(27.02.13) A Sondrio intervengono gli ispettori dell'Asl e le forze dell'ordine per "reprimere" la macellazione clandestina di ... 2 (due) suini in due aziende agricole (uno per ciascuna) . E intanto lo scandalo della carne di cavallo travolge il meat business
Perché siamo alla frutta
di Michele Corti
Nel mentre infuria lo scandalo della carne di cavallo in tutta Europa da Sondrio arriva la notizia che gli ispettori dell'ASL e le forze dell'ordine (CC e PS) sventano un pericoloso giro di macellazione clandestina cogliendo in flagrante i "criminali" con le mani
nel sacco. Cosa stavano facendo le due aziende agricole coinvolte? Macellavano un suino ciascuna.
Viviamo in un'epoca di fine impero,. Un nuovo ordine dovrà nascere dalle macerie di una civiltà che ha perso ogni senso della proporzione delle cose e che si sta avvitando su sé stessa. In questi giorni dalla Valtellina sono arrivate due notizie sconcertanti. La prima riguarda la storia dell'orso M13, abbattuto in Valposchiavo (valle abduana ma politicamente svizzera). Il plantigrado seguiva le persone e gironzolava nei paesi nonostante le regolamentari misure di dissuasione (ha anche sbranato una bella lista di animali domestici di varie specie). La storia sarebbe rimasta entro un'accettabile normalità -nonostante gli scompigli e le discussioni accalorate pro e contro il plantigrado - se non fosse stata ingigantendosi a dismisura dalle reazioni emotive (e politicamente strumentali) degli "amici degli animali. Reazioni isteriche di politici svizzeri (anche di destra) che hanno definito il loro un paese "di merda" (e se venissero in Italia a quale iperbole coprologica dovrebbero ricorrere?). Un ex- ministro degli esteri italiano, un dandy vanesio, già pupillo di Berlusconi, ha indetto una crociata antilevetica per chiedere la punizione della Confederazione, rea di aver ucciso un animale sacro e intoccabile. Tutti sono convinti che se, invece, l'orso non fosse stato tolto di mezzo e avesse procurato lesioni a qualcuno ci sarebbe stata un'ondata emotiva ancor più forte a la messa sotto accusa delle autorità cantonali e federali. Il senso delle cose, e di una proporzione si è smarrito. E recuperarlo è difficile.
Operazione anticrimine alimentare a Sondrio
Ma veniamo alla seconda notizia. Si tratta di "fattacci" risalenti all'inizio di febbraio di cui si da notizia solo in questi giorni (si presume per non interferire nelle delicatissime indagini giudiaziarie). Ne ha parlato il dr. Marco Marchetti, direttore del Dipartimento di prevenzione veterinario dell'Asl di Sondrio. A sentire le premesse pare che abbia sgominato un traffico internazionale di carne infetta e contaminata. I dettagli parlano di ispettori e tecnici ASL, di poliziotti, carabinieri che irrompono in due aziende agricole valtellinesi (non lontane dal capoluogo) e sventano, cogliendo in flagrante i colpevoli, un'attività di macellazione clandestina. Si poteva pensare a chissà quale giro internazionale. Invece viene da ridere (o da piangere) quando si scopre che nelle due aziende sono stati sequestrate le carcasse di un suino per ciascuna. Da tempo diversi uomini erano impegnati a "tenere d'occhio" i "criminali", il che ha consentito l'effettuazione del blitz (quanto sarà costato al contribuente tutto ciò?). Per uno dei due allevatori, oltre alla sanzione pecuniaria, c'è già stata la segnalazione alla Procura di Sondrio, mentre nel secondo ancora non sono scattati provvedimenti penali.
La "repressione" degli allevatori valtellinesi è conseguenza dell'imposizione di norme "igienico-sanitarie" in materia di macellazione introdotte per favorire il monopolio delle grandi società dell'agrifood. Norme discutibili impediscono alle aziende agricole di macellare anche pochi capi per autoconsumo, impongono costi elevati e carichi burocratici altrettanto onerosi per chi volgia gestire un macello aziendale e hanno fatto chiudere i piccoli macelli locali "a limitata capacità" che erano legali sino a pochissimi anni orsono. Chi alleva animale nelle valli deve sostenere costi elevati per trasportare al (spesso lontano) macello "con Bollo Ce" con mezzi "a norma" i pochi animali. Con il costo della carne a picco uno getta spesso la spugna. Tutto ciò ha favorito le grosse aziende, quelle che macellano milioni di capi e che distruggono la redditività dell'allevamento conferendo alle catene della grande distribuzione carne a vil prezzo.
