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Replica allo zoologo su Life Ursus

Filippo
Zibordi
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il dialogo è possibile sulla base di
informazioni
complete e oggettive
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Il
1° novembre, sul quotidiano trentino
"T Quotidiano" è stata pubblicata un'intervista allo zoologo Filippo Zibordi, che
per 13 anni ha
lavorato al Parco naturale Adamello Brenta e che ha appena pubblicato
un libro sul tema della "convivenza" con gli orsi in Trentino.
Giustamente
fa riferimento, al fine della comprensione della drammatica situazione
attuale, all'immobilismo indotto dagli interventi della magistratura e
alla mancata applicazione del PACOBACE (il protocollo interregionale
per la gestione che prevede gli interventi sugli orsi problematici).
Giustamente sottolinea anche la condizione di insicurezza. Zibordi,
però, vorrebbe far credere che la densità degli orsi in
Trentino è "naturale". Anche attenendoci alle stime della Provincia,
palesemente al ribass0, la densità nel territorio di
presenza permanente delle orse è 2-3 volte di quella di
"riferimento" del progetto Life Ursus. Uno studio
commissionato alla
provincia ad Apollonio e Tosi concludeva che nel Trentino occidentale
ci possono stare 60-130 orsi. Anche sulla base delle stime "ufficiali"
siamo andati oltre, non parliamo se si parla di 150-200 orsi. Con la
frequentazione
turistica del Trentino è accettabile tutto ciò? E' accettabile "mettere
in conto 1-2 aggressioni all'anno?
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Nella replica a
Zibordi che
pubblichiamo, Giovanni
Todaro spiega
che nel grande National Park di
Yellowstone, dove il turista deve seguire determinati itinerari e dove
abitano 1000 persone in tutto, in una situazione che può essere
considerata ottimale per gli orsi, ci sono molte meno orse in
condizione riproduttiva che nel Trentino occidentale. Eppure anche
quest'estate una turista è stata uccisa da un orso. Ma Yellowstone è
estesa su 9000 kmq, l'area trentina su cui era previsto potessero
insistere gli orsi era pari, secondo Life Ursus, a 1700 kmq (poi
"rivista" ex-post a 2000 inserendo anche le aree poco vocate). Todaro si
preoccupa anche di prevenire
la scontata obiezione: "Ma i
grizzly sono molto più grossi e pericolosi degli orsi sloveni". Non è
così. E allora non è il caso, da parte degli zoologi e di tutti coloro
che si sono occupati e si occupano di Life Ursus e della gestione
successiva, di
fare un po' di autocritica, di non rigettare le considerazioni e le
informazioni scomode, di assumere un atteggiamento un po' meno
orgoglioso? Per poter uscire dal vicono cieco attuale serve il dialogo
costruttivo. E soprattutto smetterla di dire bugie e deporre
l'arroganza degli "specialisti".
Quando si parla di "convivenza"
in
Trentino si dimentica che, a Yellowstone, in un contesto nel quale gli
orsi sono presenti con densità molto più basse che in Trentino, dove il
turista deve attenersi a regole molto rigide e non può circolare
liberamente, gli eventi fatali - che pure non mancano - sono contenuti
da condizioni che in Trentino mancano completamente: 1) se sbaglia il
turista (vedi avvicinarsi all'orso per fotografarlo) per lui si aprono
le porte della prigione; 2) se "sbaglia" l'orso è abbattuto senza tante
storie; 3) il turista può portare con sè lo spray anti-orso. E allora,
di cosa stiamo parlando?
Intervista a
Filippo Zilorri
(di Tommaso Di Giannantonio, il T quotidiano,
1/11/2023) vai
a vedere
Quali sono i
fattori che portano
al bracconaggio?
Alla base del
bracconaggio c’è
il conflitto. Il bracconaggio esprime
la volontà di risolvere in maniera illegale un malessere da parte di
una persona o, più frequentemente, di un settore della popolazione.
