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Orsi trentini

Michele Corti, 4 novembre 2023

 

  • Replica allo zoologo su Life Ursus



  • Filippo Zibordi
  • il dialogo è possibile sulla base di informazioni complete e oggettive

  • Il 1° novembre, sul quotidiano trentino "T Quotidiano" è stata pubblicata un'intervista allo zoologo Filippo Zibordi, che per 13 anni ha lavorato al Parco naturale Adamello Brenta e che ha appena pubblicato un libro sul tema della "convivenza" con gli orsi in Trentino. Giustamente fa riferimento, al fine della comprensione della drammatica situazione attuale, all'immobilismo indotto dagli interventi della magistratura e alla mancata applicazione del PACOBACE (il protocollo interregionale per la gestione che prevede gli interventi sugli orsi problematici). Giustamente sottolinea anche la condizione di insicurezza. Zibordi, però, vorrebbe far credere che la densità degli orsi in Trentino è "naturale". Anche attenendoci alle stime della Provincia, palesemente al ribass0,  la densità nel territorio di presenza permanente delle orse è 2-3 volte di quella di "riferimento" del progetto Life Ursus. Uno studio commissionato alla provincia ad Apollonio e Tosi concludeva che nel Trentino occidentale ci possono stare 60-130 orsi. Anche sulla base delle stime "ufficiali" siamo andati oltre, non parliamo se si parla di 150-200 orsi. Con la frequentazione turistica del Trentino è accettabile tutto ciò? E' accettabile "mettere in conto 1-2 aggressioni all'anno?



  • Nella replica a Zibordi che pubblichiamo, Giovanni Todaro spiega che nel grande National Park di Yellowstone, dove il turista deve seguire determinati itinerari e dove abitano 1000 persone in tutto, in una situazione che può essere considerata ottimale per gli orsi, ci sono molte meno orse in condizione riproduttiva che nel Trentino occidentale. Eppure anche quest'estate una turista è stata uccisa da un orso. Ma Yellowstone è estesa su 9000 kmq, l'area trentina su cui era previsto potessero insistere gli orsi era pari, secondo Life Ursus, a 1700 kmq (poi "rivista" ex-post a 2000 inserendo anche le aree poco vocate). Todaro si preoccupa anche di prevenire la scontata obiezione: "Ma i grizzly sono molto più grossi e pericolosi degli orsi sloveni". Non è così. E allora non è il caso, da parte degli zoologi e di tutti coloro che si sono occupati e si occupano di Life Ursus e della gestione successiva, di fare un po' di autocritica, di non rigettare le considerazioni e le informazioni scomode, di assumere un atteggiamento un po' meno orgoglioso? Per poter uscire dal vicono cieco attuale serve il dialogo costruttivo. E soprattutto smetterla di dire bugie e deporre l'arroganza degli "specialisti".


Quando si parla di "convivenza" in Trentino si dimentica che, a Yellowstone, in un contesto nel quale gli orsi sono presenti con densità molto più basse che in Trentino, dove il turista deve attenersi a regole molto rigide e non può circolare liberamente, gli eventi fatali - che pure non mancano - sono contenuti da condizioni che in Trentino mancano completamente: 1) se sbaglia il turista (vedi avvicinarsi all'orso per fotografarlo) per lui si aprono le porte della prigione; 2) se "sbaglia" l'orso è abbattuto senza tante storie; 3) il turista può portare con sè lo spray anti-orso. E allora, di cosa stiamo parlando?

Intervista a Filippo Zilorri

(di Tommaso Di Giannantonio
, il T quotidiano, 1/11/2023) vai a vedere

Quali sono i fattori che portano al bracconaggio?

Alla base del bracconaggio c’è il conflitto. Il bracconaggio esprime la volontà di risolvere in maniera illegale un malessere da parte di una persona o, più frequentemente, di un settore della popolazione. Laddove la gestione faunistica viene attuata in maniera efficace il conflitto viene tenuto basso e allora non si esprime la necessità di farsi giustizia da soli. Io ho la sensazione che in questo momento storico l’orso, in questa parte delle Alpi, sia vissuto come una presenza, non solo fastidiosa, ma totalmente negativa. E in questo contesto un certo tipo di bracconaggio può avere la stessa dinamica dei cacciatori di taglie di 120 anni fa: per una parte dei trentini togliere di mezzo un orso può essere collegato a una sorta di riconoscimento sociale.

Perché si genera un conflitto?

Il conflitto si gioca su due grandi assi: da un lato l’asse legato alla sicurezza pubblica e dall’altro quello legato ai danni alle attività umane. Il conflitto si inasprisce quando questi due fattori vengono percepiti con tensione. Quando parliamo di sicurezza parliamo soprattutto di percezione della sicurezza. Il dato statistico ci dice che l’orso è un rischio trascurabile: salire in auto è più rischioso rispetto a una passeggiata nel bosco. Oggi, però, la gente si sente molto insicura: un numero crescente di persone ha paura ad andare in montagna. Lo stesso discorso vale per i danni alle attività umane: la Provincia sta facendo un gran lavoro su questo fronte, con la prevenzione e la rifusione, ma la percezione va oltre il dato reale.

