Ruralpini       Inforegioni/Neve rubata

   

Condividi l'articolo su Facebook

 

Foto: Michele Corti 13.01.2011 www.ruralpini.it

 

Articoli collegati

 

(24.02.10) Lombardia: potenziamento di comprensori sciistici, ma con quali prospettive?

Tre accordi di programma per 61 milioni per 3 comprensori sciistici. Interventi che potrebbero essere giustificati nel quadro di azioni per articolare le proposte e i servizi turistici ma che rischiano di essere finalizzati principalmente a sostenere i valori immobiliari . E se si valorizzassero anche gli alpeggi e i grandi valori della tradizione zootecnica e casearia locali?leggi tutto

 

Scorri i principali temi di Ruralpini e accedi agli indici degli articoli

 

 

(13.01.12) 5mila metri cubi di neve dall'alta val Seriana a Milano per alimentare un artificioso Circo bianco che rischia un flop per le alte temperature. Incazzati i montanari, incazzati i milanesi

 

Il "circo bianco" milanese con la

"neve rubata" della val  Seriana

 Una metafora della montagna sfruttata

 

di Michele Corti

 

Proteste a valanga - è il caso di dirlo - per la forzata organizzazione delle prove di campionato del mondo di fondo in una Milano dalle temperature di inizo primavera. Così le camionate su camionate di neve "rubata" alla val Seriana rischiano di liquefarsi. La neve, contrariamente a quanto predisposto inizialmente è arrivata all'ultimo momento (ovvero oggi) perché le temperature nei giorni scori erano primaverili. Oggi a Milano ci sono 14°C e in un solo giorno si sono dovuti concentrare i lavori per la preparazione delle piste. Per domani e domenica è previsto che la temperarura andrà di notte di poco sotto lo zero e raggiungerà massime accettabili di 6-7 °C. Il "bagno" è evitato. Ma non le proteste contro la palese assurdità dell'operazione.

 

 

Foto: Michele Corti 13.01.2011 www.ruralpini.it

 

Questa vicenda surreale intanto ha già provocato una serie di ripercussioni. Su in alta val Seriana dove è stata commissionata la neve artificiale (5mila metri cubi, 4mila da Valbondione, mille da Cassiglio). Per arrivare a Milano ci sono 70 km e già un po' di neve va persa per strada.

 

Foto: Michele Corti 13.01.2011 www.ruralpini.it

 

I responsabili del business locale sono entusiasti perché, secondo loro, ci sarà un ottimo ritorno pubblicitario per le piste di fondo locali con prospettive di incremento delle presenze turistiche. Sostengono anche che la neve non è stata sottratta alle piste locali perché la FISI (Federazione sport invernali) ha fornito due super cannoni con i quali non solo è stata prodotta la montagna di neve finta per Milano ma si è provveduto anche a innevare la pista di fondo di Valbondione. Di fronti a questi entusiasmi Anna Carissoni, nota giornalista di Parre (il paese dei pastori) che non le manda a dire quando avviene qualcosa che offende la montagna, si espressa in questi termini molto amari:

 

... che i montanari vi si siano prestati e non abbiano avuto il coraggio di ribellarvisi mi addolora molto. Poteva essere un’occasione per ribadire la dignità della civiltà della montagna autentica di fronte alle pretese di onnipotenza di una società ormai alienata che nella Natura vede solo l’ennesima fonte di sfruttamento ai fini del business: bastava dire di no e invitare gli “esaltati” delle competizioni sciistiche ad andarsene altrove. Così invece abbiamo calato le brache anche stavolta.

 

 

Non la pensano però tutti così in paese. Tra chi contesta c'è anche il sindaco. Qualcuno poi ha pensato di passare alle vie di fatto e il primo dell'anno sono stati vandalizzati numerosi manicotti di alimentazione dei cannoni. Derubricato dai sostenitori del buniness bianco come "bravata alcolica" il gesto si colloca in un mugugno diffuso. Quelle file di camion che se ne vanno a Milano carichi di neve finta rappresentano un po' il simbolo delle risorse rubate alla montagna e di un "circo" che si vuole alimentare a tutti i costi in barba ai cambiamenti climatici e agli ipocriti proclami sulla sostenibilità. La vicenda della neve "esportata" è solo l'espressione più paradossale ed esasperata di una "industria della neve" che consuma la montagna. Per produrre la neve serve l'acqua, quell'acqua che è già succhiata fino all'ultima goccia dalle industrie idroelettriche. Milano vive (e spreca) energia grazie in buona parte  ai bacini dell'A2A in Valtellina, ai torrenti e ai fiumi lasciati a secco. Non è una protesta bizzarra e ipocondriaca quelle dei montanari contro l'acqua rubata anche quando avviene in quella forma al limite del demenziale di "neve da esportazione".

