(06.10.12) Un pastore armato di... videocamera amatoriale e una giovane antropologa smontano Life Ursus e le mistificazioni "scientifiche" degli esperti
Un film-verità mette a nudo
la vergogna degli orsi trentini
di Michele Corti
L'altro ieri sera ad Ardesio ho assistito alla proiezione di "Compagno orso". È sconcertante e dovrebbe fare indignare anche gli amici della natura e degli animali la realtà documentata in modo inconfutabile nel film grazie all'intelligenza e alla sensibilità del pastore Lorenzo e di Valentina De Marchi
Ciò che disvela il film va al di là di quanto ci si potrebbe immaginare. Cinque orsi che stazionano permanentemente nei pressi del gregge in attesa di avere appetito e di ... servirsi delle pecore di Lorenzo. Lorenzo che deve assistere impotente a quella che non si può neanche più definire una predazione ma è diventata una forma di alimentazione facile e sicura alle spalle del pastore che diventa, suo malgrado, colui che alleva oltre alle pecore anche gli orsi. Sì perché tra pastore e orsi si instaura un rapporto a di dir poco ambivalente. Il pastore li riconosce uno ad uno ("dalla stazza, dal colore"). "Li ho visti crescere, da cuccioli sono diventati adulti sotto i miei occhi". Anche gli orsi conoscono Lorenzo. Sanno che non non è pericoloso. Stanno ad ascoltarlo quando gli parla. Può sembrare surreale ma è così. Quando l'orsa si avvicina Lorenzo urla "Carogna, troia!" e qualche volta l'orsa si allontana.
Parlare come ai cani
Ma il pastore parla alle orse anche in altre circostanze. A dimostrazione di una "famigliarità" assurda al mattino urla all'orsa (che ha riposato senza allontanarsi dal gregge con gli orsetti al fianco): "Sveglia dormigliona". Alle urla si svegliano prima i figli e poi la madre. In una circostanza Lorenzo è riuscito a riprendere contemporaneamente due orse con due orsetti ciascuna. Forse sperava che litigassero tra loro ma una scappa. Sono tanti gli episodi significativi ed eloquanti che Lorenzo è riuscito a descrivere con la sua viedocamera amatoriale.
Lo ha fatto anche in circostanze in cui un altro, forse anche un pastore esperto, avrebbe ceduto all'emozione e avrebbe pensato a tutto tranne che filmare. Così è risucito anche a riprendere un finto attacco contro il suo aiutante che si era spinto molto vicino all'orsa, a riprendere la scienza del cane "orbo" che spavaldo si avvicina all'orsa e lei non lo degna neanche di una zampata ma lo butta via con una potente nasata. Ci sono state circostanze però: "In cui non sono riuscito ad estrarre la videocamera dallo zaino, tanto succedeva in fretta". Questa osservazione fa parte dei commenti "riflessivi" quelli Il girato originale è alternato alle riprese di Valentina che ha usato il B/N per marcare le due narrazioni. Mentre nei filmati a colori è la voce originale di Lorenzo che ascoltiamo nelle riprese di Valentina è la voce di un narratore che legge il testo delle intervste al pastore. Il tutto molto efficace e senza cadute di tensione.
Un formidabile documento umano e scientifico
Le immagini ma anche la viva voce di Lorenzo rappresentano un documento eccezionale che, a mio giudizio, assume anche valore scientifico sul piano dell'etologia (mostrando come i comportamenti dell'orso non seguono gli schemi "tipici della specie" della vulgata diffusa dagli orsologi), sul piano zooantropologico (dove si mostra che il rapporto uomo-animale non segue lo schema fisso di una scienza riduzionistica che non riesce a concepire che categorie quali "domestico", "selvatico" "di affezione", "da reddito"). Ci sarebbe molto da dire anche sul piano dell'ecologia e della biodiversità. Anche se è una riflessione implicita (rispetto alla storia del film), viene spontaneo riflettere anche sul destino delle belle praterie della malga Ghirlo. Essa è stata abbandonata da Lorenzo dopo un attacco notturno dell'orsa sin dentro la rete elettrificata che è costato 14 pecore orrendamente sbranate "Quando ha fame non la ferma neppure una doppia recinzione elettrica".
Cose da ficcare in gola a quelle schiere di ambientalisti di regime (e delle loro tasche) che continuano a produrre opuscoli e manuali fotocopia uno dell'altro (non ci solo i politici a sperperare denari pubblico...) per spiegare ai pastori (che li fanno da una vita) come si allestiscono i recinti e che vanno sostenendo in perfetta malafede che "le predazioni colpiscono solo i pastori che non usano i recinti elettrificati). "Ad un orsa così cosa volete che faccia una scossetina?" dice Lorenzo. Questo attacco è stato quello che aveva provocato un intervento "atipico" della squadra speciale orso del Servizio foreste della Provincia autonoma di Trento. Nel film si vede l'elicottero che arriva con un frastuono impressionante e volteggia sopra l'orsa terrorizzata per colpirla ripetutamente con una gragnuola di proiettili di gomma. "Ma dopo due ore l'orsa era ancora lì" commenta Lorenzo, a fianco al gregge pronta a colpire.
Glio orsologi che si compiacciono dell'autocelebrazione che ad ogni critica tirano fuori il mantre dei "protocolli scientifici internazionali" (sempre per cercare di impressionare il vulgo ignorante) dimostrano di improvvisare, di non saper gestire le emergenze .
Le ovvie critiche levatasi da tutte le parti hanno fatto sì che la fulgida esperienza della "dissuazione aerea" sia stata archiviata.