Quali sono le tecniche utilizzate per il bracconaggio?

Quelle più note e verosimilmente utilizzate sono tre: l’arma da fuoco, l’avvelenamento e le trappole come i lacci».
La concentrazione di così tanti orsi in una parte limitata del Trentino può favorire il clima conflittuale?
Innanzitutto bisogna sfatare la narrazione che gli orsi stiano tutti, sempre, in Trentino: dal 2005 al 2021 ben 51 orsi sono usciti dal territorio provinciale. Le femmine sono invece abbastanza circoscritte nel Trentino occidentale. Dal punto di vista naturale non si può parlare di densità anomala. La consistenza di orsi in Trentino occidentale può essere considerata troppo elevata in relazione a dinamiche sociali, che dipendono da altri fattori, come l’enfatizzazione degli avvenimenti da parte dei mass media.
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Attualmente in Trentino potrebbero verificarsi episodi di bracconaggio?

Sì, secondo me sì: da una parte perché c’è un grande senso di insicurezza e dall’altra parte perché c’è una stasi al livello di risposte, sia perché la politica ha promesso azioni irrealizzabili sia perché le istanze della giustizia amministrativa hanno portato all’immobilità. Sarebbe ora di tornare a dare la parola ai tecnici, per trovare soluzioni legali, fattibili e socialmente condivise.

In Abruzzo gli episodi di bracconaggio sono piuttosto frequenti. Si può parlare di fenomeno «bracconaggio»?

Non abbiamo abbastanza dati per quantificare il fenomeno. Ci sono alcune evidenze di bracconaggio, ma sono poche e si contano sulle dita di una mano. Allo stesso tempo possiamo ragionevolmente ipotizzare che si verifichino fatti illegali perché la popolazione di orsi non cresce e rimane sempre intorno ai 50-60 esemplari.

Qualcuno potrebbe pensare che in questa maniera, seppur per vie illegali, si è riusciti a contenere il numero di orsi.

Sì ma in Abruzzo, proprio per questo, la popolazione di orsi è ad altissimo rischio di estinzione.

Quali sono gli «assi» alla base di una «gestione faunistica efficace»?

Bisogna mettere in atto tutte le misure gestionali previste dal Pacobace (il piano di gestione dell’orso): azioni indispensabili per garantire la convivenza tra uomini e orsi, ma che sono state fatte sempre meno e peggio in Trentino negli ultimi anni. Il secondo asse è la comunicazione: bisognerebbe raccontare la realtà con i dati di fatto e non con l’emotività. Il terzo asse è quello della ricerca scientifica e del monitoraggio, che andrebbero incentivati e non depotenziati.




Di seguito la replica all'intervista inviata al quotidiano

Sul problema dell'orso in Trentino

di Giovanni Todaro

addetto stampa dell'Associazione per la tutela dell'ambiente e della vita rurale


In riferimento all'interessante articolo di mercoledì 1 novembre, attinente l'orso e l'analisi dello zoologo Filippo Zibordi – che pure in parte condividiamo –, vorremmo correggere alcuni dati pubblicati e aggiungere qualche considerazione.

Zibordi ha spiegato: "Innanzitutto bisogna sfatare la narrazione che gli orsi stiano tutti, sempre, in Trentino: dal 2005 al 2021 ben 51 orsi sono usciti dal territorio provinciale". Non è proprio così, visto che dal 2005 al 2022 – quindi aggiungendo un anno (totale 53 orsi, tutti maschi) – sono sì usciti ma una parte è anche rientrata, esattamente 17 orsi. Inoltre altri 19 di questi 53 orsi sono morti o scomparsi, e non si sa dove, magari proprio in provincia di Trento. Semplicemente i corpi potrebbero non essere stati rinvenuti, cosa non assurda poiché neppure il reale numero di orsi trentini è conosciuto. Insomma, solo 17 orsi sono emigrati o ancora in dispersione.

Zibordi ha spiegato: "Le femmine sono invece abbastanza circoscritte nel Trentino occidentale. Dal punto di vista naturale non si può parlare di densità anomala". In realtà le orse adulte – ormai 60, 80? – non sono circoscritte, ma ormai addirittura stipate in un'area di soli 1.700 km². Il Rapporto Grandi Carnivori del 2021 ne stimava 40 (forchetta da 37 a 47) tanto che ci furono 9-10 cucciolate con 12-14 cuccioli totali. Bene, lo stesso rapporto ma del 2022 stimava la nascita di almeno 14 cucciolate con un totale massimo di 25 cuccioli, circa il doppio!

Queste cifre possono dire poco di primo acchito ma basti pensare che le orse adulte nel famoso Parco nazionale di Yellowstone, negli USA, sono in tutto 28: Combining the counts of females with cubs from the most recent 3-year period (2017–2019) provides a minimum estimate of 28 adult female grizzly bears with home ranges wholly or partially within the park. Tradotto: "La combinazione dei conteggi delle femmine con i cuccioli del periodo di 3 anni più recente (2017-2019) fornisce una stima minima di 28 orsi grizzly femmine adulte con home range interamente o parzialmente all'interno del parco". Lo dice ufficialmente il Bear Report Final del Parco nazionale di Yellowstone.

