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Ora Fugatti ha la forza per agire
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I trentini si aspettano che sugli orsi si cambi musica
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Non
c'è osservatore che non convenga sul fatto che gli orsi e i lupi
hanno molto influito sull'elezione di Fugatti. La battaglia
ingaggiata con la giustizia amministrativa italiana e con gli
animalisti lo ha fatto assurgere a campione del Trentino.
Dichiarazioni e ordinanze di Fugatti andavano nel senso auspicato
dagli elettori e le minacce, gli insulti, i tentativi di aggressione
hanno spinto a una comprensibile solidarietà. Molti elettori della
parte politica avversa hanno preferito quindi stare a casa. Queste
considerazioni non esimono, però, da un giudizio negativo sull'operato
della giunta Fugatti nel periodo dall'elezione nel 2018 alla morte di Andrea
Papi. C'è stata una sostanziale continuità con il progetto Life
Ursus e la cattiva gestione delle giunte precedenti affidata
all'Ufficio grandi carnivori e al Corpo forestale. Cinque anni fa
Fugatti, con una squadra debole e inesperta, doveva affrontare la
compattezza di una struttura tecnoburocratica plasmatasi nei decenni
del centro-sinistra. Oggi, invece, ha alle spalle un capitale di
consenso notevole e la burocrazia si è indebolita perché la
prospettiva di un ritorno in sella del centro-sinistra è remota, le
possibilità di remare contro affievolite. E' però sempre necessario
mil coraggio per far cambiare musica alla grande macchina della PAT e
delle strutture da essa dipendenti. Sulla politica dei grandi
carnivori e, in particolare, degli orsi ci permettiamo di suggerire
alla nuova maggioranza, alla nuova giunta, al nuovo presidente alcune
iniziative che molti degli elettori si aspettano.
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Dopo
la morte di Andrea Papi è di fatto partita una campagna elettorale che
è stata giocata in larga misura sul tema dei grandi predatori. Se, a
livello provinciale, Fugatti è stato eletto con il 52%, a Caldes, paese
di Andrea Papi, ha raccolto il 64% dei voti, ancora di più (65%) a
Roncone, dove è avvenuta l'ultima aggressione a carico di due giovani
la scorsa estate. Le ordinanze del presidente hanno suscitato l'odio
degli animalisti che sono arrivati alle minacce di morte a Fugatti e
alla sua famiglia e a un tentativo di aggressione.
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Hanno
però messo in moto anche i meccanismi di una magistratura politicizzata
(in senso rossoverde) culminata con gli interventi del Consiglio di
stato da Roma.
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La
vittoria di Fugatti, con la maggioranza assoluta dei votanti, è il
risultato di un riflesso legittimo e comprensibile: i trentini hanno
considerato gli attacchi e gli insulti a loro stessi, al Trentino, al
presidente un fatto unico. Fugatti, da
esponente di
una maggioranza e di un partito, è diventato il
rappresentate non solo dell'istituzione PAT (che in materia di orsi ha
molte colpe) ma anche di una popolazione alla quale, dagli uffici di
Roma e dai salotti della Milano bene ecoprogressista, si vorrebbe
imporre la presenza di un numero illimitato di orsi e lupi, non importa
se al prezzo della perdita della libertà, del danno al turismo
valligiano, del sacrificio di sangue di vittime innocenti.
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Osserviamo,
da questo punto di vista, che l'azione degli organi dello stato
centrale ("romani", "talian") è stata vista come un vulnus
all'autonomia e ha pesantemente ridimensionato l'annunciata crescita di
FdI che, nonostante il 10% della Lista Fugatti, è riuscita comunque a
farsi superare dalla Lega (12 vs 13%). Come sempre, poi, contano le
situazioni locali, i candidati consiglieri provinciali che i partiti
presentano (e le loro posizioni individuali sul specifico dei grandi
predatori). Così si spiega, per esempio, perché in Val di Sole, dove è
avvenuto il martirio di Andrea Papi, FdI è andata molto bene. Sul ridimensionamento drastico rispetto
al boom delle politiche dello scorso anno, quando FdI
aveva ottenuto il 25%, contano anche le infelici dichiarazioni della
capolista di FdI,
la Gerosa, che aveva sponsorizzato l'idea dei "corridoi ecologici", una
trovata - molto in voga nei circoli animal-ambientalisti - finalizzata
a "spalmare" gli orsi su tutto il territorio provinciale (oltre che
delle regioni confinanti). Il legame tra la questione dei grandi
predatori e quella del conflitto Trento-Roma, emerge anche se si
considerano gli atteggiamenti arroganti dell'Ispra, organo "tecnico"
dello stato centrale che si arroga scelte in materia di gestione (o non
gestione) della fauna selvatica con pesanti conseguenze sociali e che
quindi sono de facto politiche (c'è da ringraziare l'Ispra se l'Italia
è satura di cinghiali).
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Quando
Ispra fa sapere che il numero di orsi, che potrebbero essere oggetto di
controllo selettivo, non potrà mai superare gli otto capi all'anno
(quando Fugatti ne vuole togliere 70) non si limita a dare un parere;
fa capire che "è così". Ispra fa ancor più politica
(animal-ambientalista) quando afferma, con atteggiamento di sfida, che il
parere positivo all'abbattimento di due lupi in Lessinia ha rappresentato una
"concessione sperimentale" e che per due anni non verrà "concesso"
null'altro. Ispra, sfruttando la debolezza della politica (basti vedere
chi abbiamo ai ministeri dell'ambiente e dell'agricoltura) si erge al
di sopra della lettera e dello spirito della Direttiva
Habitat.