In cambio la montagna ha ricevuto sinora piatti di lenticchie dispersi nei rivoli della spesa clientelare.

L'industria della neve e i circhi bianchi non hanno portato ricchezza ma dipendenza. Le località escluse dalla monocoltura sciistica hanno visto accentuato il loro declino anche perché le caste politico-imprenditoriali locali (sorta di "borghesia compradora" subalterna ai grossi interessi delle città e della pianura) hanno ben pensato di drenare tutte le risorse per lo "sviluppo" turistico e le infrastruttire laddoce c'è il business bianco. Alle caste non interessa certo il turismo rurale, realmente sostenibile, perché non produce giri di appalti, grossi progetti, opportunità di business e mazzette.

 

 

Tranne pochissimi casi poi l'industria della neve ha portato sì colate di cemento (che hanno divorato i prati migliori mettendo in crisi l'attività di allevamento) ma non ha arrestato il declino demografico.

Le località della neve sono diventate dei luna-park, delle "gioste" ( il riferimento è all'opera di N. Gagliardi La giostra e i larici d'oro Sasga, Como, 1974 che prende spunto da una nota stazione sciistica lombarda) i cui residenti sono spesso afflitti da una condizione schizofrenica : quella convulsa delle 'alte stagioni' e quella letargica del 'vuoto turistico', accentuata dalla presenza ingombrante di strutture turistiche più o meno imponenti e dei condomini di 'seconde case' deserti. Nelle stagioni 'morte' i locali pubblici chiudono e per i residenti vi sono disagi anche oggettivi (C. Arnoldi,Tristi montagne. Guida ai malesseri alpini Priuli e Verlucca  Pavone Canavese, TO, 2009). Cui prodest?

 

 

Le prove di coppa del mondo di sci nordico previste a Milano per il 14 e 15 gennaio (da domani) hanno però qualcosa di buono. Nella loro perversione, nell' "accanimento terapeutico" con cui cercano di adattare alle esigenze del circo un clima che sta cambiando mettono a nudo  le contraddizioni dell'industria dello sport, del "tempo libero". Accorreranno frotte di spettatori per la pura gioia di assistere ad evento mediatico anche se gli appassionati veri della montagna se ne terranno ben alla larga. In una sorta di nemesi la città scopre poi cosa significhi essere a sua volta colonizzata. Sì perché portare la montagna in città (almeno la sua neve) porterà quelle "delizie" che normalmente vengono poste a carico mdella montagna. I residenti della zona del Parco sempione dove si svolgeranno le prove sono sul piede di guerra. Temono la devastazione del Parco per effetto del calpestamento da parte delle torme al seguito del Circo, del ristagno idrico conseguente alla fusione della neve. Hanno ragione a protestare i residenti e i fruitori del Parco? Sì. Già oggi ho potuto constare gli effetti del calpestamento dei prati.

 

Foto: Michele Corti 13.01.2011 www.ruralpini.it

 

Non potendo percorrere i viali occupati dalla pista i pedoni e i ciclisti sono costretti - seguendo i cartelli indicatori - a invadere i prati adiacenti. Chissà domani e dopo. Cambiano le amministrazioni comunali ma le reiterate promesse di preservare il Parco da eventi di massa restano ... da marinaio.

 

Foto: Michele Corti 13.01.2011 www.ruralpini.it

 

I danni al Parco, però sono poca cosa rispetto ai danni che l'ostinato ricorso alla pratica ben poco sostenibile dell'ìnnevamento artificiale provoca alla montagna. È ovvio che il riscaldamento climatico non comporta solo minore innevamento naturale ma anche minor numero di ore-giorno con temperature di alcuni gradi sotto zero per poter sparare con i cannoni.  Le stazioni che hanno campi da sci sotto i 1.800-2.000 m non hanno futuro e ogni contributo pubblico per l'ammodernamento dovrebbe essere bloccato. Con i soldi risparmiati di progetti di turismo "dolce" e "rurale" se ne fanno tanti.  Progetti disseminati sul territorio e non concentrati in alcuni poli di grande concentrazione e forti impatti ambientali. Il fatto è che le preoccupazioni sociali ed ecologiche vengono utilizzate per giustificare e sostenere il business. L'ecologia va bene se ci sono da vendere nuovi modelli di auto, se c'è da speculare sulle "rinnovabili" selvagge. Quando costa poco ma non c'è business per gli interessi forti, l'industria e la casta allora non se ne parla più.

 

Commenti

 

 

***

 

 

           commenti, informazioni? segnalazioni? scrivi

pagine visitate dal 21.11.08

Contatore sito counter customizable
View My Stats

 Creazione/Webmaster Michele Corti