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Lupo

Michele Corti, 28 agosto 2023







  • Crollano le fake news della mafia del lupo

Dopo l'annuncio da parte dell'Ispra che l'animale responsabile dell'ultima aggressione a Vasto (e probabilmente anche di alcune delle altre della serie) è una lupa al 100%, i lupisti hanno reagito ribadendo l'eccezionalità del caso, nascondendo le aggressioni degli ultimi anni e quelle di meno di un secolo fa. Che i lupi non aggrediscano le persone in Italia da oltre un secolo è una fake news bella e buona. Ma, come vedremo in questo articolo, la storia della reitroduzione "naturale" del lupo è costellata da una serie di fake news.

La vicenda di Vasto è una bomba che sta scoppiando in mano al partito del lupo. Arroccatosi dietro la linea del Piave: "il lupo non attacca mai l'uomo, se lo fa è un lupo anormale o è traviato dall'uomo", diventa sempre più difficile gestire un'emergenza come quella di Vasto e San Salvo. Che si tratti di uno (o più lupi) ormai non ci sono dubbi. Per noi non c'erano dubbi che fosse una lupa; ora che le analisi del dna, eseguite dall'Ispra, lo hanno confermato, aspettiamo la cattura definitiva da tempo annunciata dal Parco della Maiella (dopo che quest'ultimo - come da dichiarazioni del sindaco di Vasto - aveva impedito alla protezione civile di catturare l'animale che si era messo in trappola da soli in un vivaio come riferito qui da ruralpini) .  Intanto, chi ha continuato per mesi, di fronte a video sempre più inequivocabili, a intorbidare le acque parlando di "cane cecoslovacco" (facilmente riconoscibile per alcune caratteristiche fenotipiche) dovrebbe vergognarsi. Si tratta comunque di mentitori seriali, di gente che mente sapendo di mentire, come prassi di chi milita nel partito del lupo (come dimostreremo nella carrellata di fake news lupiste, "storiche" o più recenti in questo articolo). Nel video sotto un esempio clamoroso (sempre a proposito di Vasto e del presidente del Parco della Maiella).



In occasione della rivelazione dell'identità genetica dell'animale responsabile delle aggressioni seriali, i soliti personaggi pro lupo non si sono trattenuti dal ripetere le loro fake news. Sono spudorati. Hanno avuto l'ardimento di sentenziare che il lupo di Vasto è il primo che aggredisce l'uomo dopo 100 anni.


Ma come "da 100 anni"! Solo nel 2023, a parte i casi di Vasto, sono state attaccate due donne per predare il loro cane: una è stata morsa a una mano (caso in Toscana), l'altra è stata fatta cadere a terra e si è fratturata il polso. In quest'ultimo caso, il solito Parco della Maiella, ha confermato che si trattava di un lupo; un lupo che ha compiuto il suo raid nel centro di un paese senza che nessuno (Comune, Parco, Prefettura, Protezione civile, Asl, Forestali) abbia ritenuto di intervenire. Sempre a proposito di "sono 100 anni che ...", ricordiamo che, nel 2020, il lupo di Otranto è stato identificato attraverso il dna dall'Ispra e catturato dal solito Parco della Maiella. Tolti i casi (rari) nei quali la responsabilità del lupo non è stata confermata, la statistica degli attacchi (con o senza lesioni a carico delle vittime) risulta la seguente (vedi grafico). Il caso dell'automobilista ferito a un distributore di benzina a S. Benedetto dei Marsi nel 2015 compare nella nostra statistica perché la smentita è stata... smentita da Franco Zunino (già direttore del Parco nazionale dlel'Abruzzo) che ha interrogato i testimoni ottenendo delle conferme sul fatto che di lupo si trattasse Vi è quindi il sospetto che alcuni casi di aggressioni attribuite a cani, a "discarico" del lupo, possano essere stati manipolati dagli apparati (pubblici e privati) pro lupo.

Casi riferiti da organi di informazione online e versioni online di quotidiani cartacei in Italia. Nostre elaborazioni


Quando la mafia del lupo non può più nascondere che l'autore di un'aggressione è un lupo, si attiva la narrazione del "caso abnorme"; il comodo alibi per la mafia del lupo per nascondere le responsabilità del suo programma di espansione senza limiti del lupo. Un programma che sta conducendo a situazioni di compromissione della pubblica incolumità.

