(07.03.13) Dopo diversi episodi di incontri ravvicinati con orsi a pochi passi da Trento un avvocato della città tridentina chiede al ministro degli interni Alfano di liberalizzare la vendita dello spray anti orso al peperoncino
Spray al peperoncino per difendere
dagli orsi chi frequenta la montagna
di Michele Corti
L'avvocato Mario Giuliano, citando la casistica di incidenti mortali pubblicata da Ruralpini scrive al ministro Alfano per chiedere che lo spray utilizzato in America per difendersi dalle aggressioni degli orsi non sia considerato come un'arma e posto in libera vendita.
Quella invocata dall'avv. Mario Giuliano, che finalmente intraprende un'azione concreta in tema di orsi rappresenta una misura precauzionale per proteggere escursionisti e lavoratori della montagna (pastori, boscaioli e non solo) che troppo spesso sono stati protagonisti di "incontri ravvicinati" che avrebbero preferito evitare. Prima che, anche in Italia, gli orsi importati irresponsabilmente dai Balcani (dove gli incidenti mortali non sono rari) uccidano qualcuno. La Provincia autonoma di Trento ha previsto un'assicurazione che rifonde 250 mila euro in caso di uccisione di una persona da parte da parte di un orso ma a patto che gli eredi rinuncino ad ogni rivalsa legale.
Rassicurazioni ideologiche e pericolose: "gli orsi non sono pericolosi"
Considerate le circostanze discutibili (sotto vari profili) dell'introduzione degli orsi in Trentino e l'atteggiamento della Provincia (Ufficio Foreste) che sistematicamente sottovaluta la pericolosità degli orsi negando platealmente la loro pericolosità viene da riflettere se non ci sia una resposabilità legale a fronte di futuri incidenti.
Sul sito della Provincia di Trento www.orso.provincia.tn.it si legge:
"L’orso è per natura un animale cauto e diffidente, specialmente con l’uomo, suo principale nemico. Quando lo incontra si comporta solitamente in modo schivo e timoroso e, come la gran parte degli animali selvatici, preferisce evitarlo. L’orso non attacca, se non è in qualche modo provocato. Bastano dunque poche semplici norme di comportamento per ridurre al minimo i già di per se improbabili rischi di aggressione". " gli attacchi (rarissimi) non sono comunque mai il risultato di un comportamento predatorio, ma piuttosto di autodifesa." (la copia cache è ancora accessibile da google e a buon buon conto l'abbiamo copiata integralmente)
Se gli attacchi siano rarissimi lo possono giudicare i lettori. È sufficiente che diano una lettura all'elenco (mancano casi mortali nel 2012 e 2013) messo insieme da Ruralpini che cita fonti scientifiche o accreditate agenzie giornalistiche internazionali. In America (dove esistono varietà di orso bruno è ammesso che l'orso manifesti un comportamento predatorio nei confronti dell'uomo e anche il caso di Brasov in Romania del 2008 è palesemente un caso di predazione (la vittima dormiva su una panchina)
Nascondere le informazioni su casi di incidenti mortali avvenuti in Europa come si ostina a fare la Provincia di Trento (Dr. Claudio Groff), non considerare le segnalazioni dello scrivente (sino a quanto ha ricevuto dal dirigente il gentile invito a non seccarlo più) è altrettanto grave dell'allarmismo perché rassicura in modo aprioristico e crea una falsa e pericolosa percezione dell' orso "inoffensivo". Si parla di casi attestati da pubblicazioni scientifiche non da "chiacchere da bar" come gli orsologi altezzosi qualificano ogni informazione giornalistica.
Va poi detto che la Provincia autonoma evita di mettere in atto quei provvedimenti cautelativi che potrebbero prevenire gli incidenti. La fa per non rischiare di compromettere il turismo (dopo che si è usato in modo sguaiato l'orso come testimonial del marketing territoriale). Provincia e il Parco Adamello Brenta si guardano bene dall'affiggere cartelli di pericolo intorno alle aree più intensamente frequentate dai plantigradi, segnalando che gli orsi rappresentano un potenziale pericolo.
