La proliferazione degli impianti a biogas e biomasse, sostenuta da super-incentivi è senza freni. La prospettiva di guadagno elevato e sicuro allenta ogni freno inbitore. Si calpestano apertamente le leggi, i diritti alla salute, alla proprietà, alla libera attività economica, si spingono le amministrazioni
locali alla connivenza con la prospettiva di compensazioni e presunti vantaggi. Solo una classe politica di fine impero può consentire una svendita così palese del bene comune. In compenso la società, le comunità - pur con residui forti di sudditanze ai poteri locali e non - si muovono. Si muovono anche al di là dell'ambientalismo istituzionalizzato che è tutt'ora condizionato da ideologismi e legami con la politica che ha fallito.
Il no alle biomasse, come stato chiarito da molti, non può essere identificato con quella sindrome Nimby evocata a sproposito e strumentalmente dagli speculatori e dai loro tirapiedi. Dentro il no alle biomasse, che minano così in profondità una serie di valori prioritari per la coesione
sociale,
c'è l'appello in positivo alla ricostruzione di questi valori: il senso del bilanciamento degli interessi, il rispetto delle regole, il riconoscimanto di beni indisponibili: la salute delle persone, dei sistemi ecologici, dei sistemi sociali.
Il ripartire da lontano nella riflettessione sui fondamentali della società e della vita pubblica ha un grande vantaggio: sgombra il campo dalle visioni ideologiche che dividono, si va all'essenziale, a ciò che può unire, che può tenere insieme per resistere e per ricostruire
il bene
comune. Se c'è un valore che i comitati hanno imparato a riconoscere, e a difendere, è la trasversalità: alle ideologie e alle appartenenze partitiche, l'indipendenza dalle organizzazioni nazionali ambientaliste che sono lontane da questo spirito e troppo inclini a trovare compromessi con la green economy del profitto sregolato, lontane da una dimensione di ecologia sociale..
Perchè nella città di Francesco
Da tempo si discute tra i comitati di organizzare un evento ad Assisi. Era stato programmato da oltre un anno fa, ben prima della elezione di papa Francesco. Oggi, con le forti e coraggiose prese di posizione del nuovo papa il
ritrovarsi nella città di quel Francesco
al quale il papa si ispira assume un significato ancora più forte. In questa scelta (maturata oltre un anno e mezzo fa quando anche nella valle sotto Assisi stava per essere realizzata una biogas) non c'è nessuna strumentalità. Il coordinamento Terre Nostre rappresenta un movimento che è intrinsecamente connesso ai temi della pace, costituito in minima parte di militanti e in larga parte da persone che non si sono mai impegnate direttamente in politica o nei movimenti: mamme, famiglie,
che difendono il paesaggio, il cibo pulito, un ambiente concretamente vivibile a partire dall'aria che si respira. Il movimento no biomasse no biogas, a differenza di altri che l'hanno preceduto su temi ambientali e di salvaguardia del territorio, è un movimento che non nasce nell città ma nelle campagne, o meglio di quanto resta delle campagne prese nella morsa tra industrializzazione agricola, cementificazione e abbandono o parchizzazione. Un fatto che influisce molto sul connotato sociale
e culturale
e che comunque ne fa qualcosa di nuovo.
Uno snodo di temi cruciali
Le biomasse utilizzate a scopi energetici aprono nuovi scenari di smaltimento dei rifiuti allontanando le prospettive virtuose della riduzione della loro produzione, dell'aumento del riciclo.
