Passa per il Trentino la
violazione del tabù del dio lupo? O è meglio moderare le
aspettative?
In seguito
a una serie di predazioni a carico di giovani bovini, verificatesi presso la malga
Boldera (Lessinia trentina), il presidente della provincia
di Trento ha emanato, il 24 luglio, un decreto di abbattimento di due lupi, forte
del parere positivo dell'Ispra. Un primo ricorso al Tar, per ottenere
la sospensiva, è stato respinto. Il fronte animal-ambientalista non si
dà ovviamente per vinto e giocherà il tutto per tutto perché il valore simbolico
(ma anche pratico) della rottura del tabù è enorme. L'Italia è unico
paese al mondo in cui il lupo è specie intoccabile. Ma, in forza di
questa intoccabilità, la specie ha conosciuto un'esplosione demografica
che l'ha portata dai 100-120 esemplari degli anni Settanta ai 3400
ufficiali del 2020/2021 (oggi 5000 in base al trend). Anche in base a
questi dati ufficiali che, se si tiene conto di indagini locali di
stimati lupologi, appaiono pesantemente sottostimati, l'Italia è
diventata il paese con la massima densità di lupi al mondo. Il buon
senso suggerirebbe di rimuovere il tabù ma l'ordinanza di Fugatti
rischia, per le circostanze particolarissime che l'hanno determinata,
di essere l'eccezione che conferma la regola (un "fatto sperimentale"
come dice Ispra nel suo parere), specie se venisse approvato il Piano
lupo (vedi
l'articolo di settimana scorsa su queste pagine), che, per ora,
solo la Regione Piemonte contesta (senza farlo sapere pubblicamente
peraltro).
Il decreto del 24 luglio di Fugatti applica
la
Legge provinciale 11 luglio 2018 n. 9 (Attuazione dell'articolo 16
della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992). La
differenza tra la provincia autonoma di Trento e le regioni ordinarie
consiste solo nel fatto che Trento, utilizzando le proprie prerogative
legislative, si è sottratta all'obbligo di autorizzazione ministeriale.
Resta, però, la necessità del parere Ispra. Ed è forse questo lo
scoglio maggiore, visto che la provincia autonoma sta modificando la
legge del 2018 per sottrarsi anche al parere dell'Ispra stessa. In
realtà, potrebbe un Picchetto rispondere... picche alle regioni
ordinarie che chiedessero l'attivazione della deroga in presenza di un
parere Ispra favorevole? Non lo pensa nessuno. E allora perché regioni
con grossi problemi di lupo come la Toscana, il Piemonte, l'Abruzzo, il
Veneto, le Marche non si attivano? Per la sinistra è questione
ideologica, per il centro-destra di pura vigliaccheria politica (perché
qualificarla "opportunismo" farebbe ad esso troppo onore), vigliaccheria indotta dalla paura delle
reazioni animaliste e della perdita di voti. Per certi politici di centro-destra (non tutti, per fortuna) vale la
considerazione: "i rurali sono una minoranza, i montanari ancora di
più, e allora perché rischiare di perdere anche una piccola percentuale
di voti tra il vasto pubblico urbano, influenzato dai media nazionali,
per tutelare una minoranza che se è pur vero che ci vota al 70-80% nel
complesso non sposta quasi nulla in termini elettorali?". Un
ragionamento cinico, che i politici di centro-destra, non svolgono
davanti ai microfoni, dove sfoggiano sempre parole di circostanza a
favore "della montagna, del territorio, del mondo agricolo". Ma
che spiega certe inerzie. Un ragionamento miope perché se si deve
cedere su tutte le questioni (vedi UE, vedi guerra) dove i grandi media nazionali, allineati
alla sinistra globalista, hanno la possibilità di condizionare
l'opinione pubblica urbana, allora non si capisce che differenze
rimarrebbero tra destra e sinistra e i consensi alla destra
svanirebbero. Ma c'è un'altra considerazione: la politicizzazione estrema
di temi ambientali non consente più posizioni trasversali. E la questione lupo
e orso non fa eccezione. L'uso strumentale delle narrazioni ambientaliste
(insieme al gender e alle "questioni etiche") è oggi è il nocciolo della
politica della sinistra, della sua identità (per quanto debole) e lo spazio per chi, a destra,
cavalca l'ambientalismo si sta facendo sempre più stretto. Questo vale anche
per la questione grandi predatori.
