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(30.08.12)Con lobos no hay paraíso

Un bellissimo documento del gruppo pastoralista anti-lupo asturiano "Con lobos no hay paraíso (Nessun paradiso con i lupi) che abbiamo tradotto per dimostrare come in Europa la politica di proliferazione del lupo abbia già distrutto interi sistemi pastorali. Con il risultato che un formaggio ovicaprino è diventato vaccino e non più d'alpeggio. E Slow Food cosa dice? leggi tutto

 

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(13.08.12) Per gli allevatori piemontesi i danni e le beffe A Limone Piemonte i turisti e il comune rinfacciano ad un allevatore di essere vittima dei lupi. Dopo aver perso delle manze gravide (proprio dove transita la corsa "La via dei lupi") a Tiziano Aiassa il comune ha contestato la violazione di un regolamento che impone la presenza di un pastore ogni 30 capi  leggi tutto

 

(07.08.12) José Bové  leader contadino e pastorale europeo  Bové rompe con l'ecologismo urbano-borghese  “Noi ecologisti dobbiamo smetterla di parlare a vanvera: non si può essere contro la desertificazione delle campagne e l’infinita espansione urbana e, al tempo stesso, a favore della creazione nelle campagne di spazi dove gli agricoltori non possono vivere.  Si deve poter sparare al lupo perché la priorità è quella di mantenere i contadini nelle zone di montagna”dichiarazione a Le Monde del 2 agosto 2012. le posizioni dell'ex allevatore ovino Bové non erano nuove ma i bigottoni verdi si sono scandalizzati e l'hanno denunciato leggi tutto

 

(05.08.12) Lupi e speculazioni non spengono la passione per l'alpeggio All'Alpe Serour in Valle Stura di Demonte(Vallone dell'Arma) troviamo Federico Desogus, nato nel 1992, che ha costruito il suo sogno di allevatore da bambino allevando gli anatroccoli sul balcone. I lupi gli hanno falcidiato capre e pecore. Ora è su in alpeggio a lavorare con l'amico margaro Luca Marsigliani, a fare i formaggi e a proteggere le capre superstiti. In alpe troviamo anche una famiglia di margari della Val Chisone (To), gli Aglì, appartenenti all'inedita categoria dei "profughi" o "rifugiati" pastorali. Tutti con tanta passione, tutti capaci di aiutarsi e sostenersi a vicenda (a proposito di certi stereotipi). Va anche detto che in questo alpeggio - uno dei pochissimi con caseificio della valle - abbiamo trovato degli ottimi formaggi (purtroppo solo vaccini perché il latte delle pecore e delle capre ci hanno pensato i lupi a farlo sparire) leggi tutto

 

(20.06.12) A Barcellonette (Francia) il primo incontro su lupo e predazione

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(26.02.11) Resistena pastorale. Arrivata in Ossola nel 2002 una lupa ha provocato in quattro anni gravi perdite. Ma gli allevatori, al contrario di altre realtà, hanno reagito con determinazione organizzandosi in un Comitato. Poi del predatore si sono perse le tracce. leggi tutto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(24.03.2013) La montagna, dove ne ha ancora la forza, si ribella con forza all'imposizione dei GP (grandi predatori) decisa dai tecnocrati "verdi" per favorire l'ulteriore spopolamento delle montagna e il suo sfruttamento

 

Da Poschiavo un segnale

di portata storica

 

testo e foto di Michele Corti

 

Quello che è successo a Poschiavo, dove sabato 16 marzo è stata fondata  l'associazione "per un territorio  senza grandi predatori" (ATsenzaGP), sarà ricordato come un fatto storico. Da una piccola (ma per vari aspetti strategica) valle alpina è arrivato un No chiaro e netto alla politica tecnocratica di gestione delle Alpi. Gli interessi urbani vorrebbero trasformare in una grande Yellowstone (ovviamenteper i propri fini e non certo per l'amore di una "natura" che continuano a compromettere ogni giorno) . Ma le Alpi sono al cuore della civiltà europea, punto di incontro e di scambio di tradizioni, culture e lingue

Perché il segnale di resistenza viene da Poschiavo?

