Ruralpini    Commenti/Di chi sono le Alpi?

 

 

 

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E' colonialismo culturale.

Viene così scoraggiata ogni espressione di autonomia culturale, stimolati l'appiattimento subalterno sui modelli urbani o, semplicemente,  la 'fuga'. I timidi richiami all'identità locale e alla tradizione vengono bollati  come 'folklore', 'invenzioni' o, peggio, come espressioni di chiusura egoistica.

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(20.08.12) L'associazione transfrontaliera Amamont, i cui recenti  interventi anti orso hanno trovato eco sui media nazionali svizzeri, scrive alla consigliera federale Leuthard in vista di Alp Week che si terrà a Poschiavo il 5-9 settembre

 

Di chi sono le Alpi?

 

(a giudicare da "Alp Week" a Poschiavo solo

 

dei tecnocrati "illuminati" e degli ecolobbisti)

 

 

di Michele Corti

 

Sommario

 

La montagna si ribella al colonialismo urbano

 

Cosa sono la CIPRA e la Convenzione delle Alpi?

 

Lettera di protesta al consigliere federale Leuthard contro  la discriminatoria esclusione politica di Amamont da Alp Week

 

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La montagna si ribella al colonialismo

 

Organizzato dalla lobby ambientalista CIPRA l'evento Alp Week "Le Alpi Rinnovabili" che si svolgerà a Poschiavo il 5-9 settembre prossimo (in coincidenza ha operato una palese discriminazione politica a carico dell'associazionismo di base alpino. Amamont. associazione transfrontaliera a difesa della ruralità alpina non è vista di buon occhio dalle logge ambiental-progressiste urbane che pretendono di dettare la politica delle Alpi.

Ad Amamont che da voce ai sudditi alpini che contestano la reintroduzione dei grandi predatori sulle Alpi non deve essere concessa neppure una manciata di minuti per parlare di "etica e agricoltura alpina" (come l'associazione - che comprende diversi accademici - si proponeva di fare alla Alp Week). È la nuova conventio ad escludendum che discrimina tutti coloro che non si allineano alla correttezza politica, alla dittatura soft che caratterizza la "democrazia" tardomoderna.

 

Un conflitto di classe?

 

Ai signori della CIPRA & Co dell'orso e del lupo non importa un fico secco, ma ne hanno fatto una cartina al tornasole per stabilire nuove forme di discriminazione politica e sociale, e per circoscrivere a loro vantaggio spazi di potere. In realtà orsi e lupi sono anche, palesemente, un grimaldello per facilitare l'abbandono delle Terre Alte, ovvero la pulizia etnica di chi vive in montagna e di montagna ancora abbastanza indipendente dai meccanismi del sistema di consumo globale capitalistico. Un abbandono che consentirà mani del tutto libere agli interessi speculativi per monopolizzare come mai avvenuto nella storia  dlele Alpi le sue risorse (acqua pulita innanzitutto). Bastano queste considerazioni per comprendere quale potente santa alleanza si muova dietro i pretesti del proclamato "ritorno all wilderness", della "razionalizzazione della presenza umana" che nascondono solo la volontà colonialista del blocco urbano forte della componente tecno-intellettual-burocratica e di qualla industrial-speculativa. Lo capisce ormai anche un bambino che l'ideologia "buonista", "progressista", "solidarista", "ambientalista" serve da copertura e da alibi per gli aspetti più sgradevoli, dal punto di vista sociale e ambientale della componente industrial-speculativo-capitalistica dell'unico blocco sociale dominante. Un blocco che persegue da secoli lo sfruttamento e la rovina delle comunità, della piccola produzione, che mira attraverso l'assogettamento alle leggi del mercato globale e di una soffocante regolazione burocratica a fare delle Terre Alte un deserto umano.

 

Una galassia in formazione a rappresentare la montagna che non si lascia colonizzare

 

La presensa del lupo in Piemonte e dell'orso nelle Alpi centrali  ha fatto da catalizzatore per  coscienza  e che contesta il colonialismo culturale e tecnocratico e dei grandi interessi economici La piccola produzione "periferica", le comunità delle Terre Alte sia pure indebolite stanno prendendo consapevolezza politica di questo scenario. Anche grazie alla "scossa" prodotta dall'introduzione dei grandi predatori che è vissuta come una violenza alla libertà dlela gente di montagna come un sopruso inaccettabile. Come un imbroglio ecologico.