Alla fine il pastore ha ceduto perchè l'orsa ha attaccato il figlio
Chi guarda il film non può non pensare: "ma non è più logico dare al pastore dei mezzi di dissuasione?". In ogni caso l'episodio dello sfondamento delle reti elettriche e dell'elicottero non è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. "È stato quando l'orsa ha attaccato mio figlio Andrea che ho preso la decisione che qui non sarei mai più torna. Dopo Lorenzo per due anni è arrivato un altro pastore (Michele) che, però ha dovuto anch'egli mollare la spugna.
La malga Ghirla adesso è senza pecore e gli orsi, in costante aumento, si saranno trasferiti altrove. Di questo passo che fine faranno le malghe trentine? Lo si chiedono molti allevatori che temono molto anche l'arrivo dei lupi e la contemporaea presenza delle due specie di predatori.
"Io ce l'ho con l'Organizzazione dell'orso"
Anche l'intervista a Lorenzo, intercalata alla riprese "live", è un documento di grande valore. Dimostra il grado di "autoriflessività" dei pastori e quella che è la loro "filosofia" verso gli animali, rispettati anche quando predatori. "Io non ce l'ho su con gli orsi ma con l'organizzazione dell'orso con il progetto Life Ursus". Hanno molto da insegnare i pastori agli intellettuali "verdi" che li disprezzano. Lorenzo, con l'aiuto di Valentina è riuscito a smontare dalle fondamenta il castello di mistificazioni su cui si regge il business dell'orso (o il carnevale dell'orso, se preferite).
La vulgata narra di un grande successo e preveggenza di Life Ursus. Gli orsi in Trentino si sarebbero moltiplicati grazie ad un ambiente favorevole e incontaminato. "C'erano sempre stati e quindi l'ambiente è adatto". Questa mistificazione nasconde una verità ben diversa. Gli orsi aumentano perché sono diventati semi-domestici. Non hanno paura dell'uomo e, invece di fare i predatori, stazionano intorno alle malghe dove - quando hanno fame - si servono a piacimento di pecore. Una tragica farsa che vede i pastori impotenti ad assistere a qualcosa che non ha proprio nulla dell'equilibrio naturale ma serve a mantenere un vergognoso zoo a cielo aperto dove invece che carne si danno in pasto agli orsi animali vivi. Lorenzo spiega che gli indennizzi coprono solo una parte dei danni, la punta dlel'iceberg. "Nascono meno agnelli, gli animali crescono meno, ha più malattie". E aggiunge come tutti i pastori: "E chi lo considera poi il mio dolore per vedermi sbranare le mie pecore". Per i Verdi di regime le pecore sono "oggetti destinati al macello" e quindi non meritano alcuna considerazione, idem i pastori che - trra le righe - considerano poco più che esseri sub-umani (nei loro protocolli spiegano come 'ammorbidire' i pastori: invitarli a incontri senza che ci siano i loro rappresentanti, offrire loro cibo e gadget". Come i colonialisti regalavano le perline agli "indigeni". Identitico. Solo che i vecchi colonialisti erano meno ipocriti, questi qua si sono fatti più furbi.
Un progetto fallimentare iniziato male
Importando orsi sloveni abituati ai carnai ed inserendoli in un "teatro" in cui - a differenza della Slovenia - l'orso non è cacciato ma è un sacro totem, si è creata l'aberrazione di orsi che attraversano le strade tranquillamente in mezzo alle auto, che passeggiano sulle piste da sci. Questo sarebbe forse un aspetto divertente. Il fatto preoccupante - che motiva la fiera opposizione di tanti trentini, specie dell'area del Parco Adamello Brenbta, è il fatto che finita la stagione delle malghe questi bestioni - che non vanno più nemmeno in letargo - devono trovare alternative al "supermarket della pecora". E diventano un potenziale pericolo, non solo per gli animali domestici, ma anche per l'uomo. privi di timore si avvicinano ai paesi (spesso entrandovi), arrivano ai campi giochi, nei giardini privati. Molte delle brutte esperienze vissute dai residenti sono state tacitate dal Servizio forestale. Gli stessi protagonisti di incontri ravvicinati che hanno avuto per appendice visite e ricoveri ospedalieri e prescrizione di psicofarmaci tacciono per omertà perché in Trentino (ancor più che in altre regioni), la gente non si sente libera ma dipendente dal sistema di mamma Provincia, dal Parco. Gli orsi del padrone non vanno criticati, le notizie allarmistiche vanno soffocate. Moltissimi in privato si lamentano ma in pubblico sono pochi a muoversi.
Compagno orso è in definitiva la storia di due vittime di un gioco politico ed economico. Una è il pastore, l'altra l'orso. Sosteniamo questo non da ieri (vedi l'articolo qui su Ruralpini ripreso anche da l'Adige del 10 luglio).
Per un ecologismo che rispetti pastori e contadini
Questa tragica farsa che dovrebbe far insorgere per primi i naturalisti e i conservazionisti onesti è agli antipodi di quella "ricostituzione di equilibri ecologici" e di "promozione delle biodiversità" che tutta la cricca che ruota alla "organizzazione dell'orso". Gli ecologisti e chi ama gli animali (categoria che non comprende gli animalisti accecati dall'ideologia) dovrebbero essere i primi ad insorgere, a ribellarsi alla strumentalizzazione di slogan ecologici per affermare iniziative che vanno in senso opposto. Life Ursus è stato sin dall'inizio un circo, ecologia spettacolo, a copertura di politiche antiecologiche (basti pensare all'uso dei pesticidi per la coltivazione di Melinda).