Laddove la gestione faunistica viene attuata in maniera efficace il
conflitto viene tenuto basso e allora non si esprime la necessità di
farsi giustizia da soli. Io ho la sensazione che in questo momento
storico l’orso, in questa parte delle Alpi, sia vissuto come una
presenza, non solo fastidiosa, ma totalmente negativa. E in questo
contesto un certo tipo di bracconaggio può avere la stessa dinamica dei
cacciatori di taglie di 120 anni fa: per una parte dei trentini
togliere di mezzo un orso può essere collegato a una sorta di
riconoscimento sociale.
Perché si genera un
conflitto?
Il conflitto si
gioca su due
grandi assi: da un lato l’asse legato
alla sicurezza pubblica e dall’altro quello legato ai danni alle
attività umane. Il conflitto si inasprisce quando questi due fattori
vengono percepiti con tensione. Quando parliamo di sicurezza parliamo
soprattutto di percezione della sicurezza. Il dato statistico ci dice
che l’orso è un rischio trascurabile: salire in auto è più rischioso
rispetto a una passeggiata nel bosco. Oggi, però, la gente si sente
molto insicura: un numero crescente di persone ha paura ad andare in
montagna. Lo stesso discorso vale per i danni alle attività umane: la
Provincia sta facendo un gran lavoro su questo fronte, con la
prevenzione e la rifusione, ma la percezione va oltre il dato reale.
Quali sono le
tecniche
utilizzate per il bracconaggio?
Quelle più note e
verosimilmente utilizzate sono tre: l’arma da fuoco, l’avvelenamento e
le trappole come i lacci».
La concentrazione
di così tanti
orsi in una parte limitata del Trentino può favorire il clima
conflittuale?
Innanzitutto
bisogna sfatare la
narrazione che gli orsi stiano tutti,
sempre, in Trentino: dal 2005 al 2021 ben 51 orsi sono usciti dal
territorio provinciale. Le femmine sono invece abbastanza circoscritte
nel Trentino occidentale. Dal punto di vista naturale non si può
parlare di densità anomala. La consistenza di orsi in Trentino
occidentale può essere considerata troppo elevata in relazione a
dinamiche sociali, che dipendono da altri fattori, come
l’enfatizzazione degli avvenimenti da parte dei mass media.
.
Attualmente in
Trentino
potrebbero verificarsi episodi di bracconaggio?
Sì, secondo me sì:
da una parte
perché c’è un grande senso di
insicurezza e dall’altra parte perché c’è una stasi al livello di
risposte, sia perché la politica ha promesso azioni irrealizzabili sia
perché le istanze della giustizia amministrativa hanno portato
all’immobilità. Sarebbe ora di tornare a dare la parola ai tecnici, per
trovare soluzioni legali, fattibili e socialmente condivise.
In Abruzzo gli
episodi di
bracconaggio sono piuttosto frequenti. Si può parlare di fenomeno
«bracconaggio»?
Non abbiamo
abbastanza dati per
quantificare il fenomeno. Ci sono
alcune evidenze di bracconaggio, ma sono poche e si contano sulle dita
di una mano. Allo stesso tempo possiamo ragionevolmente ipotizzare che
si verifichino fatti illegali perché la popolazione di orsi non cresce
e rimane sempre intorno ai 50-60 esemplari.
Qualcuno potrebbe
pensare che in
questa maniera, seppur per vie illegali, si è riusciti a contenere il
numero di orsi.
Sì ma in Abruzzo,
proprio per
questo, la popolazione di orsi è ad altissimo rischio di estinzione.
Quali sono gli
«assi» alla base
di una «gestione faunistica efficace»?
