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Orsi trentini

Michele Corti, 30 agosto 2023





  • Ora Fugatti ha la forza per agire

  • I trentini si aspettano che sugli orsi si cambi musica

  • Non c'è osservatore che non convenga sul fatto che gli orsi e i lupi hanno molto influito sull'elezione di Fugatti. La battaglia ingaggiata con la giustizia amministrativa italiana e con gli animalisti lo ha fatto assurgere a campione del Trentino. Dichiarazioni e ordinanze di Fugatti andavano nel senso auspicato dagli elettori e le minacce, gli insulti, i tentativi di aggressione hanno spinto a una comprensibile solidarietà. Molti elettori della parte politica avversa hanno preferito quindi stare a casa. Queste considerazioni non esimono, però, da un giudizio negativo sull'operato della giunta Fugatti nel periodo dall'elezione nel 2018 alla morte di Andrea Papi. C'è stata una sostanziale continuità con il progetto Life Ursus e la cattiva gestione delle giunte precedenti affidata all'Ufficio grandi carnivori e al Corpo forestale. Cinque anni fa Fugatti, con una squadra debole e inesperta, doveva affrontare la compattezza di una struttura tecnoburocratica plasmatasi nei decenni del centro-sinistra. Oggi, invece, ha alle spalle un capitale di consenso notevole e la burocrazia si è indebolita perché la prospettiva di un ritorno in sella del centro-sinistra è remota, le possibilità di remare contro affievolite. E' però sempre necessario mil coraggio per far cambiare musica alla grande macchina della PAT e delle strutture da essa dipendenti. Sulla politica dei grandi carnivori e, in particolare, degli orsi ci permettiamo di suggerire alla nuova maggioranza, alla nuova giunta, al nuovo presidente alcune iniziative che molti degli elettori si aspettano.

  • Dopo la morte di Andrea Papi è di fatto partita una campagna elettorale che è stata giocata in larga misura sul tema dei grandi predatori. Se, a livello provinciale, Fugatti è stato eletto con il 52%, a Caldes, paese di Andrea Papi, ha raccolto il 64% dei voti, ancora di più (65%) a Roncone, dove è avvenuta l'ultima aggressione a carico di due giovani la scorsa estate. Le ordinanze del presidente hanno suscitato l'odio degli animalisti che sono arrivati alle minacce di morte a Fugatti e alla sua famiglia e a un tentativo di aggressione.

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    Hanno però messo in moto anche i meccanismi di una magistratura politicizzata (in senso rossoverde) culminata con gli interventi del Consiglio di stato da Roma. 



  • La vittoria di Fugatti, con la maggioranza assoluta dei votanti, è il risultato di un riflesso legittimo e comprensibile: i trentini hanno considerato gli attacchi e gli insulti a loro stessi, al Trentino, al presidente un fatto unico.    Fugatti, da esponente di una maggioranza e di un partito, è  diventato il rappresentate non solo dell'istituzione PAT (che in materia di orsi ha molte colpe) ma anche di una popolazione alla quale, dagli uffici di Roma e dai salotti della Milano bene ecoprogressista, si vorrebbe imporre la presenza di un numero illimitato di orsi e lupi, non importa se al prezzo della perdita della libertà, del danno al turismo valligiano, del sacrificio di sangue di vittime innocenti. 



  • Osserviamo, da questo punto di vista, che l'azione degli organi dello stato centrale ("romani", "talian") è stata vista come un vulnus all'autonomia e ha pesantemente ridimensionato l'annunciata crescita di FdI che, nonostante il 10% della Lista Fugatti, è riuscita comunque a farsi superare dalla Lega (12 vs 13%). Come sempre, poi, contano le situazioni locali, i candidati consiglieri provinciali che i partiti presentano (e le loro posizioni individuali sul specifico dei grandi predatori). Così si spiega, per esempio, perché in Val di Sole, dove è avvenuto il martirio di Andrea Papi, FdI è andata molto bene. Sul ridimensionamento drastico rispetto al boom delle politiche dello scorso anno, quando FdI aveva ottenuto il 25%, contano anche le infelici dichiarazioni della capolista di FdI, la Gerosa, che aveva sponsorizzato l'idea dei "corridoi ecologici", una trovata - molto in voga nei circoli animal-ambientalisti - finalizzata a "spalmare" gli orsi su tutto il territorio provinciale (oltre che delle regioni confinanti). Il legame tra la questione dei grandi predatori e quella del conflitto Trento-Roma, emerge anche se si considerano gli atteggiamenti arroganti dell'Ispra, organo "tecnico" dello stato centrale che si arroga scelte in materia di gestione (o non gestione) della fauna selvatica con pesanti conseguenze sociali e che quindi sono de facto politiche (c'è da ringraziare l'Ispra se l'Italia è satura di cinghiali).



  • Quando Ispra fa sapere che il numero di orsi, che potrebbero essere oggetto di controllo selettivo, non potrà mai superare gli otto capi all'anno (quando Fugatti ne vuole togliere 70) non si limita a dare un parere; fa capire che "è così".  Ispra fa ancor più politica (animal-ambientalista) quando afferma, con atteggiamento di sfida, che il parere positivo all'abbattimento di due lupi in Lessinia ha rappresentato una "concessione sperimentale" e che per due anni non verrà "concesso" null'altro. Ispra, sfruttando la debolezza della politica (basti vedere chi abbiamo ai ministeri dell'ambiente e dell'agricoltura) si erge al di sopra della lettera e dello spirito della Direttiva Habitat. 


