(21.09.12) Online dal 19 settembre su Food and Chemical Toxicity uno studio che rappresenta una pietra miliare nella ricerca sui pericoli degli Ogm
OGM tossici e cancerogeni
di Michele Corti
Lo studio di Séralini e collaboratori riporta al centro dell'attenzione il tema degli OGM. data la posta in gioco è lecito chiedere conferme e ulteriori studi. Ma se le indicazioni ottenute dall'equipe francese dovessero essere, come probabile, confermate sarà difficile per la Commissione Europea - nonostante le fortissime pressioni delle lobby - non rivedere la politica di importazione di prodotti OGM e chiudere definitivamente la partita della coltivazione degli OGM in Europa. Intanto noi facciamo le cavie.
Quello divulgato in questi giorni rappresenta uno dei pochi esperimenti di lunga durata (2 anni, equivalenti alla durata media di vita dei ratti albini da laboratorio). Per questo motivo sta destando così clamore. I risultati sono molto netti ed evidenzierebbero l'effetto tossico e cancerogeno del Mais NK603 della Monsanto resistente all'erbicida Roundup ready della stessa multinazionale (il glifosato, l'erbicida "totale" più usato al mondo il cui brevetto è scaduto nel 2001). Sono stati pubblicati non su un bollettino di militanti anti-OGM ma su una rivista scientifica internazionale (Food and Chemical Toxicology) il con comporta un procedimento di revisione da parte di scienziati con competenze specialistiche in materia.
I precedenti
In uno studio pubblicato nel 2007 (Gilles-Eric Séralini, Dominique Cellier and Joël Spiroux de Vendomois, 2007, Archives of Environmental Contamination and Toxicology ,52, 596-602) Séralini aveva osservato, riesaminando con più adeguate procedure statistiche i dati dello studio presentato della Monsanto sul suo mais GM MON863, che essi evidenziavano lievi ma significative alterazioni metaboliche e della crescita e sintomi di tossicità epatorenale. Lo studio originale aveva condotto la Commissione europea - sulla base dei dati della Monsanto - ad autorizzare l'uso del mais MON863 (ma non la coltivazione) in quanto ritenuto sicuro per il consumo. Séralini concludeva il suo studio critico sostenendo che "Sono indispensabili esperimenti di lunga durata per indicare la vera natura e l'entità delle possibili patologie" anche se già "con i dati attuali non si può concludere che il mais GM MON863 sia un prodotto sicuro". A quei tempi, in realtà sono passati solo pochi anni, uno studio di medio periodo come quello della Monsanto, durante il quale le cavie vennero alimentate per tre mesi con il mais geneticamente modificato, era considerato uno studio di durata eccezionalmente lunga. Séralini in ogni caso ha perseguito quanto si prefiggeva di fare e lo studio di lungo periodo è stato effettivamente realizzato.
Risultati molto netti
Il fuoco di fila degli amici degli OGM si spiega con i risultati abbastanza clamorosi dell'equipe di Séralini. Risultati che danno fastidio perché non sono un botto a ciel sereno ma confermano quello che precedenti studi dello scienziato francese e di altri gruppi di ricerca hanno dimostrato o ipotizzato. Danno fastidio perché l'equipe francese ha osservato che anche i ratti che ricevevano le dosi più basse di OGM e di erbicida manifestavano una maggior incidenza di patologie rispetto ai controlli nella stessa misura dei lotti sottoposti a dosi più elevate. Il che significa che gli effetti deleteri sulla salute del mais OGM si determinerebbero già con solo l'11% di mais GM nella dieta (de roditori ma forse anche degli umani). Quelli dell'erbicida Round up ready (glifosate) con una concentrazione nell'acqua di bevanda pari a soli 50 ng/L di glifosate. Una concentrazione che si può facilmente riscontrare nell'acqua potabile contaminata con l'erbicida ma, punto cruciale, ricade entro i limiti di legge(il famoso 'avvelenamento' sostenibile).
Un altro aspetto dei risultati della ricerca di Séralini e coll. che da moltissimo fastidio è la constatazione che molti dei tumori riscontrati negli animali utilizzati per la prova si sono sviluppati dopo i 18 mesi e comunqua mai prima dei 4-7 mesi. Un dato che getta più che un ombra sulla validità degli studi convenzionaliche "a centinaia", come sbandierano i pro OGM, avvrebbero dovuto dimostrare la sicurezza degli OGM. Negli animali cui venivano somministrati mais OGM o erbicida i tumori si sono sviluppati con una frequenza tra il doppio e il triplo dei controlli (e più velocemente). Nelle femmine, più colpite dal tumore mammario dei maschi, la mortalità è risultata 2-3 volte superiore negli animali trattati rispetto ai controlli. I maschi trattati sono stati però affetti in misura da 2,5 a 5,5 volte superiore rispetto ai controlli da congestione e necrosi epatica e in misura di 1,2 - 2,3 volte superiore da gravi patologie renali. Per spiegare questi risultati. Nel caso dell'erbicida gli effetti patologici sono mediati dal meccanismo ormonale (legato agli estrogeni). Il glifosate - come messo in evidenza da vari studi - distrugge l'enzima aromatasi che interviene nella sintesi degli estrogeni e interferisce con i recettori cellulari degli estogeni stessi. Diverso risulterebbe il meccanismo di azione del mais transgenico (anche se gli effetti patologici sono sovrapponibili). L'enzima EPSPS, espresso in forma modificata dai geni inseriti nel mais GM, modifica il ciclo biochimico degli aminoacidi aromatici con diverse conseguenze. Nello studio di Séralini si è riscontrata la diminuzione di due metaboliti secondatri di questo ciclo: l'acido caffeico e l'acido ferulico che avrebbero un ruolo di protezione contro i tumori e contro lo stress ossidativo dei tessuti ma che agirebbero anche da modulatori dei recettori cellulari degli estrogeni.
