(04.09.15) Dopo le minacce di blocco del Tour de France e le manifestazioni non si ferma la lotta dei pastori contro le stragi ad opera dei lupi. In Savoia (a 7 km in linea d'aria dalla Val di Susa) sequestrano presidente, direttore e responsabile di settore del Parco del Vanoise. Il prefetto viene incontro alle loro richieste dei pastori
Francia: pastori in rivolta
dopo un'estate di manifestazioni e di promesse
sequestrano per una notte il vertice di un Parco
(e il prefetto concede di sparare a sei lupi)
di Michele Corti
L'estate è stata calda per i pastori francesi, non solo in senso climatico. Ormai l'esasperazione per le continue stragi dei lupi ha superato il livello di guardia e lo stato, attraverso il ministro dell'ambiente Ségolène Royal il 21 luglio, è dovuto accorrere a Gap per raffreddare gli animi dei pastori che volevano bloccare il Tour de France (ed erano decisi a farlo). Il Tour ha potuto proseguire perché le promesse del ministro sono state ritenute convincenti: 1) richiesta di revisione della Convenzione di Berna per declassare il lupo (in espansione in tutta Europa) da specie "particolarmente protetta" a "protetta"; 2) creazione di una brigata di giovani cacciatori a tutela dei pastori. Pecore e pastori (sopra) hanno comunque manifestato (con i sindaci in testa). Palesemente una tale richiesta avrebbe più peso se fosse appoggiata anche dall'Italia ma quest'ultima ha da tempo deciso che gli animalisti hanno diritto di veto su le questioni rilevanti in materia di fauna.
Lapazienza dei pastori francesi è però esaurita e non essendo successo niente di concreto (anche se la ministra dice di aver telefonato alla segreteria della Convenzione di Berna per annunciare la richiesta francese) i pastori il 28 agosto sono tornati all'attacco. Hanno preso di mira la Prefettura scaricando letame e rifiuti e appendendo alla cancellata la carcassa di una pecora predata dai lupi. Erano in duecento ma con diversi mezzi agricoli (carri letame per lo più).
Va notato che queste azioni sono state tollerate dalle autorità che hanno compreso che di fronte a persone esasperate minacciate nella loro attività, sottoposte allo stress continuo della predazione, il tentativo di bloccare gesti forti e sicuramente non leciti avrebbe comportato conseguenze imprevedibili e violenze. Va sottolineato che queste forme di lotta "rudi" contro i rappresentanti dell Stato in Francia sono "normali. Sotto il video dell'irrorazione di liquame (per protestare contro la politica agricola Eu) della prefettura di Chalon. Ma come, lo "stato forte" francese lascia che vengano insultati e lordati i suoi simboli? Sì, perché sa dosare la forza e pesare un po' più da un punto di vista "nazionale" (e non solo delle classi e dei ceti più prepotenti e privilegiati come in Italia) gli interessi in campo.
Dall'altra parte della barricata, infatti, a difendere i lupi ci sono quelli che in Francia chiamano gli écolos, gente motivata dalla voglia di dimostrarsi ideologicamente à la page , gente che ovviamente non sa cos'è la montagna, la responsabilità della vita di tanti animali, la frustrazione di vederli sbranati vivi. Gente che vede spesso nel lupo un business, una facile via per ottenere finanziamenti di ricerca o progetti europei, per consulenze, iniziative di ogni tipo per il "mercato del lupo". Gente semplicemente annoiata, che sta troppo bene e che non ha preoccupazioni. Va anche aggiunto che in Francia il peso dell'animal-ambientalismo è nel complesso più modesto che in Italia e che non pochi tra gli ambientalisti sottoscrivono almeno in parte le richieste dei pastori. A differenza dell'Italia dove nessun intellettuale osa schierarsi con i pastori contro il lupo, in Francia c'è stato persino un manifesto di intellettuali e ricercatori pro pastori contro i lupi pubblicato dal quotidiano di estrema sinistra Liberation e sottoscritto da Carlin Petrini (che in Italia si guarda bene di mettersi contro la lobby del lupo).
Perché queste differenze? Semplice in Italia l'egemonia della città sulla campagna è sempre stata schiacciante, il contadino non era oppresso da una classe di proprietari che vivevano in campagna in grado di difendere il mondo rurale dal colonialismo urbano e in qualche modo di difendere anche i contadini. In Italia il "signore" era un patrizio cittadino e lo sfruttamento delle popolazione rurale assumeva il duplice volto dlel'oppressione politica da parte della città (disparità di diritti davanti alla legge e di doveri davanti al fisco, obbligo di ammasso delle derrate alimentari a vantaggio delle città e "prezzi politici" e di oppressione economica da parte dei grandi proprietari). Contro i proprietari terrieri, cittadini e quindi legati alla borghesia, non c'è stata in Italia nessuna Rivoluzione e, di conseguenza, al di là delle apparenze di democrazia (come nella demagogia costituzionale) in Italia è rimasta l'attitudine servile nei confronti dei Signori. Cosa fa il pastore italiano alle prese con i lupi visto che non osa protestare, che sa che sarà insultato, svillaneggiato (in quanto "villano"), che sa che non sarà ascoltato (perché chi comanda sta in città) : gli spara di nascosto e li fa sparire (o peggio dissemina bocconi avvelenati). Qualche volta espone teste e carcasse di lupi come espremo atto di protesta.
