Ruralpini  Commenti/Terrorismo animalista

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(21.03.12) Como. Assessore  minacciato dagli animalisti

La vicenda di Como richiede un esame di coscienza alla politica, alle organizzaizioni sociali e culturali e, soprattutto, ai media. Non è ammissibile che un assessore venga minacciato di morte per aver organizzato, in piena legalità, un corso per operatori faunistici. Finalizzato a contenere una specie (piccioni) fortemente nociva per l'agricoltura ma anche causa di danni al patrimonio edilizio e di gravi rischi per la salute pubblica leggi tutto

 

(23.02.12)Il dibattito sul lupo investe la cultuta

L'Adige, sul tema d'attualità del "ritorno del lupo sulle Alpi", ha pubblicato ieri la testimonianza di Marzia Verona. Marzia è pastoralista ma anche pastora e parla della sua esperienza personale intervenendo nel dibattito aperto con coraggio e lungimiranza da Annibale Salsa e rispondendo alla Maraini che sul Corrierone aveva da solita intellettuale progressista, affrontato con superficialità l'argomento non riescono a guardare oltre i cliché dell' animalismo politicamente corretto e della mitizzazione del lupo (quale emblema di una astratta 'rivincita della natura') leggi tutto

 

 

(23.04.11) S.Maria Maggiore (VB). Alla 22a edizione la Mostra del capretto tipico

Domenica delle Palme si è tenuta la ormai tradizionale Mostra del capretto tipico vigezzino. Rispetto alle edizioni 'd'oro', quando c'erano più espositori, convegni, notevole affluenza di pubblico, la mostra è più sotto tono. Una occasione per riflettere anche sulle campagne animaliste che prendono di mira la pastorizia ovvero un sistema che promuove sostenibilità e benessere animale. leggi tutto

 

(24.03.11) Orsi “problematici” in Trentino un problema che rischia di danneggiare l’orso...per eccesso di animalismo! (vai al comunicato)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(07.01.13) Il terrorismo animalista in Toscana ha compiuto un salto di qualità, non solo macelli incendiati ma anche una ditta casearia che ha subito gravi danni la notte di capodanno. Oggi la notizia di un fermo a Firenze.

 

 

Animalismo: il livello

di guardia è stato superato:

ora distruggono i caseifici

 

Il contrasto del terrorismo non è sufficiente se non si smaschera l'ideologia nichilista blandita dai media e propagata dalle associazioni animal-ambientaliste

 

di Michele Corti

 

 

La notizia non ha ricevuto particolare attenzione dai media nazionali impegnati come al solito a elencare il bollettino di guerra delle vittime di botti ma nella notte di S.Silvestro c'è stato un botto particolarmente grave: un attentato incendiario, a firma Alf (Animal liberation front), contro 8 automezzi della ditta 'Centro Latticini' di Montelupo Fiorentino. L'atto ha causato la completa distruzione dei furgoni e gravi danni anche al capannone di stoccaggio merci dell'azienda. I danni ammonterebbero a mezzo milione.

Più scalpore ha fatto oggi la notizia del fermo da parte della Digos di un giovane fiorentino ritenuto componente del commando. Il giovane  Filippo Serlupi D'Ongran, dalla Polizia di Firenze ritenuto fra i responsabili del grave attentato incendiario a firma ALF (Animal Liberation Front), avvenuto nella notte di Capodanno ai danni di 8 automezzi della ditta "Centro Latticini S.R.L." di Montelupo Fiorentino che, oltre alla completa distruzione dei furgoni, ha provocato gravi danni anche al capannone di stoccaggio merci dell'azienda. Il giovane farebbe parte del commando costituito da tre persone ed e' stato fermato per i reati di concorso in incendio, aggravato dalla finalita' di terrorismo. Gli altri componenti del commando sono riparati all'estero gà' dai giorni successivi al fatto e sono ricercati. Si tratta di Lorenzo Oggioni, 29 anni, di Scandicci (Firenze) e Luca Bonvicini, 41 anni di Bibbiano (Reggio Emilia). Oggioni ha lavorato in negozi per animali ed era molto impegnato con la Lida, la Lega Italiana per i Diritti degli Animali. Si sentiva "braccato", ritengono gli inquirenti, tanto che il giorno dopo l'attentato di Montelupo aveva fatto lavare e rivenduto l'automobile.

Non si tratta di episodi isolati. A primavera erano pervenute minacce di morte ad un assessore provinciale "reo" di aver organizzato un corso per operatori faunisti con lo scopo di contenere i danni dei piccioni all'agricoltura (vai all'articolo)

 

 

Le radici culturali

 

Il terrorismo animalista si alimenta di un humus culturale che criminalizza le attività zootecniche. Tra le campagne più diseducative ma di maggiore presa emotiva vanno citate quelle che invitano a non consumare carne di agnello. Il risultato è che colpiscono non le "fabbriche della carne" ma la componente più sostenibile dei sistemi di produzione animale: il pastoralismo. Nella loro ignoranza coloro che sostengono la campagna (c'è anche un sostenitore del nuclare e degli Ogm come Umberto Veronesi) dimenticano che in Italia la produzione ovina è legata alla trasformazione casearia in formaggi tipici. Il risultato è che essa ha contribuito a deprimere un mercato già debole con il prezzo degli agnelli tende a diminuire ulteriormente. In alcuni casi i commercianti non ritirano neppure gli agnelli. Vi è infatti larga disponibilità di prodotto estero a basso costo che soddisfa quella fascia di consumatori "quantitativa" che - specie con la crisi - guarda solo al prezzo e che non bada troppo alla qualità, all'origine.

