(30.11.15) Non si fermano le speculazioni sulle biomasse. Il regime di incentivi ancora favorevolissimo per impianti a biogas sino a 300kW di potenza scatena ancora appetiti che cercano "nicchie" ancora libere. E così sono minacciate dalla piaga del biogas anche le più belle località turistiche
L'ombra inquietante della
speculazione biogassista
sulla Magnifica terra
di Michele Corti
A Valdisotto, nella piana di Bormio esente da capannoni e condomini, Enrico Bracchi, noto costruttore locale, ha costitutito una società "agricola" (finzione necessaria per fruire degli incentivi per il biogas) con un imprenditore bergamasco conosciuto come fautore e realizzatore di inceneritori . L'impianto a biogas dovrebbe sorgere vicinissimo alle abitazioni della frazione Capitania, già penalizzata dall'inquinamento prodotto dal traffico nonché alla Levissima (l'acqua "Purissima").
Serve un NO forte e deciso non solo da chi abita in prossimità del minacciato impianto ma da tutta la Valtellina, da tutta la Lombardia che non possono ammettere di vedere insozzata dalla speculazione energetica una delle loro terre più belle
Nei giorni scorsi la stampa (il quotidiano locale "La Provincia") ha annunciato che in comune di Valdisotto in località Capitania dove sorge l'impianto di imbottigliamento della Levissima (quella che Messner reclamizzava con lo slogan: "altissima, purissima, levissima") una Società agricola ha in animo di realizzare una centrale a biogas per "risolvere il problema degli agricoltori e fornire energia elettrica a tutta la zona industriale ". Uno tra i filantropi è Enrico Bracchi, noto costruttore locale con storie di abusi edilizi, cartelli per pilotare gli appalti, cemento depotenziato e maxi evasione fiscale (compravendite di immobili in nero).
Di seguito il testo dell'articolo del 22 novembre. Un concentrato di informazione non corretta e palesemente a favore del potente di turno:
Il progetto è stato approvato dalla Regione. Ora tocca al Comune. Servirà tutta la zona industriale. «Soluzione ecologica per smaltire biomasse dalle stalle» Un impianto a biogas in Valdisotto, a pochi passi dalla caserma dei vigili del fuoco: si tratta di un progetto pensato per rispondere da un lato alle esigenze degli agricoltori e, dall’altro, per ridurre l’inquinamento e migliorare anche l’immagine del comprensorio dal punto di vista turistico, fornendo energia elettrica e teleriscaldamento ad un centinaio di abitazioni, alla zona industriale e allo stabilimento della Levissima. A realizzarlo sarà la Sibra Agricola s.r.l., una società partecipata da imprenditori locali, anche agricoli, che finanzierà per intero l’opera senza l’intervento della parte pubblica. Il progetto, che sarà realizzato a partire dalla prossima primavera, è minuzioso e dettagliato: nulla è stato lasciato al caso a seguito di accurate indagini ed approfondimenti. Enrico Bracchi, tra i protagonisti dell’iniziativa, ha voluto renderla pubblica prima dell’inizio lavori sia per informare la cittadinanza nel merito, sia per spiegarne i benefici. «Innanzitutto con quest’iniziativa – ha evidenziato – intendiamo risolvere un problema lamentato da tempo da diverse aziende agricole dell’intero mandamento, quello relativo al deposito e smaltimento del letame che è altamente inquinante. Nei mesi scorsi abbiamo effettuato un sondaggio tra le varie aziende del comprensorio e tutte si sono dette entusiaste dell’iniziativa».
Gli abitanti della frazione Capitania hanno subito sospettato, conoscendo il Bracchi, che tanta generosità e tanto ambientalismo da parte del costruttore potevano nascondere solo terribili fregature.
La diffidenza contro il "progetto ecologico" è aumentata in seguito all'atteggiarsi professore di agronomia di Bracchi con i suoi anatemi senza appello contro il letame, qualificato come materia pericolosissima e micidiale fonte di inquinamento (e pensare che è quello che i vecchi chiamavano con riverenza "burro nero"...).