Ma questo ha migliorato la sicurezza alimentare? Le vicende passate delle carni "punturate", della vacca pazza, del pollo alla diossina dicono di NO. Grossi macelli e grossi impianti di lavorazione della carne hanno a monte "filiere" complicate di approvvigionamento della carne. Per abbassare i costi della materia prima si ricorre anche a frodi sistematiche. Come quella scoppiata in questi giorni e della quale si è parlato in termini molto distorti senza far chiarezza e informare il consumatore.
Lo scandalo della carne equina
Proprio in questi giorni è stato messo in evidenza come le grandi società non si tirano indietro dall'utilizzare frodi sistematiche pur di garantirsi alti profitti. Ben che vada si dimostrerà che si sono affidate a fornitori spregiudicati o molto malaccorti. La carne di cavallo macinata aggiunta alle lasagne, alle polpette, ai tortellini ecc., ha coinvolto venti Paesi europei (su 27), con più di 150 prodotti e 20 milioni di confezioni ritirate dal mercato. Ha coinvolto colossi della globalizzazione come FINDUS e IKEA. C'è un particolare, però, che non torna. La carne di equino costa più di quella bovina. Perché si utilizza sino al 40 al 60% di carne equina per preparare hamburger ecc. La carne usata dalla FINDUS è "prodotta" in Francia in realtà era in realtà "frutto" di un circuito che coinvolgeva Olanda Cipro, Romana e Lussemburgo. Cosa c'era dietro quelle triangolazioni? Un sistema per nascondere una grave la frode: non si tratta tanto, come hanno detto superficialmente i media, di cavalli provenienti direttamente dalle corse (e quindi pesantemente dopati con il rischio che il consumatore ingerisca farmaci pericolosi) ma di qualcosa di più ampio e "strutturale", meno eclatante ma più grave. La norma europea impone che il cavallo da corsa non possa essere macellato e soppresso. Il proprietario lo deve tenere in pensione per anni. E dal momento che pochi sono utilizzati come stalloni o per altre attività sportive di minor impegno, ecco che il proprietario è condannato a mantenere, alloggiare, curare a vita un cavallo che non produce nulla. Alla morte tocca pure incenerirlo con un bel costo. Va precisato che anche se non più "dopato" per vincere, il cavallo in pensione - piuttosto "usurato" - deve essere trattato con anti-infiammatori e antibiotici in modo molto più massivo di un cavallo sportivo "normale" (e questo spiega la persenza di fenilbutazone e antibiotici in alcuni prodotti sequestrati).
Facile capire perché molti cavalli "spariscano" nel circuito della macellazione clandestina. Recentemente in Italia è stata introdotta una normativa che distingue il cavallo sportivo "privato", dal cavallo agricolo, da carne, lavoro, equiturismo. Il cavallo "da affezione" segue la sorte del cavallo da corsa. Munito di un suo patentino il cavallo "da affezione", secondo una mentalità che si è imposta da tempo in Gran Bretagna, non può essere macellato (sarebbe "cannibalismo"). Lo status del cavallo non può essere cambiato una volta stabilito, non ci si può pentire. Se non hai i soldi per mantenere il tuo compagno a quattro zampe sono cavoli tuoi. Ma chi non ci dice che i proprietari non si stanchino di mantenere un cavallo anziano o che non abbiano più i mezzi per farlo? In realtà mentre si parla di eutanasia per gli umani anziani e malati si applica agli animali (ma solo ad alcuni privilegiati) una condizione più che umana. Il "buonismo" animalista in questo caso rischia di produrre, come tutti i "buonismi" dei frutti avvelenati ampliare, alimentando i circuiti della macellazione clandestina. Ovviamente essi non riguardano solo i cavalli. In Campania e Sicilia a più riprese sono stati individuati grossi macelli clandestini legati alla criminalità organizzata, ai problemi di patologie non dichiarate (grazie a veterinari minacciati o collusi) che impedirebbero, in un quadro di legalità, la macellazione e il consumo delle carni degli animali affetti. Mentre a Sondrio si va a "caccia" di due maiali.