(05.01.14) Il leader no global e dell'ecologismo contadino, José Bové, conferma in una "scandalosa" intervista al quotidiano vallesano "le Nouvelliste" il 31 dicembre la sua ricetta sui lupi "ridurre fortemente il numero con il fucile" (poi ripresa in un'intervista a Dauphine.com). Le sue parole cadono in un momento di grande tensione in Svizzera e in Italia
L'eurodeputato ecologista
José Bové conferma: contro i
lupi prendere il fucile
José Bové mette in crisi l'ambientalismo di comodo (borghese e urbanocentrico)
Non erano boutade quelle dell'ecologista contadino francese, noto in tutto il mondo per le sue battaglie contro la globalizzazione alimentare e gli Ogm. L'eurodeputato con un'intervista ad un quotidiano del Vallese (regione svizzera dove il problema dlela predazione lupina è molto sentito) conferma tutte le sue precedenti affermazioni. Con queste dichiarazioni che non lasciano adito ad alcun fraintendimento sulla limpida posizione di Bové il discrimine tra ecologia sociale e contadina e quella borghese (che usa il diversivo della "natura selvaggia" per coprire il supporto al turbocapitalismo della green economy) è stato chiaramente stabilito. Non c'è un'ecologia "socialmente neutra". C'è quella del capitale globale e quella dei contadini, degli sfruttati, degli avvelenati, dei consumatori sempre più nelle mani del sistema alimentare monopolizzato dalle multinazionali. O di qui o di là. Bové sta con i contadini (e i pastori) come Vandana Shiva. E noi con loro. A sfidare il conformismo "politicamente corretto" dell'ambientalismo di regime.
In Italia la situazione è molto più calda che in Francia e in Svizzera
Il problema lupi monta in tutta Europa. In Svizzera i cantoni confinanzti con l'Italia (Vallese e Ticino) sono in fermento per una rippresa di predazioni come non si vedeva da anni, In Italia l'esasperazione monta dalla Lessinia (allevatori bovini) alla Maremma (allevatori ovini) e in tante altre realtà.
L'intervista a Bové cade in un momento in cui in Italia la dimensione del "controllo fai da tè" dei lupi non può più essere nascosta dai media (oggi la Stampa dedica un paginone". Uscita dalla cronaca locale la "strage dei lupi" mette sotto accusa un Ministero dell'ambiente e gli esperti del Comitato scientifico che hanno sistematicamente opposto dinieghi alle richieste delle regioni (sacrosante in base alla normativa europea e internazionale) di avviare un controllo legale del lupo. Nascondendo le reali dimensioni della presenza del canide selvatico, continuando a dichiarare il lupo in Italia "a rischio di estinzione", sottovalutando e negando il "grave danno economico" che fa scattare in base alla stessa Direttiva Habitat e alla Convenzione di Berna, gli abbattimenti selettivi del lupo, Ministero, ISPRA, esperti e ambientalisti hanno impedito illecitamente di attuare quel controllo legale che avrebbe impedito la degenerazione del problema. Ministero, Ispra, ambientalisti, lupologi hanno preferito che fossero i "bracconieri" (che non sono per nulla bracconieri ma allevatori esasperati) a togliere le castagne dal fuoco e a "farsi giustizia da soli". Così le autorità statali non devono assumersi la responsabilità di abbattimenti legali che scatenerebbero l'isteria animal-ambientalista. Ma la situazione sta sfuggendo di mano. Se lo stato interviene con la repressione (sinora non c'è stato un forte impegno nell'identificare coloro che facevano un "servizio" al posto dello stato latitante) il conflitto sociale esplode e possono crearsi situazioni di violenza (non solo contro cose e animali a questo punto). Se non interviene viene smascherata la sua cinica politica del "lasciamo fare a i bracconieri" promossa dallo stato (Ministero, Ispra, CFS) e dagli "amici del lupo".
Lupa trovata "sparata" il 3 gennaio in provincia di Terni
Ambientalisti e finti amici del lupo in difficoltà
Non sarà facile per gli ambientalisti e i lupologi dimostrare che abbattere legalmente i lupi da parte di agenti della polizia provinciale o del CFS (con un preciso colpo al cuore) sia peggio che il "fai da te", che implica lacci, trappole crudeli, pallettoni, bastonate.
