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(08.07.12) Poveri orsi

Esibiti come bestie da baraccone, sfruttati commercialmente, oggetto di voyeurismo, spiati, radiocollarati, attirati da incoscienti fotografi, disturbati da elicotteri, pallottole di gomma e petardi, narcotizzati, catturati in trappole-tubo, uccisi "dai loro amici", "stirati" dalle automobili, castrati e imprigionati. Gli orsi trentini sono le prime vittime della messa in scena della wilderness, sono vittime dell'ipocrisia dominante, che impone la caduta dei confini tra domestico e selvatico, la mitologia ribaltata dell' orso "vegetariano" e della "buona fiera", mescolando escatologia biblica, Disney e... business. Nel mondo ecologista si impone una riflessione. leggi tutto

 

(24.05.12) Strembo (Tn). Esplode la protesta per la strage degli asini. Nasce il Comitato anti-orsi

È stata una donna a dare finalmente il la alla protesta. Si è vista due suoi asini "Beppo" e "Cirillo" sbranati dall'orso e ha reagito. Non solo ha portato personalmente la carcassa di Beppo davanti alla sede del Parco (Adamello-Brenta) responsabile della reintroduzione degli orsi in Trentino, ma ha anche lanciato un Comitato anti-orso che ha subito avuto decine e decine di adesioni anche dalle provincie limitrofe. Per adesioni al Comitato spontaneo anti-orsi telefonare a Wanda Moser al 3483641940 leggi tutto

 

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(31.07.12) L'assessore tiranese Ciapponi Landi sfida il conformismo che impone il giubilo per la presenza dell'orso. E alle "rassicurazioni" del tecnico faunista provinciale ribatte di sentirsi ancora più preoccupato

 

Orsi che passeggiano in città

 

di Michele Corti

 

Una polemica sorta a seguito della passeggiata in centro di Tirano dell'orso M13. (9 luglio) assume valenza politica importante. Finalmente un amministratore sfida il conformismo che saluta il ritorno dell'orso come una sorta di redenzione della natura

 

I tecnici faunisti delle provincie sono unanimi: l'"orso non è pericoloso", "è monitorato", "non si devono creare allarmismi". Sarà l'effetto-casta a spiegare questo sospetto unanimismo? O c'è dell'altro? In ogni caso le "riassicurazioni" che la Dott.ssa Maria Ferloni, responsabile del servizio faunistico della provincia di Sondrio, ha fornito all'assessore tiranese Bruno Ciapponi Landi non solo non hanno ottenuto l'effetto desiderato ma hanno acuito le sue preoccupazioni.

 

 

Non tutti si allinaeano al pensiero unico

 

Bruno Ciapponi Landi non è persona da lasciarsi intimidire dal conformismo imperante che ha elevato l'orso a totem, a simbolo salvifico della rigenerazione della natura. La stragrande maggioranza degli amministratori pubblici si sono adeguati totalmente a questo atteggiamento per non apparire retrogradi, per lisciare il pelo all'opinione pubblica animal-ambientalista, sperando in "ricadute di immagine". Oggi sostenere che l'orso è una belva contraddice le convenzioni sociali dominanti e l'ipocrisia semantica coatta.

Di più, Ciapponi Landi osa ricordare che l'eliminazione dell'orso fu faticosamente conseguita dai nostri antenati. A La provincia di Sondrio Ciapponi Landi aveva dichiarato (numero del 29 luglio) che:

 

"trovo che sia una follia immettere animali in un contesto che non è più quello di una volta. La vedo come un'azione artificiale. Ma sse si vuole insistere in questa logica, allora che il controllo sia accuratissimo, che questi animali siano monitorati e si sappia dove si spostano e si trovano. Suggerisco che sia pronta una squadra di esperti pronto ad addormentare l'osso quando si avvicina troppo ad una zona urbanizzata e poi lo porti via da lì".

 

E ancora: "l'orso, il cui mestiere è quello di fare l'orso, è una belva. Punto e basta".

 

 

Le solite rassicurazioni con lo stampino

 

Sentitasi chiamare in causa la giovane responsabile del servizio faunistico provinciale ha ribattuto a stretto giro di pos6ta sulle colonne del quotidiano. Con dichiarazioni presentate in modo molto poco bipartisan con un occhiello "Il tecnico fa chiarezza". Mah? Tutta questa fiducia nei tecnici sarà ben riposta? (ogni allusione a vicende politiche più ampie è del tutto non casuale).

Per prima cosa la Ferloni mette le mani avanti: "l'orso non l'abbiamo immesso noi".  Poi il capolavoro: "è necessario dire che l'orso non è andato in città, a Tirano, ma l'ha attraversata dal versante orobico per andare in Val Poschiavo.È sceso dove gli faceva comodo e si è trovato la strada statale da attraversare. L'orso a una radio collare, cioè un GPS che consente di sapere dove si tratta. Dunque i controlli ci sono. Se M13 passa all'una di notte, ciò non è considerata una problematica. Se però l'animale si fa vedere ancora una seconda sera, magari attirato da cassonetti, allora scatta una maggiore sorveglianza delle forze che interverranno con la polizia provinciale. Nel qual caso si sparerebbero proiettili di gomma e lo si ' disturberebbe'. Se staziona, invece, lo si rimuove. Questo è già concordato". La dottoressa auspicava poi che i pavidi tiranesi non del tutto entusiasti del fatto che un orso passeggi - sia pure in transito - per le vie della loro città si recassero agli incontri già programmati a fine mese a Livigno e a Bormio (dove l'informazione sull'orso a un chiaro significato promozionale nei confronti dei milanesi che stravedono al solo sentir parlare di un orso Yoghi in carne ed ossa che circola per le montagne da loro scelte come meta turistica). Magnanimamente aggiungeva che forse si potrebbe organizzare un incontro anche a Tirano (dove in assenza di turisti da estasiare -ma forse in qualche caso da rassicurare- non era stato valutato valesse la pena sviluppare iniziative di "comunicazione".