Obiettivo degli animal-ambientalisti è quello di sostituire gli agnelli con i lupi. Nella loro visione la realtà rurale deve essere sostituita dai Parchi, dal ritorno della natura incontaminata popolata di lupi, orsi radiocollarati, linci ecc. Tollerate le "fattorie didattiche" dove l'agnellino serve per le coccole dei bimbi (senza porsi interrogativi sulla sua "carriera").

Non ci vuole molto a capire che queste politiche sono in sintonia con la globalizzione e superindustrializzazione della produzione agroalimentare che si sposta altrove (dove scaccia comunità rurali indigene e distrugge le foreste), che si rende meno visibile.

 

 

L'animal-ambientalismo becero è il miglior alleato delle multinazionali del global food system 

 

Fino ad oggi gli animalisti attaccavano i macelli. Un modo di concentrarsi solo su una componente di una filiera dalla quale dipende molto poco l'eticità e la sostenibiliutà di un sistema di produzione e di consumo. Al macello pervengono animali allevati con sistemi molto diversi; animali che hanno vissuto una vita degna di essere vissuta e animali che hanno vissuto in spazi ristretti e sottoposti ad una alimentazione finalizzata ad una crescita rapidissima (per arrivare presto alla fine del ciclo e ridurre i costi fissi delle strutture). Mettere l'accento sull'uccisione dell'animale dimostra che l'animalismo opera all'interno delle stesse coordinate concettuali dell'industrialismo. L'animale è concepito alla luce di una sola funzione specializzata (finalizzazione a bistecca). L'animale domestico invece è un elemento di una simbiosi con l'uomo nella quale ciascuno ritrae dei vantaggi biologici. L'etica e la sostenibilità della simbiosi non si valutano sull'uccisione dell'animale ma nel complesso del rapporto. Esso è bilanciato se l'animale fruisce di condizioni di benessere, può esprimere il proprio repertorio comportamentale, se viene assicurata la protezione dalle malattie, dai predatori, dagli agenti atmosferici. Se viene assicurato un alimento fisiologicamente adatto. Nutrire gli erbivori con la carne (vacca pazza), ma anche con più cereali che foraggi non è compatibile con la fisiologia di questi animali (ma nemmeno con la presenza di un miliardo di unami sottonutriti). I presupposti etici vengono meno anche se dell'animale, invece che recuperare tutto, si utilizzano solo alcune parti e le altre divengono "rifiuto" e substrato energetico, se le "fabbriche della carne" sostengono un iper-consumo che comporta la diffusione di gravi patologie nell'uomo. Queste le domande da porsi con riguardo all'animale e al suo utilizzo. Mentre altre, altrettanto importanti, vanno poste con riguardo all'ambiente. Le "fabbriche di latte e di carne" quanto sono inquinanti? Viene da pensare che l'animalismo terroristico o comunque talebano nel suo estremismo distolga l'attenzione da quyesti interrogativi portando la questione ecologica, sociale, morale dell'allevamento su un falso terreno. Cui prodest? Non è difficile fornire una risposta.

 

 

Il salto di qualità

 

L'attacco al caseificio fiorentino ha però segnato un salto di qualità. Non si nega solo la legittimità della produzione di carne ma dell'allevamento in generale. Colpendo una struttura di trasformazione del latte (un prodotto che in molte culture incarna valori simbolici agli antipodi di quelli della carne evocando l'innocenza infantile, il candore, la pace) si nega la legittimità della domesticazione, dell'uso degli animali per il benessere della società umana. Uso che nella storia umana non significa sfruttamento e dominio ma simbiosi. Grazie a queste simbiosi è stata possibile lo sviluppo della civiltà, grazie alla forza di trazione del bue, grazie alla velocità del cavallo, grazie alla possibilità di trasformare biomassa non edibile in preziose fonti di proteine in grado di costituire scorte alimentari (formaggio, carne essicata). L'uomo non sarebbe quello che è se la cultura umana non si fosse coevoluta con gli animali domestici (la domesticazione del cane risale a 15 mila anni fa, quella della capra e della pecora a 10 mila).

Siamo di fronte quindi ad una espressione di radicale nichilismo. Negare il rapporto simbiotico con gli animali domestici significa negare una componente importante dell'identità umana.

 

 

La politica e la cultura devono assumersi le loro responsabilità

 

In passato, quando la violenza politica aveva raggiunto dimensioni gravissime, politici e intellettuali si sollevavano in coro per invitare ad ISOLARE i violenti, i terroristi rossi e neri. Oggi siamo di fronte al delirio animalista che si esprime non solo con atti terroristici (che qualcuno potrebbe ipocritamente attribuire ai soliti "compagni che sbagliano") ma anche con espressioni diffuse e altrettanto pericolose di "sbandamento antropologico". Sui forum e nei commenti ai blog e ad articoli dei media online c'è un repertorio preoccupante di affermazioni deliranti di gente che sostiene che la vita dell'orso e del lupo vale più di quella umana. Questi animali sono stati eretti da tutta una cultura ambientalista, che si è insinuata in profondità anche nelle istituzioni, a idoli, a vindici della natura incontaminata, a castigatori. C'è meravigliarsi poi se c'è gente che chiede la pena di morte per chi ha accidentalmente investito un orso che gli tagliava la strada? Se c'è gente che sfila in piazza per chiedere la "liberazione" di un orsa palesemente pericolosa? I media e la politica hanno lisciato a lungo il pelo all'animalismo più becero. Ascoltando gli imprenditori politici dell'animalismo, temendo di subire - attraverso l'influenza pervasiva nei media - un castigo in caso di assunzione di decisioni di buon senso (vedasi la necessità di contenere le popolazioni di cervi del Cansiglio o dello Stelvio o del Gran Bosco di Salbertrand o la stessa necessità di introdurre un controllo del lupo). Servirà a qualcosa il campanello d'allarme di Firenze?

 


 

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