Così hanno iniziato ad informarsi. Hanno scoperto su internet che il biogas è contestatissimo in tutta Italia, che ci sono centrali sequestrate,che esse provocano incidenti anche gravi per l'ambiente, che le emissioni dei motori che bruciano biogas sono tutt'altro che trascurabili tanto che una "piccola" centrale come quella proposta da Bracchi inquina in termini di emissioni di NOx come 10 mila autovetture a benzina Euro 5.
In rosso il sito della centrale, in giallo il confine comunale
Gli abitanti hanno anche scoperto che la Regione ha delegato i comuni a gestire la procedura autorizzativa di questi "impianti a energie rinnovabili" acquisendo i pareri degli enti tecnici competenti. La stampa locale compiacente voleva far credere che il ruolo del comune è secondario, che la regione ha già dato la sua benedizione e quindi che non ci sia altro da fare che mettere il cuore in pace e rassegnarsi all'apertura primaverile del cantiere. Le cose non stanno affatto così. La trappola non è scattata. Alla reazione di chi abita alla Capitania si è aggiunta quella degli artigiani che hanno acquisito i lotti della nuova area artigianale (dove ora c'è solo la caserma dei VVFF e dove ci dovrebbe essere la centrale a biogas). Il piano è stato approvato dal comune nel dicembre 2014 quando ovviamente in comune qualcuno sapeva che c'era chi si stava creando la disponibilità di un'area per la centrale. L'inserimento de facro della centrale nell'area artigianale, oltre che un colpo basso nei confronti degli artigiani è una palese contraddizione e il comune non potrà fare a meno di opporre un quasi automatico diniego (nonostante le verosimili promesse...) al progetto di Bracchi. In caso contrario si esporrà alle conseguenze delle azioni che abitanti e artigiani intraprenderanno contro il comune per tutelare i loro legittimi interessi.
Sibra: una società "agricola" con sede a Bergamo... da un inceneritorista
Le cose non stanno andando lisce come Bracchi e i suoi "appoggi" locali, a Sondrio e, si vocifera, anche a Milano speravano. Di fronte alla prospettiva di trovarsi una centrale puzzolente e inquinante a 150 m dalle proprie abitazioni, dove vivere può diventare sgradevole e traslocare può significare la rovina (perché nessuno vuole acquistare case fronte biogas) gli abitanti hanno iniziato a raccogliere firme. Hanno chiesto anche l'accesso agli atti in data 11 novembre (per potere avere in mano il progetto) . Hanno poi richiesto delle visure camerali per capire cosa si sia dietro la Sibra Agricola srl.
Così hanno scoperto che la Sibra non ha sede a Valdisotto ma ad Albino (Bg) via Marconi 3. Perché? Perché colà abita e opera il socio di Bracchi, un personaggio noto nel mondo dell'energia e dei rifiuti. Parliamo di Claudio Sironi residente a Torre Boldone (paesone vicino ad Albino). Alla Sibra partecipano paritariamente la Bracchi srl e la C.L.A.S. srl (sede ad Albino in via Marconi 5). Nel consiglio della Sibra siede anche Sironi Andrea, figlio di Claudio e Demonti Samuele, giovane allevatore di Valdissotto che ha accettato (chissà dietro quali mirabolanti promesse) di svolgere il ruolo della "foglia di fico", quella parte poco onorevole dell'agricolo-prestanome (o poco più) che consente alle società che aspirano a speculare sulle energie rinnovabili di lucrare un cumulo di vantaggi grazie alla loro natura (sia pure fittizia) agricola.
Va saputo che il governo Renzi ha ridimensionato la scandalosa assimilazione del reddito derivante dalla vendita di energia elettrica superincentivata (quella che lucra una tariffa onnicomprensiva di circa 0,3 € per ogni kW immesso nella rete) a reddito agrario. Da 1MW (limite massimo per impianti "agricoli" ad energie rinnovabili) il limite di "pacchia fiscale" è sceso a 299kW. Sopra c'è una tassazione forfettaria.
La scelta dei 299wK come taglia ottimale per massimizzare gli incentivi pubblici "estratti" dalle centrali a biogas e biomasse è peraltro andata generalizzandosi da 2013 quando, alla precedente tariffa onnicomprensiva "flat"(uguale per tutti), è stata sostituita una tariffa onnicomprensiva (incentivo + prezzo dell'energia elettrica) modulata per potenza, tipo di biomassa utilizzata, presunta efficienza cogenerativa (ovvero recupero del calore) degli impianti, provenienza km zero (sic) della biomassa ecc.