In val Poschiavo, la montagna è ancora abitata e coltivata capillarmente (agricoltura biologica quasi al 100%) e la gente non rinuncia a conservare e utilizzare le baite in quota. Questo spiega solo in parte quello che sta succedendo a Poschiavo dove la maggioranza della popolazione (attraverso vari sondaggi) si è dichiarata contraria alla presenza degli orsi ma, fatto ancor più significativo, è nata fondata un'associazione "per un territorio senza grandi predatori".  L'altra parte della spiegazione riguarda la geopolitica, parola grossa ma che non è improprio scomodare per capire quanto sta succedendo a Poschiavo.

La val Poschiavo è in Svizzera, un paese dove la democrazia diretta non ha mai cessato di essere praticata, ma - per di più - è una valle di frontiera e in una condizione di minoranza linguistica. La sua posizione gli ha insegnato dal medioevo a difendere gelosamente i margini di autogoverno anche in forza di quanto è avvenuto e avviene a pochi chilometri di distanza, ovvero in Valtellina. Qui - come in tutta Italia - il cittadino è suddito e la "democrazia" è partitocrazia, lo stato è un duro padrone che si porta via metà del reddito prodotto ed è impensabile un referendum su materie fiscali. In forza di tutte queste ragioni, in forza di una pratica della democrazia mai venuta meno, di una densa rete di associazionismo, del mantenimento di una sostanziale tenuta della coesione comunitaria, l'arrivo dei grandi predatori ha trovato un muro. Quel muro che in realtà socialmente disgregate, segnate dalla rarefazione demografica e dalla passività politica o dalla sudditanza clientelare non si riesce ad erigere. W la Svizzera quindi e W la val Poschiavo che sta dando la sveglia a tutte le Alpi.

 

Un'immagine della serata all'Hotel Croce Bianca

 

Dal "gruppo per una informazione oggettiva" alla nuova associazione

 

La nascita della nuova associazione segue l'intenso lavoro svolto da un gruppo di valligiani che, alle prime scorribande dell'orso M13, abbattuto il 18 febbraio, si era subito attivato per informare la popolazione. La val Poschiavo è una valle viva dove la gente partecipa agli affari comuni, si informa. Lo fa attraverso il passa parola che consente di conoscere nel giro di poche ore cosa sta succedendo in valle ma anche attraverso i siti internet molto seguiti: Il bernina, sito valligiano (www.ilbernina.ch ) e ilgrigioneitaliano (www.ilgrigioneitaliano.ch/) vesione online del giornale a stampa delle valli di lingua italiana del Canton Grigioni (Poschiavo, Bregaglia e Mesolcina con Calanca). Il gruppo era animato da Otmaro Beti, giovane allevatore e alpeggiatore, Hans Russi, già veterinario in valle e impegnato in associazioni ambientaliste locali (Pro Bernina), Plinio Pianta, avvocato con ampia esperienza politica e presidente di Amamont (associazione transfrontaliera amici degli alpeggi e della montagna www.amamont.eu/).

 

Al centro Otmaro Beti, alla sua sinistra l'avv. Pianta, a destra il giovane vice-presidente Crameri

 

Il "gruppo" aveva organizzato una serata a novembre all'ex cinema Rio di Poschiavo ( vai alla cronaca di Ruralpini) che aveva visto la partecipazione di 300 persone (un comune di 3500 abitanti). La serata al Rio aveva già lasciato intravedere come l'orizzonte del gruppo non fosse chiuso nel particolarismo valligiano e nella sola contestazione della presenza dell'orso M13. Al Rio c'era Tiziano Aiassa l'allevatore piemontese che ha subito in questi anni le maggiori perdite di capi bovini da parte del lupo (vai all'articolo sulla strage dell'estate 2012) e c'era il Comitato "antiorso" delle valli del Trentino occidentale guidato dalla battagliera Wanda Moser (vai all'articolo). In modo lungimirante gli allevatori poschiavini si sono resi conto che il pericolo non è rappresentato solo da un orso un po' matto ma da una politica di reintroduzione dei grandi predatori che - se non contrastata - comporterà la presenza stabile di orsi, lupi (nel Canton Grigione si sono giù riprodotti sul Calanda presso Coira e si stanno espandendo verso San Gallo), linci e sciacalli.

