi, il primo ad essere ferito da un orso in Trentino
5) Sono stati liberati animali pericolosi
senza fornire alle persone strumenti di difesa personale né le
informazioni necessarie, raccontando che non sarebbe successo nulla
perché “animali schivi e diffidenti”. Quando invece l’orso mostrava gli
artigli, i sostenitori cercavano le parole più adatte per sminuire
l’evento arrivando ad incolpare le vittime pur di non ammettere la
pericolosità che minava la tenuta dell’ideologia animalista. Se si
fosse detto il vero fin da subito nessuno avrebbe votato a favore. In
Trentino le aggressioni all’uomo documentate iniziano nel 2014, dopo
circa 15 anni dalla reintroduzione, quando la popolazione di orsi aveva
raggiunto le 45 unità circa. Ad oggi sono 9 le aggressioni documentate,
una delle quali purtroppo fatale, con un numero stimato di 100 orsi, in
aumento. Abbiamo raggiunto il 60% di probabilità che accada di nuovo. A
chi tocca quest’anno?
Il carabiniere Balasso, attaccato alle spalle a freddo da un opsp sul lago di Molveno
E sarà fatale? L’esperimento in corso ha semplicemente dimostrato che
all’aumentare degli orsi aumentano tutte le conseguenze negative.
Sul web la follia umana ha raggiunto il
peggio fino ad insultare le persone vicine ad Andrea Papi tragicamente
morto a causa dell’aggressione fatale di un orsa che doveva essere
abbattuta 2 anni prima. Il nostro abbraccio più sincero a chi ancora
sta soffrendo per l’evento che ha sconvolto tutti.
Sintesi degli eventi che hanno impedito alla volontà Trentina di scongiurare la tragedia:
Il 22 giugno 2020 l’orsa JJ4 aggredisce e ferisce 2 persone che fortunatamente si salvano (Fabio e Christian Misseroni).
Il presidente del Trentino Maurizio Fugarti firma subito un’ordinanza per abbatterla.
Si oppongono le associazioni animaliste e l’allora ministro Costa.
Il TAR di Trento sospende l’ordinanza.
Il presidente emette un’altra ordinanza per passare dall’abbattimento alla reclusione dell’animale.
Si oppongono di nuovo le associazioni animaliste.
Nel frattempo l’orsa viene catturata e
rilasciata munita di radiocollare. In estate si rende protagonista di
un attacco a 2 guardie forestali che riescono a fuggire evitando
l’aggressione.
Quindi il TAR di Trento è favorevole alla reclusione dell’animale.
Il Consiglio di Stato invece sospende definitivamente tutte le ordinanze.
Circa un anno e mezzo dopo viene segnalato un
falso attacco ad un ciclista sulla strada forestale. Ma il parere di
ISPRA, già espresso altre volte, rimane sempre negativo sia per
l’abbattimento che per la rimozione.
Il 5 agosto 2022 il radiocollare smette di
funzionare e non viene sostituito. Le catture infatti vengono
interrotte per rivedere i protocolli tecnici a causa della morte
dell’orsa problematica F43, avvenuta durante le operazioni di
sostituzione del radiocollare.
Passa l’inverno e nessuno sa dove sia l’orsa pericolosa JJ4 con i 3 cuccioli.
Il 5 aprile 2023 Andrea Papi viene aggredito ed ucciso da JJ4 sulla strada forestale…
NESSUNO RESPONSABILE?
6) Da anni assistiamo impotenti ad un teatro imbarazzante che ha
avvelenato la vita di tutti: basta parlare di orsi e si scatena uno
scempio mediatico deprimente, grazie a giornalisti ed animalisti che
non sanno di che parlano ma “lo fanno bene” costringendo le istituzioni
senza strumenti normativi adeguati, a percorrere strade ingarbugliate
generando un clima che non fa bene a nessuno, neppure agli orsi.
Persone che cavalcano l’antropomorfizzazione usando appositamente un
linguaggio tendenzioso, esagerato, spesso offensivo dimostrando una
patologica esigenza di nutrire la propria ideologia più che la
consapevolezza del proprio agire. Infatti il trasferimento di
sentimenti, caratteristiche e comportamenti umani agli animali è un
tratto si spontaneo negli esseri umani, ma senza la dovuta dose di
raziocinio e conoscenza scientifica ha conseguenze pericolose perché
allontana dalla realtà, amplifica sentimenti egoistici, nutre
convinzioni sbagliate e conduce alla follia. Ma davvero il presidente
di una provincia deve essere accompagnato dalla scorta perché
minacciato per le scelte gestionali di animali pericolosi frutto di un
esperimento destinato a fallire? Troppe persone hanno sputato veleno e
diffuso una visione falsa della realtà senza rispondere delle proprie
azioni. La libertà di parola non è libertà di offendere e non dovrebbe
essere la libertà di veicolare disinformazione!