Nel caso del lupo i politici non si sono ancora resi conto che il
problema non è di quelli qualsiasi. Dove esso si impone quale problema
che focalizza l'attenzione del pubblico, dove la gente è condizionata
dalla paura di incontrare il lupo fuori casa e non va più nei boschi e
a fare passeggiate, dove si sente espropriata del proprio territorio e del
proprio modo di vivere, allora i grandi media nazionali non funzionano
più come "oppio del popolo" che continua a operare efficacemente su chi
vive nei condomini al sesto piano con ascensore e aria condizionata
e non va mai a farsi una passeggiata in montagna. Dove la gente ha paura
degli orsi e dei lupi essi, la loro mancata gestione, influenzano grandemente. Lo ha capito Fugatti che sa che la grande maggioranza dei
trentini (anche "progressisti") è stufa marcia di orsi e di lupi. Non lo sono più solo i "villici",
gli allevatori "marginali", ma anche chi abita nelle città e non può
esercitare attività ricreative all'aperto senza una certa ansia. Così le elezioni
provinciali si giocheranno largamente su questo tema. Non era così
prima del precipitare della situazione con la morte di Andrea Papi. Che
le cose stiano rapidamente cambiando anche in altre regioni se ne
renderanno conto però anche i politici che forse già intuiscono come, in non pochi
collegi, il tema dei grandi predatori potrà spostare
pacchetti di preferenze in grado di decidere gli eletti. Non così in una grande città dove solo una minoranza di animalisti
fanatici assegnerà la preferenza a un politico sulla base della sua
posizione sui lupi. Ragionare in termini di atteggiamenti aggregati a
livello nazionale e concludere che "gli animalisti sono maggioranza"
può essere pericoloso per chi aspira a essere eletto nei consigli regionali.
Chi, in montagna, non osa esporsi sarà indicato agli elettori perché
possano mandarlo a casa.
Non
illudiamoci che la provincia di Trento e i forestali diffonderanno
queste immagini. Una compensazione omeopatica per le migliaia di
immagini di animali domestici sacrificati al Dio Lupo. Potremo
solo
immaginarci che sarà andata così
Il decreto di Fugatti che prevede l'abbattimento di due lupi nella
Lessinia trentina, ha suscitato entusiasmi tra gli
allevatori e i cittadini che, in tutta
Italia, non ne possono più dell'assedio dei lupi. Ulteriori entusiasmi
ha suscitato la sentenza del Tar (questa
volta rapidissimo) che, il 28 luglio, ha respinto l'istanza di sospensiva
presentata da tre associazioni animaliste. Le numerose sigle
animal-ambientaliste (anche il WWF è sul piede di guerra a fianco della
galassia animalista) sono però decise a dare battaglia in tutte le sedi
possibili e immaginabili. Ne va della loro influenza e dei loro
bilanci. La massa dei loro sostenitori, condizionata da una propaganda
demagogica e spregiudicata, che non esita a utilizzare fake news
grossolane ("in Europa da 150 anni i lupi non aggrediscono più l'uomo"),
resterebbe shoccata dalla rottura del tabù del lupo sacro e
inviolabile. Sarà in ogni caso difficile che
circolino foto come quelle che, in Svizzera,
rendono manifesta ai cittadini
l'avvenuta esecuzione delle ordinanze di abbattimento. Non crediamo
proprio che Fugatti faccia diffondere immagini come quella qui sotto
che documenta la precisione del tiratore. Ci basterebbe comunque sapere che due
lupi sono stati prelevati legalmente per la prima volta dopo 50 anni.