Non solo, continuando il paragone con gli USA, ricordiamo che nel Parco nazionale di Yellowstone vivono circa 150-200 orsi bruni, ossia il grizzly (che contrariamente a quel che si pensa ha le stesse dimensioni dell'orso bruno eurasiatico ossia il nostro, e a volte è anche più piccolo) mentre nella Provincia autonoma di Trento sono circa 150. Il fatto è che la  Provincia autonoma di Trento, centri urbani inclusi, è 6.207 km², ossia più piccola di quasi 3.000 km² del  Parco nazionale di Yellowstone (8.983 km²). Ma nel parco americano i residenti sono solo 1.057, mentre in Trentino sono oltre 542.000! Da notare che per il sen. Luigi Spagnolli – ex direttore del Parco dello Stelvio e direttore dell'Ufficio provinciale Caccia e Pesca della Provincia autonoma di Bolzano – gli orsi in Trentino sarebbero invece 150-200.

Si penserà che però nel  Parco nazionale di Yellowstone ci siano orde di turisti in più e quindi il numero aumenti. Non è vero, perché sì, il parco americano nel 2022 ha avuto 3.290.242 turisti mentre la Provincia autonoma di Trento 2.834.940, ma il parco americano in un anno ha avuto poco più di un milione di pernottamenti, mentre  la Provincia autonoma di Trento addirittura 11,5 milioni. In pratica, ci sono più possibilità di incontro/scontro tra umani e orsi in Trentino o a Yellowstone?

Dice però bene lo zoologo Filippo Zibordi quando spiega: "c'è un grande senso di insicurezza, c'è una stasi al livello di risposte, sia perché la politica ha promesso azioni irrealizzabili sia perché le istanze della giustizia amministrativa hanno portato all'immobilità". Pura verità. E lo stesso quando dice: "«Bisogna mettere in atto tutte le misure gestionali previste dal Pacobace (il piano di gestione dell’orso): azioni indispensabili per garantire la convivenza tra uomini e orsi, ma che sono state fatte sempre meno e peggio in Trentino negli ultimi anni".

Quando da noi un orso ferisce o addirittura uccide un innocente, gli animalisti estremi vogliono che l'animale rimanga libero lo stesso. Ricordiamo l'orsa JJ4 che aveva già attaccato e ferito delle persone e che secondo il PACOBACE, il protocollo scientifico firmato da tutti i partner della reintroduzione dell'orso sulle Alpi, avrebbe dovuto essere catturato e detenuto oppure abbattuto. Invece JJ4 è stata lasciata libera e ha poi ucciso il povero Andrea Papi che correva su una stradina non lontana dalle case.

Invece nell'area di Yellowstone quando un'orsa con un cucciolo, sempre nel 2023, ha attaccato e ucciso Amie Adamson, 48 anni – anche lei faceva footing su una stradina percorsa pure da ciclisti e fuoristrada – le autorità hanno subito cercato l'animale e alla fine l'hanno abbattuto, senza che nessun animalista o similare mettesse becco. Non solo, hanno catturato il cucciolo ma non l'hanno lasciato libero (i cuccioli dell'orsa abruzzese Amarena avevano la stessa età ma sono sopravvissuti in natura dopo l'uccisione della madre), l'hanno invece messo in uno zoo. Questo perché si sa che i cuccioli imitano la madre e assistendo all'attacco imparano che la cosa dopotutto si può fare. I cuccioli di JJ4 invece in Trentino sono stati lasciati liberi, e vedremo che accadrà in futuro.

Quando un orso attacca, con contatto fisico, una persona a Yellowstone esso viene abbattuto al più presto dai Rangers. Nel 2021 c'è stato un attacco mortale fuori del parco e, in questo caso, è stata la polizia locale (vedi foto) a provvedere ad abbattere l'orso senza indugi. Proprio come in Trentino.

Ultima cosa, il dr. Zibordi erra quando dice a proposito degli orsi abruzzesi che "Non abbiamo abbastanza dati per quantificare il fenomeno. Ci sono alcune evidenze di bracconaggio, ma sono poche e si contano sulle dita di una mano". In realtà lo stesso Parco nazionale d'Abruzzo dichiara che solo dal 1971 al 2015 sono state trovate le carcasse di 113 orsi marsicani, di cui almeno 38 sono stati uccisi dai bracconieri. Insomma, un po' più delle dita di una mano. Dimostrazione, purtroppo, che nonostante quel che si dice, anche parte degli abruzzesi uccidono orsi, lupi e altri animali protetti.

Per chiudere, non siamo contro orsi e lupi, che hanno un ruolo in natura e devono vivere liberi come qualsiasi altra specie selvatica o no. Ma devono essere gestiti, anche ridotti numericamente e soprattutto legalmente abbattuti se problematici/pericolosi, intervento previsto da norme e leggi italiane ed europee.



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