In caso di incidenti è bene che i responsabili (facilmente individuabili) siano consapevoli della possibilità concreta che contro di essi vengano intraprese azioni legali (altro che rinunciare ad ogni rivalsa!) considerato che il loro comportamento potrebbe configurarsi quale responsabilità colposa commissiva e omissiva.
Molti trentini sono rassegnati al fatto che la partita orsi verrà affrontata in modo serio solo dopo che qualche turista o montanaro sarà vittima degli orsi. Bisogna ribellarsi a questo fatalismo anche se l'atteggiamento delle istituzioni, prono all'ambientalismo urbano e accademico più retrivo e antisociale e alle lobby, indurrebbe alla passività.
Finalmente qualcuno agisce
A non starci è l'avv. Giuliano che ha preso carta e penna e, indignato per l'inerzia della Provincia a fronte del moltiplicarsi della presenza dei plantigradi e degli "incontri ravvicinati" con essi, si è rivolto direttamente al Ministro dell'Interno.
Finché è in gioco la vita di asini, pecore, capre, mucche nulla si smuoverà perché la vita di questi animali e l'interesse economico di chi gli alleva valgono meno di sterco per le istituzioni (lo sterco è "oro" da quando c'è il biogas!). Tempo e fatica sprecata appellarsi all'insostenibilità per pastori e allevatori di montagna di una politica di incoraggiamento all'espansione di orsi e lupi e di loro "intoccabilità". Tempo e fatica sprecati nell'Italia dove la servitù della gleba non è mai stata abolita e i rurali e i montanari sono cittadini di serie B nella costituzione non scritta (ma più rispettata di quella scritta) di una Repubblica fondata sul lavoro ... degli altri e in cui la classe intellettuale parassitaria e trasformista (tinta di nero, rosso o di verde a seconda della convenienza) impone le sue visioni e i suoi interessi. Ecco allora che l'unico modo per aprire una breccia è appellarsi alla questione della sicurezza pubblica. Una questione ben concreta non solo in relazione agli orsi ma anche ai branchi di lupi che stanno colonizzando le aree suburbane, stanno aumentando di numero e di dimensione, sono sempre meno timorosi dell'uomo al quale portano via le prede domestiche sotto il naso nell'impotenza degli allevatori. Giuliano si rivolge al Ministro dell'Interno ma sarà opportuno sollecitare anche i Prefetti e i Sindaci.
Il corpo semidivorato di un fotografo naturalista ucciso in Siberia da un orso
Alaska , ottobre 2003, il corpo di Timothy Treadwell, un ecologo amatoriale appassionato di orsi ucciso con la fidanzata nel Katmai National Park
Le immagini sopra riportate sono "orripilanti" ma sono reali. L'orso Yoghi è una deformazione ideologica, e veramente orripilante è negare a tutti i costi la pericolosità degli orsi per portare avanti progetti che procurano vantaggi economici ai loro proponenti
L'istanza dell'avv. Mario Giuliano al Ministro dell'Interno
Oggetto: Richiesta modifica regolamento DM Interno 12 maggio 2011 n. 103
per la sicurezza di escursionisti e lavoratori della montagna.
Onorevole Ministro,
come
Lei forse saprà, da una decina d'anni in Trentino è stato reintrodotto
l'orso bruno, che precedentemente era praticamente estinto.
Attualmente i capi censiti sono 43, come da tabella e grafico tratto dal Rapporto Orso 2012, che allego (doc. 1).
Inizialmente introdotto in 10 esemplari nel Trentino occidentale (anzi
nel Parco Adamello Brenta), l'orso ha raggiunto una popolazione
ragguardevole e ha ormai sconfinato anche nel Trentino orientale,
superando autostrada e ferrovia, che si pensava ostacoli invalicabili,
come da dichiarazione del dirigente del Servizio Foreste della P.A.T.
sul quotidiano Trentino del 1 luglio 2013 (doc. 2). Nello stesso
articolo vi è la notizia di avvistamenti dell'orso sulla Marzola,
montagna a 5 km da Trento in linea d'aria, e nei pressi del popoloso
sobborgo di Povo.
Si allega la mappa, tratta sempre dal Rapporto Orso 2012, degli 882
avvistamenti visuali e fotografici dell'anno scorso, radiotelemetria
esclusa (doc. 3), che già evidenzia sconfinamenti nel Trentino
orientale.