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Gli
elettori hanno reagito a tutto questo. Parecchi che, per motivi di
scheramento politico, non avrebbe mai votato Fugatti, si sono astenuti.
E così tra Fugatti e il candidato del centro-sinistra c'è stato un
distacco di 14 punti e il PD è risultato primo partito solo nella
fascia urbanizzata del Trentino dove il tema dei grandi predatori è
meno sentito ed è forte l'influenza delle idee ecoprogressiste.
Ma prima della morte
di Andrea e della campagna elettorale?
L'accelerazione
della questione grandi predatori, impressa dalla morte di Andrea e
dalla campagna elettorale, può impedire una valutazione critica della
politica di Fugatti durante il suo primo mandato? Crediamo di no. La
solidarietà a Fugatti per le aggressioni e le minacce subite,
l'indignazione per lo stop ai suoi decreti da parte della magistratura
italiana non possono assolverlo da una valutazione pesantemente
negativa della politica di continuità (in alcuni casi persino
peggiorativa) rispetto alle giunte di sinistra (Andreotti - Dellai -
Rossi).

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La
narrazione degli orsi è rimasta la stessa. Sul sito ufficiale della
PAT, nelle pagine dei grandi carnivori sono state, per pudore, tolte le
pagine più compromettenti, quelle in cui si sosteneva che gli orsi non
sono pericolosi e che attaccano solo per difendersi. Probabilmente
perché si temeva che simili materiali potessero essere utilizzati come
prova in sede giudiziale della colpevole sottovalutazione del pericolo
degli orsi (e quindi come elemento di responsabilità della provincia
per le aggressioni, le lesioni, la morte di Andrea). Le affermazioni
più faziose, tendenti a ridimensionare la pericolosità degli orsi sono
sparite dal sito della PAT ma rimangono ancora molte bugie. Ma
se si va alla pagina delle FAQ del portale grandi carnivori nel sito
della PAT, ecco che le mezze verità e le spudorate menzogne riappaiono.
Oggi, dopo la
morte di Andrea, dopo la schiacciante vittoria di Fugatti, sulle pagine
della PAT, si ha ancora il coraggio di sostenere che, a suo tempo, i
trentini espressero il loro consenso all'introduzione degli orsi. Ma
l'indagine Doxa, alla quale si fa riferimento (imposta dalla Direttiva
Habitat in caso di reintroduzioni di fauna) venne eseguita
somministrando il questionario telefonico a un campione di 1500 persone
nelle provincie di Sondrio, Brescia, Verona, Bolzano e Trento. Non solo
in Trentino quindi e tanto meno nn solo nella zona dove gli orsi sono stati
effettivamente reintrodotti. Questa indagine non ha alcun valore come
elemento probatorio del "consenso" della popolazione. Primo perché non
ha riguardato la popolazione dove gli orsi sono stati effettivamente
immessi, secondo perché chi si manifestò favorevole agli orsi non
sapeva cosa fossero realmente. Conosceva l'orso Yoghi, non quello in
carne e ossa. Meno del 5% degli intervistati ritenevano che l'orso
Bruno possa attaccare l’uomo, solo l’1% aveva sentito parlare di
aggressioni in altre aree geografiche, l’81% escludeva che l'orso
potesse attaccare l’uomo.
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Non
viene poi assolutamente citato, a proposito di "consenso" il nascere,
all’epoca dell'avvio di Life Ursus, di movimenti spontanei di
cittadini, come il Comitato per la Conservazione dei Diritti e delle
Tradizioni Locali nell’Area Adamello Brenta che, nel 1996, contava già
più di 6.000 adesioni, attraverso le quali la popolazione locale
residente, esprimeva la propria contrarietà al reinserimento dell’orso
nel Parco Adamello Brenta.
Il "sondaggio" fu quindi una truffa
bella e buona che gli zelanti naturalisti del PNAB (Parco naturale
Adamello Brenta), artefici dello sciagurato progetto Life Ursus
ovviamente giustificano, come le tante bugie sulle quali si è basato il
progetto Life Ursus, in base al principio che "il fine giustifica i
mezzi". Quello che è grave è che, dei sette neolaureati (a quel tempo)
che, con lo zelo dei missionari animati dalla fede in una finalità
superiore (ma con poca esperienza), gestirono Life Ursus, due sono
ancora sulla breccia e dettano la linea: Mustoni al PNAB (dove continua
a ripetere che Life Ursus è stato un successo straordinario), Groff
(laureato in legge, peraltro) alla PAT. Quest'ultimo - attraversando indenne il
passaggio dalle giunte di sinistra a quelle di centro-destra - è sempre
Coordinatore Grandi Carnivori . Abbiamo o no ragione di sostenere che Life Ursus
non è mai terminato e che l'esperimento brutale cui è stato sottoposto il
Trentino sta andando ancora avanti? Groff,
prima che Fugatti divenisse presidente, faceva le serate informative
con l'assessore Dallapiccola, ultimamente le ha fatte con la Zanotelli.