E’ tempo di contrastare con determinazione le ideologie estremiste che
hanno manipolato da tempo la percezione della realtà causando la
situazione in cui ci troviamo e dalla quale vogliamo uscire al più
presto. Le politiche iperprotezionistiche o di ripristino ambientale e
faunistico si manifestino con forza nelle grandi città, dov’è stato
cementificato, asfaltato e inquinato ogni centimetro quadrato, causando
l’estinzione della maggior parte della fauna e flora selvatica.
In Trentino, nonostante l’alta densità di
popolazione, la gestione delle risorse naturali e la salvaguardia degli
ecosistemi hanno raggiunto altissimi livelli di qualità e non
necessitano di esperimenti stravolgenti che compromettono la stabilità
del livello raggiunto. L’orso si è rivelato non idoneo ed il lupo sta
avanzando naturalmente e va subito contenuto perché questo super
predatore quando aggredisce lo fa sempre per nutrirsi. La storia
documenta molti casi di predazione umana, ragion per la quale, dopo
l’avvento delle armi, tra il 1800 e l’inizio del 1900 lo abbiamo
estinto insieme all’orso, non per cattiveria, ma per una questione di
spazio e sopravvivenza.
Da considerare infine che le valli del Trentino sono ambienti severi,
impervi, per alcuni mesi freddi e innevati, lontane da servizi e
segnate da forme di disagio sociale che mettono tutti a dura prova
soprattutto i giovani. Ci sono aspetti sociali importantissimi da
considerare al pari di quelli ambientali: ad esempio il triste primato
di suicidi che affligge il Trentino con circa 45 casi all’anno. Un
disagio in più non ci serve. La libera fruizione del bosco, senza
rischi e preoccupazioni è di vitale importanza per il mantenimento
dell’equilibrio fisico e psicologico. Si tratta della nostra terra,
della nostra VITA. Gli esiti delle consultazioni popolari “MASSIMA
ESPRESSIONE DEMOCRATICA” che si stanno svolgendo nel Trentino
occidentale, in merito alla possibile convivenza con grandi predatori,
stanno dimostrando chiaramente il dissenso nei confronti di orsi e
lupi.
La propaganda pro orso della PAT
Alla luce di quanto fin qui descritto chiediamo:
di avviare e concludere, entro la fine dell’anno 2025, un’indagine per
l’omicidio colposo di Andrea Papi, al fine di individuare le
responsabilità ed applicare quanto previsto dal codice penale. Le prove
non mancano è tutto documentato;
di considerare la reintroduzione degli orsi
in Trentino un fallimento sia dal punto di vista faunistico che sociale
e quindi Autorizzare la Provincia Autonoma di Trento ad eradicare la
specie Ursus actors. I proventi derivanti dal commercio degli esemplari
abbattuti sia devoluto in beneficenza;
di autorizzare la Provincia Autonoma di Trento a contenere, in completa autonomia, la specie Canis lupus
attraverso abbattimenti gestiti dal Corpo Forestale Provinciale con il
coinvolgimento e coordinamento delle associazioni venatorie, fissando
preventivamente il numero massimo di lupi sopportabili nei vari
territori in relazione alle attività zootecniche, alla densità di
ungulati, agli insediamenti antropici considerando anche la possibilità
di eradicare la specie qualora l’attività di contenimento si rivelasse
comunque inefficace ai fini della sicurezza pubblica, della serenità
sociale o del contenimento delle predazioni su animali domestici;
nel caso in cui le richieste di soluzione
faunistica sopraesposte non venissero attuate, di liberalizzare e
disciplinare la vendita dello Spray antipredatore incaricando il Corpo
Forestale Trentino a promuovere e gestire annualmente corsi di
formazione per il rilascio della “Licenza di porto spray antipredatore”
(funzionale sia per lupi che per orsi) segnalando i possessori
all’Autorità Giudiziaria e consentendo la vendita solo alle armerie e
l’acquisto solo su esibizione della licenza sopra proposta.
