Nuovo Header

Lupo

Michele Corti, 17 luglio 2023



  • Parco dello Stelvio: i lupi continuano indisturbati le predazioni e agli allevatori arrivano i verbali

I rappresentanti dei "Comitati per la tutela delle persone e degli animali dai lupi" hanno portato giovedì scorso all’attenzione della Commissione speciale sui grandi predatori del Consiglio regionale la crescente gravità del problema. Il giorno dopo, a converma, si aveva notizia di nuove predazioni nel Parco dello Stelvio presso l'agriturismo Ables di Santa Caterina di Valfurva (che si aggiungono a quelle, per un totale di una decina di pecore predate, avvenute nella vicina località Cà Marcia meno di un mese fa e passate del tutto sotto silenzio). Ieri, invece, è stato consegnato un verbale con la sanzione per “pascolo vagante” all’allevatore che - guarda caso - ha promosso la raccolta firme in alta Valtellina. Mentre si risponde picche alle richieste degli allevatori che chiedono di essere aiutati a proteggere le loro greggi, mentre si tengono nascoste le predazioni, si da il via alla repressione come chiesto a gran voce dagli animal-ambientalisti che per risolvere il conflitto , invece che controllare il lupo, preferiscono far sparire gli allevatori. E' ora, a questo punto, che le istituzioni dicano se gli allevatori devono chiudere o se sono disposte ad ascoltare loro e i cittadini preoccupati per la presenza sempre più invadente dei lupi. La Regione ha iniziato a farlo, così alcune Comunità Montane e comuni. Ma le amministrazioni del Parco dello Stelvio sinora hanno taciuto. E vorremmo invece sapere cosa pensano.


  • La notte tra giovedì e venerdì scorso, presso l'agriturismo Ables di Santa Caterina, a distanza di soli 150 m dai fabbricati, una capra è stata sbranata e ridotta nelle condizioni che appaiono dalle foto sopra.  È stata denunciata la predazione e venerdì erano sul posto le guardie per gli accertamenti. Evidentemente si è trattato del ”lavoro” di più lupi. Qualche giorno fa, nello stesso posto, si era verificata un'altra predazione. Di fronte a questi fatti minimizzare il pericolo rappresentato dai lupi, con la preoccupazone di non danneggiare il turismo (oltre a mantenere il silenzio sulle predazioni a Santa Caterina pare siano state tolte le fototrappole che a Cancano, in altra zona del Parco, monitoravano una nuova cucciolata) , rischia di trasformarsi in un boomerang. Nel confinante Trentino la linea del "non facciamo allarmismo", i cartelli soft sulla "presenza degli orsi" hanno prodotto, una volta verificatasi la tragedia, ripercussioni negative ancora più gravi sul turismo perché hanno dato l'impressione che i pericoli siano stati nascosti e che non ci si possa fidare delle autorità.

Nell'immagine in basso a destra l'Agriturismo dove sono avvenute le predazioni nei giorni scorsi. In alto (marcatore rosso) la località dove le capre sono state soprese incustodite dai cc forestali del Parco

  • L'ultimo episodio di Valfurva conferma la presenza dei lupi nel Parco; esso segue di pochi giorni l’annuncio da parte della vigilanza (cc forestali) di sanzioni agli allevatori che non custodiscono in modo continuativo il loro bestiame. Un annuncio preceduto, poco meno di un mese fa, da comunicazioni “irrituali”, da parte del Parco (tramite messaggi whatsapp agli allevatori), in cui, utilizzando espressioni che lasciano intravedere un pregiudizio negativo contro gli stessi ("si ostinano..."),  si citavano articoli del codice penale da applicare a coloro che "si ostinano" a tenere le capre e le pecore al pascolo senza sorvegliarle costantemente o senza chiuderle nelle reti (che in alta montagna non possono consentire di pascolare ma al massimo possono essere utilizzate per la protezione notturna).

