(22.02.13) Si moltiplicano le reazioni e le polemiche dopo l'abbattimento dell'orso M13. Assistiamo ad uno psicodramma collettivo che mette in evidenza l'ipocrisia e la schizofrenia di una distorta "protezione della natura"
Orso M13: Quanta ipocrisia
(in Italia)
di Michele Corti
Nella vicenda dell'orso M13 intervengono un po' tutti. C'è chi si abbandona alla demagogia e chi prende coraggio e approva la decisione di abbattere un soggetto pericoloso. Alla fine gli "amici dell'orso" non sono quelli che inveiscono contro la Svizzera "orsicida", coloro che sostengono la necessità di una "protezione assoluta". Queste posizioni- di fatto - non favoriscono la popolazione degli orsi e per singoli individui comportano "soluzioni" molto più dolorose di una pallottola ben centrata
La Svizzera, sia pure con un po' di ritardo, ha applicato la propria Strategia Orso che, nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali (peraltro da rivedere), prevede l'abbattimento degli orsi che raggiungono gli ultimi gradini della scala della pericolosità.
In Italia si preferisce blandire un ambiental-animalismo particolarmente emotivo, incapace di distinguere tra la conservazione di un individuo, di una specie, di un habitat. Escluso a priori (salvo che per salvare persone in pericolo) l'abbattimento, la "soluzione" per gli orsi "problematici" è l'ergastolo in un recinto, un incidente stradale o ... i bracconieri.
Così nei "protocolli" italiani si parla genericamente di "prelievo" del soggetto pericoloso. Vale la pena precisare che la pericolosità può spingersi sino all'aggressione di persone "a freddo" e alla penetrazione dell'orso in locali con presenza di persone.
Tale "prelievo" avviene, di fatto, con la cattura e narcosi dell'orso (nelle foto sotto M13 catturato per applicare il radiocollare). Un fatto molto stressante per l'animale e che, per gli orsi "problematici" può ripertersi diverse volte. E poi gli orsi dove vanno? Vanno in una prigione. L'Alcatraz degli orsi trentini, che di chiama Castellar ed è un sito vicino a Trento. Qui c'è l'orsa DJ3 che si deve accontentare di qualche migliaio di metri quadrati. Un po' diversa dalla superficie che di solito occupa un orso che varia da 10 a 100 km quadrati (da 10 a 100 milioni di km quadrati). La prigione è costata 300 mila € .
Reinhard Schnidrig, capo sezione Caccia, pesca e biodiversità dell'Ufam (Ufficio Federale dell'Ambiente), ha dichiarato, tra le altre cose, "che rinchiuderlo sarebbe stata una detenzione a vita: una tortura ancora più grande che abbatterlo". Questa è una considerazione che tiene conto dell'animale concreto, del suo benessere concreto, della sua sofferenza. Ma l'amore per gli animali "all'italiana" è troppo spesso un'idea astratta, se non una vera ideologia.
Le proteste ipocrite dall'Italia
Dal punto di vista della Strategia Orso svizzera il punto di "non ritorno" per M13 era già stato raggiunto lo scorso novembre. L'orso era stato giudicato "irrecuperabile" dal momento che le forme "regolamentari" di dissuasione messe in atto (petardi, pallottole di gomma) non ottenevano lo scopo di tenere lontano M13 dai paesi. La notizia dell'abbattimentoe si attendeva di ora in ora ma le voci di "calate degli unni" di animalisti da oltre Bernina ad inscenare manifestazioni in val Poschiavo avevano suggerito di soprassedere, di lasciare andare l'orso in letargo. Forse c'era la speranza, che una volta risvegliato, avesse preso la strade del confine tornando in Italia. Come sono andate le cose, invece, è cronaca degli ultimi giorni. Di fatto l'abbattimento è stato ritardato, non certo anticipato.
La demagogia ambiental-animalista, che cerca di cavalcare l'impressione emotiva della notizia della morte di M13, però, non conosce limiti e si è arrivati a chiedere al governo italiano di protestare contro la Svizzera e a proporre dei boicottaggi turistici.
