(30.10.13) Lo scorso anno la polemica contro le false prospettive di rilancio del modello di sviluppo turistico basato sugli impianti da sci aveva suscitato reazioni sdegnate anche a Valbondione. Che ora è travolta dagli scandali
C'è
del marcio
dietro il
Luna
Park
Valseriana
di Michele Corti
Un
gorgo
torbido di
malaffare, di
operazioni
bancarie, di
compensi
gonfiati, di
bilanci
improbabili di
partecipate,
di fallimenti
ha
trascinato
Valbondione
nel baratro e
nella
vergogna. La
squallida
saga di
Valbondione
sta arrivando
al
capolinea.
L'ultimo
capitolo della
disfatta del
modello di
"sviluppo" in
alta
Valseriana è
rappresentato
da quello che
doveva essere
un deus ex
machina, una
centrale a
biomasse, la
speculazione
"geniale" che
doveva coprire
i buchi della
gestione degli
impianti
sciistici. La
centrale, in
realtà, è
stata a suo
tempo
presentata
come non
speculativa,
come
finalizzata al
"risparmio
energetico"
(si parlava di
fornire acqua
calda anche ai
privati ma
molto
vagamente), si
parlava di
pulizia del
bosco e di una
singolare
"generosità"
del comune
(della STL per
meglio dire)
che avrebbe
rinunciato
agli utili per
riconoscere 82
euro alla
tonellata
(rispetto a un
prezzo di
mercato di
40-50) il
cippato per
incentivare la
pulizia dei
boschi e
autare le
aziende locali
di
utilizzazione
boschiva.
Balle,
ovviamente,
tanto più
quando a
raccontarle è
un sindaco
inquisito per
appropriazione
indebita
aggravata (ma
l'ipotesi di
reato potrebbe
aggravarsi) e
quando la
promotrice
della cenrale
versa nelle
condizioni
finanziarie
che tra poco
vedremo.
In realtà l'affaire della centrale rischia di provocare un effetto boomerang e di dare un colpo di grazia a tutto il "sistema" di malaffare. Gli scandali e le inchieste della Procura di Bergamo (sul sindaco e sulla società partecipate degli impianti sciistici STL) hanno congelato il leasing di 6 milioni (se 7,5 di investimento) che doveva servire al finanziamento dell'impianto. A confermare che non c'è nessun anticipo è Alberto Lincetti responsabile del settore energia di Leasint, società milanese del gruppo Intesa Sanpaolo.
Così
il cantiere
si è fermato
con le
fondamenta e i
pilastri già
eretti e le
ditte edili
che aspettano
pagamenti per
centinaia di
migliaia di
euro mentre
altre si
guardano bene
dal
consegnare
capannone,
caldaia e
turbine (per
le quali è già
stato versato
un milione di
euro).
Se
il cantiere
della centrale
restasse fermo
il buco della
STL (Sviluppo
turistico
Lizzola)
diventerebbe
una voragine.
La dimensione
del deficit è
riportata
nella tabella
sotto dove si
osservano
anche strane
"componenti
straordinarie
di reddito"
tra cui una
"rinuncia al
proprio
credito" da
parte del
socio di
maggioranza
(la Mountain
security, che
sino a questa
primavera
apparteneva
all'imprenditore
Gianfranco
Gamba di
Gazzaniga,
protagonista -
apparentemente
come vittima
- della
losca saga di
Valbondione)
Fonte: Orobie Vive
La
neve come
specchietto
per le
allodole
I
buchi degli
impianti di
Lizzola (la
frazione di
Valbondione a
1260 m di
quota) sono un
fatto
strutturale,
comune a buona
parte delle
località
scistiche
lombarde dove
l'industria
della neve (spesso
artificiale) è
lo strumento
per sostenere
i valori
immobiliari,
per rifilare
le villette a
schiera che
hanno dilagato
nel paesaggio
orobico.
Villette che
poi sono in
gran parte
inutilizzate,
sia d'inverno
che d'estate,
e per le quali
non si contano
gli annunci di
messa in
vendita. Il
valore del mq
a Lizzola è di
1.300 €. Per
"tenere su" il
mercato e
proseguire
nella
speculazione
immobiliare a
Valbondione e
a Colere
(località
sciistica
della Val di
Scalve con
gestioni e
buchi ancora
peggiori) si
sono inventati
un collegamento
intervallivo.
