(23.12.12) A Cuneo la giovane associazione si incontra con tre assessori regionali mentre si preparano delle proposte di modifiche legislative su vari temi
Alte Terre:
la politica del monte
di Michele Corti
Impatti e gestione della fauna, caccia, foreste: sono temi per una proposta politica ruralpina che parte dalla concretezza dell'uso sostenibile delle risorse del monte. Basato su processi di partecipazione e di ritorno all'autogoverno
L’Associazione Alte Terre si è costituita a luglio dopo un periodo di incubazione durante il quale si sono svolti diversi incontri centrati sull'esigenza di dare espressione politica ad alcuni disagi acuti degli allevatori di montagna e di chi abita i paesi e le borgate delle valli.
Il lupo e il "partito del lupo" hanno fatto da catalizzatori
Il catalizzatore di questo processo è stato certamente il lupo o, per meglio dire, il conflitto sociale tra alcuni interessi urbani, (politici, intellettuali, economici) che ne sostengono la diffusione e l'intoccabilità e gli interessi del monte. Sin dall'autunno del 2011 a Frabosa sottana (nelle valli monregalesi), in una affollata assemblea (foto sotto), era stata proclamata la volontà di costituire una associazione per la difesa dai lupi (vai all'articolo). Dall'arrogante "partito del lupo" (che allora si sentiva più forte e tronfio di oggi) arrivarono sfottò, reazioni indignate e persino una denuncia contro l'avv. Viglione per "procurato allarme". Ma il sasso era stato gettato e si procedette.
In realtà è stato fatto di meglio di creare una "associazione contro il lupo". Sono infatti nate due associazioni che si propongono di contrastare sì l'impatto della presenza del lupo ma nel contesto dei più generali problemi degli alpeggi, dell'allevamento in montagna e delle Terre alte. La costituzione dell'associazione "Alte Terre" risale alla scorsa estate (l'atto è stato sottoscritto l'11 luglio) ma era in incubazione da mesi (vai all'articolo). Nel frattempo si è costituita anche l'Associazione Difesa Alpeggi Piemonte (18 aprile) (vai all'articolo) che mette al primo punto i problemi della speculazione sugli affitti dei pascoli e la difesa dai lupi.
Queste due associazioni nascono anche sullo stimolo di quanto avvenuto nelle vicine valli francesi dove la presenza del lupo ha provocato una risposta sociale organizzata. Sono infatti nate le associazioni Eleveurs et montagnes e Le loup et les indignés de l'Ubaye. L'associazione Alte Terre ha stabilitò un gemellaggio con les indignés de l'Ubaye sin dall'incontro preliminare alla costituzione dell'associazione che si era tenuto presso la sede della provincia di Cuneo il 2 febbraio (vai all'articolo).
Forum delle Terre alte
Oltre che sulla spinta dei problemi concreti della vita in montagna (lupi, ma anche più in generale gestione della fauna, uso dell'energia ecc.), l'associazione Alte Terre si è sviluppata anche in relazione ad una serie di iniziative politico-culturali che vanno al di là della realtà delle valli cuneensi e dello stesso Piemonte. Significativa l'organizzazione dell'incontro "Le montagne di parlano" del 29 luglio a S. Damiano Macra, in valle Maira, con la partecipazione dell' associazione Valtellina nel futuro. Un evento che seguiva il seminario di Milano del 12 dicembre 2011 e il convegno di Sondrio del 18 febbraio sul tema dell'autogoverno delle Terre alte. Eventi che, a loro volta, si richiamavano a un percorso avviato da decenni con le Carte di Chivasso, di Coumoboscuro, di Sondrio.
All'interno di questo dibattito - che ha coinvolto anche le associazioni che fanno riferimento alla rete degli Incontri TraMontani), il Centro culturale Coumboscuro, la rivista Quaderni Valtellinesi e Ruralpini - le tematiche politico-istituzionali e quelle più legate alla dimensione socio-economica non sono mai state tenute separate. Il filo rosso è legato alla ricerca di una nuova democrazia, a forme di partecipazione e rappresentanza politica che esprimano direttamente la realtà sociale, una ritrovata dimensione comunitaria legata ad un tempo stesso alle lezioni storiche della civiltà alpina ma anche aperta a forme inedite.