  • Alla richiesta al Parco di chiarimenti su queste comunicazioni, inoltrata da Mario Pighetti (Coordinatore dei Comitati della provincia di Sondrio) non si è avuta risposta. Tra l'altro, queste comunicazioni, sulla scia di quanto la dott.ssa Maria Ferloni, tecnico faunistico della provincia di Sondrio va dichiarando dal 2021 dopo le prime serie predazioni in Valtellina, sono state inoltrate subito dopo che il cartello animal-ambientalista della provincia di Sondrio (più sigle che attivisti) aveva lanciato il suo proclama (14/8/2023) a favore dei lupi e contro gli allevatori che "lasciano il bestiame incustodito". Perché non vengono loro a custodire il bestiame da volontari? Se amano così tanto il loro lupo un piccolo sacrificio sarebbe doveroso. Troppo comodo volere il lupo e scaricare i sacrifici su chi, per allevare gli animali, di sacrifici se ne sobbarca già tanti. E vorremmo vedere gli animal-ambientalisti anche a correre a spegnere gli incendi; incendi che saranno sempre più numerosi con l'abbandono della montagna favorito dalla presenza sempre più massicia dei loro lupi. I piccoli allevatori ovicaprini, criminalizzati per il presunto "pascolo brado" (in realtà essi controllano regolarmente gli animali), presidiano il territorio, sfalciano piccoli prati, superfici in pendenza, frenando l'avanzata del bosco. Le capre, utilizzando cespugli, erbe alte, piante rampicanti, impediscono che le boscaglie diventino impenetrabili, una massa combustibile da terra sino alla cima delle chiome preda di violenti incendi che da terra possono essere difficilmente domati. E sarà bene ricordare a certi signori che a spegnere gli incendi vanno i cacciatori (quelli qualificati dai signori animal-ambientalisti come "distruttori dell'ambiente" e "assassini") e non loro. E se poi, invece di colpevolizzare gli allevatori, tutti questi enti pro lupo pensassero anche a "custodire" un po' i loro lupi? Non si tratta di una battuta perché il progetto attuato in Veneto (una volta che quella regione ha avuto il coraggio di sganciarsi da Life Wolf Alps) ha dimostrato la possibilità di misure "proattive" che consentono di mettere gli allevatori nella condizione di essere allertati quando i lupi si avvicinano ai loro pascoli. Sono misure complesse e costose ma perché solo agli allevatori sono richiesti impegnativi cambiamenti delle loro pratiche? Troppo comodo, troppo disonesto sostenere che bastano le reti e i cani per evitare le predazioni, specie quando le reti vengono fornite con la lesina e i cani vengono ostracizzati perché "spaventano i turisti".



  • Il punto, però, è che agli allevatori non si vogliono dare reali sostegni per "coesistere" con i lupi. Il sistema tradizionale di pascolo non può, specie in certi contesti, essere modificato dall'oggi al domani. Ci vuole un accompagnamento, sostegni economici e tecnici, impegno dei comuni (quando proprietari dei pascoli) e della Regione alle loro spalle). Bisogna sapere che, sin da questa primavera, gli allevatori chiedevano di essere aiutati a poter custodire i propri animali consentendo l'accesso con le moto ai pascoli, riattando le baite, adducendo l'acqua per le esigenze minime dei pastori. Ma il Parco dello Stelvio aveva risposto picche (la vicenda è finita sui media locali). A dimostrazione del carattere di facciata del "piano di prevenzione" (delle predazioni da parte dei lupi) basti dire il Parco dello Stelvio può mettere a disposizione solo due reti elettrificate per allevatore (insufficienti a proteggere un gregge medio).

  • Questo lo “sforzo” del progetto Life Wolf Alps, (Progetto LIFE 18 NAT/IT/000972 WOLFALPS EU) un progetto che spende milioni per la comunicazione mentre per la “prevenzione” (ACTION A2, che vede Ersaf e Parco dello Stelvio operare con gli ambientalisti dell’Associazione Eliante) ci sono le briciole. Come se non bastasse, dopo che i soggetti attuatori delle misure di "prevenzione" hanno sempre raccomandato l'adozione di cani da guardiania, il Parco, alle prime lamentele da parte di turisti e rifugisti, ha indotto l'allevatore che se ne era dotato (quello che oggi ha ricevuto la sanzione per pascolo non custodito) a riportarsi il cane a casa. Invece di aiutare a prevenire gli attacchi si preferisce far sparire gli animali dai pascoli a colpi di sanzioni onde evitare che il lupo venga colpevolizzato (poverino...), che gli allevatori si lamentino o pensino di torcergli un pelo? Lo dicano chiaro.