Così si sta creando una galassia di soggetti disparati unificati dal rifiuto del modello di sviluppo modellato sulle pianure, sulla grande industria, sulla burocrazia, sulla quantità, il produttivismo, i saperi esperti che annullano quelli tradizionali frutto di secoli di adattamento ecosociale. Oltre Amamont c'è l'associazione Alte Terre delle vallate provenzali alpine di Cuneo, ci sono le esperienze di "resistenza casearia" del Bitto storico e del Lagorai, ci sono le associazioni per l'agricoltura bio e sociale della Valtellina e del Feltrino, il Comitato per la difesa dal lupo dell'Ossola e il Comitato anti-orso delle Giudicarie trentine, i comitati contro le centrali a biomasse e biogas, quelli contro i pesticidi. A livello più articolato ci sono anche  l'Associazione Valtellina nel Futuro e Incontri TraMontani e altri soggetti interessati all'aspetto più propriamente politico (ma anche istituzionale e culturale) del destino delle Terre alte nella crisi. Una galassia politicamente trasversale, un movimento sociale allo stato fluido u nificato da aspirazioni di autogoverno che non si sente rappresentato da nessun movimento politico, tantomeno dagli ambientalisti, e che potrebbe divenire un nuovo soggetto politico, sia pure in modo inedito.

Agli antipodi della CIPRA, dell'ecolobbismo della tecnocrazia "progressista" ma intimamente autoritaria e antidemocratica. Ma cos'è la CIPRA?

 

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Cosa sono la CIPRA e la Convenzione delle Alpi?

 

La CIPRA è la Commisione internazionale per la protezione delle Alpi. A molti sfugge che al di la della denominazione roboante che fa pensare ad un organismo pubblico internazionale la CIPRA è un organismo privato, una Ong (organizzazione non governativa). Alla fine una associaizone come una bocciofila. Essa viene confusa con la Convenzione delle Alpi perché quest'ultima (un trattato internazionale) è il frutto dell'azione lobbystica della CIPRA stessa, la sua creatura, la traduzione in un atto legislativo vincolante delle sue posizioni. Il trucco del lobbysmo è proprio questo: trasformare l'influenza di soggetti privati in atti politicamente vincolanti per tutti. Che poi modificare è quasi impossibile.

La Cipra è nata nel 1952 e la Convenzione delle Alpi è stata aperta alla firma degli stati alpini nel 1991. Nel 1992 si è costituita la CIPRA Italia, associazione costituita da organizzazioni ambientaliste quale sezione italiana della CIPRA internazionale. L'Italia nel 1999 ha ratificato la Convenzione (come hanno fatto anche Austria, Francia, Germania, Liechtenstein, Monaco, Slovenia, Svizzera e Unione Europea). la Convenzione delle Alpi è una convenzione quadro che si articola in diversi protocolli (diversi non sono stati ancora firmati né dall'Italia né dalla Svizzera, né da altri paesi). Essi riguardano l'Agricoltura di montagna, l' Energia, la Pianificazione territoriale e sviluppo sostenibile, le Foreste montane, la Protezione della natura e tutela del paesaggio, la Difesa del suolo, i Trasporti, il Turismo. Come si vede i protocolli toccano molte materie di competenza di numerosi enti (in Italia Ministeri, regioni, Provincie e Comuni). La firma di un così ampio spettro di protocolli tende a svuotare la capacità di governo del territorio di numerosi soggetti e incontra come è naturale ovvie resistenze. Dietro alle belle parole sulla sostenibilità (e magari anche sullo "sviluppo dal basso" e sulla "partecipazione") non c'è nessuno così ingenuo da non capire che tutto ciò significa trasferimento di sovranità ad organismi tecnocratici internazionali fuori dal controllo democratico. Una volta approvati i trattati internazionali sono di difficile modifica (se è difficile arrivare alla loro firma è altrettanto difficile ottenere il consenso per le modifiche). Così lo spazio della decisione politica è gradualmente trasferito ad organi sovranazionali: i consigli dei ministri e, soprattutto, ai segretariati permanenti, alla CIPROCRAZIA. Ancora una volta lo capisce anche un bambino che la CIPRA che ha elaborato la Convenzione e che ne propugna la ratifica e lìatuazione è in una posizione di referenza privilegiata con gli organi governativi e, soprattutto, con la tecnoburocrazia del Segretariato permanente della Convenzione che, oltre alla sede centrale ha anche sedi periferiche (in Italia a Bolzano a sottolineare l'egemonia germanofona). Che dietro tutto ciò ci sia una prospettiva di centralizzazione tecnocratica autoritaria non ci vuole molto a capirlo.

