(14.09.12) Con una conferenza ieri sera a Budrio (Bo), uno dei luoghi simbolo dell'opposizione al biogas, parte la campagna autunnale del movimento dei comitati. Con la prospettiva di darsi una struttura nazionale
Il biogas avanza, compromette
il paesaggio e divora l'acqua ma
i comitati danno battaglia
di Michele Corti
La conferenza di ieri sera a Budrio dimostra che anche i valori culturali oltre a quelli ambientali sono compromessi dalla proliferazione delle centrali a biogas nelle campagne padane (e non solo). Così anche i personaggi della cultura sinora sensibili solo a pale e fotovoltaico a terra si stanno accorgendo quale nefandezza sia il biogas
A Budrio, pochi km da Bologna fervono i lavori per la centrale "binata" a biogas (2MW). Strade comunali danneggiate dal via vai dei mezzi verso il cantiere dove sono state riversate enormi quantità di calcestruzzo. Come saranno ripristinati i siti finita la corsa all'oro dei superincentivi? Quali altre speculazioni e oltraggi alla terra verranno escogitati. La centrale di Budrio, come tante altre centrali del genere in Italia sta sorgendo a dispetto di un contesto ambientale e paesaggistico di pregio. A 500 m (avrebbero voluto avvicinarsi) da un'importante area umida (una "valle") ricca di avifauna stanziale e di passo, con migliaia di viaggi all'anno (concentrati nella stagione di raccolta del mais) degli autocarri che trasportano la biomassa verso i digestori lungo le strade perimetrali dell'area naturalistica compresa nella rete Natura 2000.
Ieri il Comitato Mezzolara per l'ambiente in vista della conferenza che si sarebbe tenuta la sera ha organizzato una "visita guidata" all'interno dell'area umida gestita in forma di azienda faunistica-venatoria. Si tratta di uno dei più begli ambienti vallivi rimasti.
Anche il paesaggio dell'area dove sta sorgendo la centrale ha un suo pregio. La foto sotto lascia intravedere alle spalle del mostro in costruzione le cortine arboree perimetrali della "valle" e, sulla destra la chioma di un albero alla testata del filare che costeggia tutta la campagna interessata dalla centrale.
Sotto si intravede il cantiere tra un tronco e l'altro. Come si vede si tratta di piante vetuste (prevalentemente rovere).
Questi filari "storici" che vediamo meglio nella foto sotto scattata nello stesso punto delle recedenti ma voltando le spalle al mostro, sono stati a suo tempo vincolati dalla Regione Emilia Romagna.
In barba a tutto cià la centrale da 2MW ha ottenuto tutte le autorizzazioni del caso. Sono tante e viene il sospetto che i numerosi enti competenti analizzino i progetti molto sommariamente. In realtà c'era stato un ente che aveva inizialmente dato parere negativo al progetto: i VVFF comando provinciale di Bologna. Nel progetto le previsioni indicate per la prevenzione degli incendi erano a dir poco "sommarie". In un battibaleno, nonostante le dure critiche, i VVFF hanno finito per dare anche loro il via libera. E si che la riserva d'acqua per gli interventi anti-incendio era indicata "di adeguata dimensione" e molti dati progettuali (per es. la pressione degli idranti) erano indicati un po' a casaccio. Il ricorso al TAR con richiesta di sospensiva presenetato dal Comitato e da alcuni cittadini con abitaziuoni prossime alla erigenda centrale è stato respintopochi giorni fa. Il Comitato, però, ha ancora diverse carte da giocare (e non le scopre di certo subito). L'opposizione ha comunque ottenuto lo spostamento di 700 m della centrale e il dimezzamento da 4 a 2 MW. Anche 2MW sono sempre troppi. Il numero di viaggi per alimentare la centrale rappresenta un carico insopportabile per le strade di campagna sterrate. Già ora il passaggio degli autocarri del cantiere ha già prodotto notevole ammaloramento delle strade comunali di accesso al mostro.
Perché questo accanimento tra Bologna e Ferrara?
Le centrali tra Bologna e Ferrara sono già decine e decine e più ancora sono in costruzione. Il motivo è semplice. La Regione Emilia Romagna ha condannato quest'angolo NE della regione a fare da ricettacolo delle centrali a biogas avendo "graziato" tutte le zone di produzione del Parmigiano Reggiano /la cui filiera tema in somma misuara i clostridi presenti nei digestati residui della produzione del biogas e avendo ritenuto che anche alle altre aree con cattiva qualità dell'area dovesse essere risparmiata un'altra fonte di emissioni nocive. Le centrali bruciano il biogas - che contiene 50% di metano, CO2 e molte impurezze - per far marciare i motori che a loro volta fanno girare gli alternatori che producono elettricità. Il risultato è una consistente emissione di ossidi di azoto precursori delle polveri sottili. È evidente che i criteri sulla localizzazione delle centrali rappresentano la chiara dimostrazione che possono compromettere la già precaria qualità dell'aria della pianura padana (nonostante molti esperti - molto di parte - sostengano che è energia pulita con "zero emissioni").
