(14.08.12) Disertate da tempo le occasioni della promozione "di stato" (pardon, di provincia autonoma) i Vignaioli trentini hanno iniziato ad aprile a presentarsi da soli al pubblico. Il salto di qualità con l'imminente "ar RIVA no i vignaioli"
Liberi vignaioli trentini
di Michele Corti
Aria fresca in Trentino. I Vignaioli (veri artigiani che il vino lo seguono passo a passo nelle loro vigne e nelle loro cantine) si sono lentamente emancipati dal sistema para-sovietico dominante in Trentino (ovvero nel principato-vescovile di trento). Quello della potente Federazione delle coop e della Provincia autonoma che tante risorse hanno sperperato in cantine faraoniche, acquisizioni di vigneti in Sicilia, Toscana, Veneto, in promozione massificata. Non sono peraltro mancate anche le mangerie come evidenziato dalla vicenda LaVis (vedi articolo nella colonna a fianco). Con il risultato che il vino delle coop trentine (fatto con le uve non trentine e attento ad omologare le caratteristiche ai gusti del mercato di massa) ha perso la sua identità territoriale. E i consumatori se ne sono accorti.
I Vignaioli sono prima di tutto contadini, nel significato più profondo ed elevato del termine (il che non esclude affatto essere al tempo stesso - sia pure su una piccola scala - imprenditori dinamici) e si sono resi conto che "l' approccio alla produzione è diverso ed unico, e quindi i nostri prodotti meritano momenti promozionali dedicati". Hanno così disertato da quest'anno le Mostre "di stato" come quella che si è svolta a maggio (87^ Mostra Vini dl Trentino) per organizzare una loro mostra dei vini artigianali in una sede meno prestigiosa ma con l'orgoglio della acquisita indipendenza, libertà. Si è rotto il clima bulgaro che vigeva sinora nella filiera.
All'inizio ci sono dei prezzi salati da pagare, ma il guadagno in termini di costruzione di una immagine "pulita", coraggiosa, fresca, indipendente è tanto. L'interesse del pubblico e degli addetti ai lavori è arrivato (fate un giro sui blog del vino ma anche sulla stampa e i siti enogastronomici più istituzionali e vedrete quanto spazio viene dato ad "ar RIVA no i vignaioli"). L'orgoglio per questa scelta di indipendenza è espresso ad alta voce nel sito dei Vignaioli. Il Palazzo Roccabruna citato è un magnifico palazzo rinascimentale di proprietà della Camera di Commercio di Trento) sede permanente di eventi e attività di promozione della produzione agroalimentare trentina.
"I Vignaioli sono una
parte importante del mondo vinicolo trentino e, senza offesa per nessuno,
coloro che in qualche modo hanno tenuto alto il vessillo dell’immagine residua
della locale produzione enologica. La stessa cosa dicono di sé anche quelli di Palazzo
Roccabruna che stanno in un magnifico edificio nel bel mezzo di
uno dei più bei centri storici d’Italia, con tanto di personale, laboratori,
cantine, vetrine, sale d’incontro e di degustazione, cucina ed esposizione di
prodotti tipici. Insomma, tutto quanto serviva anche ai Vignaioli per la loro
manifestazione. Che invece hanno scelto diversamente, clamorosamente evidenziando
una separatezza fra privato e pubblico che in tempi grami come
questi dovrebbe far sobbalzare."
Chiariamo subito, però, che i Vignaioli non sono simpatici solo perché capaci di chiamarsi fuori da un sistema che li teneva ai margini dominato dalla logica produttivista, industrialista (e politica) ma anche perché, al di là dell'immagine, ci sono anche i contenuti. Che significano rispetto della terra e della sua specificità, passione.
"L’Associazione sta terminando la stesura di un Codice di Regolamentazione
della produzione che raccoglie e codifica le azioni e i comportamenti che i
produttori associati già attuano quotidianamente, lavorando i vigneti «secondo
natura» e nel pieno rispetto del territorio e delle sue peculiarità. La decisione di ufficializzare quello che per noi è il giusto e
aggiornato modo di intendere la viticoltura e la vinificazione, si è resa
necessaria perché questi concetti sono stati da tempo
espressi agli organi locali competenti ma non hanno trovato alcuna accoglienza
Ancora pochi giorni da su l'Adige un esperto sentenziava che il vino biologico "è fuori mercato", che è impensabile per le grosse cantine gestire separatamente il probotto bio e quello convenzionale. I Vignaioli non la pensano così e sono pronti a scommetere sui loro bilanci, convinti che la qualità sia qualcosa di inscindibile, che il buono non può essere separato dal "pulito" si sono vincolati ad un percorso verso il bio che già ora esclude i concimi chimici e i diserbanti e limita fortemente il ricorso alla chimica di sintesi per l'uso fitoiatrico. I principi già ora fissati sono espressione di un impegno chiaro:
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zonazione di massima per i vini fermi e gli spumanti
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riduzione delle rese in vigneto
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riduzione delle rese in vinificazione (nel caso dei vini spumanti)
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abolizione dei diserbanti
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riduzione delle molecole utilizzabili nella lotta agli organismi patogeni.
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l’Associazione intende promuovere, nel lungo periodo, la conversione al biologico di tutte le cantine
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abolizione dei concimi chimici
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abolizione dell’ MCR (Mosto Concentrato Rettificato).
Quello che stanno facendo i Vignaioli merita il massimo sostegno del pubblico, degli operatori del settore (mezzi di informazione, enotecari, ristoratori). Ci auguriamo che alla manifestazione di Riva arrida un grande successo. E che si moltiplichino i contatti (che sappimao già in corso) tra i liberi vignaioli e i liberi contadini degli altri settori, a cominciare dai liberi malghesi e casari (quelli della Libera associazioneMalghesi e Pastori del Lagorai ma anche quelli della Val di Rabbi e pochi altri).
Il mondo del formaggio è stato anch'esso oggetto di fallimenti industriali, scandali, imposizione di una omologazione che non risparmia i pochi formaggi di malga senza fermenti selzionati sopravissuti (vedi articolo qui su Ruralpini). Dal basso può nascere una nuova alleanza di produttori indipendenti dei diversi settori e, tra qualche anno, ci si accorgerà che le risorse enogastronomiche del Trentino sono state salvate grazie a questa "santa alleanza" di "dissidenti", di "bastian contrari" che sono andati per la loro strada incuranti di Dellai e Mellarini. Sarà difficile che questi personaggi lo riconoscano. L'importante è che lo riconoscano (si spera al più presto) le comunità trentine e quel non molto di realtà economica provinciale "privata" non soggiogata al sistema politico-cooperativo.