(22.11.13) Il ciclone che si è abbattuto sul nord-est della Sardegna ha rappresentato l' occasione per le rituali considerazioni. Si invocano come sempre interventi dall'alto di tipo ingegnieristico. Si finge di dimenticare che un territorio coltivato (non in modo industriale, però) è più resiliente
Acqua, fuoco e... contadini
Servono mezzi tecnici mirati per fronteggiare le calamità, ma anche l'eliminazione degli sprechi nei sistemi di intervento, maggiore efficienza e meno burocrazia. Soprattutto, però, serve ricoltivare l'Italia. Chiedono sempre sempre lumi ai geologi dopo ogni disastro, ma bisognerebbe dare voce a contadini, pastori, boscaioli. Andrebbero dati meno soldi all'agricoltura intensiva inquinante, meno soldi per gli apparati e per interventi ingegnieristici che tamponano i problemi. Quanto ai contadini, ai pastori, ai boscaioli non hanno tanto bisogno di soldi ma di libertà dalla schiavitù burocratica
di Giancarlo Moioli
Puntuale, come un orologio, dopo i disastrosi incontenibili incendi della scorsa estate ecco l'alluvione. Vi ricordate gli strilli di Ugo Cappellacci (presidente della regione) nei confronti del governo per via della indisponibilità di mezza flotta dei Canadair (a terra per mancanza di fondi per la manutenzione) e quindi non in grado di fronteggiare un adeguato spegnimento?
Ecco che di corsa il governo decise di vendere quattro aerei della flotta di stato (quei famosi aerei che si vocifera Berlusconi usasse per trasportare allegre compagnie, per non dire altro) e con il ricavato poter far ripartire i Canadair fermi o fuori uso. Ma, ormai, "i buoi erano fuori dalla stalla", il bruciato resta bruciato!
Da sempre, sensibile ed impegnato su questo tema, per mia specifica competenza professionale, decisi di affidare un promemoria ad un parlamentare bergamasco che ritengo attento alle varie problematiche di cui viene normalmente investito. Onestamente, però, non ho più avuto modo di contattarlo. Ora lo farò; desidero capire se è riuscito a portare qualche proposta nelle opportune sedi. Mi disse che conosceva bene l'attuale ministro all'ambiente e che avrebbe tentato di investirlo del problema. Gli esposi, ovviamente, quelle che sono le mie convinzioni in materia di prevenzione incendi e di ciò che qui, nel nostro piccolo, in Val Seriana, abbiamo sperimentato con ottimi risultati in tema di prevenzione. Gli dissi che, sicuramente, molti incendi che interessano il centro-sud nella stagione estiva, originano da errate pratiche di abbruciamento delle stoppie e da impropri interventi di pulizia effettuati col fuoco. Anche se sappiamo che ci sono pure specifici interessi dietro l'industria del fuoco!
Però le lezioni pare che in questo paese non servano a nulla. Ora si viene a conoscenza che la più importante macchina ad ala rotante (costosissima per carità ma indispensabile in certi incendi ingestibili con gli elicotteri normali) ha le ore contate. Per capire il significato di questo fatto vi propongo di seguito una piccola specifica tecnica basata sulla mia modesta esperienza.
ERICKSON S 64 SKYCRANE
L’ERICKSON S 64 SKYCRANE a mio avviso racchiude tutte le capacità che puoi chiedere ad un mezzo aereo per la lotta agli incendi boschivi e ritengo sia la macchina migliore (fra quelle disponibili ) per questo lavoro nella nostra realtà per le seguenti motivazioni:
Ovviamente l’ERICKSON S 64 SKYCRANE di contro ha una velocità negli spostamenti minore rispetto ad un ala fissa e un’autonomia massima di 2h30’, ma a mio avviso utilizzando buon senso nel dislocare le macchine in funzione della previsione degli incendi e della mappatura statistica degli stessi, questa unica e logica differenza con un’alla fissa può risultare del tutto irrilevante. Le poche volte che ho potuto avere questa macchina sull’ incendio il tutto si è risolto in tempi molto ridotti (quindi direi che l’autonomia è un problema ma molto“relativo”) e con risultati estremamente positivi (minor tempo impiegato = minor superficie bruciata). Per quanto riguarda l’operatività delle macchine è terminata il 31 ottobre. Ora vengono solo tenute efficienti dal punto di vista manutentivo fino al 31 dicembre e sono dislocate 2 sull’aeroporto di Lamezia e 2 sull’aeroporto di Salerno Pontecagnano. Se in questo lasso di tempo il nuovo patto di stabilità non stanzierà adeguati fondi per il reimpiego di queste macchine, direi che possiamo scordarci di poterne disporre per la stagione AIB che si avvicina.In più non dimenticherei la possibilità di impiegare queste macchine anche in ambito di protezione civile viste la portata e le caratteristiche che le contraddistinguono che non hanno possibilità di paragone con altri mezzi. |
Nel mentre va sostenuta la necessità di mantenere la dotazione di mirati ed efficaci mezzi aerei anti-incendio boschivo (e a tal proposito ritengo che la disponibilità di una specifica macchina antincendio come l'elicottero ad ala rotante sia particolarmente importante in momenti critici) non ci si può stancare di ribadire l'importanza di una prioritaria opera di prevenzione e manutenzione generale del territorio sotto il profilo agro-silvo-pastorale. Un'opera che - oltretutto - ci potrebbe dare molta redditualità, proprio in un momento in cui la crisi economica vede l'agricoltura come unico settore in crescita, con un più 7% di addetti. Nello specifico delle utilizzazioni boschive posso riferire che, nell'ufficio pubblico in cui lavoro, le segnalazioni di taglio legna da parte di giovani sono aumentate enormemente e, secondo dati ufficiali, quest'anno sono accesi un milione in più di camini e stufe. Per contro l'importazione di legna dall'estero è aumentata del 15%.
Ci sarebbe molto da fare quindi in termini di recupero di terreni abbandonati e di interventi selvicolturali (che servono spesso a pretesto per la realizzazione di centrali a biomasse, ma che poi non vengono effettuati perché per chi intende fare business è più conveniente importare).
La Sardegna è in ginocchio perchè le "bombe d'acqua" diventano sempre più potenti (l'effetto serra è la prima causa dell'intensificazione delle depressioni generatesi sul Mediterraneo). Ma questo spiega solo in parte la gravità delle conseguenze delle precipitazioni anomale. Su una bomba d'acqua del genere,si fosse verificata anche solo 50 anni addietro quando il territorio era mantenuto, coltivato, la regimazione idrica era al top, le costruzioni in alveo non esistevano e l'uomo stava a presidiare il territorio costantemente (perchè purtroppo la fame lo spingeva a ciò) non assisteremmo a queste tragiche conseguenze ma ad altre più limitate. Quando ci mettiamo all'opera a ricoltivare la nostra bella Italia?