Non sarà facile scrollarsi di dosso l'accusa di aver tollerato cinicamente il bracconaggio per evidenti ragioni politiche. Alle organizzazioni ambientaliste la politica di "protezione assoluta" (ma di facciata) del lupo frutta una rendita di posizione politica ed economica (iscritti, donazioni, influenza pubblica). Sarebbe un colpo dover cedere sul "non un solo lupo sia abbattuto".
Non sarà facile continuare a dire che Francia, Svezia, Svizzera sono paesi "incivili" perché abbattono legalmente qualche lupo mentre nella civilissima Italia dilaga la caccia al lupo illegale con ogni mezzo.
Non sarà facile negare che nella situazione attuale il "bracconaggio" riceve una legittimazione dalla politica cinica dello stato e degli ambientalisti. Negando surrettiziamente e illegittimamente le autorizzazioni agli abbattimenti legali da parte delle Regioni lo stato legittima moralmente le uccisioni illegali. Confererisce loro un aura di "resistenza sociale", di supplenza di uno stato inerte e cialtrone, di uno stato che tiene conto solo della minoranza rumorosa e organizzata dell'animal-ambientalismo militante e di quella lobby di Parchi, associazioni, studiosi che dal lupo ricavano milionate di finanziamenti per gli infiniti progetti pro lupo.
Non sarà facile negare che con l'attuazione di azioni legali di controllo del lupo il bracconaggio - privo delle sue motivazioni sociali - non avrebbe più quel sostegno popolare che assicura il silenzio.
Dall'inizio dell'anno sono state rinvenute le carcasse di ulteriori due lupi (o ibridi) in Maremma mentre una lupa stecchita è stata rinvenuta dal CFS in Umbria e i resti un lupo in un'azienda faunistica-venatoria nel torinese. A Livorno alcuni cittadni hanno segnalato alla polizia provinciale che qualcuno stava prendendo a fucilate dei lupi. Un quadro sconsolante. Sino ad oggi la mattanza dei lupi (un controllo fai da te che non ha comunque impedito l'espansione del grande carnivoro) era materia da cronaca locale o da bollettino animalista (e di alti lai di furboni che puntavano a finanziamenti pubblici). Oggi il problema è sfuggito di mano ed è entrato nel dibattito pubblico. Vedremo cosa faranno lo stato cialtrone e i furbastri.
José Bové sul lupo:
“Prendere il fucile”
Intervista a JoséBové di Gilles Berreau
Il parlamentareecologista francese José Bové non si è mostrato sorpreso per la
presenza del predatore nei dintorni di una città dopo che il lupo è
tornato a far parlare di sé in Vallese, sbranando numerosi ovini a
Savièse a tre chilometri da Sion [capitale
del canton Vallese confinante con il Piemonte].
Un lupo è stato
ucciso mentre attraversava una strada lo scorso marzo a tre
chilometri da Millau, la città di 25 mila abitanti vicina a dove
abito.
Il parlamentare
francese ha inferto un brutto colpo agli ambienti écolos
[espressione spregiativa usata in
francese per “ambientalisti”] qualche mese fa prendendo le difese
degli allevatori ed esprimendosi favorevolmente nei confronti dlela
possibilità di sparare al lupo. Oggi, intervistato da “Le
Nouvelliste” mostra di essere quanto mai fermo sulla sua posizione.
A suo parere la presenza del lupo deve essere fortemente
ridimensionata da noi. In Svizzera come in Francia.
“Prendere
il fucile”
Il
francese aveva dichiarato la scorsa estate ad una radio della Lozére
[regione a Sud-Ovest del Massiccio Centrale]
destando non poco clamore che:
Se
c'è il rischio di un attacco del lupo ad un gregge la cosa migoliore
da fare è quella di prendere il fucile. A causa della minaccia del
lupo le persone non possono più dormire la notte. Quello che sta
succedendo sulle Alpi è insostenibile per gli allevatori. Non credo
che lo si debba accettare in nome della biodiversità [il
lupo]. Si può ancora fare i pastori sulle nostre montagne?
