(21.03.2013) Il corso che si è svolto qualche settimana fa presso la coop la Masca di Roccaverano (AT) mette in rilievo l'attualità del ritorno all'uso della trazione animale per l'agricoltura di montagna caratterizzata da piccola scala
Trazione animale per
l'agricoltura di montagna
di Jacopo Tosco
L'utilizzo degli animali per i lavori agricoli e forestali rappresenta una'alternativa non solo ecologica ma anche tecnicamente valida ed economicamente sostenibile per il rilancio dell'agricoltura montana-. Il riferimento è a modelli in grado di valorizzare terreni abbandonati, di fornire occasioni di lavoro ai giovani disoccupati, di praticare una policoltura di qualità e una selvicoltura di filiera corto e cortissima. Se solo i miliardi che gonfiano le rendite parassitarie degli ex gruppi industriali (con gli incentivi alle finte energie rinnovabili) fossero utilizzati per incentivare forme di reale sostenibilità valorizzando risorse colpevolmente inutilizzate...
Fino a prima della seconda guerra mondiale, la quasi totalità dell’agricoltura italiana era effettuata con l’ausilio della trazione animale. Alcune aziende usavano i buoi, altre i cavalli, altre ancora muli o asini. Vi erano poi, per la maggior parte, forme di collaborazione tra le aziende più piccole per le quali si manteneva e si usava l’animale da traino in forma associativa per il semplice fatto che la singola azienda non poteva permettersi il mantenimento del capo.
La meccanizzazione ha favorito l'abbandono della montagna
L’avvento della meccanizzazione in campo agricolo ha favorito l’abbandono dell’uso dell’animale da lavoro, rimpiazzato dal trattore. Conseguenza di questo cambiamento fu la sparizione delle piccole aziende, a favore dell’ingrandimento soprattutto delle aziende di pianura. In media e alta montagna l’uso del trattore ha impedito la continuazione della coltivazione degli appezzamenti difficilmente raggiungibili: in questo modo molte superfici s’imboschirono, a discapito del paesaggio agricolo e della biodiversità.
Fu così che si persero numerosi mestieri legati alla trazione animale, come il sellaio, il maniscalco, i costruttori di carri e di finimenti. Inoltre, la richiesta di manodopera delle fabbriche della pianura favorì l’emigrazione della popolazione di montagna; a causa di ciò molte altre attività basilari per la vita del villaggio chiusero, come ad esempio il fornaio, il farmacista e, cosa molto importante, le scuole. Il legame con il territorio proprio di un’azienda agricola venne quindi meno.
L'azienda agricola con animali da lavoro riciclava energia e materia
Fino a prima di questi avvenimenti, l’azienda agricola era paragonabile a un grande pannello solare: l’energia derivante dal sole veniva impiegata in modo da produrre erba, fieno, cereali per nutrire gli animali da lavoro e gli animali da reddito, come vacche da latte o altri capi destinati alla produzione di carne. Lo stallatico o il letame veniva sapientemente restituito alla terra, in modo da non compromettere o non perdere la fertilità del suolo. Attualmente, invece, l’agricoltore considera la terra semplicemente alla pari di un substrato al quale è necessario addizionare fertilizzanti di sintesi, lavorandola con mezzi che consumano una forma di energia completamente slegata dal mondo agricolo, cioè energia fossile.
Non bisogna dimenticare che il paesaggio agricolo italiano è stato costruito pietra su pietra dall’interazione tra l’agricoltore e l’animale da lavoro in quasi 4000 anni di storia ed è stato banalizzato in soli 60 anni grazie all’utilizzo incondizionato, spesso non giustificato della meccanizzazione tradizionale. L’attuale paesaggio agricolo della Pianura Padana è caratterizzato dalla monocoltura in monosuccessione di mais!
La trazione animale come leva per rilanciare l'agricoltura di montagna
L’utilizzo della trazione animale nelle zone rurali marginali, quali ad esempio la collina, la media e l’alta montagna potrebbe, invece, riavvicinare i giovani all’agricoltura, al fine di recuperare questi territori vocati ad una produzione agricola di qualità, e non di quantità.
Scendendo più nello specifico, la trazione animale può essere rilevante in alcuni settori fondamentali per un’azienda agricola di montagna. Innanzitutto la trazione animale è economica, cioè l’investimento iniziale per acquistare un animale addestrato, gli attrezzi e i finimenti per i lavori in orto e in bosco è inferiore a € 5000,00.
Asino o cavallo?
Prima di procedere all’acquisto dell’animale è però indispensabile che l’azienda abbia ben chiaro qual è il suo progetto aziendale, per riuscire a comprendere quale animale meglio si addice al proprio piano di sviluppo. Essenzialmente gli animali attualmente impiegati in trazione animale sono tre: asino, cavallo e mulo. L’asino, rispetto al cavallo, ha una mole meno imponente ed è molto adatto a lavorare su superfici dedicate alla coltivazione di ortaggi, in quanto cammina in uno spazio di appena 16 cm. Inoltre l’asino garantisce uno sforzo continuo e costante.
Il cavallo, invece, è molto indicato nei lavori in bosco, dove è richiesta una grande forza in modo discontinuo. Etologicamente, però, il cavallo si caratterizza per la sua spiccata indole alla fuga di fronte a situazioni a lui avverse, come ad esempio un contatto improvviso con un oggetto al di fuori del suo campo visivo. L’asino, invece, in queste situazioni si arresta improvvisamente, ripartendo solo quando ha di nuovo il controllo della situazione. Il mulo, essendo un incrocio di queste due specie, rappresenta una via di mezzo sia come espressione di forza sia come comportamento: non è possibile dare un giudizio generico come nel caso dell’asino o del cavallo, in quanto ogni individuo rappresenta un caso a sé. Ad ogni modo, questi tre animali possono essere usati per tutti i tipi di lavoro, l’importante è tenere conto dei limiti e dei pregi delle tre specie.