 

Poschiavo al centro di una strategia di resistenza alpina

 

A Poschiavo, grazie anche ai contatti con i gruppi anti grandi predatori svizzeri e italiani, sanno benissimo che la strategia degli animal-ambientalisti e della tecnocrazia "verde" consiste nel tenere nascosta la presenza di questi grandi predatori sino all'ultimo per impedire una reazione organizzata. Una volta che il loro insediamento è palese e gli allevatori subiscono gravi perdite essi puntano sulla passività e la rassegnazione dividendo gli allevatori tra quelli che accettano i cani e le reti e quelli che le rifiutano e attendendo che, piano piano, la reazione si riassorba per abbandono o ridimensionamento dell'attività pastorale. Così sulle Alpi ci sono aree che non si attivano contro i predatori perché "aspettiamo che il problema si presenti" e altre che si sono abbandonate alla rassegnazione. Quelle che fanno resistenza sono troppo poche e troppo isolate per fare massa critica. A Poschiavo hanno capito il gioco e si preparano a opporsi al lupo prima che esso arrivi. L'Art. 1 dello statuto recita:

 

"L’Associazioneper un Territorio Senza Grandi Predatori (ATsenzaGP), si costituisce con lo scopo di tutelare gli interessi di tutti i cittadini e abitanti della Valposchiavo per quanto concerne la problematica grandi predatori sia presenti che futuri" .

 

Se faranno così anche altre regioni alpine sarà possibile creare un solido fronte e il sogno autoritario e folle di popolare di migliaia di lupi e di centinaia di orsi le Alpi (premessa di un ulteriore abbandono delle attività tradizionali e di ulteriore spopolamento) sarà sconfitto. Ecco perché quanto sta succedendo a Poschiavo ha un enorme valore politico.

 

Una risposta di popolo

 

All'incontro del 16 marzo erano presenti 86 soci che hanno seguito con attenzione i lavori dell'assemblea di fondazione e versato la quota di adesione. Altre 57 persone, pur non essendo potute intervenire, avevano compilato la richiesta di adesione. In seguito gli aderenti sono saliti a 200. Tutto nel giro di pochi giorni. La risposta della comunità di Poschiavo e dell'intera valle (3500 abitanti a Poschiavo, 1100 a Brusio) è stata dunque straordinaria. Colpisce il fatto che, al di là dei numeri, l'adesione alla nuova associazione coinvolga, ben al di là di allevatori e contadini, tutte le categorie sociali ed anche alcuni rappresentanti nelle istituzioni politiche locali e delle numerose associazioni in cui si articola il corpo sociale. Significativo che, oltre al Consiglio di 7 membri, sia previsto anche un Consiglio allargato di altri 14 componenti per i quali non si è fatto fatica a reperire candidati.

I lavori dell'assemblea si sono svolti in modo molto ordinato ma senza togliere spazio al dibattito. La proposta di statuto, presentata dal "gruppo per una informazione oggettiva" è stata in alcuni unti modificata sulla base di proposte venute dall'assemblea. Non sono mancate alcune votazioni. Il tutto senza perdite di tempo in discussioni capziose anche se nel rispetto scrupoloso della correttezza formale. Il clima democratico ma, al tempo stesso, operativo e pragmatico della riunione è frutto di un intenso lavoro preparatorio, della tenuta sostanziale della coesione comunitaria della realtà poschiavina (che da fuori appare come una grande famiglia dove tutti si conoscono), ma anche di una consuetudine alla democrazia diretta che distingue la Svizzera. La considerazione che viene spontanea (e che ho anche esposto nel mio intervento di saluto e di aggiornamento sul fronte dei grandi predatori) è che una comunità sana è capace di produrre anticorpi contro ciò che viene percepito come una minaccia. Dove la comunità è disgregata si può imporre alla massa informe quello che si vuole.