Intanto, però, è bene non vendere la pelle dell'orso. Per gli
animal-ambientalisti il lupo-totem è una gallina dalle uova d'oro
(porta tessere, donazioni, "adozioni"). E' anche la bandiera
ideologica di un ambientalismo di facciata che coinvolge interessi che
vanno ben al di là di quelli degli ambientalisti. La "rivincita della Natura",
della quale il lupo è diventato il simbolo è un alibi molto
profittevole. I Parchi, usando la bandiera dei grandi carnivori, hanno
coperto (e coprono) scempi ambientali perpetrati in nome del turismo
hard, quello dei grandi impianti per la produzione di neve artificiale,
quello delle montagne spianate, quello dei grandi rifugi (alberghi in
quota cammuffati). Il lupo è un ottima arma di distrazione di massa che
allontata lo sguardo degli ingenui seguaci animal-ambientalisti dal
mercato delle vacche che intercorre, all'interno dei parchi, tra i
vertici, gli amministratori locali, le associazioni ambientaliste. Un
mercato delle vacche il cui prezzo è pagato dagli allevatori che "si
ostinano" a mantenere la biodiversità dei pascoli. Per questo arrivare
a tirare ai due lupi della Lessinia non sarà facile. Ma anche se si
riuscisse, se si rompesse il tabù, non c'è affatto da illudersi che da
qui in avanti si aprirebbe uno scenario "alla Francese".
L'ex assessore trentino all'agricoltura
Dalla Piccola, della precedente giunta di sinistra, quando
magnificava le "recinzioni modello" alla Malga Boldera
Va chiarito che la situazione di Malga Boldera, localizzata nella
Lessinia trentina alla Sega di Ala (comune di Ala), è molto
particolare. Essa ha rappresentato, insieme a Malga Viezzena
(Predazzo), Malga Campobrun (Ala), Malga Brez (Brez) la "vetrina della
convivenza", ovvero la dimostrazione vivente che, con adeguate
recinzioni, i lupi non sono più un problema. E' quello che da decenni
predica il lupismo (di stato e non): le predazioni sono sempre colpa
degli allevatori pigri e ignoranti che non si dotano di recinti e di
cani, che non proteggono i loro animali. Lo ripetono come pappagalli migliaia di invasati
sui social. Sui cani, distribuiti dai lupisti agli allevatori, proprio in
Trentino, vi erano state prove clamorose di insuccesso (
vedi
il nostro articolo del 2019) ma, a parte i casi più eclatanti di
flop, sono numerosi, da nord a sud, i casi di allevatori che hanno
subito conseguenze penali per le aggressioni a turisti da parte dei loro cani
guardiani
e sono quindi
evidenti i limiti del loro utilizzo. Quanto alle recinzioni temporanee
i loro limiti sono stati messi in evidenza da tempo (vedi il
nostro articolo in proposito): quelle non troppo alte sono
facilmente saltate dal lupo, quelle alte sono pesantissime da
trasportare e difficili da installare e mantenere in efficienza. Senza
contare che i lupi, spaventando gli animali all'interno, possono
spingerli a fuoriuscire dai recinti; senza contare le difficoltà di un
corretto posizionamento con pendenze elevate e discontinue, con terreno
a rocciosità superficiale. Per non parlare poi degli animali (domestici e
selvatici) che muoiono impigliati nelle reti. A queste critiche si
sottraevano, almeno in parte, le recinzioni di tipo fisso come quelle
di Malga Boldera. Qui vengono posati ad ogni stagione 5
fili (aumentati a 6/7 nei
punti più sensibili). I recinti
sono sostenuti da robusti pali di legno posizionati mediamente a circa
10 m uno dall’altro, destinati a rimanere fissi e che costituiscono la
struttura portante, lungo i quali vengono tesi i fili che sono
distanziati e sostenuti anche da tradizionali paletti in
plastica.
Gli impegnativi lavori di allestimento
delle recinzioni fisse. Facile immaginare i costi per superfici di
pascolo di centinaia di ettari
Nonostante la recinzione, fiore all'occhiello dei forestali e
della provincia, la forestale trentina ha dovuto accertare dopo maggio di quest'anno una serie
di predazioni ad opera di lupi: 2 asini il
3 giugno, 2 vitelle il 7 giugno, 4 vitelle
il 12 giugno, 2 vitelle il 16 giugno, 5 vitelle il 28 giugno, 3 vitelle
il 22 luglio (quest'ultima predazione quando era già in arrivo
l'ordinanza di abbattimento). Una debacle, una sconfessione clamorosa della
validità delle recinzioni.

Dopo il 22 luglio i lupi si sono tenuti alla larga da Malga Boldera (pattugliata dai forestali) ma
hanno colpito nella confinante Lessinia veronese (foto sotto).

