(21.12.12) Luca Zaia da ministro si era espresso a favore del controllo dei cervi del Cansiglio (BL). Da presidente blocca il piano di abbattimenti predisposto da Veneto Agricoltura e approvato dall'Istituto superiore per la protezione dell'ambiente
Sui cervi del Cansiglio Zaia
blandisce gli animalisti.
E fa lo smemorato
di Michele Corti
Zaia si rimangia quanto aveva promesso agli allevatori del Cansiglio (BL), ovvero di risolvere il problema della sovrapopolazione di cervi. Sono bastate un po' di proteste degli scaltri animal-ambientalisti per fargli cambiare idea. Dalle parti del Cansiglio - dove la foresta è devastata e gli allevatori devono blindarsi dentro le recinzioni - ne terranno conto.
Quello che diceva Zaia
"I cervi sull'altopiano del Cansigliosono decisamente troppi e, quindi, bisognera' procedere con l'abbattimento selezionato oppure con la cattura ed il trasporto degli animali in altre foreste''. Lo affermava nel settembre 2009 il ministro dell'agricoltura e delle foreste, Luca Zaia, dopo aver incontrato alcuni allevatori dell'altopiano, a cavallo delle province di Treviso, Belluno e Pordenone che protestano da anni per la presenza di oltre 2 mila cervi, ha provocato danni di centinaia di migliaia di euro e che compromette il rinnovamento forestale e altre presenza faunistiche. Agli allevatori che chiedevano di abbattere o trasferire in altra area circa 500 capi Zaia rispondeva: ''Siccome nei contesti nei quali l'ecosistema salta bisogna intervenire perche' altrimenti si crea davvero gravi problemi, penso che il contenimento della popolazione dei cervi ormai sia qualcosa di irrinunciabile, si tratti di un piano di abbattimento o di un programma di trasferimento. Programmi, questi, sui quali dovrebbero essere d'accordo anche gli ambientalisti'" (fonte ASCA 13 settembre 2009).
Quello che dice oggi Zaia: "non si abbatta nemmeno un cervo"
Ora Zaia, ignorando spregiudicatamente le precedenti prese di posizioni si dichiara contrario al piano di controllo elaborato da Veneto Agricoltura e avallato, a norma di legge, dall' ISPRA (Istituto superiore per la protezione dell'ambiente).
Questa giravolta non è stata gradita dai sindaci dell'altopiano Facchin di Tambre, De Prà di Farra e De Luca di Fregona. La loro richiesta di apertura di un tavolo sul problema non aveva ricevuto alcuna risposta dalla giunta regionale. Però Zaia, applauditissimo dagli animal-ambientalisti di Mountain Wilderness ha fatto sapere che lui non permetterà l'abbattimento di un solo cervo "per non farci ridere dietro dall'Europa". Nei fatti il presidente ha stoppato il piano che prevedeva l'abbattimento di 1200 cervi in tre anni.
Un copione già visto: il solito opportunismo
Pare di vedere lo stesso copione di quattro anni fa in Regione Lombardia. Allora fu il Consiglio all'unanimità (Lega Nord compresa) a stoppare il piano che prevedeva l'abbattimento di 2000 cervi intimorito da una semplice raccolta firme del WWF. Agli animal-ambientalisti non importa nulla che in alcune aree del Parco dello Stelvio, come del Cansiglio, il rinnovamento forestale sia del tutto compromesso, che in queste zone a densità non più faunistica ma zootecnica (si parla di una densità di cervi 10 volte della DAF densità agro-forestale), che metà della produzione dei prati sia sottratta agli allevatori da branchi famelici che pascolano come greggi di pecore, che i caprioli siano spariti, che la nidificazione dell'avitauna tipica alpina (qualla si da proteggere) sia compromessa. A loro interessa fare gli imprenditori politici dell'animalismo emotivo della lacrimuccia, alla Geo & Geo, far vedere che hanno difeso BAMBI dagli assatanati sparatori (che in questo caso sarebbero le guardie della provincia e agenti del CfS e non i perversi cacciatori), dall'avidità dei ristoratori locali (come se la carne che arriva dall'estero non fosse di cervi come quelli del Cansiglio, che oltretutto non vivono per nulla liberi ma spesso in allevamenti intensivi).
Al più, i verdi, richiamati a considerazioni ecologiche concrete, hanno la spudoratezza di dire: "Basta avere la pazienza di aspettare l'arrivo degli orsi e dei lupi". Alla fine fanno il loro mestiere: fanno leva sull'analfabetismo urbano nei confronti del mondo animale (e vegetale) e contribuendo ad alimentarlo per i loro interessi di bottega.
