(19.08.14) Il giorno 15 agosto un raccoglitore di funghi di Pinzolo (Tn) è finito all'ospedale di Tione ferito in varie parti del corpo a seguito dell'aggressione da parte di un orsa deportata dalla Slovenia con il famigerato progetto Life Ursus.
Ora non possono dire che
gli orsi non attaccano l'uomo
di Robi Ronza
Lโaltro ieri (15 agosto ndr) nei boschi di Pinzolo (Trentino) un cercatore di funghi è stato aggredito da unโorsa nella quale si era imbattuto. Lโuomo, una persona molto alta e robusta tanto da essere noto nel suo paese col soprannome di โCarneraโ, si è difeso con successo a calci e pugni sfuggendo allโaggressione anche se al prezzo di ferite agli arti poi medicategli con circa quaranta punti di sutura. Cโè però da domandarsi come le cose sarebbero andate a finire se al suo posto ci fosse stato qualcuno meno capace di reagire e meno alto e robusto di lui.
Oltre a gettare luce sui rischi per chi vive o comunque frequenta la montagna, che lโimprovvida reintroduzione artificiale di grandi carnivori
sulle Alpi implica, lโepisodio porta alla ribalta una questione antropologica di prima grandezza, perciò importante per tutti e non solo le popolazioni direttamente interessate: una questione che merita perciò di venire conosciuta anche ben al di là della ristretta cerchia dei proverbiali โaddetti ai lavoriโ.
Si tratta del
sorprendente impegno dellโUnione Europea, finanziato con diversi milioni di euro allโanno, per il ritorno sulle Alpi,e altrove in Europa, del lupo, dellโorso e di altri grandi carnivori. Difesi indiscriminatamente da convenzioni internazionali siglate quando rischiavano di estinguersi, questi animali selvatici tuttora continuano per legge a non essere cacciabili. La conseguenza è che oggi
a rischio di estinzione non sono più i grandi carnivori bensì i pastori, gli allevatori di montagna, e in genere le popolazioni alpestri.
Alla radice della pretesa di far tornare artificialmente i grandi carnivori ovunque sulle montagne e nelle campagne (e non più soltanto
in ristrette aree naturali specificamente controllate), esigendo poi che gli uomini che vi abitano โconvivanoโ con essi, sta la filosofia sostanzialmente anti-umanistica dellโambientalismo โverdeโ. Frutto della metamorfosi di gruppi dellโultrasinistra soprattutto tedesca e francese degli anni โ70 del secolo scorso, sopravvissuti dando a Darwin il posto che Marx e Lenin non erano più in grado di tenere, i โverdiโ vedono nellโuomo un intruso e un fattore di squilibrio della natura.
Ai loro occhi lโuomo, in forza di qualcosa che sarebbe meglio non ci fosse (ossia la sua mente e la sua anima), è infatti unโฆ mostro che sfugge alla selezione naturale. Se non esistesse la natura starebbe molto meglio, ma visto che ci si deve rassegnare alla sua presenza
almeno che sia la minima possibile, che la sua โimprontaโ sia lieve e furtiva, che cammini in punta di piedi senza calpestare le aiuole.
Come mai lโUnione Europea e buona parte dellโestablishment politico e mediatico, sia in Italia che altrove, affronti i problemi ambientali in
modo del tutto succube allโideologia โverdeโ è questione interessante, ma sulla quale ci soffermeremo in qualche altra occasione. Ci interessa qui soprattutto sottolineare la crescente gravità del problema, che già avevamo avuto modo di denunciare lo scorso anno (Cfr.โTornano i lupi e cacciano
lโuomoโ).
Oggi,come si diceva, si è arrivati anche ad aggressioni allโuomo. Già da qualche anno però sulle Alpi gli attacchi a greggi, mandrie di
bovini e di equini al pascolo da parte di orsi e di lupi si stanno moltiplicando. E i fatti stanno ovviamente confermando che nessuna barriera può indurre i carnivori a dedicarsi allโardua caccia al capriolo e al cerbiatto invece che alla facile predazione di erbivori domestici del tutto incapaci di difendersi da soli.
Ai primi del corrente mese,
un orso proveniente dal Trentino ha sbranato nei Grigioni due asini al pascolo superando la tripla recinzione elettrica che avrebbe dovuto proteggerli. In Francia, dove tra animali sbranati e animali in fuga precipitati da dirupi e in fiumi, le perdite ammontano già a qualche migliaio di capi allโanno, ormai i prefetti sono stati autorizzati da Parigi a consentire ai pastori la caccia al
lupo per legittima difesa.
In Italia invece chi spara al lupo per gli stessi motivi è comunque un criminale. Nella Maremma toscana, dove nellโanno trascorso tra il marzo 2013 e il marzo 2014 risulta ne siano stati abbattuti 11,
gli animalisti della Lega Antivivisezione di Grosseto hanno offerto un premio di 5 mila euro a chi darà informazioni utili per โindividuare il responsabileโ e โfermare una strage vergognosa e di stampo mafiosoโ. Per il suo assoluto orientamento animalista la nota di cronaca, che il Corriere della Sera ha
pubblicato in proposito nella sua edizione dello scorso 29 luglio, è a suo modo un testo esemplare in quanto a unilateralità e a disinformazione. Il suo autore parla perentoriamente di lupi โmassacratiโ limitandosi invece con pudore a riferire come unโopinione lโidea che essi siano responsabili delle โstragi di pecore e altri animali di allevamentoโ (chi altro mai potrà averne fatto strage? Chi lo sa alzi la manoโฆ). Al cronista del Corriere non viene poi neanche il sospetto che, se venisse autorizzata come avviene in Francia, la caccia al lupo per legittima difesa diventerebbe perciò più regolare.
Frattanto la crescita del movimento di opposizione al ritorno dei grandi carnivori sta assumendo dimensioni internazionali. Significativo il caso delle associazioni italiane, francesi e svizzere di pastori, allevatori e di esperti di economia e società delle terre alte che, riunitesi a convegno a Poschiavo (Grigioni, Svizzera) nello scorso aprile, hanno elaborato e sottoscritto una โDichiarazione di Poschiavo per una montagna e una campagna europee libere dai grandi predatoriโ. Il testo del documento, disponibile nelle tre maggiori lingue delle Alpi, italiano, tedesco e francese, e anche in inglese, si può facilmente raggiungere sui siti del Forum Terre Alte (clicca qui), e dellโAssociazione per un Territorio senza Grandi Predatori, (clicca qui)
Nella Dichiarazione di Poschiavo vengono bene spiegati tutti i motivi per cui la โconvivenzaโ tra gente di montagna, allevatori, pastori e grandi carnivori è impossibile. Dovrebbe essere ovvio, visto che lโimpossibilità di tale convivenza risulta attestata sin dallโepoca di Esopo e delle sue favole, per non dire dellโAntico e del Nuovo Testamento. Siamo però in unโepoca in cui si deve riscoprire tutto, anche lโacqua calda; e col rischio di venire trattati per questo come malfattori.
Al di là di tutto ciò è sempre più importante che anche nelle aree urbane e nelle campagne e montagne peri-urbane, dove vive la massima parte della popolazione italiana ed europea, ci si renda conto che il ritorno generale e incontrollato dei grandi carnivori nelle aree meno abitate non è solo un problema di rilievo settoriale ma anche un aspetto, da contrastare con fermezza, della grave crisi di civiltà che stiamo attraversando.