Il coro dei pro Ogm (e dei media della lobby)
Prima che fosse divulgato lo studio si levava un coro di le reazioni degli scienziati pro-Ogm che tentano disperatamente di 'smontare' lo studio con argomentazioni in larga misura pretestuose e comunque già utilizzate in passato per confutare i risultati sgraditi. le università nel mondo hanno grande bisogno di finanziamenti e Monsanto e C. sono piuttosto generosi. In cambio in questo frangente così spiacevole per il biotech chiedono un "aiutino" e ci sono professori pronti a darlo. I grandi media, espressione dei gruppi economico-finanziari (che hanno sempre visto con estremo favore gli OGM) hanno ovviamente ripreso con grande enfasi le 'autorevoli stroncature' ovviamente tutte da parte di scienziati schierati pro OGM. Emblematico un articolo del Corriere della Sera (rubrica della salute - sportello cancro in collaborazione con ... la Fondazione Umberto Veronesi per il progresso delle scienze). Nell'articolo troviamo questa grave e sconcertante affermazione:
"Ma non si è fatta attendere nemmeno la risposta della comunità scientifica, che giudica il lavoro di Séralini privo di fondamento scientifico, e lo smonta pezzo per pezzo"
Si lascia credere ai lettori che Séralini sia un ciarlatano, che la comunità scientifica sia compatta (cosa del tutto falsa come provano gli studi, non certo solo di Séralin, che sollevano i rischi degli OGM per la salute e l'ambiente). L'articolo è dedicato per il 70% alle critiche di Tom Sanders, responsabile della sezione di nutrizionistica al King's College di Londra e di Anthony Trewavas, docente di biologia (tutto qui?) all’Università di Edimburgo. I toni delle critiche sono apertamente diffamatori o almeno qualunquistici (bisognerebbe però risalire a quanto hanno effettivamente dichiarato questi utilissimi critici). Il Corriere riferisce che Sanders avrebbe commentato: "hanno preferito ricorrere a un’analisi «non convenzionale» che Sanders paragona a una sorta di "pesca statistica" quasi avessero inventato sui due piedi una statistica fai da te. Il metodo, invece, fa riferimento ad aggiornati testi di statistica (L. Eriksson, E. Johansson, N. kettaneh-Wold, S. Wold, 2006, Multi and Megavariate Data Analysis Part I – Principles and Applications Umetrics AB, Umea, Sweden).
Si contesta poi la scelta del ceppo di cavie utilizzate (Sprague Dawley) per via della suscettibilità ai tumori mammari. Esso, però è tra i più comunemente utilizzati nella ricerca medica. D'altra parte l'uso di un corretto disegno statistico e la verifica dell'incidenza spontanea delle patologie riscontate nei gruppi noin trattati con quella media riscontrata del (ben conosciuto )ceppo stesso di ratti albini rappresentano elementi di per sé sufficienti a smontare l'obiezione. Allo stesso modo è il disegno statistico sperimentale complessivo (con molti gruppi e tre livelli di trattamento) e l'adeguatezza del trattamento statistico che rendono di per sé poco significativa un altra obiezione: "10 ratti per gruppo sono pochi". Dal momento che i gruppi spetimentali erano 20 cioò avrebbe comportato l'uso di 1.000 cavie. Qualcosa di difficilmente gestibile.
( Come sempre poi arriva la 'furbata' delle micotossine chiamate spesso in causa per tentare di sostenere che gli effetti tossici non sono legati agli OGM ma alle micotossine (ovvero ai prodotti del metabolismo delle muffe patogene dei vegetali che pottono contaminare le derrate alimentari in determinate condizioni ambientali) . Il mais può essere facilmente contaminato se le condizioni di coltivazione, raccolta e stoccaggio della granella non sono ideonee. Dal momento che le micotossine che contaminano il mais possono risultare cancerogene e che in alcuni casi (zearalenone) agiscono come distruttori endocrini ad attività estrogenica (vengono 'scambiati' per estrogeni, ormoni femminili) i risultati ottenuti da Séralini sono messi in discussione. Ma questo riguarda tutti gli studi in cui si usa mais. Dal momento che queste obiezioni sono di lunga data non dubitiamo che Séralini possa dimostrare di aver verificato questo aspetto nelle componenti della dieta utilizzata. In ogni caso la prova sarebbe invalidata se il mais OGM e quello utilizzato per la dieta dei ratti abbeverati con acqua contaminata con erbicida fossero più contaminati con micotossine del mais utilizzato per la deieta dei ratti di controllo. Da escludere che il mais (convenzionale) utilizzato per il trattamento "erbicida" fosse diverso dal mais utilizzato per il controllo.