 
Piero Genovesi

Non rinuncia a questa narrazione neppure Piero Genovesi, coordinatore Ispra per la fauna selvatica, che, pochi giorni orsono, ha dichiarato: Il lupo non è un animale pericoloso, i numeri di presenze rimangono contenuti e non attacca l'uomo se non in casi molto rari come quelli che compaiono in questi giorni sui giornali, sempre se si scoprirà che si tratta di un lupo (Intervista RAI 19/08/2023). Quando, però, i casi "molto rari" aumentano un ricercatore dovrebbe porsi degli interrogativi. Ma se questo ricercatore è a capo di un baraccone pubblico e deve conservare la cadrega nel succedersi dei governi, facendo contenti gli ambientalisti senza scontentare troppo i cacciatori più organizzati, si diventa politici più che tecnici, abili nel galleggiare, a raccontare una versione nei convegni un'altra in altre circostanze. E i dubbi si mettono da parte. Come seconda linea difensiva, i nostri amici del lupo sono pronti a giocare la carta del condizionamento umano (offerta di cibo). Nel caso del lupo di Otranto è in realtà possibile che degli incoscienti abbiano condizionato il lupo determinandone la confidenza. Nel caso del lupo di Vasto, però, l'animale (tutt'ora uccel di bosco) mantiene un carattere parzialmente schivo. Non ha paura della presenza di numerose persone ma si tiene a una certa distanza al di sotto, comunque del 30 m che costituiscono il limite critico di distanza tra un lupo e gli umani). Quello che è probabile è che la lupa (e gli altri eventuali lupi responsabili di aggressioni all'uomo) si sia abituata a mangiare i rifiuti sulla spiaggia (presso i chioschi e gli stabilimenti balneari). Ma è un comportamento normale del lupo consumare rifiuti. Prima dell'aumento della presenza di ungulati selvatici, il lupo italico si alimentava regolarmente di rifiuti. Vedi : L. Boitani, Wolf research and conservation in Italy, in "Biological conservation", 61 (1992), pp. 125-132;  Meriggi, A., et al.; Changes of wolf (Canis lupus) diet in Italy in relation to the increase of wild ungulate abundance., in "Ethology Ecology & Evolution", 23, 3 (2011), pp. 195-210. E' talmente normale per il lupo alimentarsi di rifiuti che una delle ipotesi più accreditate per spiegare la domesticazione del cane consiste nell'indicare l'instaurazione di una simbiosi tra lupo e uomo basata sulla frequentazione dei siti di discarica degli accampamenti mesolitici. Più che risultare un animale condizionato all'uomo, la lupa appare come un animale che si è abituato ad aggredire e che, verificando che le reazioni dell'uomo non sono pericolose, non ha esitato a rifarlo, sapendo anche meglio come aggredire.


Il lupo di Otranto. Un animale decisamente più "socializzato" rispetto a quello di Vasto


Ma non c'è bisogno di lupi particolarmente aggressivi come quello di Vasto per determinare situazioni di pericolo. Se, nel caso di Vasto, le aggressioni sono tendenzialmente predatorie (evidente nel caso della bambina e negli episodi nei quali le vittime sono state ferite agli arti superiori per difendersi da attacchi pericolosi), ormai al di là dell'atteggiamento di "saggio" delle reazioni umane, in altre circostanze si sono verificati attacchi per reazione alla difesa dei cani opposta delle vittime (i padroni).




Appare evidente che gli attacchi in fase di predazione di un animale, qualora sferrati nei confronti di un bambino, possono ben risultare mortali. I sommi esperti licologi se ne rendono conto benissimo e, come nel caso dei giovanotti neolaureati che hanno irresponsabilmente lanciato e gestito le prime fasi del progetto Life Ursus, se ne assumono il rischio e... speriamo che ci sia un giudice a Berlino. Forse i responsabili dell'onnipresenza dei lupi nelle aree antropizzate pensano che, dal momento che il ritorno del lupo è spacciato come del tutto "naturale", senza alcun "aiuto", sia possibile sfuggire alle responsabilità penali e civili più facilmente identificabili nel caso di una reintroduzione artificiale che porta la firma di uno zoologo, esattamente come quella dell'ingegnere che ha progettato un ponte crollato. Ma anche per il lupo le firme ci sono. La sistematica e colpevole sottovalutazione del pericolo è finalizzata, nelle intenzioni delle lobby, a continuare a mantenere lo status di intoccabilità della specie e a respingere qualsiasi ipotesi di contenimento, nonostante l'Italia sia il paese con la massima densità di lupi al mondo. Rigettare un serio protocollo di gestione dei lupi pericolosi e opporsi a qualsiasi contenimento equivale a prendersi precise responsabilità da parte dei tecnici e dei politici che firmano un Piano lupo così come attualmente impostato.


Casi riferiti da organi di informazione online e versioni online di quotidiani cartacei in Italia. Nostre elaborazioni (work in progress). Il progressivo avvicinamento per accresciuta spavalderia da parte dei lupi è indicato dalla più rapida crescita dei casi "tra le case" rispetto a quelli "vicino alle abitazioni" (a volte, in quest'ultimo caso a poche decine di metri, altre a 200 o più metri). Purtroppo, al momento, l'unico monitoraggio possibile è quello sul web dal momento che il partito del lupo ha tutto l'interesse a far passare tutto sotto silenzio, a non svolgere accertamenti, a non tenere una registrazione degli eventi. Interviene solo quando può dimostrare che il lupo è stato ingiustamente tirato in ballo.


Il prevedere, come nell'ultima bozza del piano lupo, l'attivazione delle deroghe solo in casi eccezionali (ignorando che la dimensione dei danni agli allevamenti è massiccia e crescente), ignorare, con la copertura dalla sottile foglia di fico del ridicolo protocollo autoreferenziale LCIE, le esigenze di prevenzione degli attacchi all'uomo, ignorare, liquidandole come "situazioni normali" quelle che, in altri paesi, comportano l'abbattimento dei lupi (la crescente e inquietante presenza degli stessi nei centri abitati con intrusioni nelle pertinenze delle abitazioni), equivale all'assunzione di responsabilità per gli "incidenti" che potranno verificarsi. Pensiamo al bambino che gioca con il suo cane nel giardino di casa, nel cortile di casa, tra le vie di un borgo rurale e che, di fronte all'irruzione del lupo e all'attacco al suo o a un altro cane, potrebbe reagire con comportamenti tali da stimolare l'attacco del lupo anche al piccolo. Come andrebbe a finire non vogliamo immaginarlo. Sappiamo che ci sarebbe materia per azioni penali e civili nei confronti di chi, ostinatamente, per interessi personali e di cerchia o per ideologia, continua a rifiutare quegli interventi che in tutti i paesi civili sono attuati quando i grandi predatori si avvicinano troppo agli spazi dove l'uomo ha il diritto sacrosanto di sentirsi sicuro e libero di muoversi. Le fake news non proteggeranno i loro propalatori quando ci saranno i morti.