 

Un esempio per capirci. Nel protocollo sulla tutela della natura la Convenzione delle Alpi dice che i grandi predatori devono tornare su tutto l'Arco Alpino. Sotto una mappa tratta dalla Relazione annuale della CIPRA dove (in giallo) sono indicate le aree dove la CIPRA vuole che torni l'orso (l'area bianca priva di vegetazione viene considerata inadatta).

 

 

Il volto della CIPRA Italia

 

Il presidente è Oscar Del Barba. Del Barba non è personaggio che ama la visibilità. Opera dietro le quinte. Architetto urbanista milanese, originario di Morbegno, è presidente dal 2008 su indicazione del CAI (?). Del Barba, dal 1982 al 1997, è stato dirigente apicale della giunta regionale della Lombardia. Responsabile dell'ufficio legislativo per il territorio e l'ambiente della presidenza della giunta, dell'ufficio studi dell'assessorato all'ecologia, del servizio programmazione e del servizio tutela e gestione delle acque dell'assessorato all'ambiente. Nell'ambito dell'alta burocrazia regionale era in quota PCI con referenti sul territorio Patrizio del Nero (segretario della federazione di Sondrio) e Natale Contini (Consigliere regionale comunista dal 1975 al 1985 in rappresentanza della Valtellina anche se eletto a Cinisello Balsamo). Va precisato che, nella prima repubblica (lo ricordino i laudatores che la rimpiangono!), era del tutto naturale che i dirigenti fossero lottizzati e che si adoprassero per canalizzare i finanziamenti secondo i desiderata dei loro referenti politici. Qui, forse, serve un piccolo inciso ovvero una testimonianza personale. Quando nello strano periodo di transizione tra la prima e la seconda repubblica - nel 1994-95 - mi trovai a ricoprire l'incarico di assessore all'agricoltura in regione Lombardia, appena arrivato trovai la seguente situazione: il direttore, Dr. Salvatore Ena, in quota Dc,  imposto dagli alleati democristiani (era una strana giunta con Lega, Psi e Dc in frantumazione, comunisti "miglioristi" di Borghini)Ena, però, non muoveva foglia senza il benestare del referente del PCI-PDS: il Dr. Luigi Negri (che mandai a dirigere l'ufficio provinciale della provincia di Lecco altrimenti l'assessore lo avrebbe fatto lui). Era così: non c'erano maggioranza e opposizione: c'era la cogestione e il PDI-PDS - grazie allo strapotere della CGIL e al controllo sindacale dei concorsi - era saldamente e ampiamente "rappresentato" in ogni ufficio della burocrazia regionale (il PD, con tanti dirigenti amici ancora oggi, dopo vent'anni di formigonismo, non può certo lamentarsi anche se si affida alla procura di Milano per tornare alla grande nelle stanze dei bottoni di Palazzo Lombardia). Il sistema di gestione della cosa "pubblica" ("cosa loro") si chiamava "consociativismo" e se in periferia, nelle valli, qualche democristiano ruspante (e perbene), osava contrastare l'inciucio permanente con i comunisti ci pensavano i suoi a bacchettarlo e a ricordargli il galateo politico.

Dalla Regione Oscar Del Barba è passato (per comando) alla direzione del Parco delle Orobie Valtellesi (dove è tutt'oggi vice-presidente Contini) e quindi a quella dell'Ecomuseo di Albaredo per San Marco (comune feudo di Patrizio del Nero). Toh che combinazioni! Quindi con questi meriti da grand commis politicamente schierato è stato giubilato alla presidenza di CIPRA Italia. Che a indicarlo sia stato il Cai appare del tutto incidentale.

