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(22.04.12) La vera antipolitica

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(06.08.12) La siccità colpisce in diverse parti del mondo le produzioni agricole. I prezzi delle materie prime stanno tornando ai livelli record del 2008 (e anche più su) mentre biomasse e zootecnia intensiva spingono la domanda

 

 

Le biomasse sono un crimine

 

agroalimentare

 

 

di Michele Corti

 

In un mondo in cui la Cina aumenta la produzione di carne, sempre più terra viene dedicata alle bioenergie, i medodi dell'agricoltura industriale distruggono la fertilità della terra, la siccità avanza, togliere terra e acqua alla produzione alimentare è un crimine contro gli affamati, contro l'umanità e  la madre terra

 

In questa estate da dimenticare, con i campi di mais bruciati dalla siccità prima della fioritura, assistiamo alla aberrazione di irrigazioni senza sosta dei campi destinati a produrre mais da far marcire nei biodigestori per produrre un po' di elettricità (a costi emergetici negativi). Un business antiecologico e dai gravi costi sociali (iniquamente distribuiti) giustificato solo dall'immorale tariffa onnicomprensiva di 28 cent/kwh. Una tariffa che il governo dei tecnici (ma sostenuto dai politici) ha prorogato all'aprile 2013 per favorire il completamento di centinaia di centrali consentendo loro di lucrare i "vecchi" incentivi. Con questi incentivi drogati gli speculatori (nostrani e germanici, tutti più o meno cammuffati da società agricole) possono pagare la terra e l'acqua il doppio, il triplo dei veri agricoltori. Il tutto senza che le organizzazioni agricole - i cui dirigenti sono spesso nel business - abbiano fatto nulla di concreto (tranne proteste e prese di posizione locali senza seguito).

 

 

Le biomasse accentuano le distorsioni nell'uso dell'acqua di irrigazione

 

I veri agricoltori si trovano a competere da una posizione di debolezza per i fattori di produzioni mentre la risorsa suolo agrario viene impoverita e avvelenata. Concimi chimici, pesticidi e acqua vengono applicati senza risparmio alle colture "da biomasse" con l'effetto perverso che - mentre altrove l'acqua scarseggia - dove è possibile pomparla e pagarla si rischia di utilizzarne troppa favorendo in alcuni suoli suscettibili i fenomeni di salinizzazione del terreno (quindi rendendolo in prospettiva sterili). Si punta ad ottenere produzioni per ettaro elevatissime per i 15 anni di super-incentivi garantiti (una vera rapina legalizzata ai danni dei contribuenti e degli utenti elettrici) e poi ... chissenefrega. È la logica della finanziarizzazione dell'economia applicata all'agricoltura con il rischio gravissimo di non poter più "nutrire il pianeta" (un tema scelto dall'establishment - lo stesso che spinge per i biocarburanti e le biomasse - per il loro EXPO e che nel 2015 suonerà beffardo per il crescente numero di affamati e sottonutriti nel mondo).

Questa cattiva gestione dell'acqua nel caso delle coltivazioni da incentivi elettrici pseudoecologici rappresenta un fatto clamoroso e che indigna ma sarebbe necessario anche indignarsi per l'estensione della monocoltura maidicola in generale. L'incapacità degli "imprenditori agricoli", dei farmer di concepire alcuna alternativa alla maiscoltura, al trinciato, alla PAC (oggi i veri imprenditori sono i contadini che sanno differenziare) ha portato ad estendere la coltura del mais in monosuccessione a terreni che qualunque contadino e agrotecnico sa essere del tutto inadatti, terreni con pochissima capacità di ritenere l'acqua, poveri di argilla, sciolti, ricchi di scheletro. Terreni che sprecano enormi quantità d'acqua. Eppure insistono. Eppure nell'era dell'ecologia (ma che imbroglio!) nessuno impone di evitare gli sprechi di acqua di irrigazione. Non parliamo della recrudescenza delle avversità della pianta (insetti, funghi, malerbe) che la monocoltura favorisce, imponendo di usare sempre più pestididi.