 

Casi riferiti da organi di informazione online e versioni online di quotidiani cartacei in Italia. Nostre elaborazioni (work in progress). Il progressivo avvicinamento per accresciuta spavalderia da parte dei lupi è indicato dalla più rapida crescita dei casi "davanti alla porta" rispetto alla presenza in giardino o in casa, che paiono aumentare di conserva


Tutt'ora, sul sito di Life Wolf Alps, la più grande macchina di propaganda messa mai in piedi al mondo per forzare l' "accettazione" della reintroduzione dei grandi predatori. Una vergogna assoluta per la Regione Piemonte, la Regione Lombardia, la Regione Liguria che, a parole, si dichiarano vicine alla gente di montagna, agli allevatori, che, sempre a parole, intendono tutelare tradizioni e territori ... salvo operare a sostegno dell'animal-ambientalismo di matrice rosso-verde.



Le fake news del partito del lupo vengono da lontano

Le bugie, passando dagli esponenti di primo piano del partito del lupo a quelli di secondo e terzo piano si ingigantiscono, così come la dimensione delle prede nei racconti dei pescatori aumenta ad ogni resoconto. Nel 2019, il comandante della polizia provinciale di Belluno, affermava che da 150 anni non si registrano aggressioni da lupi in... Europa.


Ci si chiede come possa un dirigente di un corpo che opera in ambito faunistico, un servitore dello stato, sostenere delle enormità simili senza subire censure. Vediamo allora cosa riportano gli esperti di parte licologica. Linnell, John, et al. The fear of wolves: A review of wolf attacks on humans, (2002) Norwegian Institute for Nature Research (NINA); qui il pdf dell'intero rapporto
. Un aggiornamento venne redatto bel 2002 (qui il pdf). Come si legge nella tabella sottostante, tratta dal rapporto citato, i nostri licologi hanno incluso solo i casi che a loro giudizio (ovviamente senza contraddittorio) si presentavano come più affidabili e precisano che "i dati non sono quelli totali ma semplicemente quelli per i quali sono stati rinvenute delle registrazioni". Nonostante questa "scrematura", l'affermazione che da 100 o 150 anni non si registrano attacchi da lupi in Europa (pur escludendo la Russia e l'Ucraina) appare una colossale fake news.


A conferma della faziosità di questi rapporti (curati per l'Italia da Boitani), il Report di aggiornamento (2002-2020), non solo riporta la fake news che il lupo di Otranto recava i segni di un collare, presupponendo che l'animale fosse stato mantenuto in cattività (fake news smontata dallo stesso Piero Genovesi al convegno sui lupi confidenti organizzato al forte di Bard in Val d'Aosta il 19 maggio 2022), ma si preoccupava di smentire la notizia di un'aggressione a un cercatore di funghi avvenuta nell'Appennino settentrionale nel 2015. In quel caso venne analizzata la saliva e il dna risultò quello di un cane (Caniglia, R., Galaverni, M., Delogu, M., Fabbri, E., Musto, C. & Randi, E.,  Big bad wolf or man's best friend? Unmasking a false wolf aggression on humans. Forensic Science International-Genetics, 24 (2017), E4-E6.). . E' impressionante venire a conoscenza leggendo questo articolo dal titolo che rivela intento ideologico ("smascherare", come se si parlasse dell'autore di un crimine), che dopo sole cinque ore dall'aggressione vennero raccolti alcuni peli e tre campioni salivari dagli abiti del ferito. Evidentemente si era messo in moto un tam tam che, a partire dalla polizia provinciale, coinvolgeva l'Ispra e l'Università di Bologna mentre un veterinario stilava il suo referto indicante come l'attacco fosse anonalo si metteva in moto i ricercatori dell'Università di Bologna e l'Ispra. L' "esperto" Mauro Delogu, professore a Veterinaria, a Bologna, di fronte alla domanda se i lupi fossero pericolosi sentenziava che: «No, lo dice la storia. Episodi occasionali in Siberia e in Canada. Ma sono animali molto più grandi dei nostri, isolati con un metro di neve e niente da mangiare. Per trovare aggressioni da noi bisogna tornare indietro di 150 anni. Però, all’epoca, i lupi avevano la rabbia». (qui la fonte). Il professore in una risposta di poche parole accumulava una serie di bugie, oltretutto chiamando in causa la storia. L'Università di Bologna, come da pubblicazione citata, su questo episodio ha costruito una ricerca con il supporto dell'Ispra e del Ministero. Tanto zelo si è riscontrato solo quest'anno per "smascherare" l'allevatore comasco che aveva denunciato di essere stato aggredito da tre lupi. I fantomatici cani clc non sono mai stati individuati, né tantomeno catturali ma la saliva sui calzoni del malcapitato dopo soli otto giorni era stata identificata come quella di un cane e la polizia provinciale - vera polizia di partito pro lupo - lo denunciava alla procura per procurato allarme in modo da "dare una lezione"(qui). A Vasto, dopo 11 feriti e un anno di distanza, gli esperti dell'Ispra hanno tenuto un corso al personale dell'ospedale su come ottenere tamponi dalle ferite. In un anno il corso non è mai stato fatto e non si sono mai prelevati indumenti lacerati dei feriti. Perché? Perché sapevano tutti che si trattava di lupi e si sperava che tutto finisse. Si sperava che si potesse lasciare il dubbio "saranno lupi o cani, magari cecoslocacchi?". Alla fine le pressioni (si era svegliato anche il prefetto), montavano e l'Ispra e il parco della Majella hanno dovuto provvedere. Sui casi di aggressioni avvenuti tra il 2011 e il 2020, casi non smentiti o, come abbiamo visto, confermati da indagini che smontavano le smentite, silenzio di tomba da parte degli "esperti zoologi" che hanno ancora l'impudenza di parlare di "non si sono registrate aggressioni prima di quelle di Vasto da almeno 100 anni". Viene nascosto anche il caso del proprietario di un bassotto aggredito a Giaveno (To) sui cui calzoni, addentati dal lupo restò traccia della saliva che, analizzata dalla stessa Ispra confermò che il dna apparteneva a un lupo appenninico (era il 2017). In quel caso si deve alla solerzia dei cacciatori torinesi, guidati da Alessandro Bassignana, se il campione venne inviato all'Ispra, non alla solerzia delle istituzioni che agiscono con efficienza, rapidità, solerzia quando si tratta di difendere i lupi e smascherare gli "odiatori". Proprio istituzioni al di sopra delle parti. Proprio una democrazia con pari diritti e doveri. O un regime?

