(17.07.12) Prosegue con una tappa in Val Maira il cammino di costituzione del Forum per l'autogoverno delle Terre Alte. Per una politica che superi destra, sinistra e centro ma anche le mistificazioni della democrazia (rappresentativa)
Nelle valli di Cuneo è nata una nuova
associazione "Alte Terre"
Presidente un allevatore di capre - il che è molto significativo - è nata nelle Valli di Cuneo l'associazione "Alte Terre". Per dare rilevanza politica ai problemi che "giù in pianura" non sanno neppure che esistono (o vedono a modo loro)
L'associazione si è costituita sotto la pressione di problemi molto concreti, in qualche modo simboleggiati da quello, molto sentito, dell'impatto del lupo sulle attività pastorali (che l'ha messa subito in rete con le associazioni delle Alpi Provenzali Eleveurs et montagnes e Le loup et les indignés de l'Ubaye). Sulla nascita di "Alte Terre" (di cui riportiamo la "Carta") ha però influito il dibattito nato intorno alla crisi delle forme di rappresentanza dei territori (Comunità Montane, provincie) e la riflessione sul possibile recupero di ruolo della montagna nella crisi di civiltà che sta conoscendo la modernità occidentale con lo sgretolamento delle idee illuministiche di (presunta) eguaglianza e democrazia, di progresso e crescita all'infinito, di fede cieca nella tecnoscienza. Un dibattito che si è concretizzato sinora nel Seminario di Milano del 10 dicembre 2011 e nel Convegno di Sondrio del 16 giugno scorso dove è stato approvato un "Manifesto in 5 punti delle Terre Alte"
Mariano Alloccoche ha organizzato l'incontro (vedi a fianco) di San Damiano Macra del 19 luglio (inserito nelle attività del Centro Giolitti di Dronero) ha presentato le iniziative in atto salutandole come:
"un vento nuovo stia soffiando sui monti. Le genti delle Alte Terre riscoprono l'importanza di discutere insieme delle questioni montane e della necessità di fare massa critica per dare la potenza necessaria alle nostre proposte”.
Poco importa se altri, politici di lungo corso in cerca di riconferme di ruolo, stanno utilizzando per operazioni di vertice il "marchio" delle Terre Alte. Le iniziative di costoro si muovono sul piano delle alleanze elettorali e della aspirazione di "un posto a Roma" sia pure legittimato dalla presunta difesa di autonomie che assomigliano a privilegi feudali e che nulla hanno a che fare con le risposte alla crisi, ovvero con la necessità di una svolta radicale in termini di nuove soluzioni ai problemi della rappresentanza territoriale, della partecipazione attiva alla polis in un modo che porta alla passività e all'individualismo. Secondo formule tutte da reinventare riprendendo cammini interrotti secoli fa e che sono destinate a trasformare in antiquariato le strutture della politica che si sono venute a formare dal XIX secolo.
-
Saranno quindi presenti a San Damiano anche esponenti lombardi, di associazioni e di amministratori locali francesi. Presenti presidente e direttore del Centro Giolitti di Dronero, Alberto Bersani e Aldo Alessandro Mola, parteciperanno fra gli altri:
-
l'on. Luciano Caveri, capo Delegazione italiana al Comitato delle Regioni(“La strategia macroregionale alpina fra passato e presente”, iltitolo del suo intervento);
-
il sen. Natale Carlotto (“Il contributo della nostra provincia per le politiche montane nazionali”);
-
Giorgio Alifredi, allevatore e presidente dell' associazione "Alte Terre" ("Scopi e organizzazione dell'Associazione,primo programma di lavoro");
-
Pierre Martin Charpenel, presidente associazione Indignés de l'Ubaye;
-
Yves Derbez, presidente Eleveurs et montagnes;
-
Robi Ronza (direttore della rivista "Confronti" della Regione Lombardia e moderatore degli incontri di Milano e di Sondrio sul tema dell' "autogoverno delle Terre alte")
-
Michele Corti (www.ruralpini.it) tra gli organizzatori degli incontri di Milano e Sondrio sull' autogoverno delle Terre Alte;
-
Giuseppe Lozzia e Anna Giorgi della Università della Montagna (sezione di Edolo dell'Università di Milano);
-
Luca Battaglini, Presidente del corso di laurea in Scienza e cultura delle Alpi dell'Università di Torino e coordinatore del progetto Propast, della Regione Piemonte, nato con l'intento di cercare le linee di supporto alla pastorizia alle prese con il problema del lupo;
-
PietroTerna, vice preside facoltà di Economia di Torino;
-
Antonio Ferrentino, sindaco di Sant'Antonino di Susa;
-
Roberto Colombero, presidente ComunitàMontana Valli Grana e Maira;
-
Carlo Malerba, amministratore delegato Maira spa.
Carta
della
Associazione “Comunità delle
Alte Terre”
1.