Morire o tornare protagonisti
La realtà sociale cui la riflessione sul protagonismo delle Terre Alte fa riferimento aspira a porsi come protagonista nella crisi verticale economica, sociale e morale, attuale che non è solo la crisi del tardo industrialismo, della finanziarizzazione e globalizzaizone economica ma è crisi del ciclo lungo della modernità, quello iniziato cinque secoli fa.
In questo frangente storico le Terre alte scommettono sul ribaltamento della condizione di periferizzazione e dipendenza imposto dalla modernità per divenire protagoniste di processi di creazione di nuove istituzioni dal basso in grado di colmare l'implosione della politica e delle istituzioni di una democrazia rappresentativa asfittica e sempre più svuotata. Processi in grado di fornire modelli anche per il piano.
È una realtà sociale che si apre alla riflessione sulla necessità di praticare un nuovo modello di sviluppo basato sulla sobrietà, la gestione partecipata e sostenibile delle risorse, la condivisione, la sussidiarietà, in grado di ricomporre la deriva individualistica, di colmare i fossati artificiosi tra economia e socialità scavati dalla tensione alla competizione a tutti i costi (tra persone, tra sistemi locali), alla crescita economica e dei consumi fine a sé stessi. Visti dal Monte questi problemi appaiono in una immediatezza drammatica, in forma parossistica. Qui non c'è solo il rischio di disgregazione, c'è la prospettiva della fine della presenza umana. Individualismo, statalismo, burocratismo qui non indeboliscono, cancellano. Di qui una lucidità di visione che è una risorsa anche per il piano (soffocato più lentamente).
Per vari ragioni nelle Terre Alte, colpite duramente dalla crisi, vi sono anche le opportunità di sperimentare nuove strade. Spinge a ciò la discussione sulle risorse locali - che si fa stringente - l'annunciata "ritirata" di uno stato (dopo che ha monopolizzato molte funzioni sociali) dalle aree "deboli". Ciò pone l'alternativa secca tra abbandono della presenza umana e auto-organizzazione e auto-gestione delle risorse del monte sempre più preziose (acqua pulita, fonti di energia). Quanto più le decisioni da cui dipende la vita quotidiana sono prese in sedi sempre più distanti ed evanescenti, quanto più la vita locale di piccole comunità è legata a queste decisioni tanto più diventa vitale la necessità di riavvicinare la sede della decisione, di imporre la partecipazione alle decisioni dei soggetti ad esse interessati.
L'Agenda di Alte Terre
Chiarito quale è lo sfondo sul quale l'azione politica del Monte si colloca (che non ha nulla a che vedere con quelli che un tempo di definivano i "ricambi della classe politica" o una generica richiesta di rappresentanza o di "sostegno"), può aprirsi una "negoziazione" a carte scoperte con il piano, con la realtà urbana.
Gli atteggiamenti colonialisti che caratterizzano ancora oggil'approccio degli interessi urbani nei confronti della montagna fanno parte di un modello che fa acqua in tutto il mondo, che è incompatibile con la sostenibilità sociale ed ambientale. È finito il tempo delle decisioni sull'uso del territorio prese a tavolino a centinaia di chilometri di distanza da esperti incapaci di considerare la complessità dei problemi e spesso focalizzati solo di un obiettivo: la salvaguardia naturalistica di un'area, di una specie, la produzione di energia "verde", il rilancio della produzione agricola, lo sviluppo turistico , la necessità di grandi infrastrutture. Obiettivi, come si vede, tra loro contradditori ma che si intendono perseguire attraverso una ripartizione artificiosa delle funzioni territoriali. Queste modalità autoritarie hanno portato a stabilire che le Alpi, coltivate e accudite da migliaia di anni dall'uomo, devono trasformarsi in un grande parco, riserva di acqua e di energia per i gruppi economcici che tendono a monopolizzare queste risorse e teatro di una natura selvaggiaimmaginaria popolata di grandi predatori.