Obbligo di detenzione in cassaforte
domiciliare e autorizzazione al porto solo nei territori ove presenti
orsi e lupi. Tale strumento non solo è funzionale per la sicurezza, ma
svolge anche ima funzione disciplinatoria nei confronti del predatore
che, associando un’esperienza disarmante agli esseri umani, aumenterà
la propria diffidenza preferendo la fuga e la lontananza da essi. Nel
caso del turismo alberghiero la situazione si complica e lasciamo a voi
la ricerca di eventuali soluzioni.
I campanelli "anti-orso" proposti a suo tempo dalla PAT come "prevenzione" degli attacchi
PROPOSTE
Per risolvere definitivamente le problematiche causate da orsi e lupi,
le legittime preoccupazioni in merito alla liberalizzazione dello spray
e la difficile gestione dello stesso con la componente turistica,
chiediamo di considerare seriamente l’eradicazione di orsi e lupi
finanziando un progetto di reintroduzione della Lince europea (Linx linx)
in sostituzione di orsi e lupi, in modo da mantenere viva l’attività
predatoria negli ecosistemi Trentini, indispensabile per il
miglioramento degli stessi.
Le foreste Trentine hanno le caratteristiche
idonee per permettere a questa specie di ripopolare il territorio senza
impattare così negativamente come hanno fatto orsi e lupi. La lince non
è esente da occasionali predazioni su animali domestici di
piccola/media taglia, ma in bibliografia non si trovano aggressioni e/o
attacchi mortali all’uomo. In una terra popolata come il Trentino
sembra essere il predatore ideale considerando soprattutto i piccoli
nuclei di lince già presenti sulle Alpi, frutto anch’essi di
reintroduzioni, con i quali potrebbe mescolarsi e garantire alla specie
stabilità e futuro.
Altra proposta: per diminuire gli incidenti
conseguenti all’investimento di fauna selvatica e aumentare la
sicurezza degli automobilisti è necessaria la realizzazione di
attraversamenti stradali sopraelevati-rimboschiti.
Ogni anno sulle strade del Trentino muoiono
più di 1300 animali con danni ingenti agli autoveicoli e rischi
costanti nei confronti dell’incolumità pubblica. Il 10 maggio 2024 il
sig. Arrigo Zanella, a bordo della sua moto, non ha potuto evitare un
capriolo che gli ha attraversato la strada. L’impatto, e la conseguente
caduta del motociclista, hanno causato la morte di entrambi.
Destinatari:
Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella
Presidente del consiglio Giorgia Meloni
Ministri: Gilberto Pichetto Frattin, Carlo Nordio
Presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti
Presidente del Parlamento europeo: Roberta Metsola
Presidente della Commissione europea: Ursula von der Leyen
Mass media
Un gruppo di montanari istruiti del Trentino, che credono ancora nelle Istituzioni e nel buon senso
I precedenti
Qualche giorno dopo la morte di Andrea, per artiglio di un orsa che
avrebbe dovuto essere catturata e che non è stata monitorata, al nostro
sito http://www.ruralpini.it, pervenne una lettera anonima “dalle
Giudicarie” dal titolo “Da trentina vi imploro: per smontare Life Ursus
andate al mare”. La lettera sviluppava questo amaro ragionamento: le
preoccupazioni circa la sicurezza e la negata libertà dei trentini non
sono in grado di smuovere una politica cinica e opportunista, solo un
forte impatto negativo sull’economia turistica del Trenino, è in grado
di farlo. Con il che, per ragioni opposte a quelle degli animalisti,
l’anonima trentina (che dimostrava di conoscere molto bene la genesi
del progetto Life Ursus), invitava i turisti a non venire in Trentino.
Era una provocazione. Che, però, fece riflettere molte persone.
Ritenendo che la lettera fosse più che attendibile e che chi l’aveva
scritta fosse mosso da un elevato senso morale e civile, la pubblicai,
nonostante l’anonimato.
La lettera-denuncia che mi è pervenuta oggi dimostra che gli estensori
sono molto informati sulle dinamiche di Life Ursus e sulla reale
situazione della presenza degli orsi nel Trentino occidentale e sui
relativi impatti. Pertanto, mi pare doveroso pubblicarla. Lo faccio
anche per contestare l’archiviazione con la quale è stata – almeno per
ora – chiusa la vicenda giudiziaria dell’individuazione di eventuali
responsabilità penali per la morte di Andrea. La lettera qui pubblicata
sostiene che queste responsabilità ci sono e sono evidenti. Ciò, mi
auguro, possa servire anche a spingere chi sa a farsi avanti. C’è, e
rimane, troppa opacità della gestione dell’emergenza orsi. Ci auguriamo
che si apra una discussione anche su questo.