Una battaglia politica
Querelle scientifica e battaglia politica ed economica si intrecciano come non mai. Arrivare a definire 'privo di fondamento scientifico' uno studio sgradito ma pubblicato su una rivista scientifica e passato al vaglio da scienziati equivale a delegittimare il sistema scientifico già abbastanza screditato per la sua incapacità di prevenire i rischi (e non c'è solo l'amianto) e per quello che è più di un sospetto circa l'intreccio di interessi tra scienziati e multinazionali del life sciences (biotecnologie) in cui è diventato difficile capire dove finisce lo scenziato e inizia l'uomo d'affari. Questi personaggi sono quelli che danno del ciarlatano a Séralini per via dei risultati sgraditi, svalutando a priori i suoi studi in quanto "di parte" per via della della sua posizione pubblica di denuncia sui rischi degli OGM e per il fatto che è stato in passato finanziato da Carrefour e da Green Peace. È curioso: se sei finanziato da quelli che potrebberoe essere sascherati come avvelenatori dell'umanità e del pianeta sei uno "scienziato serio" se sei finanziato da chi vende cibo sei un ciarlatano. Il fatto è che la 'comunità scientifica' pro Ogm si fa forte del fatto di essere maggioritaria ma si dimentica che esistono per fortuna delle regole. Chi diffama Séralini è forse immemore della condanna per diffamazione inflitta lo scorso anno ad uno dei loro caporioni, il presidente dell'Association française des biotechnologies végétales (AFBV), prof. Marc Fellous, che aveva messo in dubbio l'onestà intellettuale di Séralini. Il dibattito in ogni caso è destinato a farsi incandescente perché in Francia il movimento OGM è pronto a disotterrare l'ascia di guerra Jose Bové, ha dichiarato:
"Quando le imprese hanno detto che non c’erano rischi per la salute, hanno mentito. Tutte le valutazioni fatte finora sugli ogm devono essere riviste alla luce di questi nuovi studi, che mostrano quanto gli ogm siano pericolosi per la salute umana"
Laconico, invece, il commento del portavoce del commissario europeo alla Salute, John Dalli, secondo il quale, “se sarà confermato che lo studio ha fondamenta scientifiche ed elementi di novità, allora la Commissione ne trarrà le conseguenze” mentre il governo francese affila le armi e lascia intendere che se i risultati passareanno al vaglio di una verifica e arrivassero nuove conferme la Francia darà battaglia in Europa per rivedere quella porta socchiusa e farla sbarrare. Intanto sprizzano scintille tra lo stesso Gilles-Eric Séralini e la direttrice esecutiva dell'Efsa, l'Autorità europea di sicurezza alimentare dell'Ue con sede a Parma, Catherine Geslain-Lanéelle. Séralini era ieri a Bruxelles per presentare la sua ricerca alla stampa, invitato dall'europarlamentare francese Corinne Lepage, proprio lo stesso giorno in cui Geslain-Lanéelle era stata invitata al Parlamento europeo per un'audizione convocata da tempo. I due si sono inevitabilmente incontrati alla fine dell'audizione: Lanéelle ha preannunciato che inviterà Séralini e la sua équipe a Parma, per avere un "dibattito scientifico, fra scienziati" sulla metodologia e le conclusioni dello studio; Séralini, da parte sua, ne ha approfittato per chiedere alla direttrice dell'Efsa di cambiare i membri del 'panel' (gruppi di esperti) che verificheranno la fondatezza del suo studio, rimuovendo quelli che nel 2009 avevano già dato la loro approvazione al Mais Ogm in questione (il Monsanto Nk603, tollerante all'erbicida Roundup), per evitare che la nuova opinione scientifica sia influenzata dalla loro volontà di non smentire sé stessi. La direttrice dell'Efsa ha risposto chiaramente di no. L'Efsa, vale la pena ricordarlo, è quell'ente che vigila sulla sicurezza alimentare ma che a oggi, nonostante un buon accumulo di dati in letteratura, continua a negare che materiale transgenico attraverso l'alimentazione possa essere assorbito nei tessuti animali (vedi mio articolo).
Un ultima considerazione: se Monsanto e C. sono così tranquille che gli alimenti contenenti OGM sono sicure perché spendono 25 milioni di dollari per una campagna tesa ad eliminare dalla legislazione della California la norma (Proposition 37) che impone di indicare in etichetta sui prodotti al dettaglio la presenza di ingredienti GM?