Groff è il personaggio che ha sostenuto che le aggressioni di dividono
in vere, finte e false. Sono vere solo quelle nelle quali l'animale è
determinato ad uccidere (non era invece chiara la distinzione in
"finte" e "false"). L'unica "vera" aggressione registrata in Trentino
sarebbe quindi solo qualla di Andrea Papi. Non importa se, in un
documento chiarificatore la Commissione europea stessa ha definito
"aggressione vera" quella nella quale c'è contatto fisico, Groff, i
forestali, la PAT continuano a utilizzare un loro criterio. Tutto per
nascondere la pericolosità degli orsi e difendere le loro scelte
irresponsabili, causa di ferimenti, invalidità, morte di cittadini
trentini. A parziale giustificazione di Groff va segnalato che Boitani
ha anch'esso sostenuto che la vera aggressione è quella in cui lupo o
orso attaccano con l'intenzione di uccidere. E lo
fanno. le altre? Forse volevano giocare con i
malcapitati.
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Per
sostenere la teoria "gli orsi attaccano solo per difendersi se
provocati", Groff ha avuto l'impudenza di contestare al sig.
Metlicovez, uno di quelli finiti in ospedale per colpa di Life Ursus,
di aver attaccato lui l'orso con un bastone. Tutti quelli che sono
attaccati, se possono, cercano di difendersi con un bastone, compreso
Andrea. Per questo la colpa è loro e gli orsi devono essere assolti,
lasciati liberi di uccidere ancora? Ma perché Fugatti non ha rimosso
Groff e, per ora, è ancora al suo posto? Vorremmo chiederlo insieme alla famiglia Papi.
Che non è stata tenera con Fugatti (anche se la stampa ci ha messo del
suo per strumentalizzare le dichiarazioni di Carlo Papi in campagna
elettorale) ma che ha delle buone ragioni per attribuire anche a
Fugatti, e sottolineamo anche, la responsabilità di una (non) gestione che ha portato alla
morte di Andrea.
Sono parecchi i punti della narrazione della
PAT che Fugatti ha il dovere, dopo il voto del 22 ottobre, di rivedere
profondamente. Nella solita pagina sulle FAQ si scrive che: Gli orsi
sono sempre stati presenti sui
monti del
Trentino occidentale, dove non si sono mai estinti (unica zona
sull’arco alpino), pur arrivando alle soglie della
scomparsa definitiva. Non si è portato dunque qualcosa di “estraneo”,
ma si è cercato di mantenere una specie che di
fatto è
sempre stata presente e che fa parte della
nostra storia, cultura e tradizione. Va inoltre
ricordato
che è in atto un fenomeno di ricolonizzazione spontanea che riguarda
non solo l’orso (lentamente, da oriente) ma anche il lupo (molto
rapidamente), lo sciacallo dorato e la lince. Dunque il capitolo
trentino è solo una parte di una storia più grande che è in atto da
decenni ed è destinata a proseguire.
Quante distorsioni della realtà! La reintroduzione degli
orsi si è conclusa nel maggio 2002, l'ultimo orso trentino è morto
nel 2001. Quindi si erano estinti. Dal 1989 non avveniva un fatto
riproduttivo e nessun orso trentino si è accoppiato con i nuovi
arrivati. Gli orsi non sono arrivati naturalmente (sulle loro zampe) ma
sono stati introdotti artificialmente (ovvero con una non certo
"naturale" procedura attuata con cattura con laccio nei carnai delle
riserve di caccia slovene, telenarcosi e trasporto su automezzi in
Trentino). Si insiste sulla reintroduzione naturale di qualcosa di
esistente e autoctono ma non si dice che gli ultimi orsi
"trentini" erano
diventati schivi, en diversi dagli esuberanti orsi sloveni (basta
pensare a Jurka e a Daniza). Quanto alla "ricolonizzazione spontanea"
nessun orso sloveno è arrivato con le sue zampe nell'areale di Life
Ursus e la popolazione, già consanguinea in partenza, è rimasta
isolata. Si è sottaciuto che nei Carpazi e nel Balcani le
aggressioni all'uomo, anche mortali, sono frequanti mentre, per far
disonestamente "digerire" gli orsi alla popolazione, mentendo sapendo
di mentire, si raccontava che gli orsi erano vegetariani. Detto di orsi
abituati ai carnai e catturati proprio presso i carnai è stata proprio
una menzogna gravissima. Pochi sanno
poi che l'orso bruno dinarico-carpatico
non è un
piccoletto puccioso e che il grizzly
nordamericano
non è la belva feroce e gigantesca che ci vogliono far credere. Un
maschio adulto di grizzly pesa 250-350 kg e un orso bruno
dinarico-carpatico 200-250, ma con soggetti che superano i 400 kg
(record = 481). Molti orsi bruni europei sono quindi più grandi della
media dei grizzly. Gradualmente, aggressione dopo aggressione, si sono
fatte graduali ammissioni sulla pricolosità degli orsi. Nello studio di
fattibilità che ha consentito di autorizzare Life Ursus er scritto
chiaramente che gli orsi europei aggrediscano anche in modo mortale le
persone e non troppo di rado. Ma alla popolazione venne tenuto
nascosto. Altrimenti avrebbero fatto le barricate. Sono stati furbi?
No, delinquenti.
Nessuno sa quanti
orsi vi sia in Trentino
Nessuno
sa quanti orsi vi siano in Trentino. La PAT (Servizio foreste) ha
sempre fornito dati che appaiono molto sottostimati. Il senatore
Spagnolli, già dirigente dell'Ufficio caccia e pesca della Provincia
autonoma di Bolzano, li stimava in 150-200 (prima delle ultime
nascite) la popolazione trentina.