L'articolo originale di Altobello del 1924

Boitani ha censurato casi di aggressione. Ha censurato persino lo zoologo (Giuseppe
Altobello) a cui si deve il riconoscimento del lupo appenninico quale sottospecie distinta Canis lupus italicus.
L'Altobello, medico e naturalista molisano scriveva: (G. Altobello, Un nemico da combattere: il lupo, in Le Vie d'Italia , a. 20, n. 8, agosto 1924) 

1° Nel 1914, in una giornata tempestosa invernale, una donna rimase vittima dei lupi in contrada Portelle, all’inizio della Piana di Cinquemiglia presso Roccaraso.

 2° In uno degli inverni di guerra, un soldato che ritornava dal fronte in breve licenza, nel percorrere di notte la strada che dalla stazione di Palena va al paese, fu assalito e sbranato dai lupi.

3° L’inverno scorso tre donne che scendevano da Rivisondoli a Canzano furono circondate da un branco di lupi affamati e la più vecchia fu uccisa dai feroci carnivori.

4°Quest’anno, e propriamente nel gennaio, presso Cittaducale un mendicante è stato trovato morto, dilaniato dai lupi


L'ultima delle vittime indicate da Altobello fu uccisa nel gennaio 1924. Non sono passati 100 anni eppure i lupisti, da anni, ripetono il mantra "è da 100/150 anni che i lupi non attaccano le persone in Italia". Fake news. Lo attesta uno zoologo che di lupi se ne intendeva. La sua colpa, però, agli occhi di Boitani, era quella di considerare il lupo un nocivo da eliminare. Un tale orrore deve essere sepolto dall'oblio, Altobello e le vittime del lupo da lui ricordate semplicemente ignorate. Boitani, però, è scaltro e nel testo del rapporto del 2002 scrive: "non sono documentati casi di attacchi da parte di lupi dopo la seconda guerra mondiale". Evidentemente Boitani non solo conosce benissimo l'articolo di Altobello (anche se le vittime da lui riferite non compaiono nella tabella di cui sopra) ma, probabilmente, è a conoscenza di casi successivi che noi non conosciamo. Se lo stesso Boitani, autoritas scientifica, censura i dati scomodi (tanto chi può contestare qualcosa alla massima autorità, al papa della licologia?) perché meravigliarsi che gli animalisti giochino a chi le spara più grosse. Sino al delirio di tal Danilo Bandini delegato della Lega per l'abolizione della caccia delle Marche che, a luglio di quest'anno, dichiarava:

le giustificazioni addotte per far riaprire la caccia (sic) al lupo sono prive di qualsiasi fondamento scientifico e servono solo a fomentare un clima di odio e di paura nella popolazione, specie quando si afferma che «il lupo entra nei giardini delle case,
sbrana i cani e gli animali domestici nei cortili e rappresenta ormai un pericolo anche per l'uomo stesso». Tutto ciò è smentito dai dati reali, perché in tutto il pianeta, negli ultimi 150 anni, non sono mai stati registrati casi di attacchi all'uomo da parte di lupi, inoltre e dimostrato, dall'esame delle loro feci, che le loro prede preferite non sono i bambini o i cagnolini, bensi i cinghiali e i caprioli. (da Cronache Maceratesi 17/07/2023  qui

La fake new dei 100 lupi: la madre di tutte le bugie

Il lupo è il simbolo delle battaglie per
 la conservazione del WWF nel nostro
 Paese sin dal 1972, quando con il Parco
 Nazionale d'Abruzzo avviammo
 l'Operazione S. Francesco e, l'allora
 avveniristico, primo progetto di
 conservazione del Lupo in Italia.