  • Gli elettori hanno reagito a tutto questo. Parecchi che, per motivi di scheramento politico, non avrebbe mai votato Fugatti, si sono astenuti. E così tra Fugatti e il candidato del centro-sinistra c'è stato un distacco di 14 punti e il PD è risultato primo partito solo nella fascia urbanizzata del Trentino dove il tema dei grandi predatori è meno sentito ed è forte l'influenza delle idee ecoprogressiste.

    Ma prima della morte di Andrea e della campagna elettorale?

    L'accelerazione della questione grandi predatori, impressa dalla morte di Andrea e dalla campagna elettorale, può impedire una valutazione critica della politica di Fugatti durante il suo primo mandato? Crediamo di no. La solidarietà a Fugatti per le aggressioni e le minacce subite, l'indignazione per lo stop ai suoi decreti da parte della magistratura italiana non possono assolverlo da una valutazione pesantemente negativa della politica di continuità (in alcuni casi persino peggiorativa) rispetto alle giunte di sinistra (Andreotti - Dellai - Rossi).

  • La narrazione degli orsi è rimasta la stessa. Sul sito ufficiale della PAT, nelle pagine dei grandi carnivori sono state, per pudore, tolte le pagine più compromettenti, quelle in cui si sosteneva che gli orsi non sono pericolosi e che attaccano solo per difendersi. Probabilmente perché si temeva che simili materiali potessero essere utilizzati come prova in sede giudiziale della colpevole sottovalutazione del pericolo degli orsi (e quindi come elemento di responsabilità della provincia per le aggressioni, le lesioni, la morte di Andrea). Le affermazioni più faziose, tendenti a ridimensionare la pericolosità degli orsi sono sparite dal sito della PAT ma rimangono ancora molte bugie. Ma se si va alla pagina delle FAQ del portale grandi carnivori nel sito della PAT, ecco che le mezze verità e le spudorate menzogne riappaiono. 

    Oggi, dopo la morte di Andrea, dopo la schiacciante vittoria di Fugatti, sulle pagine della PAT, si ha ancora il coraggio di sostenere che, a suo tempo, i trentini espressero il loro consenso all'introduzione degli orsi. Ma l'indagine Doxa, alla quale si fa riferimento (imposta dalla Direttiva Habitat in caso di reintroduzioni di fauna) venne eseguita somministrando il questionario telefonico a un campione di 1500 persone nelle provincie di Sondrio, Brescia, Verona, Bolzano e Trento. Non solo in Trentino quindi e  tanto meno nn solo nella zona dove gli orsi sono stati effettivamente reintrodotti. Questa indagine non ha alcun valore come elemento probatorio del "consenso" della popolazione. Primo perché non ha riguardato la popolazione dove gli orsi sono stati effettivamente immessi, secondo perché chi si manifestò favorevole agli orsi non sapeva cosa fossero realmente. Conosceva l'orso Yoghi, non quello in carne e ossa. Meno del 5% degli intervistati ritenevano che l'orso Bruno possa attaccare l’uomo, solo l’1% aveva sentito parlare di aggressioni in altre aree geografiche, l’81% escludeva che l'orso potesse attaccare l’uomo. 



  • Non viene poi assolutamente citato, a proposito di "consenso" il nascere, all’epoca dell'avvio di Life Ursus, di movimenti spontanei di cittadini, come il Comitato per la Conservazione dei Diritti e delle Tradizioni Locali nell’Area Adamello Brenta che, nel 1996, contava già più di 6.000 adesioni, attraverso le quali la popolazione locale residente, esprimeva la propria contrarietà al reinserimento dell’orso nel Parco Adamello Brenta.
    Il "sondaggio" fu quindi una truffa bella e buona che gli zelanti naturalisti del PNAB (Parco naturale Adamello Brenta), artefici dello sciagurato progetto Life Ursus ovviamente giustificano, come le tante bugie sulle quali si è basato il progetto Life Ursus, in base al principio che "il fine giustifica i mezzi". Quello che è grave è che, dei sette neolaureati (a quel tempo) che, con lo zelo dei missionari animati dalla fede in una finalità superiore (ma con poca esperienza), gestirono Life Ursus, due sono ancora sulla breccia e dettano la linea: Mustoni al PNAB (dove continua a ripetere che Life Ursus è stato un successo straordinario), Groff (laureato in legge, peraltro) alla PAT. Quest'ultimo - attraversando indenne il passaggio dalle giunte di sinistra a quelle di centro-destra - è sempre Coordinatore Grandi Carnivori . Abbiamo o no ragione di sostenere che Life Ursus non è mai terminato e che l'esperimento brutale cui è stato sottoposto il Trentino sta andando ancora avanti? Groff, prima che Fugatti divenisse presidente, faceva le serate informative con l'assessore Dallapiccola, ultimamente le ha fatte con la Zanotelli. Groff è il personaggio che ha sostenuto che le aggressioni di dividono in vere, finte e false. Sono vere solo quelle nelle quali l'animale è determinato ad uccidere (non era invece chiara la distinzione in "finte" e "false"). L'unica "vera" aggressione registrata in Trentino sarebbe quindi solo qualla di Andrea Papi. Non importa se, in un documento chiarificatore la Commissione europea stessa ha definito "aggressione vera" quella nella quale c'è contatto fisico, Groff, i forestali, la PAT continuano a utilizzare un loro criterio. Tutto per nascondere la pericolosità degli orsi e difendere le loro scelte irresponsabili, causa di ferimenti, invalidità, morte di cittadini trentini. A parziale giustificazione di Groff va segnalato che Boitani ha anch'esso sostenuto che la vera aggressione è quella in cui lupo o orso attaccano con l'intenzione di uccidere. E lo fanno.  le altre? Forse volevano giocare con i malcapitati. 