 

Una minaccia concreta

 

Negli interventi la gente della valle ha spiegato con chiarezza le ragioni dell'opposizione alla presenza dei grandi predatori. Basti pensare che in comune di Poschiavo esistono ben 1000 baite che durante l'estate sono abitate almeno nel fine settimana. Sono spesso collocate a quote piuttosto alte ma non manca quasi mai l'orto. Anche chi non possiede animali partecipa quindi della realtà rurale ed alpestre. La manutenzione di questo patrimonio rurale di rustici da lavoro a parecchie ditte artigiane locali. Il timore che la presenza di orsi e lupi scoraggi l'uso della montagna e il mantenimento delle abitazioni secondarie è colto come una concreta minaccia economica. Lo stesso allevamento ovino ha una dimensione importante. Sono 2500 gli ovini in valle che vengono estivati su 20 piccoli alpeggi. Sul versante sinistro la valle non dispone di grandi pascolii. Tranne due grossi greggi gli altri non superano i 100 capi per il semplice fatto che non esistono pascoli abbastanza grandi per raggruppare unità più grandi. Non è neppure pensabile di custodire di notte i capi considerato che non esistono gli spazi idonei. La conclusione è che la presenza dei grandi predatori metterebbe in crisi la struttura agricola della valle basata molto sul pascolo e su piccole-medie aziende. Ovviamente sono anche gli allevatori di bovini a temere i grandi predatori consapevoli di quanto sta accadendo in Piemonte.

Tutte queste considerazioni non sono motivo di proteste emotive e scomposte. Tutt'altro. Molto razionalmente l'associazione si propone di sostenere la richiesta alla giunta comunale affinché si faccia promotrice di una seria indagine volta a quantificare i danni socio-economici che la presenza dei grandi predatori determinerebbe.

 

Ospiti arrivati anche da lontano

 

Alla serata di fondazione dell'associazione "Per un territorio senza grandi predatori", coerentemente con la consapevolezza dei poschiavini di giocare una partita in cui non si può giocare da soli. Nel già citato Art. 1 dello statuto si precisa anche che: "Sono garantiti il principio della neutralità politica e la collaborazione con le organizzazioni che perseguono gli stessi scopi". In questo spirito erano presenti alla fondazione diversi ospiti. Dal Vallese, con un viaggio di 8 ore di treno attraverso mezza Svizzera, è venuto Jürgen Rohmeder, ex farmacista, storico dell'arte, naturalista, produttore di zafferano e allevatore ovino del canton Vallese che ha dato vita all'Associazione per la difesa dai grandi predatori.

 

Dr. Jürgen Rohmeder all'incontro di Poschiavo

 

A lui si devono in buona parte le pressioni sul Parlamento e il Governo svizzero affinché si pervenga ad una rinegoziazione della Convenzione di Berna e una serie di prese di posizione del Parlamento che hanno condotto a una "Strategia lupo" più garantista (sia pure nei limiti strettissimi della Convenzione) per il pastoralismo ovino.

 

 

Grazie a queste azioni il numero di pecore che il lupo può impunemente predare è sceso da 50 (di qui il titolo del libro di Rohmeder ("Un lupo contro 50 pecore") a 35. Una forma di protezione parziale e non facile da applicare quando i lupi aumentano e non ci sono più solo individui in dispersione facilmente individuabili per i loro misfatti. Sempre meglio di quanto avviene in Italia dove non è prevista alcuna forma di controllo, neppure nei limiti consentiti dalla Convenzione di Berna. Nel 2003 la protesta degli allevatori di montagna arrivò sin nel cuore politico della Svizzera: la Piazza Federale di Berna dove furono portate anche delle pecore.

 

Attualmente la presidenza dell'associazione svizzera per la difesa dai grandi predatori è ricoperta da Doro Vanza (foto sotto), un allevatore ticinese . Il Ticino, infatti, è il cantone dove le iniziative politiche (petizioni e proteste) contro la diffusione del lupo non sono mai cessate. Forte è la consapevolezza che la morfologia delle valli ticinesi (molto dirupate) non sia compatibile con la presenza del predatore. In Ticino la Federazione di allevamento ovino, di cui Vanza è esponente, mantiene una posizione rigida in tema di "convivenza" con il lupo a differenza di quella nazionale che ha assunto posizioni più possibiliste. Rohmeder e Vanza con la trasferta a Poschiavo intendono rilanciare l'associazione da loro fondata oggi che il problema lupo si affaccia nella Svizzera orientale, nei Grigioni ma anche nel Cantone di San Gallo.