L'area di distribuzione di questi animali (esclusi i maschi che vagano
in altre regioni) non si è significativamente allargata (a dispetto di
quanto asseriva il progetto Life Ursus). Quindi la
densità è aumentata e così i rischi di interazioni pericolose con
l'uomo. Nello studio di fattibilità del progetto Life Ursus
(Genovesi, 2000) si riconosceva un'area vocata di 1700 kmq che, con una
densità di riferimento di 2-3 orsi per 100 kmq comportava una
popolazione massima di 34-51 orsi (il minimo sindacale per una
popolazione
vitale). Solo se si consideravano le aree scarsamente vocate (portando
la superficie di distribuzione a 2200 kmq) si poteva arrivare a una
popolazione di 79-118 orsi. L'obiettivo di 70 orsi poteva essere
raggiunto quindi solo considerando che gli orsi si potessero
accontentassero di aree
"scarsamente vocate" o che si spalmassero, come previsto dallo studio
di fattibilità sino al Lago di Como. Anche prescindendo dai fattori
antropici che non
possono che abbassare la portanza territoriale, lo sviluppo di una
popolazione vitale di orsi era tirato per i capelli.
Oggi
la PAT ha
cambiato un po' (tanto) le carte in tavola e "aggiustando" le cose a
posteriori, giudica il territorio trentino "particolarmente vocato" e
ha elevata la densità di riferimento da 2-3 a 3-4 orsi/kmq. Sempre
nelle FAQ del "Portale grandi carnivori" della PAT si legge: L’orso
vive a densità molto basse (3-4 animali ogni 100 km²è la stima in
ambiente alpino). Se la popolazione aumenterà numericamente, aumenterà
gradualmente anche l’area di distribuzione della stessa, ferma restando
la densità e dunque la possibilità/probabilità di incontrare un orso o
di vederne le tracce, o di registrarne i danni in una determinata
località. L’ambiente trentino si è rivelato particolarmente vocato alla
presenza della specie. Tutte
balle. Intanto si è visto che, negli anni, la superficie
di distribuzione delle femmine non è aumentata se non di poco: le
femmine non emigrano
e non arrivano maschi dalla Slovenia a ridurre la consanguineità di una
popolazione piccola e isolata nata da 7 fondatori in tutto. In questi
anni è aumentata la densità, questa è la realtà dietro all'aumento
delle aggressioni e alla presenza degli orsi sulle strade, negli
abitati, dove meno te li aspetti. Se l'area vocata fosse quella
indicata nel
progetto Life Ursus, l'attuale densità - con la stima certo più vicina
al vero, di Spagnolli
avremmo 9-12 orsi per 100 kmq da confrontare con la densità di 2-3
dichiarata dal
progetto Life Ursus. "Solo" quattro volte tanto! Si è autorizzati a
dire che sono cambiate le carte
in tavola. E senza un controllo selettivo la popolazione è destinata ad
aumentare ancora con l'intensificarsi dei danni e dei rischi di
interazioni
pericolose.
La (non) gestione del
rischio
La
PAT, i forestali, sapevano che il rischio era in aumento. Cosa hanno
fatto? Niente. Anzi, in alcuni casi, meno di prima. Nei primi anni del
progetto Life Ursus (c'era Dellai) la squadra speciale dei forestali
interveniva spesso e volentieri (oltre 80 vlte in un anno). Si erano visti elicotteri volteggiare
sulle malghe per spaventare e allontanare le orse, si interveniva
spesso con petardi, pallottole di gomma, tentativi di cattura, come
quello finito male a Molveno nel 2008 quando l'orsa "confidente", che si
aggirava per Andalo e Molveno, finì nel lago e annegò a causa della
narcosi. Si sono gradualmente ridotti gli interventi della squadra
speciale e gli interventi di deterrenza nonostante l'aumento di casi di
presenze dei plantigradi negli abitati. Succede anche che un orso entri
in un paese, e cerchi di entrare in una casa dalla finestra (successo a
Calliano nel maggio 2020). Poi si dilegua e buonanotte suonatori.
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Una continuità
imbarazzante
Continuando
ad affidare agli stessi personaggi di prima (della forestale e nel
Servizio foreste) la gestione ordinaria degli orsi si sono mantenute
anche le formule informative deteriori delle giunte precedenti. I
cartelli che segnalano la presenza dell'orso sono fatti solo per poter
sostenere: "ve lo avevamo detto che c'erano gli orsi" ma non inducono la prudenza e il timore
che sarebbero necessari. Lo strategia furbesca è evidente: se si spaventa troppo il
turista torna indietro o procede con l'ansia. L'anno successivo, però, va
altrove, dove gli orsi non ci sono. Il cartello della PAT (sotto
presentato dall'assessore Dallapiccola dell'ultima giunta di sinistra
dopo le aggressioni del 2014) è sempre lo stesso. Ancora oggi. Dice che ci sono gli
orsi ma non che c'è un pericolo e illustra le regole della buona
convivenza. Va da sé che se si può convivere con delle semplici regole
di "convivenza" gli orsi non sono poi così pericolosi. Ma poi quanti si
mettono a leggere le amenità consigliate dalla PAT?
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Se
si vogliono salvare le vite bisogna mettere cartelli come quello sotto.
La gente si spaventa e il turismo crolla? Non bisognava riempire il
Trentino delle dolci bestiole o, meglio tardi che mai, adesso bisogna
toglierle. Se si continua a minimizzare il pericolo le vittime (o i
loro famigliari) sono legittimati a imputare alla PAT i danni (e la
responsabilità penale, che è sempre personale). Se si vogliono salvare
le vite si devono - quando sono in zona orsi pericolosi - chiudere i
sentieri, transennare le strade. Andrea sarebbe ancora vivo si fosse
operato così. La sicurezza di non rischiare attacchi, però, si può
avere solo se non ci sono orsi.