  • Per sostenere la teoria "gli orsi attaccano solo per difendersi se provocati", Groff ha avuto l'impudenza di contestare al sig. Metlicovez, uno di quelli finiti in ospedale per colpa di Life Ursus, di aver attaccato lui l'orso con un bastone. Tutti quelli che sono attaccati, se possono, cercano di difendersi con un bastone, compreso Andrea. Per questo la colpa è loro e gli orsi devono essere assolti, lasciati liberi di uccidere ancora? Ma perché Fugatti non ha rimosso Groff e, per ora, è ancora al suo posto?  Vorremmo chiederlo insieme alla famiglia Papi. Che non è stata tenera con Fugatti (anche se la stampa ci ha messo del suo per strumentalizzare le dichiarazioni di Carlo Papi in campagna elettorale) ma che ha delle buone ragioni per attribuire anche a Fugatti, e sottolineamo anche, la responsabilità di una (non) gestione che ha portato alla morte di Andrea.

    Sono parecchi i punti della narrazione della PAT che Fugatti ha il dovere, dopo il voto del 22 ottobre, di rivedere profondamente. Nella solita pagina sulle FAQ si scrive che: Gli orsi sono   sempre stati presenti   sui monti del Trentino occidentale, dove non si sono mai estinti (unica zona sull’arco alpino), pur arrivando   alle soglie della scomparsa definitiva. Non si è portato dunque qualcosa di “estraneo”, ma si è cercato di mantenere una specie che  di fatto è sempre stata presente e che fa parte della nostra   storia, cultura e tradizione. Va inoltre ricordato che è in atto un fenomeno di ricolonizzazione spontanea che riguarda non solo l’orso (lentamente, da oriente) ma anche il lupo (molto rapidamente), lo sciacallo dorato e la lince. Dunque il capitolo trentino è solo una parte di una storia più grande che è in atto da decenni ed è destinata a proseguire.

    Quante distorsioni della realtà! La reintroduzione degli orsi si è conclusa nel maggio 2002, l'ultimo orso trentino è morto nel 2001. Quindi si erano estinti. Dal 1989 non avveniva un fatto riproduttivo e nessun orso trentino si è accoppiato con i nuovi arrivati. Gli orsi non sono arrivati naturalmente (sulle loro zampe) ma sono stati introdotti artificialmente (ovvero con una non certo "naturale" procedura attuata con cattura con laccio nei carnai delle riserve di caccia slovene, telenarcosi e trasporto su automezzi in Trentino). Si insiste sulla reintroduzione naturale di qualcosa di esistente e autoctono ma non si dice che gli ultimi orsi  "trentini" erano diventati schivi, en diversi dagli esuberanti orsi sloveni (basta pensare a Jurka e a Daniza). Quanto alla "ricolonizzazione spontanea" nessun orso sloveno è arrivato con le sue zampe nell'areale di Life Ursus e la popolazione, già consanguinea in partenza, è rimasta isolata.  Si è sottaciuto che nei Carpazi e nel Balcani le aggressioni all'uomo, anche mortali, sono frequanti mentre, per far disonestamente "digerire" gli orsi alla popolazione, mentendo sapendo di mentire, si raccontava che gli orsi erano vegetariani. Detto di orsi abituati ai carnai e catturati proprio presso i carnai è stata proprio una menzogna gravissima. Pochi sanno poi che l'orso bruno dinarico-carpatico non è un piccoletto puccioso e che il grizzly nordamericano non è la belva feroce e gigantesca che ci vogliono far credere. Un maschio adulto di grizzly pesa 250-350 kg e un orso bruno dinarico-carpatico 200-250, ma con soggetti che superano i 400 kg (record = 481). Molti orsi bruni europei sono quindi più grandi della media dei grizzly. Gradualmente, aggressione dopo aggressione, si sono fatte graduali ammissioni sulla pricolosità degli orsi. Nello studio di fattibilità che ha consentito di autorizzare Life Ursus er scritto chiaramente che gli orsi europei aggrediscano anche in modo mortale le persone e non troppo di rado. Ma alla popolazione venne tenuto nascosto. Altrimenti avrebbero fatto le barricate. Sono stati furbi? No, delinquenti.