Un rialzo
bluff come a
poker, con i
politici "di
riferimento"
in Regione che
hanno dato una
mano
stanziando
qualche
finanziamento
(sulla carta)
in occasione
dell'imminenza
dell'ultima
campagna
elettorale. Un
discutibile
gioco delle
parti.
In
ogni caso la
messa in scena
è servita a
realizzare una
grossa
operazione
immobiliare,
pomposamente
definita
"Neviland" in
quel di Colere
(immobiliarista
Dallagrassa).
In Regione,
mentenendo
spesse
fette di
salame
politico sugli
occhi, fingono
di non sapere
che
esistono dei
fenomeni
chiamati
"cambiamento
climatico" e
"crisi", si
continua a
sostenere la
speculazione
con generosi
contributi al
rinnovo e al
potenziamento
degli
impianti.
La pentola si scoperchia
"La
montagna deve
vivere",
"Bisogna
pensare ai
posti di
lavoro". Era
tutto un coro
di reazioni
sdegnate
quello che si
era sollevato
lo
scorso anno
quando
Ruralpini,
Orobie vive,
Anna Carissoni
e altri
avevano
portato
l'attenzione
sui pericoli
della deriva
di un certo
modello di
sviluppo
turistico che
trasforma le
montagne in un
Luna Park
dell'effimero.
In
perfetta
malafede
amministratori
pubblici e
gestori di
impianti
sciistici
accusavano i
critici di
volere la
"montagna
imbalsamata"
mentre questi
ultimi
peroravano una
frequentazione
diffusa ma
sostenibile,
il rilancio
dell'agricoltura,
un turismo di
rispetto,
scoperta,
conoscenza in
contrasto con
quello
del
consumismo,
delle facili
emozioni, dei
mezzi motorizzati
e dello sci
"industriale". La
polemica tenne
banco per
oltre
un mese sui
media
bergamaschi,
da fine agosto
a fine
settembre
edalla
Valbondione
arrivarono le
reazioni più
accese e le
sparate più
demagogiche.
Ma dalla
scorsa estate
è in atto una
nemesi.
da
Araberara
Ci
si potrebbe
compiacere dal
vedere nel
fango gli
arroganti sostenitori
di un modello
di sviluppo
turistico
hard, che di
posti di
valoro ne crea
pochi e che
concentra i
guadagni nelle
tasche di
personaggi
senza
scrupoli,
abili di
destreggiarsi
tra istituti
bancari e
partiti
politici ma a
prevalere è,
invece, un
senso di
nausea, di
avvilimento
per il degrado
morale in cui
un modello di
sviluppo
drogato ha
fatto
precipitare la
montagna.
Il protagonista delle torbide vicende dell'alta Valseriana è, almeno sino a quando non emergeranno altri "manovratori", il sindaco di Valbondione, Benvenuto Morandi. Vale la pena ricordare che il medesimo, insieme a Yvan Caccia (pesidente) e al sindaco di Colere (guarda caso), Franco Belingheri, è alla guida del Parco delle Orobie. Un Parco che si fregia del simbolo dell'orso, comoda foglia di fico per nascondere cementificazione, realizzazione di inquinanti centrali a biomasse, autorizzazione di gare di motocross sui sentieri del "Parco".
A
fine giugno
Gianfranco
Gamba ha
sollevato lo
scandalo della
filiale di San
Fiorano della
Private
Manking di Banca
Intesa Sanpaolo.
Cosa ci
facesse nel
più piccolo
paese della
provincia di
Bergamo una
delle poche
filiali della
Private è un
mistero. Fatto
sta che il
direttore era
Morandi.
Gamba, e poi
altri
correntisti,
hanno accusato
il direttore
di aver
effettuato
operazioni con
firme false a
loro insaputa.
In tutto si
tratterebbe
della cifretta
di una trentina
di milioni che
il
sindaco-bancario
avrebbe
dirottato.
Dove? Si parla
di usi
personali, di
cene con 108
persene con
esponenti
provinciali e
regionali del
PDL, ma anche
di "iniezioni"
allo
sgangherato
bilancio della
STL.
Però la cosa
curiosa è che
a Gamba è
saltata la
mosca al naso
solo quando
sono spariti
400 mila euro
dal conto
della fliglia.
Quei soldi
sarebbero
stati
utilizzati per
rimpolpare
l'anticipo del
leasing per la
centrale a
biomasse.