Molto ci sarebbe da dire poi
sulla questione dei collari. Di JJ4, l'orsa che ha ucciso Andrea, si
persero le tracce dall'agosto 2022. Nel Rapporto Orsi 2022 della
provincia si parla di due guasti successivi, ma si era parlato anche di
batterie scariche. Fatto sta che è venuto a mancare per lungo tempo un
sia pure imperfetto controllo a distanza di un'orsa . I forestali
spergiurano che il sistema adottato è il migliore e molto
costoso. Il punto è che, come indica
il Rapporto, alla PAT non interessa prevenire gli attacchi (per loro
gli orsi sono poco pericolosi e attaccano in circostanze eccezionali)
ma
semplicemente conoscere dove si spostano e, semmai, individuarli in
caso di emergenza, dopo che i fattacci sono avvenuti. Così va bene un
sistema che consenta di rintracciare l'animale con una ricevente e
scaricare i dati quando si cambiano le batterie. Ma i sistemi di GPS
satellitare che forniscono la posizione in tempo reale degli animali
sono disponibili da tempo, consentono di studiare le migrazioni degli
uccelli per migliaia di km. Perché non usarli? Nella gestione di JJ4 da
parte della PAT vi sono però anche altri lati oscuri.
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Solo
dopo la morte di Andrea si è saputo del falso attacco a due forestali
sul Peller, avvento dopo due mesi dall'aggressione ai Misseroni (giugno
2020). E anche dell'attacco a un biker avvenuto nell'agosto 2022 (vedi
sotto) nulla si è saputo prima della morte di Andrea. Di più,
nonostante che ci sia stato contatto fisico con l'orsa da parte del
ciclista che ha usato la bici come un arma sbattendola sul naso
dell'animale, la PAT continua a considerare questo attacco come un
"incontro ravvicinato". Poi essa si lamenta se l'ISPRA, sempre nel 2022,
non abbia innalzato al massimo grado di pericolosità l'orsa. Ma se la PAT
stessa ha fatto in modo di minimizzare o non divulgare gli attacchi che
JJ4 ha sferrato dopo quello ai Misseroni e prima di quello di
Andrea?
Per i forestali la
convivenza con l'orso e il lupo è obbligatoria e possibile
Mentre
Fugatti in campagna elettorale ha sostenuto che bisogna togliere 70
orsi, che Life Ursus deve essere quantomeno ridimensionato, i forestali
(almeno parecchi di loro) continuano imperterriti a venerare i "loro"
orsi e lupi. A gestire gli incontri pubblici, anche durante la prima
presidenza Fugatti, quelli dove si fa propaganda senza scrupoli per
convincere la popolazione che convivere con i grandi predatori si deve
e si può, oltre a Groff, confermato nel suo ruolo di coordinatore dei
Grandi carnivori, vanno dei forestali come Tommaso Borghetti,
affascinati dagli animali dei quali si occupano, confessando un
interesse e una passione "che va oltre il lavoro". Un fatto
comprensibile ma poi non si mandino gli "affascinati" da orso e lupi
(un fascino che anche l'ultima delle guardie esprime iconicamente, a
fronte di chi fanno loro presenti i problemi che queste bestie creano, con un
disarmante xè bei)
a fare
comunicazione. Così la PAT si è resa responsabile di una narrazione, di
un'informazione, di una comunicazione faziosa (chiamasi propaganda nel
senso più deteriore) in contrasto con la politica dichiarata e,
soprattutto, con il dovere dell'amministrazione di rispettare il
principio di terzietà, di oggettività, anteponendo a tutto il bene dei
cittadini (che altrimenti diventano sudditi di un potere arbitrario).
Invece si antepongono orsi e lupi a tutto il resto.
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A
conclusione di questa rassegna di doglianze si può aggiungere che, con
la giunta Fugatti, nei Rapporti Orso non sono stati più riportati i
dettagli (luogo e data) degli "incontri ravvicinati". Infine, siccome i
simboli spesso contano più della realtà, ci preme tornare sul logo di
Trentino trasporti spa, un logo insanguinato, un logo osceno. E' il
manifesto, condensato in una grafica, di una stagione sciagurata, una
stagione in cui la PAT, con tutte le agenzie e società ad essa
afferenti, ha abusato dell'immagine dell'orso come veicolo
pubblicitario in una cinica strategia di marketing territoriale. Quel
maledetto logo rimane, nonostante
l'artiglio
dell'orso (stilizzato ma riconoscibile) sia quello che ha dilaniato le
carni di diversi trentini, portandone a morte uno e lasciando nei
sopravvissuti (in alcuni casi miracolosamente) un ricordo terrificante
e indelebile. Ma ha mai pensato Fugatti o chi dovrebbe consigliarlo e
segnalargli i problemi, che i sopravvissuti dalle aggressioni e la
famiglia Papi vedono, ad ogni fermata dei bus, che la PAT usa ancora
l'immagine dell'orso - rivelatosi capace di uccidere - per
identificasi e identificare il Trentino? Con quale
sensibilità?