(dal sito del WWF)

Secondo la mitologia ambientalista, il lupo in Italia si è salvato grazie al "Progetto San Francesco" del WWF e del Parco nazionale d'Abruzzo. Però già nel 1971 era stato approvato un D.M. con validità biennale che prevedeva il divieto d'esercizio venatorio sul lupo su tutto il territorio nazionale. Il divieto di uso di bocconi avvelenati risale, invece, al 1975. Il progetto "San Francesco", in realtà, era molto limitato nelle sue azioni (inizialmente circoscritte al Parco dell'Abruzzo e solo in seguito ampliate alla Majella). Fu la propaganda orchestrata intorno al progetto stesso che ebbe effetti. Con l'operazione "San Francesco" si gettarono le basi di un approccio che dura sino ad oggi, nonostante i lupi dilaghino ovunque, aggrediscano le persone, entrino nelle stalle, nei cortili, nei giardini, scorazzino nel centro di borgate, paesi, città. In Italia, con la massima densità al mondo di lupi, il WWF e la galassia di associazioni e gruppuscoli animal-ambientalisti gioca sempre la carta del "povero lupo" eternamente minacciato di estinzione per via di perfidi bracconieri (ovvero pastori e cacciatori immorali e ignoranti). La propaganda del WWF si basava su un "censimento" eseguito da Boitani mediante interviste, come racconta lui stesso nel suo romanzo Dalla parte del lupo (Milano, Giorgio Mondadori, 1986). La ricerca era stata commissionata a un giovane Boitani dal WWF e i risultati vennero riferiti in una pubblicazione (Zimen E., Boitani L., Number and distribution of wolves in Italy. Zeitschrift fur Saugetierekunde, 40 - 1975 - pp. 102-112) e in opuscolo del WWF (L. Boitani, Al lupo, al lupo, Pan
da a XIII 1 gennaio 1979)(scaricabile qui).
I "100 lupi" erano "dimostrati" con una mappa e una ripartizione del numero dei lupi. Come avrà fatto Boitani a conoscere quei numeri così precisi (solo nel caso del Matese il dato numerico è accompagnato dal punto interrogativo) con delle interviste è un mistero.


Quello che sconcerta è che da parte di altri studiosi e della stessa parte WWF, prima dell'orchestrazione del programa "San Francesco", venivano forniti altri numeri. Cagnolaro, zoologo affermato, direttore del Museo di Storia naturale di Milano, che poteva avvalersi di diversi collaboratori, riferiva, nello stesso periodo, un'area di distribuzione del lupo ben diversa e più estesa, comprendente anche la Toscana meridionale e l'Appennino tosco-emiliano.  L. Cagnolaro, Inchiesta sulla distribuzione del lupo (Canis lupus L.) in Italia e nei Cantoni Ticino e Grigioni (Svizzera) , Laboratorio di zoologia applicata alla caccia, Bologna, 1974.



I risultati di Cagnolaro sono stati confermati da ricerche condotte successivamente che riferivano come il lupo non fosse mai scomparso del tutto dallʼAppennino tosco-romagnolo (Mariani L., Boscagli G., Inverni A., Tribuzi S., . Evoluzione del fenomeno di ricolonizzazione del lupo lungo lʼAppennino Umbro–Marchigiano settentrionale e Romagnolo. Atti del convegno naz. del G.L.I. , Civitella Alfedena, 1988).
Se, però, ci riferiamo alle stime numeriche si resta sconcertati di fronte al mito dei "100 lupi". Fulco Pratesi (fondatore e presidente del WWF Italia), insieme con lo zoologo Ziswiler stimava in Italia la presenza di 350 lupi nel 1968 (F.Pratesi, C. Ziswiler, Animali estinti e in via di estinzione, Milano 1969, p. 176). Lo stesso WWF, udite, udite, nel 1971, calcolava circa 250 esemplari (cit. G. Ortalli, Lupi, genti, culture, Einaudi, Torino, 1997, n p. 58). Uno strano crollo. Ricordiamo che il "censimento" di Boitani è stato fatto "a sentimento" e che le sue stime non hanno fondamenti metodologici più solidi di quelle precedenti (salvo uno studio sul campo in un'area campione). Il punto era che si voleva dimostrare che il lupo stava per scomparire per ottenere provvedimenti di protezione e il rampante giovane ricercatore Boitani era pronto ad assecondare il WWF (qualcuno poi parlò di bugie a fin di bene). La cosa aiutò molto la carriera successiva del licologo maximo. Ma, in seguito, le bugie vincolarono a nuove bugie. Le stime della presenza del lupo sono sempre state sottodimensionate perché condizionate dalle stime precedenti, dall'esigenza di nascondere una rapida ripresa, di mantenere la popolazione stimata entro i limiti del "rischio di estinzione" (per ottenere finanziamenti). Per anni e anni la popolazione lupina italiana restò ferma a 600-1000 esemplari. Intanto cresceva. Se, a un certo punto, si fossero forniti numeri più vicini alla realtà ne sarebbe derivato un dato di crescita naturale abnorme smascherando il trucco. Così anche l'ultimo monitoraggio, quello del 2020/21, con i suoi 3300 lupi, è condizionato dai dati precedenti. In anni recenti, riferendosi al "minimo storico", Boitani parla di 100-200 lupi (vedi intervista a La Stampa del 2017 qui), ma, secondo il consueto copione delle doppie verità e della "bugia a geometria variabile" in alcune circostanze (raiscuola qui) ribadisce ancora (2021) il mitico dato dei "100 lupi". Ai bimbi si raccontano le favole. Però Boitani le racconta anche ai grandi.