Tolgono terra alla produzione di cibo spingendo verso un'agricoltura ancora più intensiva e industrializzata e stimolano la corsa all'accaparramento della terra in
Africa e altrove, sia per produrre gli oli da bruciare nelle centrali poste nei nostri paesi, sia per compensare la minor produzione di alimenti per alimentazione dell'uomo e del bestiame a casa nostra. Così si disboscano foreste, si aumentano le emissioni di CO2 e si compromettono ecosistemi e agroecosistenmi fragili. Così si deportano intere comunità rurali dalle loro sedi e si mina la loro sicurezza alimentare. Gli enormi incentivi (miliardi e miliardi) che sostengono la proliferazione
delle
centrali (1000 solo a biogas escluse le piccole che
sono "invisibili") sottraggono risorse ai programmi di risparmio energetico che, con la riqualificazione di edifici pubblici e privati, darebbero lavoro a moltissime piccole imprese e lavoratori. La falsa e sporca green economy delle biomasse distrugge posti di lavoro danneggiando le filiere agroalimentari e turistiche e le stesse filiere del legno, compromesse dall'invasione di cippato e pellets a basso costo di lontana origine. Tenendo conto che il no alle biomasse riguarda i temi della gestionedei
rifiuti, dell'energia, dell'agricoltura, della qualità dell'aria e dell'acqua, è concreta la capacità di questo movimento di stimolare la crescita di un nuovo ecologismo sociale che, non a caso, si incontra con i fermenti all'interno delle realtà ecclesiali, con lo sviluppo (ancora limitato) di una pastorale ambientale, per la salvaguardia del creato e con molte prese di posizione coraggiose di Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e, per quanto ha potuto anticipare molto incisive, di
papa Francesco.
Unire le mille voci contro le mille centrali
Stiamo contrastando qualcosa di molto grosso e dobbiamo in qualche modo esprimere all'unisono il nostro no per farlo sentire. È necessario rendere visibile un movimento diffuso ma che fatica - tranne in alcune realtà
come le Marche dove è in corso l'inchiesta su biogasopoli - ad avere spazio sui media nazionali. Per far conoscere le ragioni di un movimento - che in centinaia e centinaia di incontri, manifestazioni, convegni, raccolte firme, e assemblee ha coinvolto decine di migliaia di cittadini in tutta Itali - è necessaria un'iniziativa pubblica nazionale. Di qui la volontà di impegnarsi in una manifestazione importante. Un compito notevole per un movimento fatto di tanti comitati non
ancora sufficientemente coordinati tra loro, per un movimento "diffuso".
Era però necessario superare gli indugi e stabilire un'occasione in cui i protagonisti di questo grande movimento si ritrovino tra loro ed esprimano insieme le motivazioni del loro agire.
È giusto contrastare con tutti i mezzi a livello locale le centrali ma bisogna essere consapevoli che questa calamità, non certo naturale, è
stata determinata da precise volontà e scelte politiche ed economiche e
si può efficacemente azzerare solo annullando incentivi e favoritismi
normativi agendo a livello politico e di opinione pubblica. Solo agendo a livello politico confrontandosi con parlamento e governo centrali oltre che con i governi e le assemblee regionali.
Un business enorme che si rende poco visibile grazie allo sfarinamento della realizzazione di millgliaia di impianti
Le biomasse rappresentano una biotruffa da diversi miliardi di Euro che segna una forma di aggressione al territorio, all'acqua
all'aria, alla terra alle comunità locali. Una truffa che vede in prima
fila i gruppi del capitalismo ex-industriale ed ora speculativo
(Tronchetti-Provera, Marcegaglia, Marzotto, Maccaferri, Merloni ...) e
in seconda le ecomafie che da molto tempo ronzano intorno alle discariche, al business degli smaltimenti. Le biomasse rappresentano un terreno unificante di questi business e l'occasione per consentire loro un nefasto salto di qualità. Per contrastarlo dobbiamo essere in grado anche noi di fare un salto di qualità nelle nostre azioni di contrasto, un salto di qualità nella costruzione di un movimento di tutela del territorio, dell'ambiente, delle comunità rurali.
È un'aggressione inedita in forma capillare, quella attuata con le biomasse, un'aggressione che porta ad aggiungere emissioni nocive dove già l'inquinamento
ambientale è elevato producendo un impatto (non solo ambientale ma anche
economico e sociale) del tutto sproporzionato alla quantità di energia
ottenuta e prefigurando forme inquietanti di smaltimento dei rifiuti in
impianti a combustione e a digestione anaerobica. Particolarmente grave
sia per la difficoltà dei controlli (e quindi l'invito a nozze dell'ecomafia)
sia per le prospettive di danneggiare le sicurezza alimentare futura
contaminando i terreni con i digestati e altri residui dello
smaltimento di varie forme di rifiuto (senza contare che le biomasse "drogate" dagli incentivi indeboliscono, attraverso una
impari concorrenza per la terra in affitto e atri fattori di produzione, l'agricoltura vera).