Un incitamento all'odio contro la Svizzera
Si distingue in questo sport ,che regala visibilità facile nel popolo dell'animalismo virtuale e dei sentimenti anri-svizzeri, l'ex ministro degli esteri Franco Frattini. Quest'ultimo ha lanciato una petizione online sulla piattaforma specializzata Firmiamo.it.
Considerato un personaggio incolore ma "serio" e con credito presso i circoli internazionali, Frattini è uno dei tanti che in Italia in questi giorni incitano all'odio contro la Svizzera contro la quale piovono sul web insulti di ogni tipo. È proprio vero che l'orso è il catalizzatore e l'amplificatore di ogni contraddizione e conflitto. Anche da parte di persone che non avevano mai seguito la vicenda di M13 l' "orsicidio" perpetrato dagli svizzeri è occasione o pretesto per riesumare tutti i cliché anti-elvetici, rendendo felice il partito anti-svizzero che, d'ora in avanti, avrà un nuovo argomento polemico da rinfacciare alla Confederazione.
Quanto ai verdi la loro propaganda è prevalentemente ad ad uso "interno", serve per mantenere la fidelizzazione degli aderenti e dei simpatizzanti delle associazioni. Trasformatesi in costose macchine burocratiche le associazioni ambientaliste istituzionalizzate devono mantenere il legame con la base con campagne di "marketing". WWF, Legambiente, Enpa sanno benissimo che ci sono "tavoli"e consultazioni tra Italia e Svizzera in tema di orso e che la decisione svizzera era conosciuta e concordata. Ma per curare il loro orticello devono far finta di non saperlo.
Il WWF trentino: abbattere gli orsi pericolosi
I professionisti in servizio permanente effettivo dell'animal-ambientalismo sanno anche benissimo che a volte l'eliminazione di alcuni individui è favorevole per la conservazione della popolazione. Ma è chiaro che quando si intende sfruttare la "pancia" non si guarda troppo per il sottile e si lascia da parte ogni razionalità. Nel novembre 2010 Lo sostiene il rappresentante Wwf nel Comitato provinciale fauna Alessandro de Guelmi dichiarava pubblicamente che per favorire la convivenza fra gli orsi e la popolazione del Trentino avrebbe dovuto essere consentito abbattere gli esemplari pericolosi. Guelmi precisava che abbattere gli orsi pericolosi: ''È indispensabile per impedire la trasmissione, sia per imitazione diretta sia per via genetica, di comportamenti eccessivamente confidenziali''.
La "selezione" degli orsi pericolosi o, più verosimmilmente l'effetto di deterrenza che si otterrebbe sparando pallottole vere appare come l'unica soluzione per "correggere" il famigerato progetto "Life Ursus".
Va ricordato che esso consistette nell'introduzione in Trentino una decina di orsi sloveni. Essi furono "pagati un tanto al kg" e non selezionati sulla base di una analisi etologica. Pressati dall'esigenza di non perdere i finanziamenti comunitari i respondsabili di Life Ursus non solo scelsero male (o meglio non scelsero). Così vennero inclusi soggetti "rovinati" dalla frequentazione dei carnai (carcasse di pecora lasciate apposta per attirare gli orsi per fini venatori, di censimento e ... turistici) e quindi privi di timore per l'uomo. Gli stessi, oltretutto, vennero - rilasciati senza le dovute precauzioni, in siti e stagioni non opportune (c'era una gran fretta e si era montata una grancassa propagandistica).
Con queste premesse gli orsi hanno iniziato subito a creare problemi, sin dai primi anni di Life Ursus, un vero e proprio progetto-spettacolo che è stato osteggiato dai naturalisti più seri (compresi gli esperti trentini dlel'orso) molto prima che iniziassero le proteste delle popolazioni, degli apicoltori, dei pastori.
L'Enpa: Life Ursus è stato un fallimento
Gli orsi "trentini" (in realtà discendenti da quelli sloveni) che si sono diretti verso altre regioni sono stati spesso vittime degli incidenti stradali, dei bracconieri e delle carabine dei guardiacaccia incaricati dal governo bavarese e del canton grigioni di eliminare soggetti pericolosi (in Svizzera la stessa sorte di M13 era già toccata nel 2008 a JJ3). Solo qualcuno che non si è fatto notare e che è rientrato in Trentino non ha creato problemi.