 

 

Dal Piemonte Giorgio Alifredi, allevatore di capre della val Maira e presidente della associazione Alte Terre è venuto a ribadire la necessità di un'azione comune di difesa dell'allevamento di montagna dalla minaccia dei grandi predatori al di là dei confini nazionali. L'associazione rappresentata da Giorgio non comprende solo allevatori ma raccoglie chi risiede stabilmente in montagna e intende dare voce ai problemi delle valli, tra cui quello del lupo è ritenuto uno di quelli più seri dal momento che non mette solo a rischio la sopravvivenza delle tradizionali attività di allevamento (essenziali per fornire occasioni di reddito) ma la stessa vivibilità delle piccole borgate dove il lupo tende, tutelato da una super-protezione anacronistica ed ideologica, ad avvicinarsi alle abitazioni, a non temere più l'uomo. Giorgio ha messo in guardia contro la sottovalutazione del problema nelle sue fasi iniziali. "Ci sono voluti 10 anni per capire cosa stesse succedendo, poi ci siamo trovati di fronte a un fatto compiuto".

 

Gli amici trentini del Comitato "antiorso" non sono potuti intervenire di persona ma hanno fatto pervenire la loro adesione. Anche l'Associazione pastori lombardi, causa impegni in altri eventi del presidente Tino Ziliani, non era fisicamente presente ma ha aderito all'associazione poschiavina. Dall'incontro di Poschiavo è emerso che l'associazione locale, così radicata nella realtà valligiana, può rappresentare un punto di riferimento importante per creare una rete sia svizzera che transfrontaliera in grado di rappresentare l'opposizione delle popolazioni alpine alla politica, decisa dall'alto, di reintroduzione dei grandi predatori. Una reintroduzione che è palesemente antidemocratica come testimonia l'esperienza del Trentino dove la maggioranza dei cittadini oggi non condivide la politica avviata con il progetto Life Ursus.

 

La serata si è conclusa con una canzone (parole e arr. Dino Forer) dedicata all'orso (M13) che per parecchio tempo ha tenuto la valle in agitazione. Un testo ironico e garbato che non ha niente a che vedere con la goliardia esibita dai locali "amici dell'orso" (una minoranza esigua peraltro).

 

Appello per l'adesione diffuso in vista della serata all'Hotel Croce Bianca

Durante l’estate 2012 in Valposchiavo, dopo un’assenza durata oltre cento anni, è ricomparso un orso. Si tratta di M13, un orso balcanico frutto del progetto LifeUrsus, proveniente dal Parco Nazionale del Brenta-Adamello, nella Provincia autonoma di Trento.

Subito ci siamo resi conto cosa significa la presenza di un plantigrado sul nostro territorio. A causa dei grandi disagi che ha provocato e provoca la sua presenza, un gruppo di cittadini preoccupati ha organizzato una serata informativa e inoltre a scadenza regolare ha pubblicato sui media locali dei testi volti a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema.

Per garantire in futuro una maggiore efficacia e regolare l’attività, il gruppo spontaneo, apartitico, denominatosi temporaneamente Gruppo divulgazione oggettiva grandi predatori, ha deciso all’unanimità di organizzarsi in modo formale, costituendosi in un’associazione.

Non serbiamo nessun rancore verso queste magnifiche creature quali l’orso e il lupo, ma diffidiamo e siamo fermamente contrari alla loro reintroduzione sul nostro territorio. La convivenza, slogan delle associazioni ambientalistiche e delle Autorità, è un’imposizione che lede la nostra libertà di abitanti della montagna. I disagi e i cambiamenti radicali nella nostra vita quotidiana, che la loro presenza provoca, mette in serio pericolo quell’equilibrio nato oltre cento anni fa, fra noi, Abitanti della Montagna e la Natura che ci circonda.

Lo scopo dell’ATsenzaGP è di tutelare gli interessi di tutti i cittadini e abitanti della Valposchiavo per quanto concerne la problematica grandi predatori sia presenti che futuri.

Allegato trovi il tagliando d’adesione all’associazione e la bozza dello statuto da approvare nella seduta costitutiva. Chi non volesse aderire subito all’associazione è libero di scegliere il momento a lui opportuno.

Diventa socio e contribuisci a difendere il nostro territorio antropizzato da un lento e sicuro abbandono!

Per info e richista moduli di adesione

Associazione Territorio senza Grandi Predatori c/o Otmaro Beti Li Taiadi CH 7741 San Carlo

otmaro.beti@bluewin.ch

 

 


 

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