(12.09.13) La testimonianza di quello che è accaduto a Cervignano (Lodi) dove uno il liquame da biogas, causa cedimento della parete di un vascone ha provocato gravi danni ai terreni vicini e, attraverso le rogge , è arrivato sino al fiume Adda
Biogas crimine ambientale
Cervignano (Lodi): cronaca di un disastro ambientale
di Michele Corti
In Lombardia con la qualità dell'aria peggiore d'Europa, con un densissimo reticolo idrografico, con gravi problemi di inquinamento delle falde la politica, legata a potenti lobby industriali e finanziarie, spinge l'accelleratore del biogas. Ci sono già 400 centrali (140 solo a Cremona) ma con i soldi del prossimo piano "rurale" (sic) la Regione Lombardia vuole finanziare ancora la corsa al biogas. Un affare irresistibile per chi riesce a specularci sopra.
L'incidente verificatosi il 2 settembre a Cervignano è forse il più grave, a carico di centrali a biogas, mai verificatosi in Lombardia. Il 5 giugno si era rotto un serbatoio da mille mc di una biogas di Lonato (Bs). Il liquame era finito nel Benaco causando morie di pesce e il divieto di balneazione sulle spiagge. Questa volta il volume sversato è stato superiore: almeno la metà del contenuto di una vasca da 3 mila mc.
L’allarme era scattato alle cinque mattina, quando uno dei biogassisti titolari della cascina Zodegatto di Cervignano d’Adda ha controllato sul computer il regolare funzionamento dell’impianto e ha constatato un’anomalia: mezz’ora prima una delle pareti di cemento armato alte sei metri e lunghe settanta che proteggono il vascone doppio in cui si raccoglie il digestato saveva subito un gravissimo cedimento strutturale. Come si vede dalla foto inviata dal costituendo Comitato No Biogas di Cervignano alcuni elementi della parete della vasca si sono spezzati e ribaltati. Dall'ampio varco il digestato è dilagato su un campo di un agricoltore confinante che ha prontamente sporto denuncia contro i biogassisti.
La massa quasi nera, prodotta dalla fermentazione di reflui suini e bovini miscelati a mais è finita anche nelle rogge Guazzona e Rigoletta. Il digestato è così arrivato fino all’Adda e le acque del fiume si sono tinte di nero fino al comune di Lodi e ancora più a valle; sono state segnalate morie di pesce. Indagano l'Arpa e polizia provinciale. Questo emblematico episodio è avvenuto nel giorno che Fava, l'assessore leghista all'agricoltura, prono alle lobby e subito incensato da Confagfricoltura Lombardia, annunciava: "avanti biogas a dispetto degli allarmismi"
Sono già 400 gli impianti a biogas nella pianura lombarda (ma saranno 500 nel 2014 se i comitati non riescono a bloccare le nuove richieste di autorizzazione). Essi non solo producono emissioni di NOx come 10 milioni di auto euro 5 ma sono una bomba ecologica caricata contro il denso reticolo idrografico (vedi immagine sotto con la localizzazione di Cervignano) e contro gli acquiferi da cui dipendiamo per bere.
A quando un'inchiesta sul biogas e sulle sue devastanti conseguenze? La politica lombarda si sta dimostrando irresponsabile maggiordomo di potenti lobby a dispetto dei proclami di una Lega che aveva ottenuto il consenso vent'anni fa sulla base di promesse di difesa del territorio e dei ceti popolari dagli interessi forti. A Fava e a Maroni sarebbe bello ricordare i punti 10 e 11 del programma originario della Lega Lombarda
10. Contro la devastazione e la svendita del nostro territorio, plasmato e difeso dalle generazioni precedenti, patrimonio che abbiamo il dovere di trasmettere integro alle prossime generazioni;
11.Contro la mentalità opportunistica dei partiti romani, contro la conseguente degradazione della Lombardia.
La Lega ha imparato benissimo (anche prima della Lega.2 di Maroni) la "mentalità opportunistica" dei partiti romani
Fava, incapace di prendere le difese dell'agricoltura vera contro la potentissima lobby del biogas dice: "La diffusione del biogas in Lombardia impone una riflessione equilibrata, senza scadere in allarmismi che potrebbero troppo facilmente suggestionare l'opinione pubblica".
In ogni caso dopo la "matura riflessione" l'assessore annunciava trionfante che "nel
prossimo Piano di sviluppo rurale 2014-2020, verrà incentivata la
crescita delle agro-energie, nella misura in cui apporteranno benefici
sostenibili per il sistema primario".
Quali benefici porta all'agricoltura Fava lo sa benissimo, sa che li porta solo alle industrie, ai
progettisti, ai consulenti, al sottobosco, ai troppi che ci speculano,
ai dipendenti pubblici troppo zelanti nel perorare la causa del biogas per pensare che non abbiano un ritorno.
E poi vi sono i tanti "gatti e la volpe" che battono quelle che erano le campagne lombarde, e ora sono lande desolate di monocoltura maidicola intristita dalla siccità e da, con rare alberi e un suolo degradato con meno dell'1% di sostenza organica che la trasformazione della sostanza organica di liquami e residui colturali in metano. I gatti e le volpi convincono anche agricoltori non particolarmente inclini alle speculazioni a buttarsi nel biogas. Alcuni vanno incontro a grossi problemi (la reperibilità delle biomasse non è così scontata), altri si calano così bene nella parte dello speculatore energetico da trascurare la gestione delle stalle (che senza costanti attenzioni "sbandano" e declinano). Altro che "sostegno all'agricoltura". O si utilizzano fondi agricoli per finanziare gli speculatori o si trasforma gli agricoltori in percettori di rendite distogliendo energie imprenditoriali.
Arrivato nelle stanze di Palazzo Lombardia anche Fava, che pure aveva dato prova di una certa indipendenza dalla burocrazia e dalle lobby (e che aveva anche detto che gli incentivi al biogas sono "insostenibili"), dopo pochi mesi si è lasciato inviluppare nella ragnatela degli interessi forti che ruotano intorno al biogas.
Nella lontananza della politica dal bene comune sta ai cittadini e agli stessi agricoltori organizzarsi per impedire: "la svendita del nostro territorio, plasmato e difeso dalle generazioni precedenti, patrimonio che abbiamo il dovere di trasmettere integro alle prossime generazioni".