Bisogna mettere in
atto tutte
le misure gestionali previste dal
Pacobace (il piano di gestione dell’orso): azioni indispensabili per
garantire la convivenza tra uomini e orsi, ma che sono state fatte
sempre meno e peggio in Trentino negli ultimi anni. Il secondo asse è
la comunicazione: bisognerebbe raccontare la realtà con i dati di fatto
e non con l’emotività. Il terzo asse è quello della ricerca scientifica
e del monitoraggio, che andrebbero incentivati e non depotenziati.
|
Di
seguito la replica all'intervista inviata al quotidiano
Sul
problema
dell'orso in Trentino
di
Giovanni Todaro
addetto
stampa dell'Associazione per la tutela dell'ambiente e della vita
rurale
In
riferimento
all'interessante
articolo di mercoledì 1 novembre, attinente l'orso e l'analisi dello
zoologo
Filippo Zibordi – che pure in parte condividiamo –, vorremmo correggere
alcuni
dati pubblicati e aggiungere qualche considerazione.
Zibordi
ha
spiegato:
"Innanzitutto bisogna sfatare la narrazione che gli orsi stiano tutti,
sempre, in Trentino: dal 2005 al 2021 ben 51 orsi sono usciti dal
territorio
provinciale". Non è proprio così, visto che dal 2005 al 2022 – quindi
aggiungendo un anno (totale 53 orsi, tutti maschi) – sono sì usciti ma
una
parte è anche rientrata, esattamente 17 orsi. Inoltre altri 19 di
questi 53
orsi sono morti o scomparsi, e non si sa dove, magari proprio in
provincia di
Trento. Semplicemente i corpi potrebbero non essere stati rinvenuti,
cosa non
assurda poiché neppure il reale numero di orsi trentini è conosciuto.
Insomma,
solo 17 orsi sono emigrati o ancora in dispersione.
Zibordi
ha
spiegato: "Le
femmine sono invece abbastanza circoscritte nel Trentino occidentale.
Dal punto
di vista naturale non si può parlare di densità anomala". In realtà le
orse adulte – ormai 60, 80? – non sono circoscritte, ma ormai
addirittura
stipate in un'area di soli 1.700 km². Il Rapporto Grandi Carnivori del
2021 ne
stimava 40 (forchetta da 37 a 47) tanto che ci furono 9-10 cucciolate
con 12-14
cuccioli totali. Bene, lo stesso rapporto ma del 2022 stimava la
nascita di
almeno 14 cucciolate con un totale massimo di 25 cuccioli, circa il
doppio!
Queste
cifre
possono dire poco di
primo acchito ma basti pensare che le orse adulte nel famoso Parco
nazionale di
Yellowstone, negli USA, sono in tutto 28: Combining the
counts of
females
with cubs from the most recent 3-year period (2017–2019) provides a
minimum
estimate of 28 adult female grizzly bears with home ranges wholly or
partially
within the park. Tradotto: "La combinazione dei conteggi
delle
femmine
con i cuccioli del periodo di 3 anni più recente (2017-2019) fornisce
una stima
minima di 28 orsi grizzly femmine adulte con home range interamente o
parzialmente all'interno del parco". Lo dice ufficialmente il Bear
Report
Final del Parco nazionale di Yellowstone.
Non
solo,
continuando il paragone
con gli USA, ricordiamo che nel Parco nazionale di Yellowstone vivono
circa
150-200 orsi bruni, ossia il grizzly (che contrariamente a quel che si
pensa ha
le stesse dimensioni dell'orso bruno eurasiatico ossia il nostro, e a
volte è
anche più piccolo) mentre nella Provincia autonoma di Trento sono circa
150. Il
fatto è che la Provincia
autonoma di
Trento, centri urbani inclusi, è 6.207 km², ossia più piccola di quasi
3.000
km² del Parco
nazionale di Yellowstone
(8.983 km²). Ma nel parco americano i residenti sono solo 1.057, mentre
in
Trentino sono oltre 542.000! Da notare che per il sen. Luigi Spagnolli –
ex direttore del Parco dello Stelvio e direttore
dell'Ufficio provinciale Caccia e Pesca della Provincia autonoma di
Bolzano –
gli orsi in Trentino sarebbero invece 150-200.
