(14.03.2013) Vi è una grande soddisfazione nel constatare che dove si riesce a ritrovare l'equilibrio tra economia e cultura, produzione ed ecologia, tradizione e nuove esigenze, le Terre Alte sono capaci di fornire lezioni preziose alla società
In montagna ci sono anche
modelli virtuosi
di Michele Corti
In Valle Imagna e Val Taleggio (valli orobiche bergamasche) grazie al Centro studi Valle Imagna e all'Ecomuseo della Valtaleggio il progetto di valorizzazione delle tradizioni locali (la pietra, i formaggi) è riuscito a creare un corto circuito positivo tra produzione agroalimentare, turismo, attività culturali che sta traducendo in un rilancio delle attività di allevamento, in nuove strutture di ospitalità turistica, nell'affermazione di queste valli così vicine alla conurbazione pedemontana lombarda (che quindi rischiavano di divenire "periferia-dormitorio") come una interessantissima destinazione turistica.
Un motore di iniziative
Corna è il motore della Valle Imagna, un motore sorprendente di iniziative ecoculturali, agroecologiche, di animazione sociale (ma è poi necessario "catalogare" queste categorie in caselle separate e distinte?). È sempre confortante tornare a studiare e solo a "respirare"questo laboratorio in cui la cultura, l'eredità della civiltà contadina diventano risorsa viva, tale da creare rete, capitale sociale, contatti non subalterni con il "mondo esterno". Qui percepisci che le piccole comunità hanno grandi risorse, se non si lasciano ridurre a periferie. Qui percepisci che la crisi è anche una provvidenziale occasione (va detto con pudore perché per molti è comunque dolorosa). Finiti i cicli dell'espansione senza fine dell'edilizia, che avevano trasformato molte comunità valligiane orobiche in dormitori di muratori, piastrellisti, elettricisti, piccoli impresari condannati al pendolarismo, le comunità si interrogano sulla loro identità, sulle loro prospettive. Quelle che si sono lasciate travolgere dalle ondate di casette a schiera low cost, che hanno festeggiato come trionfo della modernità l'estinzione degli ultimi moicani dell'allevamento, delle attività tradizionali, oggi sono più smarrite che mai. Con la soddisfazione delle forze sociali dominanti.
Non è poi così difficile invertire la rotta
Dove c'è autoriflessione sulla traiettoria storica delle comunità popolari locali, dove si sono mantenute vive fiammelle di valori, di saperi, di senso di appartenenza (ad un "noi" e a un "qui"), dove la cura, un tempo religiosa, dei prati e dei boschi non ha lasciato (del tutto) campo libero ad una malintesa "rivincita della natura", oggi si guarda al presente e al futuro con molta meno angoscia e smarrimento.
Del "cantiere valle Imagna" su Ruralpini ho parlato in più occasioni (vedi colonna a fianco). In particolare del progetto di "Casa dello stracchino". Questo tassello chiave del progetto complessivo di comunità di Corna va avanti, tanto è vero che i sei conferenti della Coop "Tesori della Bruna" stanno pensando di ampliare de stalle. Attenzione, al massimo il più "grosso" allevatore arriverà a 30 mucche. Attualmente conferiscono tutti insieme 3 q.li di latte. Quest'anno la Coop. riconoscerà 60 cent. al litro ma le cose sono destinate a migliorare. Nella foto otto uno dei soci che pesa il latte della sera conferito in due brentell (dopo la pesata registra sul libro il peso e versa il latte nella caldaia). È uno di quelli che sta ampliando la stalla. Solo due anni fa erano tutti produttori "per autoconsumo" (detto altrimenti "in nero"). Un bel risultato!
Nella "Casa dello stracchino" le cosa vanno tutto sommato bene anche se non si capisce bene la ragione dell'acquisto di una nuova caldaia (sopra) costata 8 mila € molto moderna ma poco funzionale (imboccatura stretta) e che, soprattutto, sarà presto insufficiente (lavora 2 q.li). Grande consenso di pubblico riscuote il Cornell (sotto nella cantina naturale di stagionatura) uno stracchino tondo erborinato a due paste. Sul classico stracchino quadro, invece, ci sono a quanto pare da ottimizzare meglio alcune fasi della lavorazione. Su questi sviluppi conto di ritornare presto.
Il Museo-laboratorio del latte (e di sè stesso)
A fianco del negozio (annesso al caseificio) è ormai completata la bella vecchia stalla-fienile recuperata a regola d'arte (sotto). Rispetto alla classica entrata del fienile "a T" si è ripristinata la più antica apertura ad arco. La costruzione, che sorge a fianco della "Casa dello stracchino" sarà museo di séstesso è laboratorio didattico. La ricostruzione del manufatto è stata imrontata a grande rigore filologico. Si è cercato con grande attenzione di utilizzare come legante della muratura una malta naturale ottenuta con i metodi tradizionali (calce e ardesia).
