(26.09.12) La Lombardia è tra le aree al mondo con l'aria più inquinata. Un migliaio di centrali biogas rappresentano un ulteriore peggioramento della qualità dell'aria. Solo per arricchire gli speculatori
Biogas: un contributo per
un'aria irrespirabile
di Michele Corti
A Mantova Comitati No BIOGAS all'attacco. Il biogas rende l'aria ancora più irrespirabile. Per unità di elettricità prodotta le centrali a biogas emettono ossidi di azioto (precursori delle polveri sottili) in misura superiore a dieci volte tanto una moderna centrale elettrica turbogas
La Lombardia è la regione con l'aria più inquinata d'Europa (concentrazione di polveri sottili). La speranza di vita è ridotta di 2 anni nelle zone a maggior inquinamento. Eppure una classe politica irrsponsabile facilita come in nessuna altra regione d'Italia la costruzione di centrali a biogas. Basti dire che in Emilia Romagna le centrali a biogas sono ammesse solo in quell'area tra Ferrara e Bologna (ben individuabile anche nella mappa dell'Europa riportata sotto) dove la qualità dell'aria è "passabile".
Ce ne saranno un migliaio in funzione se non riusciamo a sgonfiarle. Gli agricoltori sono in rivolta perché il business è guidato da speculatori che acquistando un po' di terra e prendendo in affitto i terreni per la coltivazione delle biomass (o perfino acquistandole e acquisendo scarti) si fingono agricoltori e usufruiscono di quella che viene presentata dalla Regione Lombardia (DG Agricoltura e DG Sistemi Verdi) come una operazione a vantaggio dell'ecologia e per sostenere il reddito degli agricoltori. I quali invece, specie dopo il 2014 con la riduzione del sostegno comunitario, saranno sempre più esposti al fallimento in forza dell'aumento dei prezzi degli affitti e dei foraggi. A rilevare le aziende agricole che falliranno saranno i pescecani "nostrani" e stranieri. Le centrali a biogas, però, non sono solo una bomba ad orologeria collocata per far saltare in aria l'economia agricola. Sono anche una bomba ecologica. A fronte di riduzione di emissioni climalteranti pari a zero comportano aumento di uso di pesticidi, trasporti, carichi fertilizzanti dei terreni, consumo di acqua.
Tante piacevolezze per i residenti e l'insidia di un aggiunta di polveri sottili da respirare
In più ci sono le "piacevolezze" per gli sfortunati residenti rurali: emissioni odorigene, rischi per le riserve d'acqua potabile (se i digestati non sono gestiti più che correttamente), rischi di utilizzo di scarti di dubbia provenienza (con conseguenti rischio biologico a seguito di spargimento dei digestati), traffico di mezzi pesanti e lenti sulla viabilità comunale e vicinale, rischi di sversamenti, incendio ed esplosione. Oltre alla "puzza" (con tutto il carico di sostanze nocive associato al fastidio odoroso) ci sono le polveri sottili prodotte a partire dagli ossidi d'azoto emessi dai motori (in funzione iù di 8 mila ore all'anno). È su quest'ultimo aspetto che a Mantova i Comitati No Biogas che contano tra le loro file un medico specialista in pneumatologia intendono dare battaglia.
Inquinamento da biogas
"Le emissioni giornaliere in atmosfera di un impianto a biogas da un mega watt, equivalgono a circa 35 kg di ossidi di azoto, i principali precursori delle polveri sottili. Questa quantità di emissioni corrisponde i fumi prodotti da 10.000 automobili che in un giorno percorrono una distanza di 20 km( la media del percorso casa-posto di lavoro nella nostra provincia)". La denuncia proviene da Alberto Zolezzii medico specialista in pneumatologia ma anche esponente attivo del movimento no biogas in provincia di Mantova ed in particolare del comitato per il controllo delle energie rinnovabili.
I dati indicati dal dottor Zolezzi rappresenta nei primi disponibili circa l'emissione rilasciate in atmosfera dalle centrali a biogas mantovane. per un impianto da 1 MW elettrico alimentato a biogas si calcolano circa otto-12 t annue di ossidi di azoto (1,5-1,8 kg orari per circa 8000 ore annue di funzionamento). Le 70 centrali a biogas previste in provincia di Mantova emetterebbero, se questi dati fossero confermati, una quantità di ossidi di azoto pari ad un impianto turbo gas da 1 giga watt elettrico. Per una unità di energia elettrica prodotta l'inquinamento di una centrale biogas risulterebbe quindi 14 volte superiore. C'è di che riflettere.
Le centraline Arpa non vedono
Il medico anche come le centrali a biogas sono spesso realizzate a breve distanza dai centri abitati e come esse funzionino 24 ore al giorno con un impatto maggiore rispetto le fonti mobili di emissioni, impatto che non verrebbe rilevato dalle centraline Arpa in quanto semplicemente collocate troppo lontane dalle centrali dal momento che sono state installate per monitorare altre fonti di inquinamento. La costruzione di un numero impressionante di centrali termoelettriche a biomasse in regione Lombardia desta serie preoccupazioni. Tale centrali sono circa un migliaio. I comitati che si oppongono a questa vera e propria truffa in nome del biologico ma in realtà motivata solo dall'avidità speculativa ci tengano a sottolineare come non sono solo le centrali a combustione o a gassificazione che presentano inquietanti rischi per la quantità e la qualità delle emissioni nocive in atmosfera ma anche quelle a biogas che, solitamente, vengono messe sotto accusa per altri motivi (traffico, sicurezza stradale, danneggiamento delle strade, emissioni adorigene, rischi legati allo spandimento dei digestati). in realtà il biogas è prodotto per essere bruciato alimentando dei motori ed atermici. Non si tratta inoltre di metano puro, ma di una miscela contenente anidride carbonica, acqua e altre impurità. Bruciare biogas comporta non solo una forte dissipazione in energia meccanica e in calore (la resa energetica della produzione elettrica e pari al solo 25% dell'energia del biogas) ma anche notevoli emissioni di ossidi di azoto (NOx). Nella provincia di Mantova sono previsti già 70 impianti. sono più di 10 volte tanto quelli della Lombardia. Ciò comporta un equivalente di emissioni di 8000 t di ossidi di azoto.
Il computo deve essere allargato all'inquinamento derivato
Oltre alle emissioni dei motori andrebbero conteggiate anche quelle legate al ciclo di produzione agricola. La produzione di biomasse per l'alimentazione dei biodigestori implica un ordinamento colturale maggiormente intensivo, decisamente orientato alla monocoltura. Aumentano i trasporti ma anche l'uso di pesticidi e di macchine agricole ( basta pensare al maggior uso dell'acqua di irrigazione e al relativo gasolio impiegato per i comparti). Queste considerazioni e questi dati sono stati trasmessi all'assessore provinciale all'ambiente Alberto grandi, al sindaco di Mantova Nicola Sodano e ad altri sindaci. Si attendono le risposte.