(09.2.13) Il senato francese ha votato una legge che stabilisce la creazione di aree a protezione rinforzata contro i lupi. Il prefetto potrà decidere abbattimenti indipendentemente da quelli programmati a livello nazionale
In Francia il senato vota per rafforzare
la difesa dei pastori contro i lupi
di Michele Corti
La Francia è un paese normale e con l'area di presenza del lupo che si espande del 25% all'anno e oltre 5 mila capi predati sta rafforzando le misure di protezione della pastorizia. I senatori, però, non hanno aspettato il piano del governo e il 30 gennaio hanno votato - con una maggioranza trasversale (208 a 131) - una legge che di fatto istituisce aree di esclusione del lupo. Una misura a protezione di sistemi pastorali particolarmente fragili
In Francia la politica ambiental-animalista di protezione ideologica assoluta del lupo (a prescidere dalla sua numerosità e dai danni provocati) sta incontrando una fiera resistenza. Nonostante le misure difensive "passive" (cani e recinti), nonostante i tiri di dissuasione e di difesa, che consentono in alcuni dipartimenti ai pastori di sparare ai predatori, nonostante i tiri "di prelievo" da parte della "louveterie" (il mai disciolto corpo istituito da Carlo Magno per combattere i lupi) i danni inferti al pastoralismo aumentano di anno in anno.
Anche parchi ed ecologisti a fianco del pastoralismo: sì al controllo del lupo
In questa situazione una parte dello stesso mondo ecologista sostiene le ragioni di un controllo. Dopo la chiara presa di posizione di Josè Bovè (vedi articolo su Ruralpini) , eurodeputato ecologista (e leader contadino e no global) un Parco Naturale (le Cévennes) (vedi articolo su Ruralpini) ha votato alla quasi unanimità una presa di posizione per escludere la presenza del lupo. Un dibattito in tal senso è stato avviato all'interno di altri Parchi: quello della Vanoise e quello del massiccio dei Bauges e della Chartreuse. I rappresentanti politici delle regioni più colpite - indipendentemente dal colore - premono sul nuovo governo socialista perché adotti provvedimenti più efficaci.
Il governo doveva presentare per il 5 febbraio una proposta che introduceva un regime differenziato da regione a regione ma il senato ha bruciato i tempi votando in prima lettura a larga maggioranza una proposta di legge di un solo articolo depositata a ottobre da Alain Bertrand un senatore socialista della Lozére, una delle regioni colpite più di recente, ma caratterizzata da una gestione pastorale estremamente importante per il mantenimento della biodiversità ma incompatibile con la presenza del lupo.
Alleanza trasversale che tra lupo e pastoralismo ha fatto una scelta precisa
La legge è stata approvata grazie ad un'alleanza trasversale e un forte impegno dei socialisti delle regioni montane. Embematica la sintetica dichiarazione di , Claude Domeizel (Partito Socialista, Alpes-de-Haute-Provence) "Entre le loup et le pastoralisme, j'ai choisi".
L'ex ministro dell'ambiente della passata maggioranza di centro-destra ha invece presentato, senza successo, un emendamento che dichiarava "illegittima" la legge in quanto violerebbe la direttiva europea Habitat.
Più che le ideologie ha contato sulla posizione dei parlamentari la pressione dei territori, sempre più sotto pressione. Nel 2012 sono stati predati oltre 5 mila capi (erano oltre 4 mila nel 2011). Crescono i danni e crescono i dipartimenti dove si verificano.
Cosa dice la legge approvata
La legge introduce delle aree dove la protezione contro il lupo diventa rigorosa. In queste aree i prefetti possono stabilire di abbattere un certo numero di lupi in relazione alla pressione e ai danni effettivamente registrati del tutto indipendentemente dal prelievo pianificato a livello nazionale. Nel 2012 il prelievo è stato fissato a 12 capi. La nuova legge consentira un prelievo aggiuntivo a quello nazionale.
Alla decisione del senato sono seguite le prevedibili esternazioni degli ambientalisti di France Nature Environnement (FNE). Ma la politica francese ha ormai imboccato in materia di lupo un percorso irreversibile e non saranno gli ecolos (come vengono definiti i verdi in Francia), né Bruxelles a impedire al paese transalpino di difendere, come già in moltre altre occasioni ha saputo fare, la propria agricoltura.
