(22.10.12) Sabato 20 a Bagnarola di Budrio (BO) si è costituito in forma di associazione il coordinamento nazionale TERRE NOSTRE dei comitati no biogas no biomasse e per la tutela della salute e dell'ambiente
No biogas e biomasse:
il movimento cresce
di Michele Corti
il cordinamento nazionale Terre Nostre forte dell'adesione di comitati di dieci regioni si struttura per una campagna di lungo periodo.
In vista anche di obiettivi più ampi
Sabato scorso, presso l'agriturismo S.Maria Maddalena di Bagnolara di Budrio (BO), si è costituita l'associazione "Coordinamento nazionale TERRE NOSTRE dei comitati non biogas-no biomasse e per la tutela della salute e dell'ambiente".
alcuni dei membri del comitato mentre sottoscrivono l'atto costitutivo
Un percorso nato all'inizio dell'anno
L'associazione nasce a seguito di intensi contatti e di incontri svoltisi a Focomorto di Ferrara (28.01.2012)(vedi resoconto), Altedo di Buonalbergo (BO) (18.02.2012) (vedi resoconto) e a Bra (CN) il 24.03.2012. In nessun incontro precedente si era però riusciti a mettere insieme così tante delegazioni regionali come nell'ultimo. C'erano rappresentanti di Emilia, Romagna, Friuli, Lombardia, Veneto, Marche, Lazio. Il coordinamento piemontese non ha potuto essere presente perché impegnato in una manifestazione a Torino, mentre liguri, abruzzesi e toscani - pur aderendo anch'essi ed avendo stabilito contatti con le altre regioni e con il costituendo comitato - non hanno potuto essere presenti per via di impedimenti vari. IIn ogni caso ll ritardo con il quale si è costituito il coordinamento (che era in dirittura d'arrivo sin dalla primavera) è stato compensato da una più ampia partecipazione che riflette l'estensione geografica del movimento no biogas no biomasse (e il crescente numero di centrali avviate o in costruzione anche nei territori "maturi").
Si può aggiungere che la pausa di riflessione è servita a comprendere meglio il ruolo e la strategia del coordinamento nazionale che ha convenuto all'unanimità sulla necessità di attrezzarsi per una battaglia difficile e di lunga durata. Se, in primavera, l'attenzione era concentrata sull'organizzazione a breve di manifestazioni, petizioni, azioni legali di vario tipo (volte a rallentare l'iter di realizzazione delle centrali) ora si lavora intorno ad una strategia complessiva, per azioni legali e politiche coordinate. rese possibili da una migliore capacità organizzativa. Fermo restando che l'uso di tutti i mezzi disponibili in una sorta di "guerriglia" (pacifica) contro i singoli progetti e impianti, resta valido e indiscutibile.
La scelta di strutturarsi in forma di associazione (che si intende anche far riconoscere quale associazione di volontariato iscritta all'albo nazionale) discende da questa modifica di prospettiva.
i lavori della mattinata (in piedi Marco Alberghini e Patrizia Soverini)
Il ruolo degli emiliani (in primis bolognesi)
Il successo dell'incontro di sabato scorso è frutto dell'intenso lavoro di coordinamento svolto dall'Unione dei comitati emiliani e romagnoli. Ufficialmente costituitasi solo il primo ottobre l'Unione era già attiva da mesi e raccoglie 20-25 comitati. Un ringraziamento non formale va quindi agli amici emiliani a partire dalla presidente dell'Unione Patrizia Soverini che si è molto spesa per l'organizzazione della riunione del coordinamento nazionale. Vanno quindi ricordati Marco Alberghini (che ha curato in modo efficiente il supporto organizzativo) e l'Ing. Piero Petroni, anima della commissione tecnica, che ha messo insieme molti elementi utili a contestare (su aspetti legati alle caratteristiche degli impianti) la realizzazione delle centrali.
Tra i presenti di altre regioni alcuni, come me, rappresentavano un coordinamento regionale di comitati no biogas no biomasse, altri comitati di un territorio (come quello della Vallesina nelle Marche rappresentato da Massimo Gianangeli - nella foto sopra), altri coordinamenti regionali costituitisi non in maniera specifica contro il biogas e le biomasse ma su più ampie tematiche di tutela ambientale e della salute (come il Cordicom friulano rappresentato dal presidente Luciano Zorzenone - foto sotto - ma anche dai diversi rappresentanti delle provincie della regione).
In alcune regioni alcuni comitati fanno da riferimento per gli altri e sono coordinati sia pure in modo informale (vedi l'Umbria con i comitati di Bettona, Costano, Panicale tutti presenti e rappresnetati rispettivamente da Remo Granocchia, Paolo Esposito e Rosaria Rosignon). In Veneto i comitati sono numerosi ma pochissimo coordinati. A Budrio erano presenti Mauro Mason del Comitato No biogas di Trebaseleghe e Daniela Pastega del Comitato Arianova del Trevisano.