    Nessuno sa quanti orsi vi sia in Trentino

    Nessuno sa quanti orsi vi siano in Trentino. La PAT (Servizio foreste) ha sempre fornito dati che appaiono molto sottostimati. Il senatore Spagnolli, già dirigente dell'Ufficio caccia e pesca della Provincia autonoma di Bolzano, li stimava in 150-200 (prima delle ultime nascite) la popolazione trentina. L'area di distribuzione di questi animali (esclusi i maschi che vagano in altre regioni) non si è significativamente allargata (a dispetto di quanto asseriva il progetto Life Ursus). Quindi la densità è aumentata e così i rischi di interazioni pericolose con l'uomo. Nello studio di fattibilità del progetto Life Ursus (Genovesi, 2000) si riconosceva un'area vocata di 1700 kmq che, con una densità di riferimento di 2-3 orsi per 100 kmq comportava una popolazione massima di 34-51 orsi (il minimo sindacale per una popolazione vitale). Solo se si consideravano le aree scarsamente vocate (portando la superficie di distribuzione a 2200 kmq) si poteva arrivare a una popolazione di 79-118 orsi. L'obiettivo di 70 orsi poteva essere raggiunto quindi solo considerando che gli orsi si potessero accontentassero di aree "scarsamente vocate" o che si spalmassero, come previsto dallo studio di fattibilità sino al Lago di Como. Anche prescindendo dai fattori antropici che non possono che abbassare la portanza territoriale, lo sviluppo di una popolazione vitale di orsi era tirato per i capelli. 

  • Oggi la PAT ha cambiato un po' (tanto) le carte in tavola e "aggiustando" le cose a posteriori, giudica il territorio trentino "particolarmente vocato" e ha elevata la densità di riferimento da 2-3 a 3-4 orsi/kmq. Sempre nelle FAQ del "Portale grandi carnivori" della PAT si legge: L’orso vive a densità molto basse (3-4 animali ogni 100 km²è la stima in ambiente alpino). Se la popolazione aumenterà numericamente, aumenterà gradualmente anche l’area di distribuzione della stessa, ferma restando la densità e dunque la possibilità/probabilità di incontrare un orso o di vederne le tracce, o di registrarne i danni in una determinata località. L’ambiente trentino si è rivelato particolarmente vocato alla presenza della specie.  Tutte balle. Intanto si è visto che, negli anni, la superficie di distribuzione delle femmine non è aumentata se non di poco: le femmine non emigrano e non arrivano maschi dalla Slovenia a ridurre la consanguineità di una popolazione piccola e isolata nata da 7 fondatori in tutto. In questi anni è aumentata la densità, questa è la realtà dietro all'aumento delle aggressioni e alla presenza degli orsi sulle strade, negli abitati, dove meno te li aspetti. Se l'area vocata fosse quella indicata nel progetto Life Ursus, l'attuale densità - con la stima certo più vicina al vero,  di Spagnolli avremmo 9-12 orsi per 100 kmq da confrontare con la densità di 2-3 dichiarata dal progetto Life Ursus. "Solo" quattro volte tanto! Si è autorizzati a dire che sono cambiate le carte in tavola. E senza un controllo selettivo la popolazione è destinata ad aumentare ancora con l'intensificarsi dei danni e dei rischi di interazioni pericolose.

    La (non) gestione del rischio 

    La PAT, i forestali, sapevano che il rischio era in aumento. Cosa hanno fatto? Niente. Anzi, in alcuni casi, meno di prima. Nei primi anni del progetto Life Ursus (c'era Dellai) la squadra speciale dei forestali interveniva spesso e volentieri (oltre 80 vlte in un anno). Si erano visti elicotteri volteggiare sulle malghe per spaventare e allontanare le orse, si interveniva spesso con petardi, pallottole di gomma, tentativi di cattura, come quello finito male a Molveno nel 2008 quando l'orsa "confidente", che si aggirava per Andalo e Molveno,  finì nel lago e annegò a causa della narcosi. Si sono gradualmente ridotti gli interventi della squadra speciale e gli interventi di deterrenza nonostante l'aumento di casi di presenze dei plantigradi negli abitati. Succede anche che un orso entri in un paese, e cerchi di entrare in una casa dalla finestra (successo a Calliano nel maggio 2020). Poi si dilegua e buonanotte suonatori.



  • Una continuità imbarazzante 

    Continuando ad affidare agli stessi personaggi di prima (della forestale e nel Servizio foreste) la gestione ordinaria degli orsi si sono mantenute anche le formule informative deteriori delle giunte precedenti. I cartelli che segnalano la presenza dell'orso sono fatti solo per poter sostenere: "ve lo avevamo detto che c'erano gli orsi" ma non inducono la prudenza e il timore che sarebbero necessari. Lo strategia furbesca è evidente: se si spaventa troppo il turista torna indietro o procede con l'ansia. L'anno successivo, però, va altrove, dove gli orsi non ci sono. Il cartello della PAT (sotto presentato dall'assessore Dallapiccola dell'ultima giunta di sinistra dopo le aggressioni del 2014) è sempre lo stesso. Ancora oggi. Dice che ci sono gli orsi ma non che c'è un pericolo e illustra le regole della buona convivenza. Va da sé che se si può convivere con delle semplici regole di "convivenza" gli orsi non sono poi così pericolosi. Ma poi quanti si mettono a leggere le amenità consigliate dalla PAT?


  • Se si vogliono salvare le vite bisogna mettere cartelli come quello sotto. La gente si spaventa e il turismo crolla? Non bisognava riempire il Trentino delle dolci bestiole o, meglio tardi che mai, adesso bisogna toglierle. Se si continua a minimizzare il pericolo le vittime (o i loro famigliari) sono legittimati a imputare alla PAT i danni (e la responsabilità penale, che è sempre personale). Se si vogliono salvare le vite si devono - quando sono in zona orsi pericolosi - chiudere i sentieri, transennare le strade. Andrea sarebbe ancora vivo si fosse operato così. La sicurezza di non rischiare attacchi, però, si può avere solo se non ci sono orsi.