Dalla loro i pastori francesi hanno l'appoggio non solo della Confédération paysanne (sindacato contadino di ispirazione radicale) ma anche della maggioritaria Fnsea (legata al main stream agricolo anche nella dimensione agroindustriale). In più sono organizzati nella forte Fédération nationale ovine. Nulla di questo in Italia dove non esistono organizzazioni di pastori e le organizzazioni agricole non solo non solo si disinteressano ampliamente di un settore "marginale" ma non hanno alcuna intenzione di scontrarsi (al di là delle solite parole di solidarietà con i pastori che nulla costano) con gli ambientalisti con i quali spesso preferiscono collaborare dove ci sono da spartire finanziamenti e cadreghe (negli stessi parchi). Pastori senza rappresentanza quindi. A confrontarsi con le lobby animal-ambientaliste (che rappresentano egregiamente sé stesse grazie all grade spazio loro concesso dalle istituzioni).
Se in Francia un sistema di super protezione del lupo costringe i pastori a forme di antica jaquerie (violenta sollevazione antifeudale) in Italia la "protesta" è prepolitica, individuale, arcaica e si affida al piombo o al veleno. Ma non c'è alternativa. E dal momento che il "democraticismo", il "buonismo" italiano hanno l'immancabile risvolto di ipocrisia, ci si vanta anche che in Italia, paese di cultura ecologica avanzatissima (altro che la Svezia!) il lupo non è (legalmente) toccato. Peccato che venga elimitato con mezzi non propriamente indolori con WWF, Parchi, Ispra che benedicono i "bracconieri" che gli tolgono le castagne dal fuoco (e impediscono uno scontro sociale e politico come quello che sta avvenendo in Francia (dove i lupi sono 300, a dir poco 6-7 volte meno che in Italia, ma la Francia è 547 mila km2, l'Italia 301).
L'estate calda dei pastori francesi ha però avuto un ulteriore e più clamoroso sviluppo questa settimana. Il 2 settembre, al termine di un incontro pubblico presos la sala delle feste del municipio del paese di Bramans, al confine con la Val Susa (7 km in linea d'aria dal territorio italiano) un gruppo di trenta pastori ha preso in ostaggio il presidente del parco della Vanoie, Guy Chaumereuil, il direttore, Emmanuel Michau e il responsabile del settore di Modane, Franck Parchou. Il sequesto è durato tutta la notte. La polizia aveva intimato il rilascio degli ostaggi entro le cinque del mattino ed essi sono stati rilasciati spontaneamente prima del termine.
Ma nel frattempo il prefetto ha accettato le richieste dei pastori. Chiedevano l'abbattimento di cinque lupi entro la fine dell'anno, il prefetto ne ha concessi sei. Resta il porblema della vasta area "cuore del parco" dove il prefetto non ha potere di autorizzare la caccia. Un chiaro esempio di come la logica dei "santuari della fauna" imposti dai conservazionisti quando alcune specie animali eano a rischio di estinzione o presenti in numeri esigui (qui si trattava di proteggere lo stambecco) si traduca in un meccanismo infernale di "fabbriche" di fauna fuori controllo. In Italia la calamità dei cinghiali, come tutti sanno, non è solo da attribuire ai lanci illegali dei cacciatori e alle ibridazioni con i suini domestici ma anche alla distorta applicazione dei "santuari" che escludendo ogni forma di caccia in alcune aree ha consentito anche alla fauna nociva di riprodursi al di là di ogni ragionevole limite e di irradiarsi nelle aree circostanti con gravi danni all'agricoltura.
La foto sotto ritrae il presidente-ostaggio con i pastori. Nulla di drammatico e i pastori non hanno certo l'aria di un commando di Tupamaros. Ma Chaumereuil ha sottolineato di essere stato realmente seguestrato e che questo "pone un problema di democrazia".
Parliamo di "democrazia" allora? Cosa c'è di democratico in un meccanismo di convenzioni internazionali vecchie di decenni, espressione di una realtà completamente trasformata, che legano le mani ai governi, alle autorità democraticamente elette, difesa da una potente lobby ambientalista internazionale palesemente legata ai poteri forti economici. Che cosa c'è di democratico nel distruggere attività economiche che sono tra le più sostenibili dal punto di vista sociale ed ambientale, che non producono profitti per multinazionali, banche, speculatori ma consento a persone oneste che vivono del loro lavoro di mantenersi con le loro famiglie?