 

Luigi Casanova, bellunese emigrato in Trentino. Vicepresidente della CIPRA Italia. A differenza del tecnoburocrate Del Barba Gigi ha almeno una carriera presentabile di ambientalista alle spalle. È stato esponente dei Verdi le quali si è allontanato per via della gestione monopolistica di boato. Sindacalista CGIL, collaboratore di QuestoTrentino (area Manifesto) ha trovato un suo spazio  in Mountain Wilderness di cui è portavoce e che lo ha espresso alla vicepresidenza della CIPRA. La sua più nota battaglia politica è consistito nella difesa della Marmolada da eliski e cementificazione. Battaglie sacrosante, ma molto di immagine, che catalizzano l'attenzione dei media, che rendono molto e in cui si sono specializzate associazioni elitarie alla Greenpeace (alla faccia dell'estrazione di estrema sinistra non-al-caviale e dell'esperienza di fabbrica e di guardiaboschi di Casanova). Peccato che le battaglie che ogni giorno si combattono anche nel Trentino contro i pesticidi, contro gli inceneritori, le acciaierie, le centrali a biomasse a certi ambientalisti non interessano. Peccato che anche Casanova, che pur non cade nella spocchia di certi ecosnob, non sfugga alla tentazione di autoproclamarsi rappresentante dell'ambientalismo Trentino e consideri con sufficienza, come parziali e distensive le lotte dei comitati, dei Nimby, di chi l'ambientalismo lo vive sulla propria pelle, senza ottenere cadreghe e premi ma rimettendoci, digiunando, perdendo i posti di lavoro.

Nella CIPRA, invece, vicino alle stanze dei bottoni, impegnati in estenuanti tavoli e defatiganti azioni lobbistiche li si che gli ambientalisti dalle ampie visioni strategiche portano a casa reali conquiste per la sostenibilità alpina. Si vede bene quali sono i risultati: la TAV in Val di Susa ma anche sotto Brennero, nel Trentino di Casanova. Lo stesso storico accordo del dicembre 2011 tra Casanova e Mario Vascellari  (Vascellari è l'imprenditore degli impianti delle colate di cemento della Marmolada), sbandierato come una conquista storica, si è rivelato una bolla di sapone e il cemento è pronto ad avanzare ancora, gli impianti da sci anche. Ecco il comunicato trionfalistico di MW emanato per l'occasione:

 

"In data 27 dicembre 2011 a Malga Ciapèla l'associazione Mountain Wilderness Italia rappresentata dal portavoce Luigi Casanova e la società Marmolada, presentata da Mario Vascellari, hanno condiviso l'avvio in tempi brevi di una serie di confronti a tutto campo, che avranno come scopo la presentazione di linee guida per lo sviluppo qualitativo, difesa valorizzazione dell'intero gruppo della Marmolada".

 

Sembrava la conversione sulla via di Damasco del "nemico" battuto da MW anche in tribunale e dipinto sino a pochi mesi prima come un pescecane senza scrupoli. Veniva dichiarato  che tutto lo sviluppo turistico della Marmolada era programmato nel rispetto delle sacri principi della convenzione delle Alpi come garantito e certificato dalle sue vestali della CIPRA. Amen.

 

Francesco Pastorelli, direttore della CIPRA. Opera da Torino presso la sede della assiciazione animal-ambientalista talebana Pro-Natura (membro di Cipra) ed è espressione di quell'area. Significative le sue prese di posizioni politiche (ma è Direttore o un Presidente?) degli ultimi mesi contro il progetto ProPast della Regione Piemonte e la stessa Regione che cerca di riequilibrare anni di politica pro lupo e anti pastori.

 

E le altre CIPRA?

 

Questi sono i personaggi italiani di CIPRA. Per il resto l'organizzazione non è caratterizzata da molta trasparenza. Nel sito non viene neanche riferito quali siano le organizzazioni che formano la CIPRA stessa, non vi è uno statuto, nulla. Si sa che ci sono Cai, WWF, Mountain Wildernesse, Pro-Natura. Gli altri soci sono oscuri.

 

Un po' meglio vanno le cose per la CIPRA internazionale e le altre sezioni (la pagina dello statuto, però, non è accessibile). Il Direttivo di CIPRA internazionale è caratterizzato dalla presenza pressoché eclusiva di personaggi si estrazione accademica e di lingua tedesca (c'è solo una slovena) il che già la dice lunga sulla rappresentatività della ONG con sede nel Liechtenstein a pontificare in nome dell'Arco Alpino. Il sito della CIPRA svizzera è solo in tedesco in un paese con tre lingue ufficiali e questo - ancora una volta - la dice lunga sulla sensibilità per questi ecolobbisti di matrice tecnocratica di sinistra per la diversità culturale. Ancora una volta, però, semptre meglio la CIPRA svizzera che qualla italiana dal punto di vista trasparenza. Le numerose associazioni aderenti sono elencate puntigliosamente. Anche in Svizzera un socio della CIPRA è Pro-natura, associazione che in Svizzera è molto meno talebana della omologa italica anche perché occupa un segmento di mercato che in Italia è presidiato dal WWF ed è la principale organizzazione "verde" elvetica.