 

 

Siccità globale (ora abbiamo globalizzato tutto con la buona pace dei mondialisti)

 

Dall'India agli States alla Russia le notizie parlano di siccità grave e di raccolti tagliati localmente anche sino al 50%. I nostri allevatori che, a causa del biogas, hanno già hanno visto crescere il prezzo dei foraggi quest'anno dovranno rifornirsi di foraggi, cereali, mangimi su un mercato impazzito. La nostra zootecnia (padana ma non solo) si è infilata nel cul de sac della dipendenza dal mais (sinora prodotto all'80%) e della soia (tutta importata e tutta OGM). E ne pagherà sempre più le conseguenze.

I costi di produzione alla voce "alimentazione del bestiame" cresceranno di molto e si spalancheranno ancora di più le porte ai prodotti di origine animale provenienti da sistemi meno mais-dipendenti e da aree meno colpite dalla siccità e con maggiori risorse  foraggere estensive.

I rincari che saranno chiamati a subire i consumatori interesseranno gli alimenti a base di cereali ma anche le carni e i latticini. Ma questi rincari compenseranno solo in minima misura i nostri produttori che vedranno la loro quota di mercato erosa. .

Gli ingredienti dei mangimi sono tutti già schizzati verso l'alto, raggiungendo prezzi da primato. Il 13 luglio il mais ha toccato il record storico di 794 cents per bushel; i semi di soia hanno anch'essi superato il record storico mentre da quasi un anno il frumento è al massimo al Chicago Board of Trade. Le riserve stanno già diminuendo.

E ricordiamoci, noi che abbiamo cementificato mezza Italia e l'altra metà abbandonata alle boscaglie, che il 60% del frumento tenero lo importiamo (40% del duro "specialità" mediterranea che ora compriamo in Canada).

 

Prezzi su stock in giù

 

Il problema è che i rincari non si osservano solo sui mercati dei futures dove giocano gli speculatori.Gli indici dei prezzi reali dei cereali e oleaginose è tornato ai livelli dell'estate del 2008 quando l'escalation dei prodotti sfociò in una grave crisi alimentare e ci si attende un 50% in più rispetto al 2011 del prezzo di mais e grano e del 30% della soia. La Fao, per ora, non può che rivedere al ribasso le stime della produzione mondiale che, sino a questa primavera, parlavano di crescita dei raccolti (e di calo dei prezzi). Si prevede un calo di produzione di 25 milioni di tonellate del mais (erano 874 nel 2011, di cui 10 in Italia) e degli stock dei cereali. Il calo di produzione di mais in Italia è previsto del 30% (con alcune regioni che potrebbero arrivare 50%).

Le attese di crescita dei raccolti sono state frustrate ma cosa succederà nei prossimi anni e la siccità diventa, come sembra, più frequente. l'ultimo rapporto Ocse-Fao dice che la produzione agricola dovrà crescere del 60% nei prossimi 40 anni per far fronte non solo all'aumento della popolazione mondiale ma, soprattutto, alla richiesta di biocarburanti e alla crescita dei redditi in paesi come la Cina che spingono al maggiore consumo di carne. Il mondo vedrà una competizione crescente per il cibo e l'energia. Con una produzione che non riuscirà a tenere dietro la domanda gonfiata dalla zootecnia intensiva ("le fabbriche delle bistecche e del mondialat"), delle biomasse, dei biocarburanti i poveri (compresi strati di popolazione di paesi in declino come il nostro) non avranno pane.

 

 

È triste constatare come, mentre la natura di crimine contro la terra, contro l'alimentazione, rappresentata dalle biomasse emerge con tanta chiarezza, i lavori per le nuove centrali fervono senza sosta, senza interruzioni, senza sabati e senza domeniche. La corsa contro il tempo che doveva concludersi il 31 dicembre 2012 è stata prorogata dal governo Monti. Sensibile alla speculazione e agli interessi forti e lontanissimo da sensibilità sociali e ambientali il governo (sostenuto dai partiti che si dicono "democratici", "cristiani" e "popolari") ha accolto il "grido di dolore" degli speculatori che si erano visti rallentare pericolosamente l'iter della realizzazione delle loro "macchinette dei soldi" dall'opposizione dei Comitati spontanei. Che ora diventerà più dura e motivata considerato che uno dei motivi di opposizione riguarda proprio "l'acqua rubata".

Ribelliamoci. L'elettricità non si mangia.


 

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