Nel
Larzac, la regione da dove è originatio Bové, si è già
sperimentata la soluzione del fucile.
Da
noi c'è stato un lupo nel Larzac. È finita con il ritrovamento
dlelo scheletro dle lupo sopra una clapas [mucchio di pietre].
Nessuno sa come è andata. E questo è bene.
“Preda
solo per mangiare”
Per
il parlamentare europeo:
le
associazioni ambientaliste pro lupo scambiano l'Europa con il Grande
Nord canadese e fantasticano di un mondo selvaggio che è tale e
quale quello della rappresentazione cinematografica americana. Ma l'Europa,
Svizzera compresa, si è venuta costituendo sulla base di un utilizzo
integrale del territorio per poter esercitare l'agricoltura e
l'allevamento. Il territorio è stato modellato dall'uomo. Parlare
qui di natura selvaggia è privo di senso.
Sul
tema del controllo del lupo José Bové ritiene che:
Non
è il caso di creare delle milizie contadine ma è competenza di
cacciatori e guardia caccia. Io stesso non possiedo un fucile.
Lasciamo fare a chi è competente. E con regole chiare.
Il
lupo non ha una sua funzione? Non è un elemento della biodiversità?
La
questione non va posta n questi termini. Il numero dei lupi aumenta
in media del 20% all'anno. Bisogna limitare drasticamente il loro
numero.
Quando
“Le Nouvelliste” chiede a José Bové se sono il lupo o gli
ambientalisti che gli impediscono di dormire di notte, dopo aver
sorriso risponde:
Sono prima di tutto gli industriali agrochimici e chi sta inquinando completamente questo pianeta. Questi sono i miei principali avversari. Penso che tra coloro che desiderano conservare questo pianeta si possa trovare un accordo ma solo dopo aver risposto a questa domanda preliminare: la presenza dell'uomo è riconosciuta come pienamente legittima sull'insieme del territorio?
José Bové insiste
fonte: http://www.ledauphine.com/
Intervista del 03.01.14
Raggiunto ieri al telefono ieri José Bové, ha confermato e persino amplificato le sue valutazioni:
"Sì, io dico che il lupo non è una specie in via di estinzione. Ne è la prova il continuo ampliamento del suo territorio. Sono stati trovati degli esemplari nel raggio di 200 km da Parigi. Roba da mettere inquietudine a chi sta nelle case rurali.
Ma al di là del piano simbolico è soprattutto in montagna che il lupo crea preoccupazione dice il parlamentare europeo.
"La convivenza tra i lupi e il bestiame non è possibile " insiste .
E quando gli si fa osservare che molti dei suoi amici ecologisti sono pro-lupo passa ad analizzare l'argomento:
"È normale che le associazioni ambientaliste difendano l'animale . Questo è un loro diritto. Ma essi non hanno una visione del mondo rurale. La domanda che dobbiamo porci è se c'è ancora spazio per gli agricoltori in montagna. Se devono continuare ad essere presenti per mantenere il territorio ? Io credo di sì."
Secondo José Bové sessant'anni di assenza dell'animale in Francia (nota: fino al 1992 ) hanno contribuito a conferirgli un'immagine idealizzata .
"Abbiamo scritto le storie, alla Kevin Costner. Ma qui non siamo nel lontano Nord o nelle pianure del West americano. Non c'è abbastanza spazio per il lupo" .
José Bové intende richiedere un aumento del numero di abbattimenti autorizzati in Francia. E soprattutto una revisione urgente della direttiva Habitat europea, che insieme con la Convenzione di Berna, protegge la bestia:
"Mi appello solennemente ai Ministri di Ecologia e Agricoltura, Philippe Martin e Stéphane Le Foll, affinché aprano subito una discussione in questo senso con la Commissione europea. "
Il livello delle reazioni ambientaliste: Bové non possiede un fucile e ha sempre preciusate che è a favore dell'autodifesa non della caccia al lupo indiscriminata. Ma ai verdi brucia troppo che un leader autenticamente ecologista su schieri con gli allevatori contro i lupofili da salotto