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Guardare avanti (ma
fare luce sulle responsabilità)
Enormi
sono le responsabilità della PAT nell'aver legittimando ex post
un progetto a dir poco avventuristico, (partito dagli zoologi rampanti
del PNAB) e
poi nel non aver saputo gestire il problema cos' creato degli
orsi. Responsabilità le hanno, ovviamente, anche il PNAB,
l'ISPRA, Il Ministero
dell'ambiente, la magistratura italiana. E' bene ripetere sino alla
noia che il "contesto istituzionale" e il "contesto dell'opinione
pubblica" in Italia, ostacolano sino a rendere impossibile la
gestione dei grandi predatori, ma erano ben noti agli addetti ai lavori
che hanno deciso di autorizzare l'import di animali pericolosi sapendo
che poi non sarebbe stato possibile controllarli. PNAB e PAT, la
seconda a rimorchio
del primo, sono i primi responsabili di tutto quello che è successo.
Antonello Zulberti (presidente PNAB ai tempi dell'avvio di Life Ursus)
e Carlo Andreotti (Presidente PAT alla stessa epoca) hanno messo le
firme. Oggi diranno
che gli era stato assicurato che si trattava di un progetto ambizioso
ma che avrebbe dato lustro al Trentino, che non c'era nessun rischio. O
semplicemente che c'era la possibilità di portare a casa un po' di
soldi dall'Europa. A Cles, il 26 di questo mese, nel corso
dell'incontro pubblico organizzato da il giornale il Melo, i
rappresentanti del PNAB, sollecitati da una precisa domanda hanno
sostenuto che "dall'Europa sono arrivati 800 mila €, il progetto è
costato 5 milioni di €". Quindi non vale neppure la "scusante" che
c'erano da prendere soldi dall'Europa (soldi che, comunque, vale sempre
la pena ricordarlo non sono un regalo ma una parziale restituzione di
quello che l'Italia versa a Bruxelles). Per i politici fidarsi dei
"tecnici", non leggere i progetti, non porsi delle domande è una
scusante? No, è un'aggravante. Quindi speriamo che siano chiamati a
pagare nelle sedi giudiziali per Life Ursus insieme ai responsabili,
scientifici, tecnici,
burocratici.
Zulberti e Andreotti: le firme
politiche di Life Ursus; poi ci sono quelle scientifiche, del Ministero
dell'ambiente, dell'Ispra
Chi
è succeduto a Zulberti e Andreatti sulle rispettive cadreghe non ha
minori responsabilità. Hanno ricevuto una patata bollente ma invece che
affrontare il problema con coraggio hanno sperato che si risolvesse da
solo o che, perlomeno, non si aggravasse. E hanno lasciato la gestione
in mano ai fautori di Life Ursus. Lorenzo Dellai è stato quello che, a
suo tempo, si esercitò con maggior destrezza nell'arte del "non li ho
voluti io gli orsi, li ho ereditati". Dopo la tragedia di Andrea ha
dichiarato "siamo tutti responsabili". Un modo un po' vergognoso per
scaricarsi di dosso le responsabilità ("tutti colpevoli, nessun
colpevole") mentre i colpevoli sono tanti, chi con maggiori
responsabilità, chi meno ma non certo "tutti". Sempre con eleganza ha
chiamato in causa le provincie e regioni vicine che "non hanno
collaborato". Ma tutto è partito dal PNAB e il coinvolgimento dei
"vicini di casa" è stato una farsa. Attraverso i contatti tra servizi
parchi delle diverse regioni si è mantenuta la faccenda il più
possibile lontana dal livello politico (che probabilmente, ma vale
anche per il Trentino, riteneva il progetto qualcosa senza importanza,
folklore ambientalista). Così, chiesto nell'ambito degli uffici aree
protette chi fosse il funzionario al quale piacevano gli orsi, lo si è
demandato a seguire, per diversi anni, la partita (in Lombardia il
referente per gli orsi era il dr. Umberto Bressan). Dirigenti e
politici firmavano. Tutti a rimorchio del PNAB.

Anche
la giunta Fugatti, lo ripetiamo, ha comunque pesanti responsabilità, sia pure mitigate
dal fatto che ha ereditato una situazione incancrenita dalle giunte di
sinistra. Dal momento che dal 2017 al 2020 non ci sono stati attacchi
gravi (resi pubblici), Fugatti si è forse illuso, all'inizio del suo
mandato, che il problema potesse essere messo (come la polvere) sotto
il tappeto, confidando nella buona sorte. Dall'opposizione era stato
molto attivo nell'incalzare la giunta Dellai in tema di orsi; poi
collocatosi sulla stessa cadrega, il tema orsi ha perso per lui (nei
primi anni) tutta quella importanza che sottolineava nelle sue
iniziative consiliari di opposizione. Il
calcolo si è
rivelato sbagliato e non bisognava essere profeti per prevederlo.
Il
dr. Claudio Groff, uno del gruppo orsi del PNAB al tempo di Life Ursus.
Ha portato avanti la linea che ha ispirato Life Ursus all'interno della
PAT ed è tuttora coordinatore per i grandi carnivori all'interno del
Servizio foreste.
Ora Fugatti ha davanti cinque anni con
una solida maggioranze e un capitale di consenso popolare. Può farlo
fruttare. Se, cinque anni fa, considerata la debolezza e l'inesperienza
della sua squadra di governo e la compattezza di una macchina
tecnoburocratica plasmata da decenni di governo del centro-sinistra, si
poteva forse giustificare l'eccesso di prudenza nell'intervenire sulle
nomine e le rotazioni dei ruoli dirigenziali e nel tentare di ottenere
una discontinuità di indirizzi della struttura tecnoburocratica, oggi
non ci sono più giustificazioni. Oltre ad acquisire un forte capitale
di consenso, Fugatti ha potuto, nei cinque anni al governo operare,
delle nomine (peraltro, forse, anch'esse poco in discontinuità). Quello
che più conta è che la "struttura" non ha più molte speranze
di
un ritorno a breve dei vecchi padroni. Le possibilità da parte di essa
di operare impunemente ostruzionismo e continuismo (con la speranza di
essere premiati una volta tornata in sella la sinistra) è ora remota.
