(17.11.12) Dopo la costituzione a Budrio (BO) del comitato nazionale di coordinamento Terre Nostre si è intensificata l'attività nelle regioni
Terre Nostre: Due nuovi
coordinamenti regionali in
una settimana
da https://sites.google.com/site/coordinamentoterrenostre/
di
Michele Corti
Sabato scorso 10 novembre presso il Consiglio
Provinciale Piazza Italia, Perugia è stata suggellata la nascita del
“coordinamento regionale Terre Nostre” formato dai comitati “NO
BIOMASSE/BIOGAS” di Costano, Massa Martana, Avigliano Umbro, Panicale,
Bettona, Fossato di Vico, Costacciaro, S. Egidio, Santa Maria Rossa,
Ponte Valleceppi.
Doveva essere solo una conferenza stampa ma si è trasformata in una assemblea in cui hanno preso la parola diversi rappresentanti dei comitati. I rappresentanti del coordinamento sono stati indicati in Roberto Pellegrino (biologo presso l'Università di Perugia e attivissimo nella campagna informativa) e Paolo Esposito delllo "storico" comitato di Costano che per primo ha stabilito i contatti con gli altri comitati in Italia. Ai margini dell'incontro si è discusso anche del contributo del coordinamento umbro ad iniziative di carattere nazionale. Si è parlato della possibilità di organizzare un convengo pubblico anche con esperti di fama internazionale e rappresentanti dei comitati che in altri paesi europei si battono contro la biotruffa dell'uso indiscriminato e non valutato alla luce di criteri di sostenibilità delle biomasse per fini energetici dimostreranno gli effetti negativi sull’ambiente e sulla salute di questo tipo di impianti.
Una marcia per la pace contro le bioenergie insostenibili
Ma l'iniziativa più importante è la "marcia per la pace contro le bioenergie insostenibili" ad Assisi. A questa iniziativa si sta pensando sin dalla primavera quando a Costano ci fu una grande assemblea per stoppare la centrale con partecipazione di esponenti emiliani e lombardi del movimento contro la proliferazione degli impianti a biomassa. L'idea è stata rilanciata con entusiasmo e i responsabili umbri dei comitati si sono fatti carico di studiare gli aspetti organizzativi. Si pensa anche al coinvolgimento di note personalità che in questi anni hanno testimoniato contro i termo(cancro)valorizzatori, per l'acqua bene pubblico e prezioso da tutelare. Potrebbe essere una manifestazione non solo italiana ma europea per dare uno scossone anche a Bruxelles. Il tutto valorizzando (ma nel modo più coerente) il valore simbolico della città di S.Francesco.
Dall'Umbria alle Marche
Il percorso di costruzione del movimento contro l'uso energetico indiscriminato delle biomasse passa per la costituzione di robusti coordinamenti regionali in grado di supportare i singoli comitati anche nelle loro battaglie quasi giornaliere contro la realizzazione delle centrali e per la chiusura e - in ogni caso - il controllo e la vigilanza su quelle già avviate. In questi giorni questo percorso si è snodato tra due regioni vicine: da Perugia è passato per Jesi. Venerdì 16 si è svolto un affollato incontro presso la sala Falcone e Borsellino presso la sede di alcune associazioni. Va detto, per inciso, che vedendo la gente in piedi veniva da pensare al fatto che troppo spesso le sale delle sedi istituzionali non sono accessibili per la pratica democratica che pure dovrebbe essere primaria preoccupazione delle istituzioni garantire. Le case comunali dovrebbero essere prima di tutto case comuni e poi case della burocrazia e degli amministratori. O no?
L'incontro promosso dal Comitato per la salute e l'ambiente della Vallesina (ha visto la presenza di numerosi altri comitati marchigiani che, al termine della riunione (erano ormai le 2 del mattino!) hanno sottoscritto la costituzione del coordinamento marchigiano Terre Nostre. Il Comitato della Vallesina, guidato da Massimo Gianangeli, è impegnato da almeno due anni contro le centrali "sbocciate" particolarmente numerose in quest'angolo di Marche. Nell'azione di contrasto si è distinto il comitato di Castelbellino che ha trascinato anche altri comitati nel movimento. Il salto di qualità avvenuto l'altra sera con la costituzione del coordinamento regionale rispecchia anche la grande attenzione con cui il tema è seguito nelle Marche. Sono una cinquantina gli impianti tra realizzati, autorizzati e in via di autorizzazione in una regione di 1,5 milioni di abitanti che, circostanza ancora più importante, è caratterizzata dalla presenza diffusa di centri di valore storico, artistico e monumentale e di sistemi agricoli di qualità ancora non adeguatamente valorizzati come quelli della Toscana , ma ricchi di potenzialità in un'era di svolta in cui il ruolo dell'agricoltura recupera importanza ma, soprattutto, in cui si cerca di affermare l'agroecologia a spese di una agroindustria insostenibile (e che non risponde alla esigenza di sicurezza alimentare, di cura dell'assetto del territori, di riduzione degli impatti ambientali, di rivitalizzazione delle "aree periferiche"). Le biomasse non solo rappresentano una soluzione ma compromettono grandi valori e capitali territoriali e vanno nella direzione opposta a quella di una gestione sostenibile e partecipata delle risorse locali.
