(30.12.13) Per i nostri contadini di montagna la meccanizzazione agricola specifica di cui dispongono le aziende di altri paesi alpini è un miraggio.
Meccanizzazione agricola
specifica da montagna
di Michele Corti
Ben venga una meccanizzazione "a misura di montagna" che possa integrarsi con il ritorno all'impiego della trazione animale nel contesto delle aziende contadine e neocontadine. Peccato che i bellissimi mezzi da montagna siano carissimi. Su questi temi è nata un'interessante discussione sulla pagina Facebook di Ruralpini che riportiamo qui nel sito invitando tecnici, contadini, amici delle Terre Alte e dlel'agricoltura a partecipare
Una discussione nata tra i lettori di Ruralpini. Qualcuno tra loro chiede di parlare, oltre che di trazione animale, anche di meccanizzazione agricola specifica da montagna facendo presente che all'estero (Francia, per non parlare di Svizzera e Austria) è molto diffusa e fornisce un valido strumento per le aziende agricole.
Sgombrato il terreno dall'equivoco che Ruralpini intenda prospettare solo un modello di agricoltura basato sull'impiego di muli, asini e cavalli di tratta di capire perché in Italia, a differenza degli altri paesi alpini la meccanizzazione specifica non è diffusa (tranne la solita Provincia di Bolzano e a Livigno).
Di fronte all'interesse per il ritorno dei giovani in montagna, per il recupero di borgate e terreni abbandonati, per nuove e vecchie coltivazioni montane ci si scontra parrebbe logico veder diffondersi anche da noi falciatrici da montagna, trattrici da montagna, mietitrebbie con barra autolivellante.
Il punto è che questa meccanizzazione specifica è costosa. Negli altri paesi è stata introdotta perché c'è un interesse della politica per l'agricoltura di montagna.
Non basta il contributo sull'acquisto
Al di là dell'eventuale contributo sull'acquisto (a titolo "meccanizzazione innovativa" per esempio) che può essere (ma non sempre) finanziato dal Psr quello che determina la convenienza dell'acquisto e dell'utilizzo di queste macchine - comunque costose - è un quadro di incentivazione a favore dell'agricoltura di montagna che manca e che favorisce al trove la diffusione di bellissime macchine da montagna.
Nell''Italia "latina" e urbanocentrica, dove il contadino rimane un disprezzato e contano solo gli interessi organizzati in forti lobby agganciate al potere economico industriale e alla politica, le provvigioni all'agricoltura si concentrano anche in montagna sulle "rispettabili" aziende imprenditoriali più grosse, accreditate, attraverso vari canali, al potere politico e alle tecnoburocrazie. Senza una trattrice da 300 CV in Italia si è dei "bifolchi", dei "cafoni", dei "paisan" (dispregiativo a differenza del francese), insomma gente da nulla.
Solo l'agricoltore "industrializzato" con ampi parchi macchine (spesso ampiamente ridondanti rispetto alle reali esigenze aziendali) è degno di rispetto. Un atteggiamento culturale e antropologico che ha storicamente molto favorito in Italia... l'industria e i mediatori clientelari di provvidenze e penalizzato l'agricoltura.
Una falciatrice "estrema" della ditta svizzera Rapid, molto leggera e maneggevole, opera su pendenze del 120%. In Italia non c'è mercato perché le aziende "imprenditoriali" snobbano lo sfalcio in pendio e "segano" solo con la barra falciante laterale applicata alla trattrice. Tanto i contributi li incassa lo stesso, più dei "miserabili" contadini che sono tagliati fuori in larga misura dal flusso della spesa pubblica e quando non mollano devono usare vecchie BCS o la ranza (falce fienaia).
In Svizzera c'è un mercato per vari modelli di falciatrici estreme perché l'accesso ai contributi "agroambientali" (parte sostanziale del reddito dlel'azienda agricola montana) è condizionato al mantenimento delle superfici. Il rapporto capi di bestiame/superficie coltivata sopra i 1000 m deve essere pari a 1 UBG (simil UBA) per ettaro. Così c'è un fortissimo incentivo a mantenere il territorio. Se da una parte i contributi al reddito sono generosi dall'altra non si può alimentare la mandria a mangimi e fieno trasportato da centinaia di km come in Italia, come in Trentino, come in Valtellina, come in Ossola (per non parlare della Lessinia e del bellunese). Le superfici in forte pendenza sono indispensabili (e sono ricompensate con coefficienti di aumento dei contributi). Nulla (o quasi) di tutto cià in Italia dove la spesa agricola è monopolizzata dalle grosse aziende che "girano" all'industria i contributi ricevuti (Pac e Psr) sotto forma di vili prezzi del latte e degli altri prodotti... e sotto forma di acquisti di macchine, impianti, attrezzature, integratori, mangimi.
Transporter-carro autocaricante della svizzera Aebi
A sottolineare questa squallida realtà (frutto di scelte anticontadine, filoindustrialiste e anti Terre Alte dei politici e dalle organizzazioni professionali agricole) c'è l'eccezione che conferma la regola: Livigno. Un comune molto particolare nel cuore delle Alpi (fondovalle 1800 m) che è "Zona franca" e quindi straricco, con il comune che incassa una tassa sul fiume di carburanti venduto senza accise. Qui, dove va dato atto che albergatori, gioiellieri, rivenditori duty free hanno mantenuto un forte legame con l'indentità locale e l'agricoltura e si tagliano ancora tutti il fieno dei loro prati (poi ceduto alle non poche aziende zootecniche). Mezzi come quelli della AEBI, bellissime trattrici da montagna con il baricentro ribassato se ne vedono molti a Livigno. Li usano solo pochi giorno all'anno (ma loro possono permetterseli). Costano infatti 60 mila โฌ
Sono mezzi utilissimi in montagna anche perché possono montare i cingoli ed essere utilizzati come "gatti delle nevi" per servizi di spazzaneve e altro (sopra e sotto Terratrac).
In realtà vi sono anche dei mproblemi tecnici e normativi. Per le mietilegatrici montate sul telaio delle motofaociatrici o motocoltivatori vi sono problemi insormontabili di norme di sicurezza.
Per le mietitrebbie il guaio è che le macchine piccole (adatte anche ad operare su campi di ridotte dimensioni e in forte pendio) non sono autolivellanti così da prestarsi al lavoro su terrazze e fasce ma non sui campi con pendenza naturale.
Su grosse trebbie, invece, si ha la possibilità di avere la barra autolivellante ma si tratta di macchine ingombranti che operano con difficoltà su campi stretti
Al di là di queste considerazioni i lettori hanno anche messo l'accento su un aspetto ancora più "a monte": oggi sono i problemi (volutamente insoluti) della frammentazione fondiaria e il dilagare degli animali dannosi per l'agricoltura (cinghiali, cervidi, lupi) che bloccano sul nascere i generosi tentativi di "neodissodamento" dfi "ritornoallaterra", di recupero di superfici (a volte neppure così declivi) coltivate con cura per millenni
Ditte
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