Rinasce lo storico vigneto di Brescia

 

A Brescia c'è interesse e affetto per il Vigneto Capretti, un emblema di una città che è stata sin troppo identificata con lo sviluppo industriale ma che ha un grande patrimonio artistico-monumentale ed agricolo. Quest'anno sarà la vendemmia del rilancio del vigneto per il quale si prevede nei prossimi anni un netto recupero di capacità produttiva.

 

Da quando esiste il Vigneto Capretti o "Ronco Capretti" , detto "della Pusterla" (con riferimento all'antichissima porta fortificata all'estremo N-E del complesso fortificato del Cidneo)? Le indagini sulla sua antica origine sono in itinere ma è probabile che nel XIV, quando la Rocca ha assunto con i Visconti la fisionomia che ancor oggi conserva, ci fosse già. Da allora è stato testimone di parecchie vicende belliche che hanno coinvolto la Rocca. Essa, però, lo ha però anche tutelato e ha impedito che i 3,5 ha della sua superficie fossero vittime di quella cementificazione che - negli anni '50-'70 del secolo scorso - non ha risparmiato niente e nessuno, anche gli ambiti di maggior pregio paesaggistico e di enorme valore storico. L'urbanizzazione non ha risparmiato neppure i Ronchi di Brescia, l'area collinare a monte della città dove sono state edificate numerose ville. Oggi dei vigneti di un tempo rimangono alcuni scampoli (foto sotto) e il Vigneto attuale è solo parte di quelli che erano i Ronchi Capretti.

Un tempo i Ronchi di Brescia, famosi non solo per le vigne ma anche per i cavolfiori portati in città dai "roncari", erano uniti al Colle Cidneo da una sella. Quest'ultima venne tagliata dalle autorità veneziane nel XVI secolo per migliorare l'efficienza difensiva della Rocca. Il Cidneo è quindi una propaggine dei Ronchi, un avamposto cittadino delle colline, tanto che lo stesso Vigneto Capretti è inserito nel Parco delle colline di Brescia (sui Ronchi vedi l'articolo qui su Ruralpini). Al tempo stesso il Vigneto è però immerso nel tessuto urbano della città moderna che si è sviluppata al di là delle mura medioevali (che in questo punto coincidevano con quelle romane che delimitavano una città dalla strana pianta pentagonale per comprendere il Cidneo). .

Il Cidneo è quindi una propaggine dei Ronchi, un avamposto cittadino delle colline tanto che lo stesso Vigneto Capretti è inserito nel Parco delle colline di Brescia. Al tempo stesso il Vigneto - vera realtà agricola da non confondere con tanti vigneti annessi a dimore signorili -  è però immerso nel tessuto urbano della città moderna che si è sviluppata al di là delle mura medioevali. Una condizione che ne fa il più grande vigneto urbano del mondo.

Un vigneto carico di storia quindi. Ma anche un vigneto storico sotto il profilo vitivinicolo. Le piante sono vetuste. La maggior parte hanno svariati decenni, alcune un secolo. A mano a mano che deperivamo non sono venivano sostituite creando i larghi vuoti che si osservano oggi. Così nelle ultime vendemmia si sono prodotte 8 mila bottiglie.

Il rispetto e la passione per la storia e l'identità di un luogo

Una produzione modesta che tenendo conto della forma di allevamento (pergola bresciana) potrebbe essere almeno tripla. Anche se oggi ci si orienta verso forme di allevamento meno espanse, con meno rigoglio vegetativo (per favorire l'irraggiamento e la qualità dell'uva) qui al Vigneto Capretti, in coerenza con il suo carattere storico, si intende mantenere la pergola . Di ancora maggior interesse il ruolo del Vigneto Capretti per il mantenimento di vitigni autoctoni ed ecotipi ancora tutti da identificate. Grazie a questo vigneto è stato possibile mantenere il germoplasma del vitigno Invernenga, un tipo a bacca bianca e a maturazione molto tardiva. L'uva raccolta a fine ottobre veniva mantenuta su graticci e veniva consumata a Natale. Una tradizione di cui molti bresciani si ricordano.

La proprietà Capretti è oggi impegnata nella conduzione diretta del Vigneto e sta profondendo un grande impegno, economico e non. C'è l'intenzione di mantenere anche la tradizione dell'uva da tavola (non destinando tutte le uve alla vinificazione). per il resto si valorizzeranno le caratteristiche dell'uva e della particolare raccolta tardiva. Da parte delle osterie tipiche del centro storico c'è interesse per il rilancio del Vino della Pusterla che rappresenta un caso quasi unico di vino a km zero ottenuto nel centro storico di una grande città.

 

Buone prospettive

 

Sulle prospettive di valorizzazione del Vigneto anche sotto il profilo delle iniziative culturali e turistiche è prematuro fare anticipazioni. Quello che è certo che il vigneto sta ripartendo con il piede giusto e che in città c'è attesa. Quando un anno fa si era profilato il rischio della costruzione di un parcheggio che poteva in qualche modo danneggiare il vigneto c'era stata una levata di scudi . Ora ci si attende che la città (amministrazione e società civile) sappia apprezzare quanto si sta facendo da parte della proprietà privata concorrendo per quanto di competenza alla valorizzazione di questo bellissimo patrimonio.