La Lega sulle orme della DC
Ma che la politica, per lisciare il pelo a un animalismo da cartoon, venga meno alla responsabilità di gestire le risorse agroforestali nell'interesse non solo delle popolazioni locali e delle categorie agricole ma dello stesso patrimonio comune da mantenere per le generazioni future è invece molto meno accettabile. Inaccettabile se questo opportunismo è praticato da un partito che (almeno a parole) dichiara la propria attenzione per chi vive in montagna, al mondo dell'agricoltura e dell'allevamento, alle attività tradizionali (selvicoltura, caccia).
La Liga, però, fa male i suoi conti se crede che oggi valga il fideismo ingenuo di una parte dei suoi sostenitori e del suo elettorato. Certi tonfi elettorali nei serbatoi bergamaschi del voto leghista dovrebbero averli messi sull'avviso. La gente di montagna non si lascia prende in giro da chi si dimostra sensibile ai guaiti dei verdi di condominio irridendo a quei "quattro gatti di allevatori". Gente che peraltro non li ha mai votati e non li voterà perché votano, come sanno anche i bambini, a sinistra. Le prese di posizione pro cervi di Zaia e quelle pro orso dei leghisti lombardi (mi riferisco all'ex assessore Belotti) sputtanano chi nella Lega si comporta con coerenza come in Trentino e in Piemonte dove la Lega si batte con coerenza a difesa di chi abita in montagna, dei pastori e degli allevatori pesantemente danneggiati da lupi e orsi.
La gente non ha l'anello al naso
Bene ha fatto Paolo Casagrande, sindacalista agricolo dell' ANPA e allevatore del Cansiglio a cantargliela in musica al "Doge" Zaia. Eco cosa riporta il Corriere delle Alpi del 19 dicembre:
“Caro Presidente Zaia, nella vita certo si può cambiare idea, certo però dire bugie non è poi tanto bello. Mi riferisco alla tua dichiarazione in cui affermi che sei contrario all'abbattimento dei cervi. Non mi pare fossero le affermazioni che facevi nel 2009 e nel 2010, quando eri ministro. Pazienza, legittimo cambiare idea, ma anteporre la figura che faresti da politico rispetto al mondo ai veri problemi degli allevatori e della foresta che si sta distruggendo, mi pare la posizione dello struzzo che mette la testa sotto la sabbia. Dici che ci sono altre soluzioni? Dille una volta per tutte qualisono perchè fino a oggi non hai fatto mai nulla».
Nei giorni scorsiil presidente Zaia aveva ribadito la sua posizione di contrarietà
all’abbattimento dei cervi del Cansiglio, aggiungendo che non aveva
nessuna voglia di farsi ridere dietro dal mondo intero. L’Anpa ed i
sindaci del Cansiglio sollecitano, invece, l’attuazione della
campagna decisa da Veneto Agricoltura e poi sospesa dalla giunta
regionale. Casagrande imputa alla Regione di non aver pagato i danni
agli allevatori: «Mancano quelli del 2010-2011 e anche quelli del
2012, 130 mila euro annui, quelli che avete speso e spendete e
sprecate ancora per una figura dirigenziale di un apparato di Veneto
Agricoltura che non serve...», protesta lo stesso Casagrande per un
dirigente di Veneto Agricoltura, peraltro già in pensione.
Casagrande è in forte amicizia con Zaia, insieme hanno portato gli
yak in Alpago, ma il sindacalista va giù duro. «Dici che la materia
è degli assessori ma loro sono bloccati dai tuoi veti, quindi non
contano niente. Gli allevatori hanno dovuto recintarsi. Il Piano di
contenimento di Veneto agricoltura ed Ispra è stato disatteso, ma
senza altre soluzioni a seguire; intanto la foresta sta morendo, e
per recuperarla ci vorranno decenni e costi enormi. Gli allevatori
del Cansiglio sono quattro gatti? Ma il bosco è patrimonio di
tutti». Casagrande ricorda a Zaia che l’Anpa non gli ha mai
mandato contro gli animalisti o gli ambientalisti per far pressione,
come invece accade con «i quattro personaggi che abitano in
condominio e in città e che manco ti votano e voteranno. La gente
che ama il bosco si sta accorgendo del danno che stanno ora facendo i
cornuti selvatici da voi sostenuti e difesi. Noi abitiamo e lavoriamo
in Cansiglio, i turisti e la gente godono di quest’ambiente che è
tenuto dai contadini e dai boscaioli come Dio comanda». A questo
punto, è la conclusione della lettera di Casagrande, «per trovare
una soluzione di equilibrio mi pare che non si debba aspettare che il
danno sia irreparabile». Insomma, la polemica sulla sorte dei cervi
non sembra destinata a sopirsi tanto presto; il tutto a scapito
dell’intero ambiente naturale, invero splendido, del Cansiglio".
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