Come hanno fatto, ci si chiede, i lupi a penetrare una recinzione che sembrava
inviolabile? Hanno semplicemente imparato che se si salta dentro tra un
filo e l'altro, anche se il corpo è a contatto dei fili, non si subisce
la scossa. Per lo stesso principio per il quale gli uccelli che si
posano sui cavi dell'alta tensione non restano fulminati nonostante
l'elevato voltaggio. La corrente (il flusso di elettroni) per scorrere
deve farlo sotto l'influenza di un diffenziale di potenziale. Se
l'animale tocca un filo con le zampe appoggiate a terra il corpo fa da
conduttore verso il terreno a basso potenziale. Se l'uccello appoggia
una zampa su un cavo e l'altra su un palo di sostegno dei cavi o su un
altro cavo a potenziale più basso viene fulminato. E' un concetto
analogo a quello del flusso dell'acqua. Può l'acqua scorrere da un
bacino ad un altro se sono alla stessa quota? Vale anche per la conduzione del calore

Il lupo, oltre che intelligente, è anche atletico. Dove non supera la
recinzione elettrificata oltrepassandola, salta attraverso i fili. Si potrebbe
obiettare che, se vi fossero stati i cani da protezione l'incursione potrebbe
essere rintuzzata. Ma va considerato che queste recinzioni
rappresentavano un "fiore all'occhiello", un vanto. Erano state
progettate e realizzate dai forestali stessi. Se le avesse
realizzate un allevatore, la provincia non avrebbe emesso l'ordinanza di
abbattimento e l'Ispra non avrebbe concesso parere positivo.
Hanno voluto coprire un loro flop.
L'ordinanza, nella sua eccezionalità, mette una pezza al fallimento
dell'ideologia della difesa passiva. Meglio concedere un
abbattimento omeopatico, "sperimentale" che ammettere che le reti e i
cani non sono sufficienti a contenere la pressione
predatoria senza piani di abbattimenti selettivi, senza ridurre, a
colpi di fucilate, la spavalderia dei lupi, la loro ormai acquisita
certezza di farla franca.

Pur con tutte queste considerazioni, che spingono a moderare gli
entusiasmi (anche nel caso in cui i due lupi saranno abbattuti) va rilevato
che, per la prima volta, l'Ispra e il Tar hanno dovuto fare riferimento
al dispositivo della deroga ammettendo che: a fronte di danni economici
rilevanti, a fronte della predisposizione di idonee misure di
prevenzione, a fronte del fallimento di misure alternative, a fronte di
un prelievo che non compromette la popolazione... non resta che
utilizzare la carabina. Ma andiamo a fondo della questione. In
Trentino si ammette che vi siano 100-150 lupi. Un prelievo che "non
comprometta la popolazione" entro quale quota deve rimanere? In Francia
si toglie il 20% della popolazione all'anno e, nonostante questo, i lupi aumentano. Nelle vecchie versioni del Piano lupo si parlava di
un tetto del 5% (che con tutti i paletti che venivano stabiliti non si
sarebbe mai potuto raggiungere). La nuova versione del Piano, firmata
dal ministro Picchetto (uno che piange per l'ecoansia di un'attrice ma
che, delle ansie degli allevatori e dei tanti cittadini che hanno il lupo in
casa pare non interessarsi molto), riesce a fare di peggio, parla di "casi
eccezionali".
Ancora due considerazioni: nel caso forestale trentino ha realizzato più
sopralluoghi finalizzati alla sorveglianza e al respingimento di
ulteriori possibili attacchi. Azioni che ben difficilmente possono
essere dispiegate in alpeggi ordinari. Forse che in tutti gli alpeggi
minacciati dal lupo la forestale trentina può correre a pattugliare e a
respingere (come corremmo sapere se non si è parlato di proiettili di gomma?). Seconda
considerazione: l'Ispra, una volta abbattuti i due lupi, intende
valutare le informazioni circa gli effetti del prelievo
sulla popolazione di lupi e sulle dinamiche predatorie (un fatto che richiedrà del tempo). Come dire:
prima di concedere un altro parere positivo campa cavallo. Detto
questo, ridimensionata una "svolta" che non c'è, resta comunque il
fatto che la rottura del tabù sarebbe un fatto importante. Sempre che
si verifichi.