Altri recenti avvistamenti in prossimità di popolosi insediamenti umani
sono quelli segnalati dal quotidiano L'Adige del 2 giugno 2013 (doc. 4),
che riferisce la distruzione di alcune arnie nei pressi di Montagnaga,
piccolo borgo turistico a 4 km in linea d'aria da Pergine Valsugana, e
dallo stesso quotidiano del 28 giugno 2013 (doc. 5), che riferisce di
due incursioni dell'orso al Lago di Cei, a 7 km in linea d'aria da
Rovereto.
Frequenti sono le notizie di capi di bestiame sbranati dall'orso, di
arnie distrutte, di incidenti stradali causati dal plantigrado e anche
di incontri con escursionisti, i quali ultimi finora non sembra abbiano
avuto conseguenze per l'incolumità delle persone coinvolte.
Ciononostante grande è l'allarme sociale. A titolo puramente
esemplificativo si allegano alcuni degli articoli comparsi negli ultimi
sei mesi (docc. 6-10).
Quanto alla incolumità delle persone si è usata la forma dubitativa in
quanto l'interrogazione n. 2126 del 24 settembre 2010 del Gruppo
Consiliare Lega Nord del Consiglio Provinciale della P.A.T. ipotizza che
due escursionisti siano morti cadendo in un dirupo perché inseguiti
dall'orso (doc. 11).
Anche altre forze politiche da tempo hanno formulato interrogazioni in
merito alla questione orso in Consiglio Provinciale. A titolo puramente
esemplificativo si allegano le interrogazioni n. 2118 del 1 ottobre 2010
del Consigliere Giovanazzi di Amministrare il Trentino (doc. 12), la
numero 2029 del 6 settembre 2010 del Consigliere Dominici del Gruppo del
Partito Autonomista Trentino Tirolese (doc. 13), la numero 2599 del 18
febbraio 2011 del Consigliere Morandini del Gruppo PdL (doc. 14).
Interrogazioni alle quali la Giunta ha fornito risposte del tutto
insoddisfacenti, conformemente all'approccio ideologico-propagandistico
del governo provinciale.
La politica del governo provinciale è infatti quella di utilizzare
l'orso come brand commerciale, irresponsabilmente disinformando la
popolazione sui reali pericoli.
Su tutti i mezzi di Trentino Trasporti campeggia infatti il logo
costituito da una zampa d'orso stilizzata con artigli (doc. 15), ed è
questo solo uno dei numerosi esempi.
Quanto poi alla disinformazione eclatanti sono gli slogan dell'allegato
poster patinato (doc. 16), dove l'orso viene ridotto a un cartone
animato (ha condiviso le grotte con i nostri avi), viene falsificata la
realtà storica (le montagne con i nostri padri), e infine un animale
feroce viene paragonato a un peluche (e le culle con in nostri figli).
Sul suo sito internet ufficiale (doc. 17) la P.A.T. ammette bensì che
l'orso può essere pericoloso in determinate circostanze, negando però
sempre che l'orso possa avere comportamenti predatori nei confronti
dell'uomo, come invece è avvenuto anche recentemente ed è stato
documentato dall'allegato articolo del Prof. Michele Corti, docente di
zootecnia montana all'Università di Milano (doc. 18).
Recentemente il Ministro, con il Decreto citato in oggetto, ha
disciplinato gli spray al peperoncino per autodifesa di libera vendita.
Un prodotto con tali caratteristiche non è efficace per difendersi
dall'orso, esistendo però sul mercato estero prodotti idonei a tale
scopo. Si allega la descrizione di uno di tali prodotti a titolo di
esempio (doc. 19). Come si vede dalle caratteristiche lo spray anti-orso
deve avere una capacità 10-15 volte maggiore di quella per difesa
personale e una gittata 4 volte maggiore.
Pertanto si chiede di congruamente modificare il regolamento in oggetto
in modo da consentire quantomeno a escursionisti e lavoratori della
montagna di dotarsi in regime di libera vendita di spray al peperoncino
anti-orso, in particolare portando, per tale uso, la capacità a 400 g e
la gittata a 12 metri (mi sembra che siano questi i due punti
principali, vedranno poi i tecnici del ministero se sono necessarie
altre modifiche).