Si
penserà che
però nel Parco
nazionale di Yellowstone ci
siano orde
di turisti in più e quindi il numero aumenti. Non è vero, perché sì, il
parco
americano nel 2022 ha avuto 3.290.242 turisti mentre la Provincia
autonoma di
Trento 2.834.940, ma il parco americano in un anno ha avuto poco più di
un
milione di pernottamenti, mentre la
Provincia autonoma di Trento addirittura 11,5 milioni. In pratica, ci
sono più
possibilità di incontro/scontro tra umani e orsi in Trentino o a
Yellowstone?
Dice
però bene
lo zoologo Filippo
Zibordi quando spiega: "c'è un grande senso di insicurezza, c'è una
stasi
al livello di risposte, sia perché la politica ha promesso azioni
irrealizzabili sia perché le istanze della giustizia amministrativa
hanno portato
all'immobilità". Pura verità. E lo stesso quando dice: "«Bisogna
mettere in atto tutte le misure gestionali previste dal Pacobace (il
piano di
gestione dell’orso): azioni indispensabili per garantire la convivenza
tra
uomini e orsi, ma che sono state fatte sempre meno e peggio in Trentino
negli
ultimi anni".
Quando
da noi un
orso ferisce o
addirittura uccide un innocente, gli animalisti estremi vogliono che
l'animale
rimanga libero lo stesso. Ricordiamo l'orsa JJ4 che aveva già attaccato
e
ferito delle persone e che secondo il PACOBACE, il protocollo
scientifico
firmato da tutti i partner della reintroduzione dell'orso sulle Alpi,
avrebbe
dovuto essere catturato e detenuto oppure abbattuto. Invece JJ4 è stata
lasciata libera e ha poi ucciso il povero Andrea Papi che correva su
una
stradina non lontana dalle case.
Invece
nell'area
di Yellowstone
quando un'orsa con un cucciolo, sempre nel 2023, ha attaccato e ucciso
Amie
Adamson, 48 anni – anche lei faceva footing su una stradina percorsa
pure da
ciclisti e fuoristrada – le autorità hanno subito cercato l'animale e
alla fine
l'hanno abbattuto, senza che nessun animalista o similare mettesse
becco. Non
solo, hanno catturato il cucciolo ma non l'hanno lasciato libero (i
cuccioli
dell'orsa abruzzese Amarena avevano la stessa età ma sono sopravvissuti
in
natura dopo l'uccisione della madre), l'hanno invece messo in uno zoo.
Questo
perché si sa che i cuccioli imitano la madre e assistendo all'attacco
imparano
che la cosa dopotutto si può fare. I cuccioli di JJ4 invece in Trentino
sono
stati lasciati liberi, e vedremo che accadrà in futuro.
Quando un orso attacca, con
contatto
fisico, una persona a Yellowstone esso viene abbattuto al più presto
dai Rangers. Nel 2021 c'è stato un attacco mortale fuori del parco e,
in questo caso, è stata la polizia locale (vedi foto) a provvedere ad
abbattere l'orso senza indugi. Proprio come in Trentino.
Ultima
cosa, il
dr. Zibordi erra
quando dice a proposito degli orsi abruzzesi che "Non abbiamo
abbastanza
dati per quantificare il fenomeno. Ci sono alcune evidenze di
bracconaggio, ma
sono poche e si contano sulle dita di una mano". In realtà lo stesso
Parco
nazionale d'Abruzzo dichiara che solo dal 1971 al 2015 sono state
trovate le
carcasse di 113 orsi marsicani, di cui almeno 38 sono stati uccisi dai
bracconieri. Insomma, un po' più delle dita di una mano. Dimostrazione,
purtroppo, che nonostante quel che si dice, anche parte degli abruzzesi
uccidono orsi, lupi e altri animali protetti.
Per
chiudere,
non siamo contro
orsi e lupi, che hanno un ruolo in natura e devono vivere liberi come
qualsiasi
altra specie selvatica o no. Ma devono essere gestiti, anche ridotti
numericamente e soprattutto legalmente abbattuti se
problematici/pericolosi,
intervento previsto da norme e leggi italiane ed europee.