Quindi la macchina è ora più malleabile.
I trentini delle
valli , dove l'orso limita la libertà e minaccia il turismo, si
aspettano che a gestire l'Ufficio grandi carnivori non ci sia più
Groff, che nella Forestale siano ridimensionati i ruoli degli aderenti
al PdO (partito dell'orso), che i comandanti locali, sfacciatamente pro
orso, siano oggetto di valzer e spediti dove non ci sono orsi e sostituiti da
elementi più sensibili alle istanze della popolazione.
Monitoraggio vero e
trasparenza
Oltre
a chiarire le responsabilità, dall'avvio di Life Ursus in poi attraverso una
Commissione speciale di indagine del Consiglio provinciale, la
maggioranza che ha vinto le elezioni ha il dovere verso i Trentini di
archiviare le prassi opache del Servizio forestale e del Corpo
forestale. Moltissimi cittadini segnalavano ai comandi della Forestale
gli avvistamenti degli orsi, la loro presenza in ambiti abitati, gli
incontri ravvicinati, i falsi attacchi. Di questa messe di segnalazioni
c'è solo un pallido riflesso nei rapporti ufficiali che, come abbiamo
visto, negli ultimi anni riportano ancor meno dettagli. Sappiamo, anzi,
che, in molti casi, ai cittadini è stato imposto il silenzio ("tasi!")
su avvistamenti e incontri ravvicinati che non sono quindi mai stati
pubblicizzati o tenuti in conto per "non creare allarmismo", per
falsificare il dato della numerosità e pericolosità degli orsi. Le cose
devono essere
ribaltate, si deve incoraggiare, non scoraggiare, le segnalazioni. Il
cittadino non deve chiamare i comandi della Forestale o la "reperibilità forestale e faunistica" (3357705966) ma un apposito
call center, un numero verde gestito direttamente dalla presidenza
della giunta provinciale. Questo numero (ma ci deve essere anche una
email e un contatto whatsapp) deve essere pubblicizzato con cartelli da affiggere ovunque (non solo riportato
su quelli che segnalano la presenza degli orsi ma anche nei paesei, alle fermate dei bus) e, una volta
verificata, la segnalazione deve essere registrata e resa pubblica sul
sito della PAT (non anni dopo, subito). Ancora più importante è il
monitoraggio vero degli orsi.
-

Nel 2017, il Rapporto Orsi ufficiale, indicava una presenza di 52-63
orsi, compresi i cuccioli. La
Voce del Trentino,
però, intervistati alcuni forestali, scrisse che secondo i forestali
gli orsi sarebbero più di 130, ma il numero viene tenuto segreto e
nascosto per evitare le proteste della popolazione e le brutte ricadute
sul turismo. Gli stessi funzionari della provincia [Groff] pare abbiano
detto a chiare lettere al servizio forestale di non divulgare nessuna
notizia in tal senso.
Se il sito si fosse inventato tutto, il Servizio
forestale avrebbe dovuto sporgere querela. In questo, come in altri
casi, non ci fu nessuna smentita ufficiale né, tanto meno, nessuna
azione legale contro chi accusava la PAT di nascondere la realtà ai
trentini. Da quando mi occupo di orsi trentini e lancio accuse alla PAT
ho ricevuto solo una querela dal Trentino spa per una vignetta su
Facebook che faceva riferimento alle "vacanze da brivido" con
riferimento alle aggressioni. Ovviamente archiviata per "diritto di
satira".
E' lecito, in base a tutto ciò, avanzare l'ipotesi che i numeri ufficiali
dichiarati degli orsi siano da tempo pari a meno della metà di quelli
reali. Come risolvere il problema? Semplicemente affiancando ai
forestali, dei quali non ci si può fidare (perché innamorati degli orsi
e capaci di tutto per tutelate, scagionare, proteggere i loro
beniamini), chi - regolarmente e professionalmente - esegue i
censimenti della fauna: i cacciatori.
Vera prevenzione
Per
i forestali, per i funzionari della PAT la prevenzione si fa spiegando
alla gente come comportarsi (non guardare l'orso negli occhi,
indietreggiare piano, sdraiarsi a terra con le mani sulla nuca).
Fugatti non può più permettere che la prevenzione sia intesa in questo
modo. Intanto si devono utilizzare, come già ricordato, dei cartelli
seri, da affiggere sui sentieri delle aree di presenza degli orsi e si
deve vietare l'accesso nelle aree a rischio per presenza di orsi
problematici. In punto di prevenzione di
gravi
lesioni e morte per chi ha la sfortuna di incontrare Yoghi , va ripresa
in mano la questione dello spray anti-orso (quello che la burocrazia
definisce "strumento di autodifesa che nebulizza un principio attivo
naturale a base di capsaicina"). E' triste dover essere costretti a
chiedere l'autorizzazione dello spray alla fine del 2023, dopo
diverse aggressioni intercorse, quando, già dal 2014, l'avv. Mario
Giuliano di Trento aveva lanciato una campagna in tal senso (con
raccolta firme e lettera all'allora ministro dell'interno).