A questo punto è interessante conoscere chi sia Claudio Sironi, il socio bergamasco di Bracchi. Sironi è stato tecnico e consigliere della REA una società di Dalmine che si è costituita nel 1996 quando la contestazione alle discariche era arrivata al suo acme e la politica stava sposando la strategia dei "termovalorizzatori" (la solita ipocrisia semantica per non evocare la paura - legittima e fondata - delle diossine ecc.). Prima discariche, poi inceneritori, oggi biomasse, quello che conta è intercettare flussi di denaro estorti con le leve fiscali o delle tariffe amministrate ai cittadini-sudditi e incassare tangenti .
Sironi, un personaggio pronto a saltare sulle nuove speculazioni del momento
Sironi con "passione" si è speso in quegli anni per confutare i "gufi", ricercatori come Patrizia Gentilini, l'oncologa che Renzi ha pubblicamente insultato ("lei è una Maga Magò") a causa della divulgazione di dati scientifici che tendono a confermare il pericolo degli inceneritori (non importa di quale generazione e di quale miracoloso sistema di filtri essi siano dotati). Il guaio per Sironi, Renzi e gli enormi interessi che girano intorno alla combustione dei rifiuti (oggi attuata anche negli impianti a biomasse, nelle cementerie ecc.) è che anche i dati del Ministero della salute confermano l'aumento dell'incidenza di tumori che si registra mano a mano che ci si avvicina ai siti degli inceneritori.
Contro i "gufi" e coloro che non comprendono quale miniera d'oro sia la combustione dei rifiuti, Sironi si è speso generosamente: "i rifiuti sono un pozzo di petrolio uniformemente distribuito sul territorio" (fonte). Egli ha fatto anche notare che: " Fa più danni stare ad un passo dai fumi di una grigliata con gli amici, che respirare l'aria che esce dal camino di questi termovalorizzatori?". E anche: "Dovremmo temere certamente di più gli scarichi di due motorini che le emissioni di un impianto così tecnologicamente all'avanguardia" (fonte). Sironi è noto anche alle cronache della Puglia. Quando ancora operava in Rea aveva tentato di realizzare un "termovalorizzatore" a Trani. Pronto a fiutare i nuovi business si ripresentò poco dopo nella cittadina pugliese (dove evidentemente godeva di appoggi) in qualità di legale rappresentante della Società Telmo s.p.a., con sede legale in Bergamo alla Via Dell’Industria n. 8 nonché di delegato delle Società Calypso Engineering s.p.a., Stomer s.p.a., Paul s.r.l, Hieronymus s.r.l. e... guarda, guarda anche della Clas s.r.l. con sede legale alla via Marconi n. 5, Albino ovvero quella che partecipa alla Sipra agricola che intende realizzare il biogas a Valdisotto.
Lo scopo del dispiegamento di sei società consisteva nel far figurare che ciascuno di sei impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile solare (fotovoltaica) collocati su tre serre (non si sa se vere o fasulle) in Località San Tommaso fosse ciascuno di potenza inferiore ad 1 MW. Il perché di questi giochi ci è già chiaro.
Nel 2012 scoppia uno scandalo fotovoltaico proprio a Trani. Si scopre che numerosi parchi solari riconducibili a società di Bolzano e di altre parti d'Italia erano in realtà riconducibili allo stesso gruppo di interesse. Le indagini si sono chiuse nel 2014 quando la procura di Trani ha rinviato a giudizio 24 persone per corruzione (di pubblici funzionari), associazione a delinquere e truffa (fonte). Nel 2013 Sironi ritira la richiesta di autorizzazione.
La sola del liquame
Nell'articolo capolavoro di disinformazione della Provincia si parla anche di un consenso entusiastico degli allevatori alla proposta della bella coppia Bracchi -Sironi. In realtà, oltre a Demonti Samuele sono ben poche le stalle della Magnifica terra che si sono dichiarate pronte a conferire il liquame. Tra queste alcune con la merda alla gola, ovvero senza prati e con produzioni cospicue di liquame (grazie evidentemente alle evidenti "crepe" nei piani di utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici) .