Marcheshire o centrali puzzolenti e inquinanti?
Ai margini dell'incontro si è parlato di un viticoltore estremamente preoccupato per il futuro. "Già oggi devo cercare di distrarre i miei clienti americani quando vengono a visitare i miei vigneti; quando arriviamo dove si potrebbe scorgere la discarica cerco di farli parlare e in modo che non si guardino in giro. Ora che mi vogliono piazzare una biomassa a fianco ai vigneti come farò a nasconderla?". Nel corso dell'incontro dopo le relazioni di Michele Corti (presidente del coordinamento nazionale), di Roberto Pellegrino (coordinamento umbro) e di Massimo Gianangeli si sono succeduti numerosi appassionati ma competenti interventi di rappresentanti di comitati.
Molti si sono affermati sugli aspetti legislativi. La Regione Marche ha violato la direttiva europea sulla valutazione di impatto ambientale per favorire al massimo le procedure autorizzative delle centrali. Ciò ha provocato una quasi-crisi in Consiglio regionale dove sembrava potesse essere approvato un provvedimento di moratoria sostenuto da una maggioranza consigliare allargata ad esponenti dei partiti che sostengono al giunta. Di qui aspre discussioni tra le forze politiche ma anche paginate sui quotidiani e una intensa discussone a livello locale e nella società civile. Tanto che in nessuna regione italiana le biomasse a fini energetici sono entrate così di prepotenza del dibattito pubblico. Il neonato coordinamento pensa di ricorrere presso il governo o anche a Bruxelles ma non rinuncia certo alle azioni "dirette" sul campo (pacifiche, beninteso). Significativa la testimonianza di una ragazza di un comitato della zona che con altri ha acquistato un piccolo lotto di terra che dovrà essere espropriato per consentire la realizzazione di una strada per consentire il traffico di alimentazione di una centrale. "Almeno potremo fare opposizione all'esproprio e rallentare l'iter".
Il percorso prosegue
Il percorso attraverso l'Italia della costituzione del movimento Terre Nostre prosegue e nei prossimi giorni toccherà nuove tappe. Parlando di "costituzione del movimento" è bene precisare che, pur sotto la comune "insegna" non è un movimento centralizzato ed è rispettoso dell'autonomia e della democrazia partecipata tanto da essere organizzato per livelli autonomi tra loro (comitati di base, coordinamenti regionali, comitato nazionale di coordinamento). L'impulso parte dal basso nel rispetto dei tempi di ciascuna realtà regionale e sub-regionale. Cose che è bene chiarire per evitare che qualcuno ci assimili a un déjà vu, a quelle organizzazioni che sappiamo ben poco democratiche (vedi il recente scioglimento per atto dispotico dall'alto del circolo Legambiente di Perugia, proprio quello di Roberto Pellegrino). Insomma tutto al contrario che nelle organizzazioni ambientaliste "istituzionalizzate". Ogni coordinamento regionale si dota di un proprio statuto autonomo. Deve solo rispettare le finalità comuni, essere aperto a tutti i comitati che rispettano i principi di democrazia effettiva, apertura a tutti senza distinzioni di tendenza politica, indipendenza totale da partiti, organizzazioni ecc. Concretamente il percorso dal centro Italia prosegue sia verso Nord che verso Sud toccando le due regioni più grosse (anche se in termini di centrali è la Lombardia, al Nord, a detenere il tristissimo primato). In Lombardia il 24 novembre si formalizzerà a Cavernago (dalle ore 10 presso la casa comunale) la costituzione del coordinamento lombardo Terre Nostre che era aveva già preso forma sin dal 20 marzo nella stessa località bergamasca (vai a vedere). Ora si tratta di ratificare l'adesione al coordinamento nazionale e di approvare uno statuto con il quale il coordinamento lombardo si da la veste di associazione. Sempre il 24 novembre a Manziana (RM), a latere del convegno si Biogas, biomasse, biodigestori (alle ore 16, Cinema QUANTESTORIE via IV Novembre, 63) verrà concordata tra i comitati laziali presenti l'avvio della costituzione del coordinamento. Tappe diverse di un percorso parallelo che ci porterà nel giro di qualche settimana ad avere costituiti in tutte le regioni con significativa presenza di comitati No biomasse dei coordinamenti Terre Nostre. Bisogna fare in fretta perché di iniziative da intraprendere ce ne sono tante.