(03.04.13) Syngenta e Bayer (il gatto e la volpe) si propongono come generosi finanziatori di un piano "salva api". Il tutto per impedire che in Europa venga applicato il bando dei nenicotinoidi riconosciuti tra i fattori di moria mondiale delle api
La volpe a guardia del pollaio?
Via i veleni che uccidono le api. Senza se e senza ma
di Michele Corti
I profitti delle multinazionali dei veleni sono di molto inferori al danno economico (quello ecologico è incalcolabile) inferto all'agricoltura per la riduzione delle rese agricole causata dalla moria di api e altri impollinatori. Ma la potenza di fuoco di Syngenta e Bayer è concentrata e conta di più dell'interesse di consumatori e agricoltori. Questi ultimi rappresentano interessi diffusi con capacità di lobbying infinitamente inferiore. Così c'è il rischio che l'imminente bando dei neonicotinoidi slitti. Le multinazionali stanno giocando tutte le loro carte e ora propongono un piano a favore delle ali da loro finanziato per poter dimostrare che i loro veleni "non c'entrano" con il declino di api e degli insetti impollinatori
Il mese scorso la UE non è riuscita a trovare un accordo sulla messa al bando di tre pesticidi neonicotinoidi (imidacloprid e compagnia brutta) indicati come una delle cause della moria delle colonie di api in tutto il mondo. La concia dei semi con questi prodotti (è stata poi derogata la barbabietola) è stata sospesa in Italia dal 2009 con provvedimenti reiterati in attesa delle definizione complessiva della materia in sede europea. Per la messa al bando dei neonicotinoidi sono state raccolte 2,5 milioni di firme con l'obiettivo di 3 milioni (VAI ALLA PETIZIONE E FIRMA)
La Commissione, però, pare intenzionata a forzare la mano se gli stati non trovano un compromesso e se ne riparlerà a maggio. La proposta è quella di proibire l'uso in tutte le colture primaverili-estive.
Il portavoce della Commissione, Frederic Vincent, ha riferito che verranno prese in esame le osservazioni delle multinazionali produttrici ma che i pareri forniti dall' EFSA (European Food Security Agency) sono più che sufficienti per decidere la messa al bando.
Syngenta e Bayer sfruttando l'incertezza che caratterizza ormai l'approccio ad ogni problema scientifico (c'è sempre qualcuno che sostiene "sulla base di dati inconfutabili" la tesi opposta, specie se c'è un interesse forte dietro) vogliono menare il can per l'aia approfittando del fatto che la data prevista per la messa al bando si avvicina (1° luglio). Loro, ovviamente, sostengono che i loro prodotti non c'entrano nulla, che le api muoiono per colpa di parassiti (Varroa) e virus e sono certi di poter riconquistare una piena fiducia nella sicurezza dei loro prodotti davanti all'opinione pubblica.
Per poter conseguire questi obiettivi (ma sostanzialmente per guadagnare tempo) le due multinazionali hanno propost un "piano salva api".
Il piano dovrebbe consistere nel mantenere ai bordi dei campi dei margini con piante nettarifere gradite alle api. Come verrebbe tradotta in pratica la cosa non è chiaro. Syngenta e Bayer si sostituirebbero alla PAC trasformandosi in erogatori di sussidi per il greening? Su che scala verrebbe condotto questo piano? Solo su minuscolole aree pilota o su vasta scala?
Quello che appare più "convincente" nel piano del gatto e della volpe è l'altra parte di esso. Il finanziamento alla ricerca. In tempi di stretta sui finanziamenti pubblici (e privati) alla ricerca le multinazionali che si offrono di finazniare studi su parassiti e virus delle api per "trovare i veri colpevoli" non faticherebbero ad avere interi dipartimenti ai loro piedi. Un boss di Syngenta ha dichiarato "Questo piano organico consentirà di ottenere preziose conoscenze nel campo della sanità apistica mentre la messa al bando dei neonicotinoidi precluderebbe la possibilità di comprendere il problema". Capito? Bisogna continuare ad avvelenare le api altrimenti non si capisce perché muoiono!
L'effetto dei neonicotinoidi è certo anche se vi possono essere altri fattori alla base della motia delle api
Le api muoino anche in montagna, in territori "puliti" (ma siamo cos' sicuri?) e nessuno sostine che i neonicotinoidi solo la sola causa. Che siano mortali per le api, però, è altrettanto certo. Vincenzo Girolami e Luca Mazzon del Gruppo di Entomologia del Dipartimento di Agronomia Ambientale dell'Università di Padova hanno eseguito un semplice ma efficace sperimento. Spesso la scienza, per nascondere la verità, si inventa complicate dimostrazioni condite di algoritmi, modelli, sofisticate statistiche. Hanno preso due api dalla stessa colonia e le hanno sottoposte ad un semplice test. Dopo averle lasciate senz'acqua per un po' hanno somministrato ad una una goccia di eguttato si foglioline di una plantula di mais sviluppatasi da un seme non conciato, all'altra una goccia di eguttato di una plantula sviluppata da un seme conciato. Un video you tube documenta l'esperimento. L'ape abbeverata con eguttato pulito ha bevuto subito velocemente. Quella cui è stato offerto l'eguttato "sporco" ha prima rifiutato per più volte di bere. Poi ha ceduto alla sete e ha bevuto lentamente. In 45 secondi era stecchita.
Uno studio sponsorizzato dalla Syngenta e dalla Bayer dimostrerebbe che la messa al bando della concia del seme con i neonicotinoidi ridurrebbe le esportazioni della UE 16% e determinnerebbe un aumento del 57% rise inell'import del mais con un costo di 4.5 miliardi di Euro all'anno. Ma i ricercatori del settore hanno stimato che il contributo degli insetti impollinatori alla produttività agricola valga 22 miliardi di Euro in Europa e 153 milardi nel mondo.
La conclusione è che in questo ma in altri casi di danno all'ambiente e alla terra le giustificazioni "economiche" addotte per giustificare inquinamento, contaminazione, rischio biologici di ogni tipo, sono infondate, o meglio nascondono mere considerazioni di profitto per pochi a danno della collettività. I miliardi delle multinazionali sono più pesanti di quelli degli agricoltori e dei consumatori a dispetto del valore di "equivalente universale" del denaro. C'è del denaro più uguale degli altri verrebbe da dire.