  • Molto ci sarebbe da dire poi sulla questione dei collari. Di JJ4, l'orsa che ha ucciso Andrea, si persero le tracce dall'agosto 2022. Nel Rapporto Orsi 2022 della provincia si parla di due guasti successivi, ma si era parlato anche di batterie scariche. Fatto sta che è venuto a mancare per lungo tempo un sia pure imperfetto controllo a distanza di un'orsa . I forestali spergiurano che il sistema adottato è il migliore e molto costoso.  Il punto è che, come indica il Rapporto, alla PAT non interessa prevenire gli attacchi (per loro gli orsi sono poco pericolosi e attaccano in circostanze eccezionali) ma semplicemente conoscere dove si spostano e, semmai, individuarli in caso di emergenza, dopo che i fattacci sono avvenuti. Così va bene un sistema che consenta di rintracciare l'animale con una ricevente e scaricare i dati quando si cambiano le batterie. Ma i sistemi di GPS satellitare che forniscono la posizione in tempo reale degli animali sono disponibili da tempo, consentono di studiare le migrazioni degli uccelli per migliaia di km. Perché non usarli? Nella gestione di JJ4 da parte della PAT vi sono però anche altri lati oscuri. 


  • Solo dopo la morte di Andrea si è saputo del falso attacco a due forestali sul Peller, avvento dopo due mesi dall'aggressione ai Misseroni (giugno 2020). E anche dell'attacco a un biker avvenuto nell'agosto 2022 (vedi sotto) nulla si è saputo prima della morte di Andrea. Di più, nonostante che ci sia stato contatto fisico con l'orsa da parte del ciclista che ha usato la bici come un arma sbattendola sul naso dell'animale, la PAT continua a considerare questo attacco come un "incontro ravvicinato". Poi essa si lamenta se l'ISPRA, sempre nel 2022, non abbia innalzato al massimo grado di pericolosità l'orsa. Ma se la PAT stessa ha fatto in modo di minimizzare o non divulgare gli attacchi che JJ4 ha sferrato dopo quello ai Misseroni e prima di quello di Andrea? 


    Per i forestali la convivenza con l'orso e il lupo è obbligatoria e possibile

    Mentre Fugatti in campagna elettorale ha sostenuto che bisogna togliere 70 orsi, che Life Ursus deve essere quantomeno ridimensionato, i forestali (almeno parecchi di loro) continuano imperterriti a venerare i "loro" orsi e lupi. A gestire gli incontri pubblici, anche durante la prima presidenza Fugatti, quelli dove si fa propaganda senza scrupoli per convincere la popolazione che convivere con i grandi predatori si deve e si può, oltre a Groff, confermato nel suo ruolo di coordinatore dei Grandi carnivori, vanno dei forestali come Tommaso Borghetti, affascinati dagli animali dei quali si occupano, confessando un interesse e una passione "che va oltre il lavoro". Un fatto comprensibile ma poi non si mandino gli "affascinati" da orso e lupi (un fascino che anche l'ultima delle guardie esprime iconicamente, a fronte di chi fanno loro presenti i problemi che queste bestie creano, con un disarmante xè bei) a fare comunicazione. Così la PAT si è resa responsabile di una narrazione, di un'informazione, di una comunicazione faziosa (chiamasi propaganda nel senso più deteriore) in contrasto con la politica dichiarata e, soprattutto, con il dovere dell'amministrazione di rispettare il principio di terzietà, di oggettività, anteponendo a tutto il bene dei cittadini (che altrimenti diventano sudditi di un potere arbitrario). Invece si antepongono orsi e lupi a tutto il resto.


  • A conclusione di questa rassegna di doglianze si può aggiungere che, con la giunta Fugatti, nei Rapporti Orso non sono stati più riportati i dettagli (luogo e data) degli "incontri ravvicinati". Infine, siccome i simboli spesso contano più della realtà, ci preme tornare sul logo di Trentino trasporti spa, un logo insanguinato, un logo osceno. E' il manifesto, condensato in una grafica, di una stagione sciagurata, una stagione in cui la PAT, con tutte le agenzie e società ad essa afferenti, ha abusato dell'immagine dell'orso come veicolo pubblicitario in una cinica strategia di marketing territoriale. Quel maledetto logo rimane,  nonostante l'artiglio dell'orso (stilizzato ma riconoscibile) sia quello che ha dilaniato le carni di diversi trentini, portandone a morte uno e lasciando nei sopravvissuti (in alcuni casi miracolosamente) un ricordo terrificante e indelebile. Ma ha mai pensato Fugatti o chi dovrebbe consigliarlo e segnalargli i problemi, che i sopravvissuti dalle aggressioni e la famiglia Papi vedono, ad ogni fermata dei bus, che la PAT usa ancora l'immagine dell'orso -  rivelatosi capace di uccidere - per identificasi e identificare il Trentino? Con quale sensibilità? 