Oggi in Trentino la maggioranza dei cittadini giudica che gli orsi sono troppi e che il progetto Life Ursus ha fallito: gli orsi si sono riprodotti anche troppo, ma il loro comportamento non è più da animali selvatici timorosi dell'uomo. E così l'accettazione sociale è crollata e ci sono non solo Comitati e allevatori sul piede di guerra ma anche i sindaci. Gli stessi albergatori che avevano salutato l'arrivo degli orsi come una manna per il turismo ora sono divisi e molti parlano di boomerang e temono che gli episodi di turisti terrorizzati da incontri troppo ravvicinati con il plantigrado possano provocare una vera "propaganda al contrario".
La cosa interessante è che anche in campo animalista si pensa che Life Ursus abbia fallito. Secondo l'Enpa (Ente nazionale protezione animali) quanto accaduto in Svizzera (l'abbattimento di M1) coinvolge il progetto''Life Ursus'' in sè.
''I numerosi esemplari deceduti per incident istradali o intenzionalmente uccisi negli ultimi anni - sostiene in un comunicato riportato dall'Ansa la direttrice scientifica dell'associazione animalista, Ilaria Ferri - testimoniano che il progetto «Life Ursus» non solo non ha raggiunto l'obiettivo ma ha messo gli orsi nella condizione di non essere accettati nei territori in cui sono stati reintrodotti; va percio' riconsiderata l'opportunita' di iniziative simili per altre realmente in grado di proteggerequesta specie.
Non si salva una specie con reintroduzioni-spettacolo e con l'orsofilia su Facebook e neppure con le "campagne informative" delle autorità italiane e svizzere tutte tese a dimostrare che l'orso è innocuo. L'orso è stato dipinto come una specie di messia che dove arriva riporta per incanto gli equilibri naturali. Si è troppo insistito sul fatto che l'orso sarebbe vegetariano (chiedete ai pastori quanto è vegetariano...), pacifico, innocuo. Poi al duro impatto con la realtà esplodono le contraddizioni e diventano difficili da gestire. Chi vive in montagna (e non in città ) quando constata di persona che le cose "rassicuranti" raccontate dalle autorità non corrispondono al vero perde ogni fiducia e si pone in una posizione di rifiuto assoluto del plantigrado. Poi è difficile "mediare". Il partito dlel'orso ha voluto troppo, sognava già gli orsi in Piemonte (un primo "esploratore" c'era già arrivato) ma chi troppo vuole nulla stringe.
Da Bolzano un plauso alla Svizzera (e una critica aperta a Roma)
Le reazioni seguite all'uccisione di M13 hanno scatenato reazioni di ogni tipo. Tutti hanno dato sfogo al loro pensiero. Non solo gli amici virtuali dell'orso ma anche le stesse autorità e gli stessi "addetti ai lavori" che hanno preso la palla al balzo per manifestare il loro dissenso dal conformismo pro orso. È il caso del direttore dell'Ufficio caccia e pesca della provincia di Bolzano, Heinrich Erhard che ne ha approfittato per "togliersi qualche sassolino dala scarpa" in chiara polemica contro Roma (ma anche i colleghi delle altre regioni).
"Ammiro i colleghi svizzeri"ha detto in un'intervista Erhard al Regionaljournal. "E li invidio per la chiarezza della legge, al contrario della nostra. Qui in Italia non possiamo sparare agli orsi." e ha aggiunto: "dico che i grigionesi ci hanno aiutato a risolvere un problema."
Erhard chiede maggiori competenze alla provincia autonoma di Bolzano e al Trentino nella gestione degli orsi. "Vogliamo proteggere la popolazione da tutti gli animali selvatici. E per farlo, a volte, occorre ucciderne qualcuno." Sacrosante parole.
Il clima creato intorno a M13 ha data la stura anche ad altre polemiche e recriminazioni. L'UFAM (Ufficio federale svizzero per la fauna) ha sostenuto che la soluzione del trasferimento di M13 in Trentino non è risultata praticabile per l'opposizione della Provincia di Trento. Quest'ultima smentisce categoricamente. Chi dice il vero? Ma non ci si rende conto della consizione assurda in cui conduce una ideologica "protezione assoluta" di un animale elevato a totem, tabù, idolo.