Il Lazio era presente con il Comitato Terra Nostra di Cerveteri (Maurizio Sangulin) che è molto attivo e punto di riferimento per altre realtà del viterbese. Al dibattito hanno contribuito (scusandomi per eventuali omissioni di altri comitati) i romagnoli Michele Mordenti (Comitato difendi la Caserma, una piccolissima località al confine tra le provincie di Ravenna e Forlì, scelta proprio per essere un po' "terra di nessuno") e Roberta Babini (foto sotto) dell'associazione Ravenna virtuosa, impegnata contro grandi centrali a biomasse).
Alcuni principi fermi
Il dibattito della mattinata ha riguardato le situazioni locali e quella generale, le prospettive dei comitati, i principi sui quali essi devono ispirarsi. Si è registrata una generale attenzione (peraltro emersa anche negli incontri precedenti) affinché il coordinamento e i comitati aderenti siano politiamente trasversali e indipendentementi non solo dai partiti ma anche dalle organizzazioni nazionali ambientaliste. I comitati le considerano ambigue e comunque troppo istituzionalizzate e si è citato il caso di Perugia dove il circolo di Legambiente è stato sciolto d'imperio perché troppo impegnato contro il biogas e le biomasse.
i lavori del pomeriggio
Un movimento sociale avanzato
I comitati aderenti comprendono molte realtà nate per il timore di vedersi realizzato un ecomostro a un passo da casa ma anche, come visto, comitati che si occupano anche di altri aspetti di tutela dell'ambiente e del territorio, senza mai perdere di vista l'uomo e la comunità, i valori civici, la riflessione sul bene comune e i meccanismi della rappresentanza e della partecipazione sottolineati se non in modo esplicito almeno negli approcci e nell'aspettativa di modelli virtuosi di rapporti cittadini-amministrazioni. La vicenda biogas da questo punto di vista sta aiutando a comprendere che con i meccanismi della democrazia delegata e lo strapotere della burotecnocrazia siamo destinati a subire sempre di più i peggiori soprusi a dispetto dei principi costituzionali ecc.In tutti i comitati al di là dei motivi che spingono a rigettare nel merito la realizzazione di queste centrali c'è sempre anche la contestazione di queste scelte a favore delle rinnovabili "hard" in quanto basate su processi deliberativi automatici che sfuggono a qualunque controllo delle comunità e del buon senso (non fanno risparmiare energia fossile ma rappresentano un mero bio-inganno). C'è la contestazione a meccanismi che derogano da qualsiasi strumento urbanistico, che viaggiano su corsie preferenziali offensive per i cittadini e le imprese che hanno in corso pratiche urbanistiche magari di portata risibile. C'è la constatazione dell'assoluta non partecipazione democratica in tutta la vicenda che si manifesta con la disinformazione e la manipolazione (le amministrazioni di fronte al malcontento chiamano "esperti" chiaramente di parte che raccontano una verità scientifica molto addomesticata alle esigenze del profitto speculativo). Nella campagna No biogas-biomasse c'è anche una forte componente di consapevolezza "neo-ecologista" (o post-ecologista) che mette al centro il posto dove si vive, non più le oasi o una mitizzata "natura incontaminata" ma l'agricoltura, il sistema agroalimentare locale, quello che non si arrende all'iper-industrializzazione, alla finanziarizzazione, che produce cibo sano e prodotti tipici non in declinazione edonistica ma di recupero di legame sociale e territoriale e di valori di sovranità alimentare.
Quando la società che si auto-organizza esprime maggiori competenze delle istituzioni
Nei comitati, in positivo, c'è la mobilitazione di moltissime competenze messe a disposizione con gratuità (giuridiche, tecnologiche, biologiche, agronomiche ecc.) . Spesso sono i comitati a fornire expertise alle amministrazioni disorientate (quelle ovviamente non colluse con la speculazione). In definitiva questo è il modello di un nuovo movimento sociale che si pone espressamente oltre vecchie barriere ideologiche e supera l'ambientalismo di matrice urbana È un movimento intrecciato con i temi della terra (come dal nome scelto con entusiasmo e consenso generale) e del cibo oltre che della salute e dell'ambiente ma sempre a partire dalla concretezza e dalla rivendicazione di partecipazione in luogo di una rumorosa ma effimera protesta o di azioni elitarie di Ong sempre più professionalizzate e ridotte a modellare le proprie strategie in funzione dell'acquisizione dei finanziamenti necessari a mantere la macchina.
il banchetto del comitato locale
In concreto
Segreteria organizzativa: Marco Alberghini marco-alberghini@libero.it