 

Chi ha messo la parola cattiva?

 

Andando a vedere chi è dal 2002 la presidente della Pro-natura svizzera si scopre che è tale Silva Semadeni  nata e cresciuta a Poschiavo la vallata di lingua italiana (e lombarda) del Cantone dei Grigioni dove si terrà Alp Week. Silva, prima di essere ambientalista, è stata ed è tutt'ora (ma chi lo avrebbe mai detto?) un politico di sinistra (Partito socialista) e siede alla camera del popolo in rappresentanza del cantone. In ragione del ruolo di Pro-natura nella CIPRA svizzera, del suo ruolo politico  e della sua origine pusciavina Silva avrebbe avuto un grande peso nella organizzazione della Alp Week e nella scelta degli invitati (da cui è stata esclusa Amamont, colpevole di essere dalla parte dei pastori contro gli orsi e i lupi). Ma Amamont non è di quella pasta di "villici" abituati a chinare il capo; anzi è di quella pasta di montanari elvetici che non si dimenticano dei miti fondativi della Svizzera, anti-aristocratici, anti-autoritari. I fini intellettuali progressisti svizzeri dileggiano il mito di Guglielmo Tell ("che s è mja sbašàa a salüdàa n' capèll). Per forza parla di un suddito che si ribella a "lor signori". Ma c'è poco da ridere. Di seguito la vibrata lettera di protesta al Ministro dell'ambiente svizzero (Consigliere federeale e Capo del dipartimento ambiente, energia, trasporti della Confederazione). Amamont sostiene che: "l'esclusione di Amamont risulti dalla chiusura ideologica da parte della Cipra e dalle altre organizzazioni proponenti la conferenza contro chi non abbia soltanto le loro idee della montagna quale natura “wilderness”!

 

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Alpweek in Valposchiavo 05/08.09.2012

Gentilissima on. consigliera federale Doris Leuthard, presidente della Conferenza della  Convenzione delle Alpi

L’associazione amici degli alpeggi e della montagna (Amamont) ha preso atto della sua lodevole intenzione di organizzare la Settimana delle Alpi (Alpweek) in Valposchiavo inizio settembre prossimo.

1. Innanzitutto una breve presentazione

Amamont è una associazionetransfrontaliera dell’arco alpino europeo operante dalla sua fondazione, nel gennaio 2008 a sondrio, particolarmente fra Svizzera e Italia ed è stata voluta per dimostrare che le aree alpine ancora oggi possono essere risorsa e riferimento vitale per la società moderna contrastando così l’esodo dalle montagne, l’abbandono e il degrado degli alpeggi e delle valli di montagna con relativa perdita di identità e autostima delle sue popolazioni… amamont vuol essere una contro-proposta positiva al dilagante nichilismo, anonimato, consumismo e omologazione.

I soggetti promotori sono sia persone fisiche: alpeggiatori, agronomi, ricercatori e fruitori turistici, operatori dei media, appassionati alle zone di montagna, ecc.; sia persone giuridiche: di diritto privato (come aziende agricole, associazioni, fondazioni) e di diritto pubblico-istituzionale (come consorzi, enti forestali, comunità montane, ecc.).

2. Partecipazione negata a Amamont all’Alpweek in Valposchiavo

Considerando il tema dell’alpweek: “Alpi rinnovabili” e le richiesteufficiali su pubblici organi dei media da parte della regione Valposchiavo (Rvp) di partecipare a tale settimana alpina (cfr. il Grigione italiano del 03.11.2011 + copia i lBernina online del 27.01.2012, Amamont inoltrava i relativi formulari di adesione considerandosi senz’altro legittimata alla partecipazione date le sue evidenti finalità e proponendo in modo flessibile sessione di interventi con uno stand (cfr. allegato 4 formulario di adesione) come pure il comunicato ufficiale della Rvp Valposchiavo su il Grigione italiano (del 12.04.2012 su “i preparativi per alpweek 2012”, cfr. allegato 5).