A dimostrazione di come il peccato originale dei "100 lupi" abbia poi trascinato una sottovalutazione (da ritenersi consapevole e colpevole) del numero dei lupi in Italia
basti stailire un confronto tra le stime fornite da Apollonio et al. nel 2018 (qui). Essi stimavano per la Toscana, sulla base dell'indagine sulla superficie occupata dai branchi nel 2016 e sulle stime della densità ottenute con indagini di campo intensive (nel 2014 e 2015), un numero di lupi pari a 850-930 che, considerando 1l 15% di lupi in dispersione, portava a un totale di 1000-1100 esemplari. In una delle versioni del Piano Lupo nazionale (marzo 2019)  scritto da Boitani per conto dell'Unione zoologica italiana (qui) si forniva una stima di 1580 lupi per tutta l'Italia, poco più di quelli stimati per la Toscana nel 2016 e meno della metà di quelli& (3300) indicati come stima più appendibile a seguito del monitoraggio Ispra dell'inverno 2020/2021, meno di due anni dopo. Eppure molti sono pronti a mettere una mano sul fuoco che il dato di 3300 lupi del 2021 sia ancora pesantemente sottostimato (basti pensare all'ampia superficie territoriale ignorata e alla scarsa preparazione del personale proveniente dalle associazioni animal-ambientaliste impiegato sul campo). Morale: hanno voluto farci credere che in tutta Italia (rilevato per mezzo di stime) ci fosse lo stesso numero di lupi rilevato in Toscana con indagini accurate e sistematiche sul campo.


Il Canis lupus italicus: un patrimonio unico di biodiversità o no?


Veniamo a quella che più che una fake news è una palese contraddizione che svela come, in realtà, all'animal-ambientalismo del lupo non interessa un fico secco; gli serve come bandiera, come grimaldello, come ariete, come arma per distruggere quello che resta del mondo agricolo e rurale, assecondando le mire dell' élite globale. Cagnolaro, prima citato, non aveva accettato la nomenclatura Canis lupus italicus Altobello, ma hmanteneva quella tradizionale Canis lupus L. (dove L. sta per Linneo). Però aveva ragione Altobello. Solo che lo si è saputo (o, per meglio dire, si è avuta la conferma di un'asserzione che si basava solo su dati fenotipici), solo nel 2017, ottantasei anni dopo la morte dello zoologo molisano. La conferma, sulla base di studi filogenetici e sulle dinamiche storico-ambientali all'origine dell'isolamento genetico (l'ultima glaciazione), l'ha fornita il gruppo coordinato da Caniglia (Montana, L., Caniglia, R., Galaverni, M., Fabbri, E., Ahmed, A., Bolfíková, B. Č., ... & Randi, E, Combining phylogenetic and demographic inferences to assess the origin of the genetic diversity in an isolated wolf population. PloS one, 12, 5, -2017 -, e0176560.). Confrontando cinque popolazioni lupine europee, quello italico si differenzia da tutte le altre.



In anni recenti, però, con una disinvolta operazione, si è esaltata la fusione (simboleggiata dalla coppia dei mitici progenitori del ripopolamento delle Alpi orientali italiane, i semidei Slavc e Giulietta che uniscono il lupo italico con quello dinarico) del lupo appenninico con quelli balcanici e dei carpazi.
Alla lunga quindi, in forza della tanto esaltata grande mobilità dei lupi (vedi la vicenda del lupo M237 e ha percorso 1927 dalla Svizzera sino in Ungheria e quella del più nostrano Ligabue), il lupus italicus non esisterà più. Ma forse non esiste più da un po', almeno in larghe aree del territorio nazionale. E l'incrocio al quale si fa riferimento non è solo con altri ceppi di lupi europei ma anche con cani e lupi extraeuropei.



Lupi ibridi: una fake news... o no?


La spiegazione della presenza di lupi neri e di grande taglia è riconducibile solo all'incrocio con il cane? Perché non possono essersi verificate fughe di lupi esotici da qualcuna delle numerose aree faunistiche o da qualche zoo privato sui quali vegliano i forestali, notoriamente licofili in massimo grado?  Nel 2021 Boitani dichiarava all giornale "Alto Adige" (qui) che, fosse per lui gli ibridi andrebbero eliminati in modo sbrigativo perché rappresentano una minaccia mortale per il lupo; invece le normative vigenti e l'atteggiamento degli ambientalisti lo impediscono. Ma guarda! Questa uscita di Boitani è strana e un po' sospetta; probabilmente nasconde la volontà di cercare di non approfondire il tema scabroso della presenza di incroci tra lupo appenninico e lupi esotici oltre a quelli tra lupi e cani. Guarda caso, il solito Apollonio, che anche in materia di stime della popolazione lupina si discosta parecchio - come abbiamo visto - dal licologo maximo sostiene , in contrasto con Boitani, che la presenza del manto nero non è necessariamente legata a episodi di ibridazione con il cane (Apollonio, M., Mattioli, L. & Scandura, M. Occurrence of black wolves in the Northern Apennines, Italy. Acta Theriol 49 - 2004- pp. 281–285 . https://doi.org/10.1007/BF03192528). Da dove derivano però questi lupi neri allora se sono lupi doc? Perché in passato nessuno ha descritto questa caratteristica? Dobbiamo credere a una mutazione recente (fatto piuttosto clamoroso) o piuttosto all'immissione di sottospecie esotiche? Chiediamoci anche perché il Canis lupus italicus Altobello era, secondo le descrizioni della sottospecie, un animale di taglia nettamente inferiore al lupo europeo per non parlare di quello americano che raggiunge i 60 kg. Il "nostro" lupo era caratterizzato da un peso medio 20-35 kg con punte di 40-45 mentre oggi, nella casistica dei lupi investiti sulle strade, compaiono esemplari di 50 kg. Perché? Franco Zunino ha, a più riprese, sollevato la questione dell'identità genetica dell'attuale lupo "italico" e riferisce che lo stesso Boitani in passato scrisse che liberazioni abusive di lupi in Italia non si potevano escludere immissioni illegali considerato che in Italia erano molti i recinti con lupi tenuti in cattività, tanto che si pensò ad una di queste quando vi fu la prima segnalazione di un intero branco apparso improvvisamente in Val Borbera negli anni Ottanta del secolo scorso. Casi analoghi avvenuti in Francia prima dell'arrivo del lupi italici (che il parlamento francese ha concluso non possa essere considerato né naturale né artificiale) sono stati ricondotti a fughe da zoo all'aperto con varie sottospecie di lupi. Ma in Francia c'è un po' di più di trasparenza. (qui).