E in Italia?
E in Italia? Dovremo ancora essere presi per i fondelli dal Ministero dell'ambiente, dall'Ispra, dai Comitati scientifici autoreferenziali cui l'Ispra e il Ministero si affidano?
Nel luglio 2011 la Commissione agricoltura aveva approvato all'unanimità una risoluzione (vedi articolo su Ruralpini) che auspicava che: "Nelle situazioni più allarmanti va valutata la possibilità di azioni di contenimento e di cattura". Poi nulla. La fortissima lobby animal-ambientalista è riuscita a insabbiare tutto.
La situazione italiana con un numero molto più elevato di lupi che in Francia (2000 contro 250), l'esasperazione di tanti pastori e allevatori che non trovano appoggio spesso neppure nelle organizzazioni di categoria (sindacati, Associazioni provinciali allevatori), la vergogna del bracconaggio, l'assenza di dati certi sulle predazioni e sulla consistenza dei lupi, sono altrettanti elementi che potrebbero dare luogo ad azioni di diffida e messa in mora contro le autorità italiane incapaci non solo di gestire ma neppure di monitorare il problema.
Ma l'Europa non si accorge che in Italia la gestione del lupo è vergognosa?
Il bracconaggio (200-300 capi all'anno che spesso muoiono tra atroci sofferenze) è una forma vergognosa di controllo dei lupi. Nella loro somma ipocrisia gli animal-ambientalisti che (a parole) vorrebbero mettere in galera i bracconieri sono ben lieti che vi sia questo fenomeno. In assenza di bracconaggio come ha detto Luigi Boitani, il massimo lupologo italiano ed europeo) "ci troveremmo i lupi fino in casa" (vedi articolo su Ruralpini).
Del lupo ai signori che fanno gli imprenditori politici ed economici della "protezione assoluta" del predatore non importa un bel nulla. Sanno che è più civile un controllo alla luce del sole praticato legalmente dai pastori o dalle guardie provinciali. Però a loro conviene godersi la rendita di posizione della loro ipocrita intransigenza ideologica: finanziamenti, iscritti alle associazioni ecc.
In questa palude servono quindi azioni politico-legali efficaci per dire all'Europa che in Italia il lupo è gestito malissimo, che ci sono tutti i presupposti (anzi, molti di più) per applicare quelle deroghe che già applicano in altri paesi. Non si capisce perché ai pastori italiani (forse perché politicamente, economicamente e socialmente più deboli) non sia concesso quel tiro di deterrenza e di difesa concesso ai loro colleghi francesi.
Le misure di protezione contro i lupi
in Francia prima della nuova legge Il decreto del ministero dell'ecologia, pubblicato in primavera, fissa il processo di gestione dei lupi seguente: 1) Misure di protezione. Le principali misure sono il custodia, il raggruppamento notturno della gregge, possibilmente in parchi, e la presenza di cani di protezione. 2) Tiri di deterrenza. Le operazioni di deterrenza, in caso di tentativo di predazione del lupo, sono possibili vicino al gregge. Sono condotte da allevatori in possesso di una licenza di caccia valida, per mezzo di armi e di munizioni non letali. 3) Tiri di difesa. Un allevatore detentore di una licenza di caccia può essere autorizzato dal prefetto a realizzare un tiro di difesa quando la protezione della gregge ed il tiro di deterrenza non sono bastati ad impedire gli attacchi di lupo. Il tiro, che può essere letale, deve essere effettuato vicino al gregge interessata. 4) Tiri di prelievo. In caso di fallimento delle misure precedenti di protezione, le prefetture possono prendere decreti di tiri di prelievo, nel limite della quota fissata su scala nazionale (11 nel 2012, dei quali devono essere dedotti i casi di bracconaggio acclarato). Questi tiri, condotti dai tenenti della "luperia" (louveterie) o da agenti dell'Ufficio nazionale della caccia e della fauna selvatica, sono realizzati sulla scala del territorio occupato da molti branchi di lupi. |