La consegna delle firme raccolte in Valchiavenna (3480), primo lotto rispetto a una raccolta , in parte conclusa, in parte in corso in Alta Valtellina, restante provincia di Sondrio, montagna comasca e che interesserà anche altre valli dell'alta Lombardia

Tutte queste circostanze sono state fatte presenti giovedì 13 alla Commissione grandi predatori del Consiglio regionale  dai coordinatori dei Comitati, Mario Pighetti e Michele Corti. Questa Commissione è stata istituita per iniziativa del presidente della Commissione montagna del Consiglio regionale, Giacomo Zamperini dopo l’incontro di Chiavenna del 17 giugno e si è riunita per la prima volta giovedì 13 giugno ascoltando a lungo i due esponenti dei Comitati.

  • Cosa dire poi del fatto che proprio all’allevatore che in alta Valtellina ha promosso la raccolta firme (per la tutela delle persone e degli animali dai lupi) sia stata comminata la sanzione per "pascolo vagante"? Da notare che questo allevatore gestisce da trent'anni il pascolo (del quale detiene l'uso civico) in questo modo.

L'immagine che illustra le Baite Zebrù di fuori su Google map. Le capre fanno parte del paesaggio. Ma ora devono sparire. Qualcuno ha democraticamente deciso che qui ci devono stare solo i selvatici, in primis orsi, lupi, linci.

  • Ci si domanda allora se la "soluzione" al "problema lupo" che prevede come "ingredienti" la repressione e la negazione di effettivi aiuti agli allevatori veda d'accordo o no le amministrazioni comunali, la comunità montana, il consorzio di gestione del Parco, la Regione Lombardia o se essi intendano dissociarsene. Non c'è più tempo per i Ponzio Pilato.
    Per quanto riguarda l il Consiglio regionale il confronto è stato aperto e si è registrata la positiva disponibilità della Regione ad ascoltare le istanze degli allevatori e dei cittadini preoccupati della crescente presenza dei lupi sulle nostre montagne. Per gli altri enti attendiamo una presa di posizione .

Articoli correlati


Convegno di Vasto: il lupo è un pericolo per la sicurezza pubblica




(27/6/2023) - Il convegno di Vasto, organizzato presso il Centro Gulliver la sera del 23 c.m., non ha deluso le eattese di quanti desideravano fosse fatta chiarezza sulla situazione locale ("la bestia di Vasto") ma anche sul quadro nazionale. Esperti, comitati di cittadini, agricoltori, persone vittime di aggressioni hanno contribuito - ciascuno dal proprio punto di vista - a descrivere un quadro preoccupante. Il lupo, in crescita numerica, è sempre più presente nelle aree antropizzate, è protagonista di interazioni con le persone potenzialmente sempre più pericolose. I casi dei lupi di Otranto e di Vasto rappresentano una punta dell'iceberg ma non sono avulsi dal contesto generale. Per quanto difformi dal comportamento usuale del lupo, questi casi hanno visto protagonisti lupi del tutto normali (nonostante i tentativi di intorbidare le acque) e si inseriscono in un contesto di aggressioni sempre più frequenti. Esse, per ora, - nella maggior parte dei casi - sono legate alla predazione dei cani condotti dagli aggrediti. L'aspetto preoccupante è che le aggressioni avvengono sempre più in aree urbane e suburbane e comportano il ferimento dei malcapitati. La serata non è stata ovviamente gradita alla lobby lupista che ha ben pensato di inviare alcune provocatrici. leggi tutto