La cosa sconcertante delle dichiarazioni di Boitani sugli ibridi è che, nel 2018, nemmeno tre anni prima del proclama di guerra agli stessi, intervistato dallo stesso giornale di cui sopra(qui) , dichiarava impavido che gli ibridi sono una fake news, un problema "inventato dalla politica" e sottolineava in modo colorito la faccenda 
Dal punto di vista scientifico è una assoluta cazzata. Abbiamo un dato del 25% di ibridi circoscritto alla bassa Toscana, quasi solo alla provincia di Grosseto. Estrapolare questo dato ed estenderlo all’intera popolazione di lupo è semplicemente ridicolo. Restiamo a nord: sulle Alpi italiane non è stato trovato fino ad oggi un solo ibrido di lupo. Francesca Marucco lavora da vent’anni in Piemonte con la genetica collaborando con i migliori laboratori statunitensi e il problema ibridi è inesistente. E stiamo parlando di una regione, il Piemonte, dove ci sono 27 branchi per un minimo di 151 esemplari. C'era un vecchio carosello con Virna Lisi che reclamizzava un dentifricio. Il claim suonava: "con quella bocca può dire ciò che vuole". Potrebbe essere adattato a Boitani: "con quella faccia di bronzo può dire ciò che vuole".


Ancora una volta la licologia propina delle fake news. Sia che si proclami che "quasi tutti i lupi sono ibridi" sia che, all'opposto, garantisca che "i lupi italiani sono purissimi come la Levissima", qualcuno non la conta giusta. Sulle Alpi, sono apparsi i lupi biondi a ovest, a est, nel Tarvisiano (Friuli), è apparso un soggetto melanico (mantello completamente nero) che dava origine a un intero branco (quasi del tutto sterminato in Slovenia dove - come in tutti i paesi civili - gli ibridi sono sparati e non lasciati diffondere e moltiplicarsi come in Italia). Per l'Appennino uno studio del gruppo di Ciucci, che alla Sapienza di Roma ha preso il posto di Boitani, confermava precedenti indagini che indicavano come molto estesa la commistione genetica con il cane domestico della popolazione lupina appenninica (Santostasi, N.L., Gimenez, O., Caniglia, R., Fabbri, E., Molinari, L., Reggioni, W. and Ciucci, P. - 2021-, Estimating Admixture at the Population Scale: Taking Imperfect Detectability and Uncertainty in Hybrid Classification Seriously. Jour. Wild. Mgmt. https://doi.org/10.1002/
jwmg.22038). E' bene ricordare che il Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano oltre a LIFE MIRCOLUPO ha avuto finanziati in precedenza altri tre LIFE (NAT/IT/007214; NAT/IT/000502, NAT/IT/003115) per azioni di conservazione del lupo per un totale di 3,8 milioni di €. A cosa sono serviti? A finanziare la macchina del parco e della licologia. I risultati di Santostasi et al.  confermavano quanto osservato in precedenza a Grosseto da Salvatori et al., compreso Boitani, che poi - evidentemente - se li è dimenticati o li ha minimizzati (Salvatori, V., Godinho, R., Braschi, C. et al. High levels of recent wolf × dog introgressive hybridization in agricultural landscapes of central Italy. Eur J Wildl Res 65, 73 2019. https://doi.org/10.1007/s10344-019-1313-3. Questo studio, indica una percentuale di individui con commistione genetica vicina al 50% (non 25%). Studi ancora precedenti indicavano gradi di ibridazione tra l'80% e il 15-20%. Ricordiamo che l'ibridazione non può in alcun modo giustificare il comportamento sempre più spavaldo del lupo perché, a parte che esso si osserva in tutta Europa dove l'ibridazione, almeno per ora, non esiste, nessuno è mai riuscito a dimostrare che gli ibridi, allevati da mamma lupa e cresciuti nel branco si comportino in modo diverso dai lupi puri.

