(24.04.13) L'impiego a tappeto di insetticidi come il Clorpirifos etile è causa di gravi danni alle api, alla salute, alla stessa agricoltura. Si dovrebbe iniziare dalla coltivazioni per autoproduzioni e a piccola scala a "disintossicare". Invece ...
Basta Clorpirifos
I Sapori sono migliori senza veleni
di Michele Corti
La reazione ai pestici viene dall'interno stesso dell'agricoltura, da chi fa della qualità, del rispetto della salute e dell'ambiente un elemento imperescindibile dell'attività agroalimentare
In questi giorni si trattano alla grande i meleti (e non solo) con Clorpirifos etile. Vedasi i Bollettini degli enti pubblici che raccomandano agli agricoltori di spargere veleni riconosciuti distruttori endocrini. Il Clorpirifos etile è persistente, liposolubile, si trova nelle urine dei bimbi della Val di Non (monoMelindacoltura) ma in quando comodo “insetticida generico” si continua a usarlo a tappeto. “Si raccomanda di non usarlo in fioritura” (e di non ammazzare troppe api) dicono i Bollettini dei veleni. Però i danni di questo uso massiccio li paga la stessa agricoltura. Leggete cosa dice il rappersnetante di una nota ditta ortofrutticola pugliese. Egli denuncia con vigore gli effetti della deriva e della persistenza del Clorpirifos etile su colture orticole e sull’olio. Data la caratteristica della molecola il Clorpirifos etile finisce nell’olio… e lo assumiamo pensando che l’extravergine, magari Dop, sia un toccasana per la salute. La responsabilità di insistere a non cercare di abbandonare pesticidi così dannosi e pericolosi è grande. Provoca danni alla salute ma anche all’immagine di un’agricoltura che vorrebbe essere di eccellenza. Di seguito l'esempio di un Bollettino diffuso in questi giorni.
Passando dalle Alpi alla Puglia riportiamo una testimonianza eloquente dell'impatto dell'uso massiccio del Clorpirifos etile sull'agricoltura di qualità. Con l'invito ad aggiungere a questa altre denunce e a dare corpo all'alleanza tra contadini, consumatori, medici e agronomi che si sta consolidando intorno al Coordinamento nazionale contro i pesticidi in agricoltura con sede a Verona.
fonte: http://www.agricardclub.com/news.php?par=1&id=%20%20%20%20%20640
Ecco una lettera aperta da parte del responsabile tecnico di una nota azienda ortofrutticola alle prese con problemi residuali da effetto deriva
Dall’ agro principe dell’ olivicoltura italiana, una lettera aperta da parte del responsabile tecnico di una nota azienda ortofrutticola della zona, per problematiche dovute a trattamenti fitosanitari, effetto deriva e residui legati alla molecola “Clorpirifos”.
di Vincenzo Porro della Orto Sveva S.r.l.,
“Scrivo per confermare che anche quest’anno nell’agro di Andria e Trani il clorpirifos sugli oliveti la fa da padrone, con conseguenze davvero devastanti per il comparto orticolo e olivicolo.
ORTICOLTURA: il principio attivo in questione “clorpirifos-etile” risulta essere molto stabile e facilmente trasportabile dall’aria al momento del trattamento, questo comporta l’inquinamento da effetto deriva per un raggio di diverse centinaia di metri, contaminando tutto ciò che trova per la sua strada. Dal momento che Andria e Trani risultano essere ‘aree importantissime per l’orticoltura e che il principio attivo in questione risulta revocato su quasi tutte le referenze orticole ma soprattutto non risulta registrato su nessuna referenza orticola che si produce negli agro in considerazione, diventa difficile o meglio impossibile gestire la situazione, anche perchè il p.a. è caratterizzato da una lunga e duratura persistenza sulla coltura “di difficile metabolizzazione”;
OLIVICOLTURA: il p.a., non è facilmente degradabile, anzi al contrario di altri p.a. non si allontana con l’acqua di vegetazione, inquanto si lega ad altri componenti dell’olio (LIPOSOLUBILE) restando parte integrante di esso.
Tutto questo, ovviamente, non è un valore aggiunto al nostro olio, anzi, risulta essere un motivo in più per deprezzarlo, il che significa ”dare adito a chi male opera in questo settore” aumentando la speculazione di determinati operatori sulle spalle di chi è vige al proprio mestiere di olivicoltore.
Tengo a precisare che il Clorpirifos-etile è registrato sull’olivo per la lotta alla tignola e la cocciniglia; i prodotti commerciali attualmente disponibili e che hanno la relativa registrazione ministeriale sono tre (Pyrinet, Geonex e Pyrinex). Non so quanti olivicoltori utilizzano i formulati citati…; posso dire che gli interventi di febbraio-aprile, hanno sicuramente come bersaglio l’insetto patogeno della tignola e cocciniglia, ma ad onor della buona pratica agricola, non hanno un vero senso, in quanto i danni causati da questi patogeni in questo periodo sono insignificanti, quindi l’intervento di questo periodo suddetto, effettuato con questi prodotti così invasivi, si risolve ad uno spreco economico ed energetico da parte dell’agricoltore che nei tempi correnti sarebbe meglio evitare per ovvi motivi; per non parlare dell’effetto devastante che ha in termini di inquinqmento, (interventi certamente utili nel periodo fine giugno-metà luglio quando vi è la ovideposizione della tignola e la migrazione delle neanidi-cocciniglia); ora io mi chiedo chi consiglia questi interventi fitosanitari agli agricoltori…….? e per quale motivo….? la risposta alle mie domande è ovvia….
Come responsabile tecnico della Orto Sveva S.r.l., ho consigliato l’ufficio commerciale della stessa, l’ immediato trasferimento dell’area di approvigionamento della materia prima (prodotti orticoli) nell’agro della provincia di Foggia, e se sarà necessario anche oltre, lasciando vuoto il posto occupato dalla nostra azienda, mentre per l’anno lavorativo prossimo, il trasferimento avverrà entro e non oltre la prima decade di febbraio (periodo antecedente l’inizio dei trattamenti sull’olivo contro la cocciniglia);
Come noi stanno pensando anche altre aziende dello stesso settore, il che significa una ulteriore ripercussione negativa sul settore orticolo locale!.”
(Vincenzo Porro)