  • Guardare avanti (ma fare luce sulle responsabilità)

    Enormi sono le responsabilità della PAT nell'aver legittimando ex post un progetto a dir poco avventuristico, (partito dagli zoologi rampanti del PNAB) e poi nel non aver saputo gestire il problema cos' creato degli orsi.  Responsabilità le hanno, ovviamente, anche il PNAB, l'ISPRA, Il Ministero dell'ambiente, la magistratura italiana. E' bene ripetere sino alla noia che il "contesto istituzionale" e il "contesto dell'opinione pubblica" in Italia, ostacolano sino a rendere impossibile la gestione dei grandi predatori, ma erano ben noti agli addetti ai lavori che hanno deciso di autorizzare l'import di animali pericolosi sapendo che poi non sarebbe stato possibile  controllarli. PNAB e PAT, la seconda a rimorchio del primo, sono i primi responsabili di tutto quello che è successo. Antonello Zulberti (presidente PNAB ai tempi dell'avvio di Life Ursus) e Carlo Andreotti (Presidente PAT alla stessa epoca) hanno messo le firme. Oggi diranno che gli era stato assicurato che si trattava di un progetto ambizioso ma che avrebbe dato lustro al Trentino, che non c'era nessun rischio. O semplicemente che c'era la possibilità di portare a casa un po' di soldi dall'Europa. A Cles, il 26 di questo mese, nel corso dell'incontro pubblico organizzato da il giornale il Melo, i rappresentanti del PNAB, sollecitati da una precisa domanda hanno sostenuto che "dall'Europa sono arrivati 800 mila €, il progetto è costato 5 milioni di €". Quindi non vale neppure la "scusante" che c'erano da prendere soldi dall'Europa (soldi che, comunque, vale sempre la pena ricordarlo non sono un regalo ma una parziale restituzione di quello che l'Italia versa a Bruxelles). Per i politici fidarsi dei "tecnici", non leggere i progetti, non porsi delle domande è una scusante? No, è un'aggravante. Quindi speriamo che siano chiamati a pagare nelle sedi giudiziali per Life Ursus insieme ai responsabili, scientifici, tecnici, burocratici.

    Zulberti e Andreotti: le firme politiche di Life Ursus; poi ci sono quelle scientifiche, del Ministero dell'ambiente, dell'Ispra

    Chi è succeduto a Zulberti e Andreatti sulle rispettive cadreghe non ha minori responsabilità. Hanno ricevuto una patata bollente ma invece che affrontare il problema con coraggio hanno sperato che si risolvesse da solo o che, perlomeno, non si aggravasse. E hanno lasciato la gestione in mano ai fautori di Life Ursus. Lorenzo Dellai è stato quello che, a suo tempo, si esercitò con maggior destrezza nell'arte del "non li ho voluti io gli orsi, li ho ereditati". Dopo la tragedia di Andrea ha dichiarato "siamo tutti responsabili". Un modo un po' vergognoso per scaricarsi di dosso le responsabilità ("tutti colpevoli, nessun colpevole") mentre i colpevoli sono tanti, chi con maggiori responsabilità, chi meno ma non certo "tutti". Sempre con eleganza ha chiamato in causa le provincie e regioni vicine che "non hanno collaborato". Ma tutto è partito dal PNAB e il coinvolgimento dei "vicini di casa" è stato una farsa. Attraverso i contatti tra servizi parchi delle diverse regioni si è mantenuta la faccenda il più possibile lontana dal livello politico (che probabilmente, ma vale anche per il Trentino, riteneva il progetto qualcosa senza importanza, folklore ambientalista). Così, chiesto nell'ambito degli uffici aree protette chi fosse il funzionario al quale piacevano gli orsi, lo si è demandato a seguire, per diversi anni, la partita (in Lombardia il referente per gli orsi era il dr. Umberto Bressan). Dirigenti e politici firmavano. Tutti a rimorchio del PNAB.


    Anche la giunta Fugatti, lo ripetiamo, ha comunque pesanti responsabilità, sia pure mitigate dal fatto che ha ereditato una situazione incancrenita dalle giunte di sinistra. Dal momento che dal 2017 al 2020 non ci sono stati attacchi gravi (resi pubblici), Fugatti si è forse illuso, all'inizio del suo mandato, che il problema potesse essere messo (come la polvere) sotto il tappeto, confidando nella buona sorte. Dall'opposizione era stato molto attivo nell'incalzare la giunta Dellai in tema di orsi; poi collocatosi sulla stessa cadrega, il tema orsi ha perso per lui (nei primi anni) tutta quella importanza che sottolineava nelle sue iniziative consiliari di opposizione.  Il calcolo si è rivelato sbagliato e non bisognava essere profeti per prevederlo.

    Il dr. Claudio Groff, uno del gruppo orsi del PNAB al tempo di Life Ursus. Ha portato avanti la linea che ha ispirato Life Ursus all'interno della PAT ed è tuttora coordinatore per i grandi carnivori all'interno del Servizio foreste.

    Ora Fugatti ha davanti cinque anni con una solida maggioranze e un capitale di consenso popolare. Può farlo fruttare. Se, cinque anni fa, considerata la debolezza e l'inesperienza della sua squadra di governo e la compattezza di una macchina tecnoburocratica plasmata da decenni di governo del centro-sinistra, si poteva forse giustificare l'eccesso di prudenza nell'intervenire sulle nomine e le rotazioni dei ruoli dirigenziali e nel tentare di ottenere una discontinuità di indirizzi della struttura tecnoburocratica, oggi non ci sono più giustificazioni. Oltre ad acquisire un forte capitale di consenso, Fugatti ha potuto, nei cinque anni al governo operare, delle nomine (peraltro, forse, anch'esse poco in discontinuità). Quello che più conta è che la "struttura"  non ha più molte speranze di un ritorno a breve dei vecchi padroni. Le possibilità da parte di essa di operare impunemente ostruzionismo e continuismo (con la speranza di essere premiati una volta tornata in sella la sinistra) è ora remota. Quindi la macchina è ora più malleabile.