’Associazione
promuove la vita dell’uomo sul
Monte in tutti i suoi aspetti
economici, sociali e culturali. Si
guarda alla storia secolare che ci
ha preceduto per ispirarsi a forme
esemplari di integrazione
ecologica tra uomo e ambiente (ad
esempio l’architettura, i pascoli
alti, gli usi comunitari, alcuni
statuti e forme di autonomia
locale, etc.), ma l’Associazione
nasce nel XXI secolo e dunque
pensa le Alte Terre come luogo per
sperimentare attività economiche
ecosostenibili e forme di
convivenza sociale solidali che
cerchino di rispondere
positivamente all’attuale crisi
del modello di sviluppo urbano.
2.
L’Associazione
individua nel settore primario il
cardine della vita dell’uomo sulle
Alte Terre e conseguentemente si
adopera per sostenere e promuovere
le attività agro-silvo pastorali
ecosostenibili, condotte da
aziende agricole con sede in
territorio montano. A tal fine si
adopera per studiare e rimuovere
gli impedimenti di vario genere
che oggi ostacolano il fiorire del
settore primario in montagna,
nonché per favorire quelle
produzioni agricole ad alto valore
aggiunto (in primo luogo la
pastorizia finalizzata alla
caseificazione e alla produzione
di carne all’erba);
3.
L’Associazione
considera i giovani e le loro
famiglie i destinatari
privilegiati delle politiche
sociali destinate al Monte. Negli
ultimi decenni sono le
famiglie con figli ad aver subito
i maggiori costi della mancanza di
politiche di sostegno
all’istruzione, ai trasporti,
vedendo in molti casi persino
minacciata la loro stessa
possibilità di permanenza
nel contado d’origine, a volte
trasformandosi anch’essi in
silenziosi migranti forzati.
Politiche mirate potranno
invertire il processo e favorire
l’insediamento di “una famiglia
per ogni borgata”;
4.
Sul piano culturale l’Associazione
propone una visione dell’ambiente
alpino che tenga in conto la
presenza dell’uomo e della sua
attività, in contrasto con
l’ambientalismo conservazionista
diffuso tra quei cittadini che
cercano altrove, rispetto al luogo
in cui vivono, l’ambiente da
salvaguardare, espropriando le
persone e le comunità delle
Alte Terre del diritto
naturale ad un ruolo attivo sulla
propria terra, quasi fossero
turisti di passaggio non graditi.
La “salvaguardia della montagna”
non si può fare a danno di
chi sul Monte ci vive.;
5.
Sul
piano politico, nell’attuale fase
storica nella quale i piccoli
Comuni montani e in particolare le
Comunità Montane rischiano la
chiusura con la scusa della crisi
economica, l’Associazione promuove
e difende forme innovative di
autogestione locale, guardando con
favore a semplificazioni
amministrative come le prospettate
Unione dei Comuni, purché ciò non
si traduca in espropriazione del
potere municipale delle Alte
Terre.
Manifesto
delle
Terre Alte di Sondrio del 16
giugno 2012
1.
In
Italia il 72 per cento del
territorio è montagna o collina.
Le terre alte
sono
dunque la regola, non l’eccezione.
Pertanto riscoprirle come risorsa
è conditio sine qua non per la
ripresa generale dell’economia e
della società del nostro Paese;
2.
Per
rinascere
le terre alte hanno bisogno non di
assistenza bensì di ricuperare il
diritto alla gestione autonoma
delle proprie risorse;
3.
Le
prime risorse sono l’identità
culturale come patrimonio che ogni
generazione deve riconquistare e
aggiornare; sono la lingua, la
memoria storica; sono l’eredità di
esperienze e di valori ricevuti
che ogni generazione deve
conoscere per poter verificare e
accogliere. Pertanto le terre alte
hanno più che mai bisogno di
autonomia scolastica e di libertà
di insegnamento e di educazione;
4.
Le
terre alte hanno grandi risorse:
dall’acqua e quindi alla
produzione di energia pulita, al
legno, al verde fertile, al
paesaggio, alla possibilità di
produrre alimenti di alto valore,
alla qualità della vita come
risorsa innanzitutto per chi vi
risiede ma poi anche come servizio
ai turisti. Per valorizzarle
devono ricuperare la
responsabilità e quindi il
controllo di tali risorse, che è
stato loro progressivamente
sottratto;
5.
Per
tutto questo le terre alte non
hanno bisogno di una legislazione
speciale, ovvero di eccezione
rispetto a una legislazione
“normale” che sarebbe quella
ispirata alle “normali” esigenze
della pianura e delle aree
metropolitane. Hanno piuttosto
diritto a una legislazione
specifica in ogni campo: da quello
delle istituzioni a quello
dell’economia e dei servizi.
Questo implica in primo luogo una
verifica minuta della normativa
volta a rilevare tutte quelle
prescrizioni tanto legislative
quanto amministrative che si
risolvono in svantaggi
ingiustificati.