Al livello inferiore (stalla) si potrà imparare (la proposta è rivolta a scuole e turisti) a fare gli stracchini in collegamento mediantewebcam con la casara che produce in tempo reale gli stracchini nel vicino caseificio. Sopra, nel fienile, si potrà studiare da vicino seduti su comode poltrone rurali (balle di fieno) la struttura particolare del tetto e conoscere (guardare e toccare) gli attrezzi del lavoro di "bergamino" (qui con significato di allevatore).
Il fiore all'occhiello
Il fiore all'occhiello del "Cantiere" di cultura viva (ruralpina) di Corna è però la "Locanda dello Stracchino". Un edificio con pianta a L, ricavato da due corpi di fabbrica, che ospiterà 5 camere e una Osteria dello stracchino da 50 coperti. I lavori sono in fase avanzata. La "Locanda" è di proprietà del Centro studi Valle Imagna che la affiderà in gestione ad una famiglia che attualmente gestisce un rifugio (Bignami) in zona e ad un cuoco professionista. Non si può improvvisare.
Il fabbricato (sopra l'accesso con il cantiere) sorge nella Contrada Roncaglia, quella di origine della famiglia Roncall, stabilitasi a Sotto il monte, che ha dato i natali a Giovanni XXIII. Sull'ampia corte si affracciano abitazioni di impronta "civile" (di proprietà di "francesi" ovvero di discendenti di gente di qua emigrata in Francia per esercitare il mestiere di boscaiolo e carbonaio) e due rustici che conservano intatte le caratteristiche dell'architettura locale.
Anche negli interni dalla "Locanda dello stracchino" si è cercato di recuperare quanti più elementi originali. A partire dal pavimento (sotto).
Una bella scala alla quale si accede attraverso un passaggio ad arco di rustica eleganza (sotto) conduce al livello superiore. Da qui una scala porterà nel sottotetto dove sarà possible allestire delle piccole esposizioni e contemplare da vicino e dall'interno la struttura lignea e la copertura in piöde.
Nell'osteria si cucineranno solo piatti della tradizione secondo un programma che risponde a un preciso intendimento culturale. I gestori operanno da questo punto di vista nel rispetto di precise inbicazioni del Centro Studi. La sala principale (sotto) e un'altra saletta con camino sono in grado di osptitare 50 coperti.
A fianco della locanda con osteria sorge un piccolo rustico che è entrato anch'esso nella proprietà del Centro e che sarà ripartito tra una sala di lettura (con materiale informativo per i turisti) e un essicatorio di castagne. A sottolineare, se ce ne fosse ancora bisogno, la costante cifra del progetto: cultura intrecciata a coltura.
La "Locanda" con l'ampia corte (ci saranno panchine, tavoli e alberature) rappresenta la Porta delle Strade dello stracchino e della pietra. Qui i visitatori potranno gustare una serie di menù storici e periodicamente verranno organizzati degli eventi cultural-gastronomici. Sarà una "Porta" per tutto i complesso degli itinerari della Valle e della Vicina Val Taleggio (anche percorrendo la Val Brembilla). In prospettiva una delle Porte del Sistema delle Orobie con le vie dei suoi formaggie e delle varie civiltà che hanno segnato l'identità e la fisionomia del territorio: civiltà del latte e del bestiame, ma anche della pietra e del ferro. Un'offerta che si candida per l'EXPO.
Per introdurre e accompagnare passo passo il visitatore a scoprire la densa realtà patrimoniale di queste straordinarie valli (così vicine al cuore industriale e terziario della Lombardia, ma anche così belle e ricche di permanenze culturali e di bellezze naturali, il Centro studi e l'Ecomuseo della Valtaleggio hanno recentemente messo online l'Archivio dell'edilizia storica.
1500 fabbricati rurali storici accuratamente censiti, georeferenziati, illustrati. In questi mesi la trasposizione di tutto questo fantastico materiale per la fruizione "sul campo" sui dispositivi mobili con la realizzazione per smart phone e tablet con sistemi Apple e Android.
Oltre ad essere informato sui tanti elementi del patrimonio rurale il visitatore avrà la possibilità di seguire dei percorsi (diversi pedonali e uno stradale) ricevendo info anche su ospitalità, attrazioni varie, aziende, prodotti come da schermata sotto.
L'ultima chicca è rappresentata dalla "realtà aumentata" ovvero dalle informazioni che si ricavano dalla applicazione puntanbdo il dispositivo verso determinati oggetti. Sotto il sndaco Antonio Carminati (che è anche segretario del Centro Studi) mentre mostra con legittimo orgoglio e soddisfazione il funzionamento del sistema.
È un pomeriggio uggioso e piovoso ma tanta effervescenza di iniziative, infilate l'una dietro l'altra con coerenza e passione e sotto la guida di un disegno culturale ben preciso (e, ciò che più conta, partecipato) a slarga el fiáa