(15.01.13) Nel 2010 il piccolo regno himalayano del Buthan ha deciso di convertire la propria agricoltura al 100% al biologico entro il 2020. Un percorso che è possibile e auspicabile anche sulle nostre montagne
Agricoltura biologica:
rilanciare dalle Terre alte
di Michele Corti
La montagne, come dimostrano il Buthan ma anche le valli del Canton Grigioni confinante con la Lombardia, sono vocate al biologico territoriale. Un modello di agricoltura bio in cui anche i piccoli produttori possono superare difficoltà burocratiche, tecniche e commerciali e che può fornire una solida garanzia ai consumatori. Può partire dalle Terre Alte, dai loro contadini, giovani e anziani, autoctoni e neorurali, il rilancio del bio. Un settore che oggi vede aumentare consumi ed import ma calare le superfici investite e le aziende, mentre la politica pare ormai ignorare quelle che erano sino a una decina di anni fa le fin troppo unanimi e ripeture parole d'ordine pro bio
Banditi concimi chimici e pesticidi
Un modello per le montagne del mondo?
Modelli a portata di mano (buoni e cattivi)
In Val Poschiavo è attiva la zootecnia (sia da latte che da carne), vi sono coltivazioni di frutta e di erbe medicinali . La zootecnia da oltre un decennio in qua ha completato il percorso della conversione al bio. Sono bio tutti gli allevamenti di vacche da latte (che conferiscono al Caseificio Sociale Valposchiavo) e quelli di vacche nutrici.
Coltivazioni bio in Val Poschiavo
Al di là del confine le cose vanno in modo molto diverso. In tutta la Valtellina c'è un solo produttore vitivinicolo bio (La Torre di Zanolari a Bianzone) che è certificato da un ente svizzero e vende prevalententemente in Svizzera. Poi delle mosche bianche che producono mele e formaggi bio. In Trentino la viticoltura bio, osteggiata dalle istituzioni, è comunque arrivata a quasi il 6% di vigneti. Le mele trentine, però, sono solo allo 0,5% bio.
E i valtellinesi, invece di puntare al bio e fare concorrenza a Melinda, proprio quest'anno hanno firmato una convenzione con la Fondazione Mach (il braccio agricolo della provincia autonoma, presieduto da Francesco Salamini, un fautore degli OGM). Vogliono andare ad impare dai "maestri" trentini (che arrivano a praticare 36 trattamenti in meleto per stagione) a "ristrutturare" la melicoltura valtellinese. Con la brama di portare le produzioni da 380 (media valtellinese) a 600 q.li per ettaro (media trentina). Altro che bio! Quanto alla zootecnia sia a Trento che a Sondrio il modello dei grandi caseifici industriali e delle "stallone" continua ad imperare.
In Lombardia c'è l'attenuante che la montagna è piccola parte dell'agricoltura regionale. Di qui impostazioni della politica regionale marcatamente produttivista cui non sfugge neppure la montagna. Il Trentino è una provincia, per di più autonoma, tutta montagna ma nell'ansia di sentirsi adeguata alla modernità e di scrollarsi di dosso l'eredità della cultura contadina chi ha avuto potere decisionale in ambito agricolo ha abbracciato (con lo zelo acritico degli ultimi arrivati), le culture del marketing e dell'efficientismo e della magia tecnoscientifica (la nomina di Salamini è emblematica) coniugate a peraltro non tramontate logiche assistenzialiste e paternaliste.
Il bio in Trentino, ma anche in Valtellina, è ancora un fatto di rottura. A maggior ragione va sostenuto e promosso. E se gli interessi costituiti frenano ci devono pensare la società nella sua autonomia, le comunità a far crescere reti di consumo commerciali e non commerciali facendo sentire ai produttori "in bilico" (non ne mancano) tutta la spinta di una domanda inevasa, sia in senso economico stretto che, più ampiamente, di valori intorno alle scelte di consumo, allo stile di vita. La società è più avanti e molto meglio delle istituzioni.