-

Come
molti sanno, Fugatti, dopo la morte di Andrea Papi, ha approvato un
decreto (28/08/2023 n. 11-97/Leg) che dota i forestali dello spray
anti-orso. Così i forestali che sono dotati di arma da fuoco (se non è
dotata di sufficiente potere d'arresto dell'orso la si cambi) possono
disporre anche dello spray, mentre un boscaiolo deve accontentarsi di
un bastone. E' una situazione equa? Lo spray è normalmente utilizzato
dagli escursionisti non solo nel Nord America ma anche in Slovenia, in
Croazia, in Romania dove ci sono gli orsi Non si capisce perché in
tutto il mondo un turista possa liberamente acquistare lo spray
anti-orso mentre in Italia esso è considerato un'arma pericolosissima
(tanto che gli stessi forestali trentini devono frequentare un apposito
corso). Forse che gli italiani sono i più stupidi o i più inclini al
crimine al mondo? Nessuno propone di venderlo al supermercato ma nelle
armerie, previa presentazione della carta di identità e limitando la
possibilità di acquisto ai maggiorenni. Per i turisti è possibile però
pensare anche a una forma di noleggio con cauzione (sempre con
presentazione del documento di identità). Potrebbe essere gestita
presso gli uffici turistici e gli alberghi (meglio conservare qualche
turista dotandolo di spray che perderli tutti tranne coloro che si
accontentano di passeggiare in paese). La prevenzione, però, in attesa
di risolvere il problema alla radice, non si può veramente fare se non
si catturano e non si tracciano gli orsi potenzialmente pericolosi.
-
M13.
Proveniente dal Trentino, manifestò in Svizzera comportamenti
potenzialmente pericolosi. Dopo una fase di monitoraggio venne
abbattuto per aver seguito dei turisti italiani sul lago di Poschiavo.
E' ora impagliato al Museo di Poschiavo. In Italia sarebbe stato
lasciato libero.
Posto che di fronte a un orso che
pedina delle persone, che entra di giorno in un paese, che penetra in
un'abitazione, si deve operare subito la rimozione (e qui la provincia
si trova condizionata per ora ancora da Ispra e, in ogni caso, dalla
magistratura), nel caso di comportamenti meno pericolosi si deve
comunque operare la cattura per poter tracciare l'animale. Ma non con i
sistemi sinora adottati, che hanno fatto cilecca e non consentono di
conoscere la posizione dell'orso in tempo reale. I progressi
tecnologici sono stati rapidi e notevoli e la provincia ha il dovere di
ricercare le soluzioni tecniche che consentano di ridurre il rischio.
Molto spesso vengono messe in campo giustificazioni tecniche per
eludere il problema politico di fondo: "vale più la vita degli orsi o
quella delle persone?". In Trentino, ma
anche nelle
altre regioni, la tecnoburocrazia (enti forestali, polizie provinciali,
parchi, assessorati ambiente) opera sulla base del principio (che non
si troverà scritto da nessuna parte ma che emerge anche nei dibattiti
con i "tecnici") che la posizione in tempo reale di branchi di lupi e
di orsi non deve essere divulgata perché questo agevolerebbe i
"bracconieri" (che non esistono più, perché il vero bracconiere è colui
che caccia illegalmente per scopo di lucro, per vendere i trofei).
A
complemento del radiotracciamento di singoli soggetti potenzialmente
pericolosi, la localizzazione dei grandi predatori può essere ottenuta
con la mappatura di un numero massiccio di dati provenienti dai
cittadini e relativi ad avvistamenti, attacchi, incontri ravvicinati,
predazioni (vedi quanto auspicato sopra a proposito del "numero
verde").
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Nel
canton Grigioni il cittadino può scaricare una app che lo mette al
corrente degli avvistamenti e delle predazioni dei grandi predatori e
può a sua volta contribuire a queste segnalazioni
Deve
essere chiaro ai trentini, come a tutti gli italiani, che la
tecnoburocrazia forestal-faunistica ha deciso che è meglio correre il
rischio che un cittadino sia ucciso da un orso che rischiare che l'orso
sia ucciso. La politica lascia che, in questo come in tanti altri casi,
sia la burocrazia a fare politica, ovvero a prendere decisioni
rilevanti per la collettività senza averne titolo. Sia per sempre
chiaro quindi che non è vero che non si possa conoscere in tempo reale
la posizione di un animale. Non si vuole farlo. Soprattutto non si
vuole farla sapere. Ai turisti che rischiano di trovarsi un orso sul
sentiero, ai pastori e allevatori che devono subire continue predazioni
si tiene nascosto dove sono i grandi predatori. Sta a Fugatti
intervenire su tutta la materia (monitoraggio e prevenzione). Ha un popolo dalla sua se si muove con coraggio.
Un obiettivo
fondamentale
Una
volta che attraverso la Commissione di indagine i cittadini trentini
saranno messi nelle condizioni di sapere su quali basi poggiava Life
Ursus, su quali presupposti (sbagliati), su quali rischi messi in conto
sulla loro pelle, sulle responsabilità inerenti il progetto e la sua
attuazione, una volta che i cittadini trentini saranno informati sul
numero vero di orsi e sui rischi, una volta che sarà smontata la
propaganda della stessa PAT, gli elettori trentini potranno essere
finalmente messi nelle condizioni di esprimere un consenso informato
sulla prosecuzione o annullamento di Life Ursus: opzioni da lasciare al
popolo sovrano e non agli zoologi che giocano con la vita degli
altri. Ciò significa che la PAT dovrebbe
impegnarsi a
realizzare, prima del termine della legislatura, un Referendum popolare
che sani a posteriore il vulnus rappresentato dall'avvio truffaldino di
Life Ursus.
