(03.09.13) La Regione Emilia Romagna vara una legge regionale sull'escursionismo. Iniziativa lovedole perché le reti escursionistiche sono un'infrastruttura preziosa per il territorio e il turismo ma si scopre che l'escursionismo è anche ... motorizzato
L'Emilia Romagna vara la rete escursionistica
peccato per la fruizione motorizzata
È encomiabile che dopo il Piemonte (per non parlare di quanto realizzato in Svizzera) si sia varato un provvedimento che concepisce la rete escursionistica nella sua organicità pensando anche ad un programma regionale di valorizzazione. Ma è veramente un insulto che si sia lasciata aperta ad un "escursionismo motorizzato", alla faccia delle troppe, parole sul turismo sostenibile. Dietro l'ipocrisia buonista-ambientalista un regalo alle lobby
di Michele Corti
Quando si legge che la nuova norma vara il Catasto della Rete Escursionistica dell'Emilia Romagna (REER), che la Rete viene dichiarata di interesse pubblico a salvaguardia di modifiche della destinazione d'uso non si può che plaudire all'iniziativa.
È encompiabile che si introducano divieti quali: "danneggiare, alterare o impedire il libero accesso ai percorsi inseriti nella REER, sovrapporre ad essi altre infrastrutture" (peccato che molti buoi sono già scappati...), "segnalare i percorsi escursionistici in maniera difforme da quanto previsto dal regolamento attuativo" (evviva, un sistema di segnaletica univoco che supera la situazione - la regola in Italia - di una selva babelica di segnaletiche fai da te). In teoria anche in altre regioni si è proceduto a definire norme sulla segnaletica ma sono rimaste, almeno per ora sulla carta, persino in Lombardia dove la rete escursionistica si fonde con quella svizzera che storicamente sotto questo punto di vista è impeccabile.
Viene però da sorridere quando nell'ansia legiferatrice si stabiliscono divieti a comportamenti che recano danno alle cose altrui e agli animali già previsti dalle normative nazionali (e dal codice penale) e che solo l'educazione può in realtà aiutare a prevenire: "è vietato recare disturbo al bestiame e alla fauna selvatica, danneggiare colture ed attrezzature e raccogliere i prodotti agricoli". Ma c'è bisogno di una nuova legge regionale sull'escursionismo per dire che il "furto campestre è reato"? Mah.
Buonismo e ipocrisia
Bellisse sono le intenzioni del programma regionale di valorizzazione della REER dove si preve di promuovere una serie di encomiabili finalità (tanto lunga e tanto "buonista" da lasciare un po' di perplessità): "creare nuove opportunità socio-economiche per i territori più periferici della regione, in coerenza con gli obiettivi di conservazione dell’ambiente naturale", "preservare il patrimonio storico-culturale dei centri storici e dei borghi rurali", "favorire l’intermodalità del trasporto ecologico incentivando la nascita di percorsi turistici integranti la mobilità pedonale, ciclistica, elettrica o ippica e dei necessari punti di incontro e scambio ad essa funzionali", "garantire la fruibilità e la sicurezza dei percorsi escursionistici inseriti nella REER, particolarmente attraverso programmi di manutenzione straordinaria. Ci fermiamo qui non senza, però, aver ricordato un altro punto di questa lista virtuosa: "sostenere lo sviluppo della pratica sportiva all’aria aperta quale attività di prevenzione e contrasto delle patologie legate alla sedentarietà e agli scorretti stili di vita". Fin troppo brava. Peccato che se se torniamo all'art. 4, comma 1 leggiamo che la: "La fruizione della REER può avvenire a piedi, in bicicletta, a cavallo e con mezzi non motorizzati e motorizzati". Con mezzi motorizzati. Sì con le moto da enduro, i quad e tutte quelle novità motorizzate che portano anche sui sentieri e sulle mulattieri rumori ed emissioni.
Nella smania di apparire sempre "sostenibili" i legislatori dell'Assemblea elmiliano-romagnola hanno partorito la solita ipocrita operazione di cui sono maestri. Cosa c'entra con l'escursionismo che si fa a piedi per definizione e che - con limitazioni - può prevedere che i tracciati siano percorribili anche a cavallo e in bici la fruizione con quad ed enduro rombanti?
Nulla se non il lasciare aperta la porta alla discrezionalità dei comuni che sono esposti alla lobby. Una lobby, che - come abbiamo avuto occasione di sottolineare in nostri recedenti articoli che puntavano il dito contro la "nostra" Val Seriana , non riguarda solo i "malati" del rombo, ma un giro distorto di "turismo dell'illegalità" che coinvolge agenzie, esercizi turistici.
Circuiti ben delimitati per i "malati" di motori (e basta!)
Per i malati di motore a tutti costi la soluzione deve essere quella di circuiti dedicati che non interferiscano con la fruizione di chi va a piedi. Per il resto deve valere la regola di un divieto generalizzato (anche perché un conto è sostenere i costi di manutenzione del traffico di servizio, degli operatori agrosilvopastorali, di alcuni frontisti, un conto è sostenere il costo di una fruizione pubblica). Una fruizione per lo più legittimata da una Rete ufficiale con tanto di segnaletica. la Regione Emilia Romagna ha mescolato due cose diverse: turismo "capillare" ed escursionismo. Infatti la Rete Escursionistica (!?) viene definita come l'insieme dei "tracciati ubicati prevalentemente al di fuori dei centri urbani, finalizzata alla visita e all’esplorazione degli ambienti naturali e del patrimonio storico-culturale, architettonico e religioso del territorio". Dubitiamo che i quad e gli enduro siano mezzi per perseguire queste finalità. Che i turisti religiosi si rechino a santuari campestri o alpestri in sella a una moto da cross.
Con questa operazione viene favorita la pratica dell'uso dei mezzi motorizzati negli ambienti rurali collinari e montani. Vengono offerte ai "malati di motori" indicazioni ufficiali su dive possono scorazzare e parte dei denari destinati alla rete escursionistica verranno gettati per sistemare tracciati vulnerabili devastati dai mezzi motorizzati.
Dietro le nobili intenzioni della promozione del turismo rurale, della scoperta dei centri minori, della promozione di stili di vita "corretti" si legge la pressione dei motoclub e di agenzie turistiche e di noleggio quad, esercizi pubblici che del "turismo sostenibile" non sanno che farsene ma sono ben contenti di non dover restringere la clientela ai puristi. Ma questo il buonista legislatore emiliano-romagnolo si guarda bene dal confessarlo. La furbizia che liscia il pelo alle lobby, però, traspare tutta.
Cai inferocito
Nonostante il consigliere regionale del Pd Marco Barbieri si affanni a sostenere che la reazione del Cai è "una tempesta in un bicchier d'acqua", e che l'associazione aveva visto in anticipo e approvato la nuova regolamentazione il Cai dell'Emilia Romagna è inferocito. Il sodalizio si è sempre coerentemente battuto contro la frequantazione legalizzata o selvaggia di mezzi motorizzati a due o quattro ruote e ritiene una pugnalata alle spalle la legge emilian-romagnola. Tanto che minaccia di fare lo "sciopero" della manutenzione dei sentieri. Del resto basata vedere com'è la composizione della Consulta prevista dalla nuova legge. In essa il rappresentante del Cai è sommerso da rappresentanti di enti pubblici e burocratici. In perfetto stile emiliano-romagnolo dove la società civile è sussunta alle istituzioni (e le istituzioni al Partito).