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Parco Stelvio: predazioni e verbali

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Convegno di Vasto: il lupo è un pericolo per la sicurezza pubblica




(27/6/2023) - Il convegno di Vasto, organizzato presso il Centro Gulliver la sera del 23 c.m., non ha deluso le eattese di quanti desideravano fosse fatta chiarezza sulla situazione locale ("la bestia di Vasto") ma anche sul quadro nazionale. Esperti, comitati di cittadini, agricoltori, persone vittime di aggressioni hanno contribuito - ciascuno dal proprio punto di vista - a descrivere un quadro preoccupante. Il lupo, in crescita numerica, è sempre più presente nelle aree antropizzate, è protagonista di interazioni con le persone potenzialmente sempre più pericolose. I casi dei lupi di Otranto e di Vasto rappresentano una punta dell'iceberg ma non sono avulsi dal contesto generale. Per quanto difformi dal comportamento usuale del lupo, questi casi hanno visto protagonisti lupi del tutto normali (nonostante i tentativi di intorbidare le acque) e si inseriscono in un contesto di aggressioni sempre più frequenti. Esse, per ora, - nella maggior parte dei casi - sono legate alla predazione dei cani condotti dagli aggrediti. L'aspetto preoccupante è che le aggressioni avvengono sempre più in aree urbane e suburbane e comportano il ferimento dei malcapitati. La serata non è stata ovviamente gradita alla lobby lupista che ha ben pensato di inviare alcune provocatrici. leggi tutto



Il lupo in casa e aggredisce

Cosa sta succedendo a Vasto, dove le aggressioni a persone di diversa età e sesso si susseguono dalla scorsa estate? Perché il presidente del Parco della Maiella, smentendo gli stessi esperti del parco, tenta di accreditare l'ipotesi del "cane vagante"? Bisogna sapere che proprio il Parco della Maiella è il soggetto dove è attuato in Italia il progetto Life Wild Wolf, un progetto strategico per impedire di passare a una gestione del lupo e alla tutela della sicurezza pubblica minacciata dal predatore. La situazione di Vasto, smentisce i presupposti del progetto e si configura come una grossa grana per la "centrale" dell'IEA di Boitani che coordina il progetto (l'ennesimo) ed è al centro di una fitta rete di iniziative e organismi, anima della lobby del lupo in Italia e in Europa. Ma le aggressioni del lupo e le intrusioni nelle pertinenze delle abitazioni stanno crescendo in modo esponenziale anche nel resto d'Italia. I dati fanno rizzare i capelli. leggi tutto


Emergenza lupo: Arezzo: 3600 firme per scuotere l'inerzia delle istituzioni

(16/3/2023) - Sull'emergenza lupo le istituzioni, non stanno facendo nulla. Non vogliono muoversi. La lobby del lupo è una piovra che si è infiltrata in tutti gli apparati dello stato e dei media e riesce a paralizzare qualsiasi iniziativa. Prefetti e regioni sono uniti nell'inerzia, nel rimpallarsi le responsabilità, nel far credere che il lupo sia intoccabile. Ovviamente non è così ma gli organi dello stato non si preoccupano di mentire spudoratamente. Di fronte a questa vergognosa situazione solo l'iniziativa dei cittadini (politica, legale) può smuovere le acque putride. Il Comitato "Emergenza lupo-Arezzo", costituitosi alla fine di gennaio, ha conseguito un grande successo nella raccolta delle firme per la petizione rivolta all'on. Francesco Lollobrigida, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ed all'on. Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, che hanno le competenze relative alla gestione della popolazione della specie Canis lupus nel territorio nazionale. In un solo mese raccolte 3.700 firme, una cifra importante. Il successo dell'iniziativa aretina deve spingere i gruppi e le associazioni che operano in altre provincie e in altre regioni a intraprendere iniziative analoghe.leggi tutto


Italia invasa dai lupi "in via di estinzione"

(05/03/2023) Chi come ruralpini denuncia da 14 anni la gravità del pericolo lupo ha la magra consolazione di poter dire: "l'avevo detto". Oggi si è finalmente formato un movimento sociale che contesta la politica del mantenimento della protezione del lupo anche a fronte di una presenza ubiquitaria, spavalda, aggressiva. Un mantenimento chiaramente politico-ideologico, sostenuto dal potente partito del lupo. Le cronache del febbraio 2023 sono ricche di notizie che solo pochi anni fa sarebbero stte ritenute impossibili. Ormai l'apparizione del lupo fa notizia se interessa solo città e centri maggiori, se entra nei cortili e nei giardini, se preda animali d'affezione o non usuali vittime. Le stragi di pecore non fanno più notizia. Ci si preoccupa, invece, dei lupi salvati, di cui si tenta il recupero nonostante fratture multiple, rogna, gravi ferite. Un animalismo di stato che spreca risorse per animali che dovrebbero essere "selvatici", esposti alla "legge della natura" e invece sono catturati, ospedalizzati, operti riabilitati, rilasciati. Salvo poi "non farcela" (due casi solo nel febbraio 2023). Per i lupi morti in circostanze men che chiare, ma anche per quelli stirati sulle strade si praticano autopsie e si eseguono indagini. Non sono solo i fanatici animalisti affetti da sindrome lupomane ma le istituzioni. Intanto nessuno si muove per stabilire regole per allontanare i lupi dai centri abitati e dalle città. Per i lupisti sono benvenuti e un fatto da salutare con giubilo. Ma dovrebbero dirlo a chi si è visto sparire cani, gatti, galline, oche.. leggi tutto

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