Anticipo che
la banca non
ha alcuna
intenzione di
concedere
stante la
torbida
situazione
(osserviamo
incidentalmente
che in questa
storia Intesa
Sanpaolo
c'entra un po'
troppe volte
visto che era
anche socia
della società
che ha
realizzato una
delle
centraline
idroelettriche
del comune).
Si
indaga sui
bilanci di STL
e della socia
di maggioranza
Mountain
security
Quello
che è certo è
che la Procura
ha allargato
le indagini
dalla Private
San Fiorano,
dove nel
frattempo il
direttore è
stato
licenziato, a
Valbondione.
L'attenzione
sulla
partecipata
del comune fa
emergere un
dato
sconcertante:
Gianfranco
Gamba non è
più
proprietario
della Mountain
security dal
19 giugno
(guarda caso
poco prima che
lo stesso
Gamba
denunciasse
Morandi di
avergli
sottratto 10
milioni di
euro). Dopo
avervi
investito milioni
(giusto un anno
fa
l'imprenditore
aveva
partecipato
alla
capitalizzazione con
2.368.500,37
euro).
Gamba che era
chiamato "il
santo di
Valbondione"
per la
generosità con
la quale
elargiva
finanziamenti
alla STL o è
un grande
ingenuo (ma
come fa ad
essere un
imprenditore
di successo
anche nel ramo
"rinnovabili")
o non la
racconta
giusta. Dice
di non aver
mai
partecipato
alle riunioni
di STL (si
fidava di
Morandi)
ma
risulta sempre
presente dai
verbali delle
riunioni del
Cda, ma quello
che è più
sorprendente è
che ha ceduto
la sua quota
di maggioranza
nella STL per
10 mila euro a
Sabrina
Semperboni,
una ragazza di
24 anni, che è
considerata
una prestanome
del sindaco
Morandi e che
è anche
assessore al
bilancio.
Misteri sui
quali sarà la
Procura di
Bergamo a fare
luce.
Intanto si
avvicina il 4
novembre
termine del
bando con il
quale
l'amministrazione
(come imposto
dalla corte
dei conti per
i comuni sotto
i 30 mila
abitanti che
posseggono
partecipate in
perdita da tre
anni) mette
all'asta la
sua quota
(41%) a
2.200.000
euro. Il
capitale immobiliare
è costituito
da tre rifugi
in quota, che
hanno valore
se funzionano
gli impianti,
e da 18 box a
Lizzola. Ma
c'è
l'incognita
dei crediti di
Gamba e, tanto
per cominciare
un impegno ad
un rimborso di
600 mila euro
allo stesso
Gamba firmato
(ma le firme -
anche queste -
sarebbero
false) da
Walter
Semperboni
(presidente di
STL) e da
Claudio Conti
(amministratore
delegato di
STL nonché
capogruppo di
maggioranza).
Situazione
intricata. Ma
non è tutto.
Clima
da crepuscolo
degli dei
Per il sindaco
Morandi, la
SVT, il circo
bianco e la
biomasse pare
avvicinarsi il
capolinea. La
maggioranza
non tiene e
Graziella
Semperboni,
vice.sindaco
ha dato le
dimissioni. La
minoranza
incalza
chiedendo le
dimissioni di
Morandi e ha
inviato alla
Procura un
esposto che
aprirebbe un
nuovo
capitolo: i
costi gonfiati
e le opere mai
completate ma
almeno in
parte
liquidate
dello Ski
Stadium, opera
realizzata in
convenzione da
STL per conto
del Comune. Ma
non è ancora
finita il
segretario
comunale ha
contestato
ai orecedenti amministratori della STL (compensi
gonfiati altre
i parametri di
legge per 41
mila euro. Una
bazzecola in
un vortice di
milioni di
euro. In
qualunque modo
finisca la
vicenda ci
saranno
lavoratori che
perdono il
posto, ditte
con crediti di
difficile
esigibilità,
danni
all'erario,
proprietari di
immobili che
li vedranno
ulteriormente
svalutati.
Una lezione
amara sulla
quale
dovrebbero
riflettere
anche
tante altre
realtà di
montagna.
Il servizio di commenti cui ci affidavamo è cessato improvvisamente. Ci scusiamo con i lettori per l'inconveniente che non dipende da noi. Presto avvieremo un nuovo sistema.