Considerato il grande valore simbolico (ma anche pratico) del tema non è affatto un caso che l'associazione Alte Terre, dopo aver chiaramente indicato come le proprie finalità riguardino una politica a 360° delle terre alte, sia tornata a porre il problema del lupo in modo prioritario (sia pure insieme ad altri problemi).
l programma dei prossimi mesi
Il giorno 19 una delegazione dell'associazione Alte Terre ha incontrato a Cuneo gli Assessori regionali William Casoni (parchi), Claudio Sacchetto (caccia e agricoltura)e Roberto Ravello (economia montana). È stato un incontro fruttuoso dove il presidente dell’associazione Giorgio Alifredi ha esposto obiettivi, organizzazione e programma di lavoro e con i tre assessori si sono individuati i primi temi su cui procedere operativamente.
Innanzitutto è stato presentato dalla associazione un memorandum sul ritorno del lupo sui monti e si sono avanzate alcune proposte di modifica alle leggi regionali sulla caccia e sulla gestione delle foreste e la realizzazione di una foresteria per i giovani che dalle valli scendono per gli studi superiori. Nell’incontro si è deciso che:
-
all’inizio dell’anno prossimo organizzeremo, congiuntamente alla Regione Piemonte, un convegno sull’impatto dei selvatici tutti su agricoltura, allevamento, sicurezza e economia in montagna;
-
si verificherà a breve la possibilità di creare in provincia di Cuneo una foresteria a disposizione dei giovani delle valli;
-
entro il mese di gennaio saranno presentate da parte della Associazione le proposte di modifica alle leggi regionali su gestione forestale e sulla caccia.
Si è infine concordato di creare un tavolo di discussione su temi specifici che, con cadenza trimestrale, si riunirà per individuare soluzioni possibili ai problemi del monte e verificare i risultati ottenuti. Un percorso virtuoso che ha l’obiettivo di ridurre la distanza che separa il Monte dal Piano in un momento in cui è indispensabile unire le energie di tutto il territorio regionale per pensare un avvenire possibile.
Un movimento che sta sviluppando anche altrove
L'esperienza che si sta avviando a Cuneo non è un fatto isolato. Innanzitutto, come già visto, nasce all'interno di un dibattito che coinvolge associazioni di varie regioni alpine. Oltre ai contatti e agli incontri già ricordati va anche tenuto presente come, su alcuni temi specifici come quello dei grandi predatori, si sia registrata quest'anno l'attivazione politica delle valli del Trentino occidentale e della svizzera Val Poschiavo con l'organizzazione di un evento a Poschiavo a novembre che ha visto la partecipazione di trentini e cuneensi. I montanari, gli allevatori, la gente comune si sposta da una valle all'altra per testimoniare, per scambiarsi informazioni ed elaborare una linea efficace. Un fatto nuovo di grande significato.
Da segnalare anche come il tema del modello di sviluppo per la montagna e delle forme di rappresentanza politica sia stato oggetto di numerose iniziative dell'associazione Valtellina nel futuro, anche con il coinvolgimento di altre valli lombarde. Ma c'è anche il dibattito su problemi di gestione ambientale e agricola (problema dell'uso dei pesticidi nella melicoltura) che interessa il Trentino ma anche la Valtellina con iniziative che tendono a coordinarsi. Infine va ricordato l'intenso dibattito che nella bergamasca val Seriana ha riguardato questo autunno il modello di sviluppo e di turismo (con la polemica tra i sostenitori della montagna Luna Park, dell'industria della neve e della seconda casa e chi propone un cambio di rotta con il recupero dell'importanza dell'agricoltura, un turismo sostenibile, un maggiore rispetto di tradizioni, paesaggio, valori ambientali considerati nel loro equilibrio e non a sé stanti.
Anche se l'iniziativa di Alte terre è all'inizio (e può proficuamente confrontarsi e allargarsi e raccordarsi a tante altre realtà di associazioni, amministratori, persone di buona volontà presenti nelle stesse valli cuneesnsi) essa rappresenta già un modello di riferimento per altri contestialpini.
Non è una rivoluzione da poco che lupi, capre, acque, boschi, cervi, alpeggi vengano messi al centro di un programma politico tutt'altro che di chisura localistica ma che non si sottrae per nulla alla considerazione dei grandi temi sociali, economici e politici del nostro tempo e che riporta al centro della politica l'uomo, non l'individuo astratto, l'homo oeconomicus, ma l'uomo situato in una storia, in una terra, in una comunità. Nel 2013 ci aspettiamo qualcosa di buono.