Ma per far marciare una centrale da 300kW non bastano tutti i bovini della Magnifica terra. Il Censimento dell'agricoltura del 2010 indica 2149 bovini in tutto Per ottenere un quantitativo di deiezioni tale da produrre 300kW x 8500 ore = 2.550.000 kWh servono 3.500 bovini (vacche da latte con manze, manzette e vitelli). Questo sulla base della produttività media delle vacche da latte della pianura padana e dei dati del CRPA (ente di ricerca pubblica di riferimento per le biomasse agricole).
Dal momento che la produzione di latte a Bormio è inferiore a quella di Cremona e Piacenza per ovvie ragioni e che, di conseguenza, gli animali mangiano meno e defecano e urinano meno, in realtà ci vorrebbero 4.000 capi per far marciare la biogas. Se poi consideriamo che a Bormio vi sono anche animali da carne (meno esigenti dal punto di vista nutritivo e quindi meno produttivi in termini di liquami) ci rendiamo conto che la produzione di liquami della zona è del tutto insufficiente a coprire una quota significativa di fabbisogno dei digestori di Bracchi e Sironi. Si dirà che c'è anche un po' di paglia (poca o nulla dove si usano cuccette). Vero. Ma questo aumenta solo di poco il dato complessivo di Sostanza organica che il digestore può processare in biogas.
In realtà anche nella stessa pianura padana il liquame è un pretesto. Le biogas lombarde, nonostante lo sviluppo zootecnico della Bassa, producono meno del 20% del biogas utilizzando liquami. E il resto? O si coltivano biomasse appositamente per farle marcire nei digestori (sprecando trasporti, concimi, acqua di irrigazione, terreni, lavorazioni) o si usano rifiuti autorizzati (magari un tempo considerati rifiuti speciali) o ancora peggiori porcherie (in nero).
Sanno bene anche i valtellinesi come le bugie del biogas abbiano le gambe corte. Quando sono presentati alla popolazione tutti gli impianti sembrano gioielli che risolvono problemi e non ne creano nessuno. Poi le biomasse (legnose e verdi) mancano sempre. Cosi arrivano ramaglie dall'Austria per l'inceneritore a legna, così a Villa il biogas (che ha provocato le proteste dei cittadini per le puzze insopportabili) per marciare deve ricorrere a camion che fanno 130 km per andare a Brescia a caricare mais.
L'atteggiamento ambiguo degli enti e degli imprenditori locali
E il comune? Intanto ha provveduto ad una provvidenziale (per i biogassisti) variante al PGT. Dopodiché non ha ancora trasmesso ai richiedenti i progetti richiesti in data 11 novembre. Il perché è chiaro: si vuole far si che all'incontro "informativo" del 9 dicembre i cittadini arrivino senza aver potuto esaminare il progetto (né, tanto meno, averlo potuto fare esaminare a tecnici di fiducia). Così il monologo a senso unico dei tecnici progettisti della società "proponente" non potrà essere contestato sulla base di elementi puntuali. Chiamala "trasparenza e apertura alla partecipazione democratica dei cittadini".
Il comune di Bormio è direttamente interessato non solo perché (come prassi per questi impianti) la centrale verrebbe realizzata al suo confine, ma anche per via di una captazione idrica in prossimità del confine stesso (che in caso di necessità serve anche per usi potabili). Noto è il rischio di inquinamento delle falde di questi "gioielli". Però, per ora, il comune di Bormio tace. Come tacciono la Levissima e gli albergatori.
Il calcolo di chi tace è chiaro: se nessuno di accorge di nulla lasciamo che l'amico Bracchi si faccia i suoi affari (in modo che in un domani noi ci facciamo i nostri), se - invece - i consumatori di Levissima o i turisti rischiano di essere raggiunti da una "pubblicità negativa" allora diciamo a Bracchi che deve soprassedere.
Pare quindi che la Magnifica terra debba rischiare un po'di pubblicità negativa affinché chi ha la possibilità di difenderla prenda posizione. Se è questo che vogliono l'avranno.
Natale è alle porte. Un'ottima occasione per fare a Valdisotto, alla Magnifica terra, alla Valtellina, alla Lombardia una figura di .... digestato.