 

Alle dichiarazioni del la Ferloni, che spiega che attraversare una città non equivale ad " andare in città" risponde Ciapponi Landi con una lettera al quotidiano che riportiamo sotto.

 

 

Ciapponi Landi replica alla Ferloni

 

Definire “inutile allarmismo” la doverosa preoccupazione per il fatto che una belva, della quale si dovette organizzare l’eliminazione sistematica dai nostri territori, passeggi allegramente per il centro di Tirano, mi pare proprio una battuta estrema da avvocato difensore alla canna del gas. Se non avessi altri motivi di stima per la dottoressa Ferloni non sarebbe questo caso a generarne, anche se capisco la difficoltà e persino la parzialità appassionata della sua difesa in vesti di tecnico faunistico della provincia. Passiamo alle sue dichiarazioni. Dunque:

 

1) non sono stati “loro” a re-immettere l’orso. Bene, ma questo dovrebbe bastare per riammetterlo? (o ci facciamo carico dei gravi problemi conseguenti?);

2) l’orso è monitorato, non intendeva prendere alloggio a Tirano, ma solo transitare. Vale a dire che si sapeva che sarebbe entrato in città, ma essendo "loro" certi che non avrebbe incontrato nessuno da terrorizzare e delle sue più che pacifiche intenzioni ... lo si è lasciato fare.

Ma vi sembra normale? A meno che, quando l’orso girava nel centro di Tirano il suo transito fosse sotto tiro di franchi e validi tiratori, pronti ad anestetizzarlo o ad abbatterlo. Se non è così, mi spiace, ma l’allarmismo non è solo più che giustificato, ma deve tramutarsi in vero allarme, reso urgente anche dalla campagna  speudoscientifica in corso tendente alla “beatificazione” antistorica della belva ursina, che sarebbe solo vegetariana, insettivora, amante del miele e frequentatrice dei cassonetti, per nulla amante della carne che consuma controvoglia e solo nel Trentino e limitandosi a un certo numero di asinelli e pecore per la gioia dei contadini. Perché mai dovremmo impedire a così care bestiole di abitare i nostri boschi? E ci sono altri pericoli. Questa mattina un nonno di cui non condivido, ma capisco, la posizione, mi ha detto: “se l’orso fa del male a mio nipote, se riesco sparo a lui poi a chi non gli ha impedito di nuocere.” E’ un brav’uomo e non ha armi ma, delitto a parte, la logica del discorso non manca.

Da parte nostra osserviamo che non si può cavarsela con un: "non li abbiamo messi noi".  La Regione Lombardia e le provincie confinanti hanno tutte firmato il PACOBACE, il piano di azione sull'orso bruno nelle Alpi centrali prima che gli orsi arrivassero in Valtellina. Hanno concordato la politica di diffusione dell'orso anche in Lombardia e salutato il suo arrivo come una benedizione. Se la Provincia di Sondrio non voleva gli orsi poteva dirlo al momento buono. Invece no. C'è stata.

Ora che la gente ha paura ci si nasconde dietro un dito. La Regione Lombardia vuole gli orsi, tutte le provincie e i Parchi vogliono gli orsi. Li ha messi, è vero,  il Parco Nazionale Adamello Brenta ma, con la fine di Life Ursus nel 2005, la responsabilità è passata alla Provincia autonoma di Trento e alle regioni limitrofe (e alle provincie che hanno le deleghe in materia). Gli orsi sono vostri a tutti gli effetti cari tecnoburocrati e cari politici, li avete voluti voi a tutti gli effetti. Avallando gli abili giochi del Parco e dei verdi.Non funziona dire "li hanno messi i trentini".

Quanto alla "passeggiata" in città vorremmo chiedere alla dott.ssa Ferloni cosa intenda per "andare in città". Forse che il signor orso M13 avrebbe dovuto nell'ora di punta "scendere" in un bar del centro e ordinare un aperitivo o entrare nei negozi per eseguire un esproprio proletario e arraffare confezioni di miele, polli e altre delizie? Forse potrebbe "farli comodo" anche questo. No?

A parte gli scherzi non pare proprio che le risposte siano rassicuranti. Esiste o non esiste una squadra speciale pronta ad intervenire nelle emergenze come in Trentino? Che tempi di reazione ha? Di quanti uomini è composta? Hanno ricevuto un addestramento specifico? Io sono molto scettico sulla capacità della polizia provinciale di intervenire. La presenza dell'orso ha preso la provincia in contropiede tanto che non è stata neppure in grado di fornire le reti elettrificate ad apicoltori e pastori che ne hanno fatto richiesta. "Ce ne hanno chieste in troppi" è stata la giustificazione. Ma se una provincia non è preparata su una banalità come le reti vuole farci credere che è può gestire le emergenze per la sicurezza pubblica? O siete oerganizzati come in Trentino o gli orsi vanno rispediti al mittente dove almeno tentano di gestirli. Chissa se rispondono.


 

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