    I trentini delle valli , dove l'orso limita la libertà e minaccia il turismo, si aspettano che a gestire l'Ufficio grandi carnivori non ci sia più Groff, che nella Forestale siano ridimensionati i ruoli degli aderenti al PdO (partito dell'orso), che i comandanti locali, sfacciatamente pro orso, siano oggetto di valzer e spediti dove non ci sono orsi e sostituiti da elementi più sensibili alle istanze della popolazione.

    Monitoraggio vero e trasparenza

    Oltre a chiarire le responsabilità, dall'avvio di Life Ursus in poi attraverso una Commissione speciale di indagine del Consiglio provinciale, la maggioranza che ha vinto le elezioni ha il dovere verso i Trentini di archiviare le prassi opache del Servizio forestale e del Corpo forestale. Moltissimi cittadini segnalavano ai comandi della Forestale gli avvistamenti degli orsi, la loro presenza in ambiti abitati, gli incontri ravvicinati, i falsi attacchi. Di questa messe di segnalazioni c'è solo un pallido riflesso nei rapporti ufficiali che, come abbiamo visto, negli ultimi anni riportano ancor meno dettagli. Sappiamo, anzi, che, in molti casi, ai cittadini è stato imposto il silenzio ("tasi!") su avvistamenti e incontri ravvicinati che non sono quindi mai stati pubblicizzati o tenuti in conto per "non creare allarmismo", per falsificare il dato della numerosità e pericolosità degli orsi. Le cose devono essere ribaltate, si deve incoraggiare, non scoraggiare, le segnalazioni. Il cittadino non deve chiamare i comandi della Forestale o la "reperibilità forestale e faunistica" (3357705966) ma un apposito call center, un numero verde gestito direttamente dalla presidenza della giunta provinciale. Questo numero (ma ci deve essere anche una email e un contatto whatsapp) deve essere pubblicizzato con cartelli da affiggere ovunque (non solo riportato su quelli che segnalano la presenza degli orsi ma anche nei paesei, alle fermate dei bus) e, una volta verificata, la segnalazione deve essere registrata e resa pubblica sul sito della PAT (non anni dopo, subito). Ancora più importante è il monitoraggio vero degli orsi.



  • Nel 2017, il Rapporto Orsi ufficiale, indicava una presenza di 52-63 orsi, compresi i cuccioli. La Voce del Trentino, però, intervistati alcuni forestali, scrisse che secondo i forestali gli orsi sarebbero più di 130, ma il numero viene tenuto segreto e nascosto per evitare le proteste della popolazione e le brutte ricadute sul turismo. Gli stessi funzionari della provincia [Groff] pare abbiano detto a chiare lettere al servizio forestale di non divulgare nessuna notizia in tal senso. Se il sito si fosse inventato tutto, il Servizio forestale avrebbe dovuto sporgere querela. In questo, come in altri casi, non ci fu nessuna smentita ufficiale né, tanto meno, nessuna azione legale contro chi accusava la PAT di nascondere la realtà ai trentini. Da quando mi occupo di orsi trentini e lancio accuse alla PAT ho ricevuto solo una querela dal Trentino spa per una vignetta su Facebook che faceva riferimento alle "vacanze da brivido" con riferimento alle aggressioni. Ovviamente archiviata per "diritto di satira". 

  • E' lecito, in base a tutto ciò, avanzare l'ipotesi che i numeri ufficiali dichiarati degli orsi siano da tempo pari a meno della metà di quelli reali. Come risolvere il problema? Semplicemente affiancando ai forestali, dei quali non ci si può fidare (perché innamorati degli orsi e capaci di tutto per tutelate, scagionare, proteggere i loro beniamini), chi - regolarmente e professionalmente - esegue i censimenti della fauna: i cacciatori.

    Vera prevenzione

    Per i forestali, per i funzionari della PAT la prevenzione si fa spiegando alla gente come comportarsi (non guardare l'orso negli occhi, indietreggiare piano, sdraiarsi a terra con le mani sulla nuca). Fugatti non può più permettere che la prevenzione sia intesa in questo modo. Intanto si devono utilizzare, come già ricordato, dei cartelli seri, da affiggere sui sentieri delle aree di presenza degli orsi e si deve vietare l'accesso nelle aree a rischio per presenza di orsi problematici.   In punto di prevenzione di gravi lesioni e morte per chi ha la sfortuna di incontrare Yoghi , va ripresa in mano la questione dello spray anti-orso (quello che la burocrazia definisce "strumento di autodifesa che nebulizza un principio attivo naturale a base di capsaicina"). E' triste dover essere costretti a chiedere  l'autorizzazione dello spray alla fine del 2023, dopo diverse aggressioni intercorse, quando, già dal 2014, l'avv. Mario Giuliano di Trento aveva lanciato una campagna in tal senso (con raccolta firme e lettera all'allora ministro dell'interno).