Il lupo in casa e aggredisce

Cosa sta succedendo a Vasto, dove le aggressioni a persone di diversa età e sesso si susseguono dalla scorsa estate? Perché il presidente del Parco della Maiella, smentendo gli stessi esperti del parco, tenta di accreditare l'ipotesi del "cane vagante"? Bisogna sapere che proprio il Parco della Maiella è il soggetto dove è attuato in Italia il progetto Life Wild Wolf, un progetto strategico per impedire di passare a una gestione del lupo e alla tutela della sicurezza pubblica minacciata dal predatore. La situazione di Vasto, smentisce i presupposti del progetto e si configura come una grossa grana per la "centrale" dell'IEA di Boitani che coordina il progetto (l'ennesimo) ed è al centro di una fitta rete di iniziative e organismi, anima della lobby del lupo in Italia e in Europa. Ma le aggressioni del lupo e le intrusioni nelle pertinenze delle abitazioni stanno crescendo in modo esponenziale anche nel resto d'Italia. I dati fanno rizzare i capelli. leggi tutto


Emergenza lupo: Arezzo: 3600 firme per scuotere l'inerzia delle istituzioni

(16/3/2023) - Sull'emergenza lupo le istituzioni, non stanno facendo nulla. Non vogliono muoversi. La lobby del lupo è una piovra che si è infiltrata in tutti gli apparati dello stato e dei media e riesce a paralizzare qualsiasi iniziativa. Prefetti e regioni sono uniti nell'inerzia, nel rimpallarsi le responsabilità, nel far credere che il lupo sia intoccabile. Ovviamente non è così ma gli organi dello stato non si preoccupano di mentire spudoratamente. Di fronte a questa vergognosa situazione solo l'iniziativa dei cittadini (politica, legale) può smuovere le acque putride. Il Comitato "Emergenza lupo-Arezzo", costituitosi alla fine di gennaio, ha conseguito un grande successo nella raccolta delle firme per la petizione rivolta all'on. Francesco Lollobrigida, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ed all'on. Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, che hanno le competenze relative alla gestione della popolazione della specie Canis lupus nel territorio nazionale. In un solo mese raccolte 3.700 firme, una cifra importante. Il successo dell'iniziativa aretina deve spingere i gruppi e le associazioni che operano in altre provincie e in altre regioni a intraprendere iniziative analoghe.leggi tutto


Italia invasa dai lupi "in via di estinzione"

(05/03/2023) Chi come ruralpini denuncia da 14 anni la gravità del pericolo lupo ha la magra consolazione di poter dire: "l'avevo detto". Oggi si è finalmente formato un movimento sociale che contesta la politica del mantenimento della protezione del lupo anche a fronte di una presenza ubiquitaria, spavalda, aggressiva. Un mantenimento chiaramente politico-ideologico, sostenuto dal potente partito del lupo. Le cronache del febbraio 2023 sono ricche di notizie che solo pochi anni fa sarebbero stte ritenute impossibili. Ormai l'apparizione del lupo fa notizia se interessa solo città e centri maggiori, se entra nei cortili e nei giardini, se preda animali d'affezione o non usuali vittime. Le stragi di pecore non fanno più notizia. Ci si preoccupa, invece, dei lupi salvati, di cui si tenta il recupero nonostante fratture multiple, rogna, gravi ferite. Un animalismo di stato che spreca risorse per animali che dovrebbero essere "selvatici", esposti alla "legge della natura" e invece sono catturati, ospedalizzati, operti riabilitati, rilasciati. Salvo poi "non farcela" (due casi solo nel febbraio 2023). Per i lupi morti in circostanze men che chiare, ma anche per quelli stirati sulle strade si praticano autopsie e si eseguono indagini. Non sono solo i fanatici animalisti affetti da sindrome lupomane ma le istituzioni. Intanto nessuno si muove per stabilire regole per allontanare i lupi dai centri abitati e dalle città. Per i lupisti sono benvenuti e un fatto da salutare con giubilo. Ma dovrebbero dirlo a chi si è visto sparire cani, gatti, galline, oche.. leggi tutto

Da Lollobrigida una delegazione di pastori e allevatori: "il lupo fa morire le nostre attività" (24/12/2022)

Il lupo attacca sempre più vicino all'uomo (03/13/2022) 

Una delusione la risoluzione dell'europarlamento sul lupo (26/11/2022)

Lo certificano i lupologi: in Europa il lupo scoppia di salute (12/11/2022)