Lavori in bosco
Per quanto riguarda i lavori in bosco, essi possono svilupparsi in due forme abbastanza differenti: il traino di tronchi a strascico e il trasporto di legna a basto. Nel primo caso, è necessario vestire l’animale con una collana, alla quale sono collegate due tirelle. Le tirelle terminano con un gancio che viene collegato alle estremità di un bilancino. Nella parte mediana del bilancino viene collegata una catena forestale, con la quale si agganciano i tronchi da trascinare. In questo modo, i tronchi sono trascinati a terra dal punto di abbattimento e allestimento fino al luogo desiderato, come un imposto su una strada asfaltata o direttamente nel cortile di casa.
L’azione di rimescolamento dell’orizzonte superficiale del suolo, causata dalla testa del tronco, ha alcuni effetti positivi, come l’aumento di porosità e la conseguente maggior facilità della rinnovazione delle specie forestali di insediarsi per garantire la continuità del bosco. Il trasporto a basto della legna è invece più indicato quando la legna ha un peso gestibile, in quanto ogni pezzo deve essere sollevato dal suolo e sistemato sul basto dall’operatore, a circa 1,20 - 1,50 metri di altezza, a seconda dell’animale impiegato.
Il basto: estrema flessibilità di impiego
L’animale vestito col basto non ha bisogno della collana: sulla sua schiena viene sistemata una coperta e infine il basto, assicurato per mezzo di vari finimenti in cuoio. Esistono diversi tipi di basto: l’importante è che esso sia fatto a misura dell’animale e che venga sistemato in modo che il peso non gravi direttamente sulla colonna vertebrale dell’animale. Con un basto apposito o modificato per ogni situazione è poi possibile effettuare piccoli trasporti come ad esempio i picchetti e il filo per la recinzione del pascolo, i bidoni di latte, i capretti o gli agnelli durante una transumanza ecc. ecc.
Pulizia dei pascoli
E’ molto importante considerare che oltre a essere impiegata in bosco, la trazione animale può essere adoperata anche per tenere pulite dalle piante le bordure dei pascoli aziendali. In queste situazioni intervenire con la meccanizzazione tradizionale può essere molto pericoloso in quanto, generalmente, queste superfici sono caratterizzate da elevate pendenze che potrebbero far ribaltare il trattore. Inoltre, generalmente si tratta di tagli di bassa intensità, dove l’impiego della meccanizzazione tradizionale non sarebbe economicamente giustificabile. I
Nell'orto
In orto, l’impiego dell’animale richiede, oltre alla collana con tirelle e bilancino, anche un porta-utensili al quale poi collegare i diversi utensili in funzione della lavorazione da fare al momento. Attualmente sul mercato è possibile reperire la “Kassine” un porta-utensili agricolo adatto per la trazione animale ideato da un ex-ministro francese all’agricoltura, Jean Nolle. Questo porta-utensili si collega al bilancino visto in precedenza, è di peso limitato (circa 30 kg) ed è possibile abbinargli diversi tipi di utensili: un ripuntatore singolo, un ripuntatore triplo, un erpice a denti vibranti, una coppia di dischi baulatori e un aratro rincalzatore. Inoltre, cosa non da poco, ogni agricoltore può auto-prodursi un utensile più affine alle proprie esigenze, copiando in modo fedele solo la parte in cui esso si collega con il porta-utensili.
E’ necessario destinare, su due lati dell’appezzamento così coltivato, circa 1,30-1,70 metri di capezzagna per permettere all’animale e all’agricoltore di girarsi. Questo spazio dipende principalmente dalla stazza dell’animale e dalla bravura dell’operatore.
Carretti
Sempre usando la collana, è possibile collegare l’animale a un carretto per i trasporti di materiale ingombrante o più pesante, come per esempio dei ballotti di fieno dal sito di stoccaggio alla stalla. Esistono svariati tipi di carretti, ognuno con caratteristiche diverse in base al materiale di partenza (esempio: adattamento di un carretto per motocoltivatore), in base al manto stradale o alla forza dell’animale.
I vantaggi dell'impiego dinamico degli animali in agricoltura
Il punto forza della trazione animale è la multifunzionalità che solo essa possiede. Innanzitutto l’animale da lavoro può riprodursi, essendo un essere vivente, cosa che un trattore non è in grado di fare. L’animale da lavoro produce letame, elemento preziosissimo per un’agricoltura ecologicamente sostenibile. Inoltre, ha un forte impatto sull’attrazione turistica dell’azienda stessa: al giorno d’oggi l’esistenza di un’azienda agricola in zone marginali non può prescindere dal turismo per essere economicamente indipendente. Inoltre, gli animali dal lavoro possono essere portati al pascolo su superfici marginali dal punto di vista del valore pastorale, e aiutano l’agricoltore a mantenere e a migliorare le superfici pascolive aziendali. È necessario però dire che lavorare con la trazione animale non è come lavorare con un trattore. L’animale ha una propria personalità, un proprio carattere e una disponibilità al lavoro che va di pari passo con il rapporto che intercorre tra lui e l’agricoltore.
L'animale non è solo uno strumento passivo
Colui che ha intenzione quindi di insediarsi in agricoltura utilizzando la trazione animale deve essere disponibile a mettersi in gioco e costruire un rapporto di reciproca stima e affetto con l’animale che lo aiuta nel lavoro di tutti i giorni. L’animale non deve essere trattato né come un peluche né come uno schiavo: l’animale è un socio, un collega, un compagno di lavoro che esige rispetto e le giuste attenzioni.