Intanto, a riprova del pericolo per la salute e l'ambiente, si moltiplicano le fumate delle centrali a biomassa (a seguito di malfunzionamenti) e
gli sversamenti nei corsi d'acqua dei digestati della centrali a biogas.
Si moltiplicano i casi di scuole esposte alle inalazioni degli
inquinanti delle adiacenti centrali collocate, a bella posta, a fianco
delle scuole per incassare il massimo di incentivi con la scusa della
cogenerazione. Si moltiplicano i disagi di piccoli centri -
caratterizzati da viabilità campestre inadeguata a un traffico
industriale, penalizzati dal traffico di mezzi pesanti impegnati per
rifornire le centrali (e per smaltire i residui).
Una manifestazione che nasce dall'emergenza biomasse ma si allarga ai temi dell'aria, del cibo, dell'acqua puliti, della gestione dei rigiuti, dell'energia, dell'agricoltura
Il problema biomasse è di per sé un'emergenza nazionale e
abbiamo il diritto-dovere di farlo sapere. Farlo in un sito di così
forte valore simbolico come la città di Francesco può - per tutte le
ragioni esposte - aiutare ad amplificare il messaggio.
Al fine
di ampliare il significato della manifestazione e di allargare la
partecipazione e il conseguente impatto, il coordinamento nazionale Terre Nostre dei comitati no biomasse no biogas per la salute e l'ambiente ha deciso di aprire la manifestazione anche ad altre tematiche, nel quadro di un impegno complessivo contro le varie
forme di nocività ambientale: contro il business de rifiuti, per
l'ecologia sociale, il diritto all'acqua, all'aria, al cibo puliti ma
anche a un paesaggio gradevole costruito dalla fatica delle generazioni
passate ed elemento di riconoscimento e coesione delle comunità locali,
un'agricoltura sottratta ai ricatti dei sistemi globali di produzione di
cibo ed energia, libera dalla concorrenza delle bioenergia, ma anche
libera da pesticidi. Ci rivolgeremo in questa prospettiva alle tante
associazioni, comitati, coordinamenti, coalizioni che operano in questo
ambito.
Il programma
L'impegno per una manifestazione che porti ad Assisi migliaia di persone non è da poco ma spero di aver esposto in modo convincente lle ragioni
per chiedere ai coordinamenti, ai singoli comitati, ai singoli di
impegnarsi per il successo dell'evento iniziando sin da ora a raccogliere
prenotazioni per la partecipazione organizzata all'evento e di
sollecitare l'adesione di personalità di rilievo in campo ecclesiale,
culturale e politico (senza simboli di partito sono bene accolti tutti
coloro che sono disposti ad aiutarci e che lo stanno già facendo).
Nel corso di tutte le iniziative contro le centrali a biogas e biomasse che in Italia si organizzeranno da oggi al 24 maggio i comitati locali (sia quelli già in contatto con le reti locali e il coordinamento nazionale che quelli ancora al di fuori della rete) sono invitati a pubblicizzare la manifestazione e a raccogliere le adesioni (con
versamento anticipo per il pullman).
Ai comitati sarà fornito adeguato materiale per propagandare la manifestazione che potranno utilizzare "personalizzandolo" con denominazioni e riferimenti locali.
Il programma della
giornata, predisposto dagli amici del coordinamento Terre Nostre
dell'Umbria, che si sono assunti il gravoso impegno, è il seguente: alla
mattina un convegno con importanti relatori e la partecipazione di delegazioni estere presso il Cenacolo Francescano (loc. S.Maria degli Angeli) servita da stazione ferroviaria.
Alle 15 dalla piazza della Basilica di Santa Maria degli Angeli si muoverà la marcia che - se verrà autorizzato il percorso richiesto - transiterà dalla stessa Basilica di S.Francesco.
La manifestazione si concluderà con una festa popolazione nella Piazza del comune nel cuore
di Assisi.
Verrà comunicata quanto prima la lista dei Comitati locali che si assumono l'onere di organizzare la partecipazione con i pullman raccogliendo le adesioni e qualla degli esercizi pubblici (agriturismi, ostelli, B&B ecc.) convenzionati. Nella foto sotto l'Agriturismo
Bellarosa che è stato il quartier generale del Comitato di Costano che ha combattuto vittoriosamente contro una biogas che avrebbe dovuto sorgere nel cono paesistico della Basilica di S.Francesco.