Purtroppo il vicepresidente amamont prof. dr. Fausto Gusmeroli (presidente pure della commissione scientifica) in data 03.04.2012 ci faceva pervenire la risposta negativa da parte di certo signor Wolfgang Pfefferkorn (rappr. Cipra?) con la semplicistica, non credibile motivazione: “due to the high number of proposals”, cioè che ci sarebbe stato un numero troppo elevato di proposte! (cfr. allegato 6 copia risposta pfefferkorn di inizio aprile 2012).

Una tale motivazione non è affatto convincente, anzi riteniamo che questa motivazione di esclusione di Amamont risulti dalla chiusura ideologica da parte della cipra e dalle altre organizzazioni proponenti la conferenza contro chi non abbia soltanto le loro idee della montagna quale natura “wilderness”!

3. Agricoltura di montagna/grandi predatori

Dalle esperienze riportate in continuazione dalla sua fondazione da soci, specialmente allevatori e alpeggiatori, esperienze verificate regolarmente da nostri esperti agronomi/professori di zootecnia è sempre risultata estremamente problematica, anzi quasi impossibile la convivenza dei grandi predatori, ormai da oltre un secolo non più presenti nelle alpi con i montanari, vedi particolarmente lupi, orsi, ecc. e dei greggi/mandrie di animali domestici curati dagli agricoltori di montagna (cfr. presa di posizione in merito al lupo in Piemonte in italiano su il Grigione italiano del 23.09.2010, allegato 7, risp. articolo su il Bernina online del 23.09.2010, allegato 7a, risp. sul so 09.10.2010, in tedesco, allegato 8;).

Un’ulteriore gioco di forza sta avvenendo di questi tempi nel Canton Grigioni e nell’ultimo mese proprio in valposchiavo, dove le vicende dell’orso M13 ha amareggiato e esasperato la stragrande maggioranza della popolazione.

A proposito le facciamo pervenire la lettera aperta di amamont al governo del Canton Grigioni del 06.08.2012 (cfr. allegato 9).

4. Nel merito della Convenzione delle Alpi e relativi protocolli aggiuntivi

da quanto ci risulta nella sessione del consiglio nazionale del settembre 2010 il parlamento si è rifiutato di entrare in materia dei 9 protocolli aggiuntivi (con 102 voti contro 76), fra i quali quello anche inerente agricoltura di montagna/protezione assoluta grandi predatori. per es. il lupo dopo aver ammazzato ca. 30 pecore può essere abbattuto, cfr. allegato 10, so del 30.09.2010 “für die alpenkonvention ist der zug endgültig abgefahren”. ci pare questo tema dovrebbe essere in discussione anche al tavolo dei ministri delle alpi. all’alpweek a poschiavo settembre 2012. nel caso negativo il parlamento svizzero ha già incaricato il consiglio federale di disdire la Convenzione delle Alpi.

5. Protesta di Amamont

Visto l’atteggiamento oltranzista degli organizzatori cipra & co., Amamont protesta energicamente, questo tramite, contro questi metodi assolutisti dittatoriali escludendo la nostra associazione amamont da questa ‘alpweek’, chiediamo l’intervento urgente di lei, on.le consigliera federale Leuthard, per sbloccare questa visione estremista di “naturalismo selvaggio” sulle nostre alpi non essendo date le premesse in europa e particolarmente in svizzera per distruggere tutti gli sforzi delle precedenti generazioni, anzi in piena contraddizione con gli sforzi dei contributi all’agricoltura di montagna e contributi diretti per mantenerla, essa come pure il paesaggio!

Ciò specialmente è da considerare per il fatto che i grandi predatori (lupo, orso, ecc.) non entrano di proprio istinto nelle regioni alpine svizzere, ma vengono di fatto “importati” subdolamente da gruppi estremi pro grandi predatori (vedi comitati pro lupo e pro orso!) dai paesi alpini limitrofi.

Le chiediamo pertanto di voler difendere la nostra agricoltura dimontagna opponendosi alle pretese di questa cerchia naturalista-estremista!

6. Qual’è la solidarietà intesa da queste organizzazioni Cipra & co.?

In un comunicato della Cipra pubblicato sul nostro settimanale il Grigione italiano si parla di “nuova solidarietà fra alpi e metropoli” dove la Cipra dice di chiarire il suo ruolo! (cfr. allegato 11, copia il grigione italiano, del 07.06.2012, no. 23, pag. 20).