  • Come molti sanno, Fugatti, dopo la morte di Andrea Papi, ha approvato un decreto (28/08/2023 n. 11-97/Leg) che dota i forestali dello spray anti-orso. Così i forestali che sono dotati di arma da fuoco (se non è dotata di sufficiente potere d'arresto dell'orso la si cambi) possono disporre anche dello spray, mentre un boscaiolo deve accontentarsi di un bastone. E' una situazione equa? Lo spray è normalmente utilizzato dagli escursionisti non solo nel Nord America ma anche in Slovenia, in Croazia, in Romania dove ci sono gli orsi Non si capisce perché in tutto il mondo un turista possa liberamente acquistare lo spray anti-orso mentre in Italia esso è considerato un'arma pericolosissima (tanto che gli stessi forestali trentini devono frequentare un apposito corso). Forse che gli italiani sono i più stupidi o i più inclini al crimine al mondo? Nessuno propone di venderlo al supermercato ma nelle armerie, previa presentazione della carta di identità e limitando la possibilità di acquisto ai maggiorenni. Per i turisti è possibile però pensare anche a una forma di noleggio con cauzione (sempre con presentazione del documento di identità). Potrebbe essere gestita presso gli uffici turistici e gli alberghi (meglio conservare qualche turista dotandolo di spray che perderli tutti tranne coloro che si accontentano di passeggiare in paese). La prevenzione, però, in attesa di risolvere il problema alla radice, non si può veramente fare se non si catturano e non si tracciano gli orsi potenzialmente pericolosi.


  • M13. Proveniente dal Trentino, manifestò in Svizzera comportamenti potenzialmente pericolosi. Dopo una fase di monitoraggio venne abbattuto per aver seguito dei turisti italiani sul lago di Poschiavo. E' ora impagliato al Museo di Poschiavo. In Italia sarebbe stato lasciato libero.

    Posto che di fronte a un orso che pedina delle persone, che entra di giorno in un paese, che penetra in un'abitazione, si deve operare subito la rimozione (e qui la provincia si trova condizionata per ora ancora da Ispra e, in ogni caso, dalla magistratura), nel caso di comportamenti meno pericolosi si deve comunque operare la cattura per poter tracciare l'animale. Ma non con i sistemi sinora adottati, che hanno fatto cilecca e non consentono di conoscere la posizione dell'orso in tempo reale. I progressi tecnologici sono stati rapidi e notevoli e la provincia ha il dovere di ricercare le soluzioni tecniche che consentano di ridurre il rischio. Molto spesso vengono messe in campo giustificazioni tecniche per eludere il problema politico di fondo: "vale più la vita degli orsi o quella delle persone?".   In Trentino, ma anche nelle altre regioni, la tecnoburocrazia (enti forestali, polizie provinciali, parchi, assessorati ambiente) opera sulla base del principio (che non si troverà scritto da nessuna parte ma che emerge anche nei dibattiti con i "tecnici") che la posizione in tempo reale di branchi di lupi e di orsi non deve essere divulgata perché questo agevolerebbe i "bracconieri" (che non esistono più, perché il vero bracconiere è colui che caccia illegalmente per scopo di lucro, per vendere i trofei).

     A complemento del radiotracciamento di singoli soggetti potenzialmente pericolosi, la localizzazione dei grandi predatori può essere ottenuta con la mappatura di un numero massiccio di dati provenienti dai cittadini e relativi ad avvistamenti, attacchi, incontri ravvicinati, predazioni (vedi quanto auspicato sopra a proposito del "numero verde"). 


  • Nel canton Grigioni il cittadino può scaricare una app che lo mette al corrente degli avvistamenti e delle predazioni dei grandi predatori e può a sua volta contribuire a queste segnalazioni

    Deve essere chiaro ai trentini, come a tutti gli italiani, che la tecnoburocrazia forestal-faunistica ha deciso che è meglio correre il rischio che un cittadino sia ucciso da un orso che rischiare che l'orso sia ucciso. La politica lascia che, in questo come in tanti altri casi, sia la burocrazia a fare politica, ovvero a prendere decisioni rilevanti per la collettività senza averne titolo. Sia per sempre chiaro quindi che non è vero che non si possa conoscere in tempo reale la posizione di un animale. Non si vuole farlo. Soprattutto non si vuole farla sapere. Ai turisti che rischiano di trovarsi un orso sul sentiero, ai pastori e allevatori che devono subire continue predazioni si tiene nascosto dove sono i grandi predatori. Sta a Fugatti intervenire su tutta la materia (monitoraggio e prevenzione). Ha un popolo dalla sua se si muove con coraggio.

    Un obiettivo fondamentale

    Una volta che attraverso la Commissione di indagine i cittadini trentini saranno messi nelle condizioni di sapere su quali basi poggiava Life Ursus, su quali presupposti (sbagliati), su quali rischi messi in conto sulla loro pelle, sulle responsabilità inerenti il progetto e la sua attuazione, una volta che i cittadini trentini saranno informati sul numero vero di orsi e sui rischi, una volta che sarà smontata la propaganda della stessa PAT, gli elettori trentini potranno essere finalmente messi nelle condizioni di esprimere un consenso informato sulla prosecuzione o annullamento di Life Ursus: opzioni da lasciare al popolo sovrano e non agli zoologi che giocano con la vita degli altri.    Ciò significa che la PAT dovrebbe impegnarsi a realizzare, prima del termine della legislatura, un Referendum popolare che sani a posteriore il vulnus rappresentato dall'avvio truffaldino di Life Ursus.


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