Bio territoriale per la montagna e la collina
Le superfici ad agricoltura bio in Italia diminuiscano (così come il numero di aziende bio) mentre aumentano le aziende di trasformazione e commercializzazione e l'import. Un fatto grave, perché significa non si riesce a sfruttare l'opportunità di una domanda che è in continua crescita. Ancor più grave che non si cerchi di aiutare, con programmi di sostegno alla conversione al bio, l'agricoltura di montagna che soffre ancor più del resto del settore la crisi dei prezzi e dei costi e dove si registra l'interesse di giovani che vogliono "tornare alla terra". In montagna, più che altrove, risulta però importante accompagnare i piccoli produttori negli adempimenti tecnici e amministrativi che la conversione al biologico comporta. Prati e pascoli - che rappresentano una larga quota delle superfici agricole montane, non sono né concimati con fertilizzanti chimici né trattati con pesticidi.
Vi anche come risorsa importante la memoria di pratiche di quella che oggi viene defnita "agricoltura naturale", presupposto di un biologico non certo di facciata (tanto per restare nei parametri minimi dei regolamenti comunitari) ma che sia fortemente radicato nell'animus contadino, nel rispetto della terra madre.
A fronte di queste risorse e opportunità, però, vi è anche una grande frammentazione fondiaria e i produttori più che altrove - impegnati in varie attività come sono - faticano a stare dietro agli adempimenti burocratici.
Operare per significativi progetti territoriali a vantaggio di un insieme di piccoli produttori di vari settori ("grandi progetti per piccoli produttori"), operando in uno spirito di legame con il luogo e la gente del luogo, può consentire di sfruttare varie sinergie che si possono realizzare non solo nella fase di commercializzazione ma anche sul piano organizzativo, della formazione, dei rapporti con gli enti, i proprietari pubblici e privati dei fondi ecc.
Può consentire di impegnare giovani del posto nella formazione tecnica e informatica, nell'accompagnamento nelle pratiche amministrative. Si tratta di interventi in capitale umano che risultano molto più redditizi e moltiplicativi dei tanti interventi "pesanti" finanziati a rafforzamanto delle strutture di produzione spesso non in linea con le tendenze del mercato. Parlando di bio il mercato cìè, i requisiti per una agricoltura un po' più green anche. Convertire al bio consente di assegnare nuova funzione ed economicità a strutture largamente già esistenti.
Oggi è in embrione un movimento attraverso il quale le Terre Alte si rendono conto che devono riprendere in mano il destino del proprio territorio, anche nel senso più concreto di terre agricole, boschi, pascoli, acque. Il perseguimento di una svolta dell'agricoltura locale, della trasformazione di valli intere in senso biologico all'interno di questo movimento rappresenta un tassello importante.
Il nodo della certificazione di gruppo: una necessità per la montagna
Oggi in diversi paesi europei, specie nelle aree di montagna e svantaggiate operano piccoli agricoltori che applicano i principi e le regole della produzione biologica, ma non possono vendere i loro prodotti come biologici per diversi motivi: non hanno accesso alla certificazione in quanto troppo costosa, visti i volumi contenuti della loro produzione biologica, o non riescono a gestire la documentazione e le registrazioni richieste dal sistema di controllo europeo. Per dare a questi agricoltori la possibilità di accedere alla certificazione e vendere i loro prodotti come biologici è auspicabile adottare azioni comuni e formare gruppi di agricoltori. Questi gruppi avrebbero i loro sistemi di controllo interni. Con un semplice controllo a campione si eviterebbero le ispezioni su tutti gli agricoltori appartenenti a un determinato gruppo. Questa possibilità è in discussione in sede di elaborazione dei nuovi regolamenti Ue sull'agricoltura biologica.
Oggi apre la consultazione aperta ai cittadini per sondare quali siano gli orientamenti in materia. Una delle domande riguarda proprio la possibilità della certificazione di gruppo sin qui impossibile. Vi prego di compilare il questionario almeno per quanto riguarda questo punto e l'incompatibilità del bio con gli OGM.
Il questionario è disponibile online da oggi 15 gennaio al 15 aprile all'indirizzo web
http://ec.europa.eu/yourvoice/ipm/forms/dispatch?form=orgagric2013&lang=it