Riparte la campagna dei Comitati
Per nulla demotivati dall'ordinanza del TAR che pochi giorni ha respinto la richiesta di sospensione del lavori presentata dal Comitato, i suoi membri hanno organizzato ieri sera una riuscita conferenza: L'evento segna l'avvio della campagna d'autunno dei comitati antibiogas dopo al paesa estiva. Una pausa che è stata necessaria anche per ricalibrare la strategia dopo il nuovo regalo di Monti agli speculatori (la proroga dal 31.12.2012 al 30.04.2012 del termine ultino entro il quale devono accendere i loro inquinanti e rumorosi motori i biogasisti desiderosi di lucrare la tariffa onnicomprensiva in vigore). Un regalo che è forse legato anche ai rallentamenti subiti da molti progetti per l'azione dei comitati e delle amministrazioni comunali (quelle schierate con i cittadini). La nuova strategia sarà messa a punto nella riunione che si terrà a ottobre in cui verrà formalizzato e strutturato il Coordinamento nazionale dei comitati no biogas, no biomasse. Alla rimodulazione della strategia di lotta concorrerà anche la valutazione degli esiti delle iniziative legali a gronte dei pronunciamenti dei Tar (e dei costi dei risorsi). Oltre a valutare altre possibili linee di azione legale si dovrò anche fare il punto sulla questione politica. È sempre più evidente (anche sulla scorta degli esiti di azioni legali, osservazioni, schermaglie procedurali) che ci si trova di fronte ad una volontà politica ferrea di spianare la strada alla realizzazione delle centrali. Costi quello che costi. Raffazzonati che siano i progetti. Perciò è sul piano politico che si gioca la partita. Operando in modo di far pagare un prezzo salato alle caste che appoggiano questa aggressione all'agricoltura, all'agroecosistema, al paesaggio, alla salute, alla sicurezza, alla proprietà dei residenti. Che consentano a fronte di rilevanti superprofitti per pochi danni sociali, ambientali ed economici ancora più rilevanti a carico di tanti soggetti e degli interessi diffusi o senza voce.
Il "partito" l'ha vista brutta
Il prossimo anno si vota in tutti i comuni del bolognese interessati al problema (che hanno centrali già in funzione e in cantiere). Ovunque tranne che a Budrio dove quest'anno il PD l'ha vista brutta, tanto brutta che del "caso Budrio" e della Caporetto evitata per un soffio hanno parlato i principali media nazionali. Per 200 voti non è stato eletto sindaco il candidato del M5S. E il tema più caldo della campagna elettorale era proprio il biogas. A Budrio il PD aveva il 60% dei voti (un po' meno del vecchio PCI). Qui, però, non si parla di PD ma ci si rifersice sempre al "partito" come se nulla fosse cambiato. C'erano fedeltà politiche generazionali, il "partito" era una cultura, un modo di essere, molto più di un soggetto politico. Il fatto che militanti "da generazioni" abbiano rotto sulla questione biogas la dice lunga sul suo impatto, sulle questioni che porta a galla. Dice che in comuni piccoli e grandi può essere il tema che fa pendere la bilancia e decidere il ribaltamento di maggioranze consolidate. Quello che vale in Emilia per il PD vale specularmente in Lombardia e Veneto per il centrodestra (Lega compresa). Sviluppare tutte le implicazioni ambientali, economiche, sociali, culturali del biogas significa renderlo ancora di più il tema decisivo in molti comuni padani (e non solo).
Il Comitato di Mezzolara, punto di riferimento per i comitati emiliani, ha ben compreso la posta in gioco e ha iniziato la sua campagna autunnale non con il classico "incontro pubblico" ma con una conferenza di taglio culturale. Obiettivo: portare dalla propria parte anche strati sociali sensibili agli aspetti culturali del problema. Il la lo ha dato il noto critico d'arte Andrea Emiliani che la scorsa primavera con un articolo sul Carlino ha preso posizione contro le centrali a biogas di Mezzolara nella valle Benni. Anche il paesaggio della grande pianura ha un suo valore e un suo fascino sostiene Emiliani prendendo spunto dal celebre quadro "il paesaggio" del pittore bolognese Carracci anbientato in questi luoghi. Emiliani ha ricordato agli intellettuali (sin qui distratti) che anche le centrali a biogas (e non solo le pale eoliche sui crinali appennici) ledono quei valori paesaggistici, già molto compromessi, che sulla cart sono tutelati dalle leggi fondamentali e che noi abbiamo comunque il dovere di conservare per le generazioni future. Anche se la politica si "distrae" (ovviamente non per una svista).