Ma che razza di solidarietà è quella proposta dalla Cipra? essa dice che quello che è stato raggiunto nella convenzione delle alpideve essere imposto come standard minimo per la protezione e lo sviluppo sostenibile anche di una regione alpina allargata”!!

Ma da quando in qua si impone la solidarietà?? … lo sviluppo sostenibile infatti non potrà mai essere imposto perché gli attori sono i cittadini/il popolo, che in svizzera, per fortuna, conosce ancora la democrazia… e il popolo è sovrano!

Non accettiamo pertanto le concezioni teoriche della Cipra che vorrebbe imporre suoi modelli irreali e burocratici alle Alpi e ai suoi cittadini!

Quali montanari, e ne siamo fieri, non accettiamo imposizioni e i diktat dall’alto… tantomeno dalla Cipra & co.

Purtroppo queste organizzazioni si credono ormai detentori della autorità delle Alpi con i loro “mega/macro” – progetti che si fanno sulla testa delle persone e cittadini delle montagne, cioè dei montanari, asserendo a parole di fare gli interessi delle Alpi…!!

Creare macrostrutture anche sulle Alpi è volere l’omologazione e l’appiattimento culturale a tutti i costi (che porta al nichilismo!) negando implicitamente le diverse identità delle popolazioni locali! di conseguenza negando pure il proverbiale, storico, cioè ben acquisito diritto alla libertà delle popolazioni delle alpi.

che i cittadini della montagna non accettino queste imposizioni risulta ad esempio, in modo molto lampante, dalla recente serata informativa sull’orso in valposchiavo del 09.08.2012 a poschiavo, dove i montanari/ cittadini della montagna si sono ribellati in modo clamoroso ai “diktat” dei funzionari cantonali e federali che si trinceravano dietro la “convenzione delle alpi”, asserendo che ormai la presenza dell’orso doveva esser accettata, che si sarebbe dovuto convivere con essa, ecc. ecc. perché a loro dire, a causa di questa legge, risp. “convenzione delle alpi” loro avevano le mani legate!... essi nulla sapevano per es. che i 9 protocolli aggiuntivi a questa convenzione delle alpi che dovrebbero regolare l’applicazione/attuazione di questa convenzione, in svizzera non sono mai stati neanche trattati dal parlamento federale, perché lo stesso appunto a larga maggioranza (cn 102 contro 76) nel settembre 2010 non è nemmeno entrato in materia per trattarli.

I montanari vogliono la loro libertà/il loro autogoverno e non accetteranno mai di essere né schiavi né sudditi di organizzazioni tipo dittatoriale quali cipra & co. che dai loro uffici di città/metropolitani da bruxelles a parigi a roma, ecc. credono di imporre i loro macro-modelli burocrati alla montagna e ai montanari!

La Svizzera dovrà ben guardarsene da queste visioni anti-cittadini, surreali e da questi macro-modelli burocratici tipo parchi delle eurozone come quelli di introdurre nell’area delle Alpi i grandi predatori… e da qui il passo è molto breve dal tentativo di scacciare i montanari dalle loro montagne verso le città dove la massa è sempre stata ben manovrabile (… la storia insegna)!

Ma siamo in chiaro: in questo modo non ci sarà più né sostenibilità né solidarietà sulle e fra le Alpi!!

Semmai la solidarietà/sussidiarietà in tema di grandi predatori sarebbe quella che stati o regioni che hanno creato irresponsabilmente assurde colonie di grandi predatori (per.es. il trentino in circa 10 anni ca. 40/50 orsi!/risp. la regione piemonte: stesso discorso per i lupi verso il vallese) siano chiamati in causa, cioè alla loro “solidarietà responsabile” di riprendersi questi grandi predatori che essi hanno lasciato/fatto introdurre in altri stati senza alcun consenso di questi ultimi e provvedano alla gestione conforme degli stessi grandi predatori e al risarcimento dei danni causati!

7. Conclusione

Da parte nostra restiamo in attesa della sua presa di posizione, stimata on.le consigliera federale, signora  Doris Leuthard, e siamo anche a piena disposizione per un incontro con lei e la sua delegazione per eventuali ulteriori chiarimenti.

Già sin d’ora ci è grata l’occasione dell’incontro per ringraziarla sentitamente della sua attenzione e la salutiamo con i sensi della nostra massima stima.


 

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