Episodi inquietanti tenuti nascosti al pubblico
Un altra contraddidzione che emerge nel comportamento delle istituzioni riguarda le "rivelazioni" da parte delle autorità svizzere di episodi inquietanti che avevano avuto per protagonista M13 ma che erano stati nascosti al pubblico per non cerare "allarmismo".
Oggi le autorità di Coira e di Berna hanno tutto l'interesse a dimostrare che M13 era pericoloso per allontanare l'accusa di orsicidio e chiedere almeno le attenuanti.
E così hanno rilevato che nella Bassa Engadina lo scorso anno l'orso avrebbe sbranato due capre davanti agli occhi dei dipendenti di un'azienda agricola e che da una terrazza avrebbe spiato nel soggiorno di una casa, spaventando gli abitanti che stavano guardando la TV.
I trentini ora si chiedono cosa viene loro nascosto. Se in Svizzera, dove il cittadino è un po' più rispettato dalle autorità, hanno tenuto nascoste le "bravate" degli orsi e le tirano fuori solo ora che fa comodo, chissà quali e quanti episodi allarmanti che dimostrano la pericolosità degli orsi vengono nascoste dai forestali delle provincia "custodi degli orsi" alla popolazione trentina. Del resto lo si sa: dagli amici dell'orso, non si può aspettare sincerità. Hanno in mente la loro "sacra missione" di diffondere l'orso su tutte le Alpi e non si trattengono certo dal raccontare balle ("il fine giustifica i mezzi"). Poi hanno anche le loro sacocce da difendere. I "professionisti dell'orso" dal loro beniamino traggono anche guadagni personali. Tecnici faunistici, veterinari, guardaparco, guardie forestali trentini "addetti all'orso" in aggiunta ai loro stipendi hanno ottenuto per consulenze per il progetto "Life Ursus", affidate dal Parco Adamello Brenta 531.489,00 €. Cosa importa loro della gente terrorizzata, dei pastori demoralizzati, dei genitori preoccupati, di chi non va più in bosco a far legna o funghi?
Vivere nella menzogna
Quale rapporto con l'ambiente, la fauna si instaura sulla base di "balle di stato", sulla base della mancanza di trasparenza sulla pericolosità degli orsi. In Italia si preferisce vivere nella "commedia dell'innocenza": l'orso è un animale schivo e innocuo e in Italia è rispettato più che in ogni altro paese. Noi italiani siamo più bravi e più ambientalisti dei cattivi svizzeri che sparano agli orsi o dei cattivi svedesi che sparano ai lupi. Una menzogna a cui non credono per primi quelli che - per i loro fini egoistici - la tengono viva.
In Italia si fa credere che per un orso sia meglio la "prigione degli orsi" piuttosto che una pallottola che procura una rapida morte quasi senza che l'animale se ne accorga. In Italia si finge davanti al mondo (e davanti alle masse ingenue degli ambientalisti in pantofole di città) che orsi e lupi siano superprotetti. Poi si spera ardentemente che qualche allevatore esasperato si faccia giustizia da solo togliendo le castagne dal fuoco alla tecnoburocrazia faunistico-forestale e alle organizzazioni ambientaliste istituzionali che lucrano finanziamenti e mantengono iscritti grazie a queste politiche demagogiche di "protezione assoluta" di orso e lupo. Però Luigi Boitani (massimo studiose europeo del lupo) ha detto di recente in una intervista che il lupo: â€œÈ un animale che si moltiplica velocemente e si adatta bene ad ogni ambiente. Purtroppo, in numero eccessivo, i lupi non sono compatibili con la presenza umana [...]oggi, anche in Italia, se non ci fosse il bracconaggio, avremmo i lupi dentro casa". Salvo poi auspicare - con coerenza esemplare - che i bracconieri siano messi e tenuti in galera. In Trentino e in Lombardia vi sono già stati casi di orsi eliminati dai bracconieri. Ma nel "Bel paese" vale il detto: "Occhio non vede, cuore non duole". Siamo un paese ipocrita e immaturo (specie quando si tratta di animali). C'è da vergognarsi di essere italiani.