Bio-decadenza: il grande inganno del biogas
Già questo titolo preannunciava contenuti impegnativi. Dei rischi più visibili e immediati si era già ampiamente parlato. Ieri sera si è trattato di conseguenze sull'ambiente, sul paesaggio. Emiliani era purtroppo assente per ragioni di salute ma c'erano l’Arch. Pier Luigi Cervellati, urbanista interessato anche ad aspetti di riqualificazione territoriale (foto sotto), l’Arch. Anna Marina Foschi (Italia Nostra), il Dott. Giovanni Lo Savio, un geografo e il sottoscritto (per la parte agroambientale).
La conferenza si è svolta presso l'Accademia dei Notturni di Bagnolara (una frazione di Budrio), la sala era gremita nonostante che per accedere bisognasse versare 20€ (sia pure comprensivi del buffet) destinati all'autofinanziamento del comitato.
L'Accademia è un antico sodalizio riportato in vita dall'attuale proprietario (quel Tamburini che è titolare degli storici negozi di "salsamenteria" e gourmandise nel cuore di Bologna, ma anche di esercizi all'estero). Sede dell'Accademia è la Villa Ranuzzi Cospi, già adibita dal suo antico proprietario in luogo - per l'appunto - di simposi eruditi, spettacoli teatrali e musicali, stazione di soggiorno per cavalcate e cacce. La villa risale al primo settecento e con il compendio costituisce un esempio di armonica fusione tra elementi aristocratici e rurali. Un luogo ideoneo per trattare di agricoltura, di cibo e cultura. Per alcuni dei relatori il tema biogas era nuovo ma hanno colto molto bene le pesanti implicazioni sul territorio ben oltre la dimensione del paesaggio "estetico". Con esempi tratti da esperienze passate nonché attuali di questo ed altri territori i relatori hanno sottolineato le contraddizioni tra la presunta etichetta "bio" del biogas e quegli obiettivi di sostenibilità, riqualificazione territoriale, agricoltura di qualità che la politica proclama. Sino a portare alla luce le pesanti implicazioni etiche di tutta la questione.
Anch'io, rispetto alle argomentazioni "classiche", ho referito sottolineare i danni a lungo termine e meno immediati. La contraddizione tra l'aumento dei prezzi dei cereali e delle materie prime zootecniche e una politica che mette in ulteriore difficoltà le aziende che restano fuori dal business. Una contraddizione che significa allontanarsi pericolosamente dalla linea di recupero di autosufficienza ("km0"), di differenziazione colturale, di agricoltura di qualità come strumento di attrazione turistica e di cardine dell'export.
Non ho potuto fare a meno di parlare dello spreco d'acqua che in un anno di siccità come questo ha visto i biogasisti irrigare allegramente i loro campi. Le foto qui riportare sono state scattate da un addetto alla manutenzione del Canale Emiliano Romagnolo e anche alla rilevazione degli eflussi. Quest'anno con l'estensione degli investimenti a mais da biogas i consumi nel tratto tra Bentivoglio e il Sillaro sono passati tra il 2011 e il 2012 da 12 a 19-20 m3 al secondo. Consumi così elevati non si erano registrati neppure nel 2003. Il Consorzio della Bonifica renana che acquista l'acqua dal Consorzio del Canale e la rivende alle utenze agricole opera il sollevamento dell'acqua in due punti (a Pontelagoscuro e prima di Bentivoglio). A questi consumi energetici si somma il gasolio per i trattori che fanno funzionare le pompe di sollevamento che pescano dai fossi con la presa di forza. Sia che si irrighi a scorrimento (con gli sprechi documentati dall'acqua in fondo ai fossi della foto sopra) o a pioggia il risultato è stato un gran consumo di acqua. Qui l'acqua si paga ad ettaro e non a misura e lo spreco è incentivato. Era un sistema che andava bene quando non c'erano colture irrugue e si usava solo l'irrigazione di soccorso. Intanto l'acqua utilizzata per irrigare a gogo il mais dei biogasisti è andata a sottrarre la disponibilità delle utenze civili nel ravennate, forlivese e imolese. Avanti così.