(24.05.12) A Strembo in Val Rendena nasce il Comitato anti-orsi dopo la strage di asini che ha insanguinato la valle. A guidarlo una donna combattiva, Wanda Moser che ieri ha portato la carcassa del suo asino davanti al Parco
In Trentino la protesta contro
gli orsi si organizza
Basta subire! Nasce il Comitato-anti orsi esteso non solo alle Giudicarie ma a tutto il Trentino e anche alle provincie e regioni limitrofe dove gli orsi provocano non solo danni ma anche crescente paura nelle popolazioni dei piccoli centri di montagna
In questi giorni in Val Rendena la sequenza di cinque episodi di predazione di asini da parte dell'orso ha creato un clima di esasperazione. Sono anni che la gente subisce danni ed è involontaria protagonista di spiacevoli incontri ravvicinati con il plantigrado. Altrove, nei paesi civili e democratici - dove la vita e i beni delle persone sono più rispettati - quando un orso prende a frequentare zone abitate viene quasi automaticamente abbattuto. In Italia le cose stanno molto diversamente. Alla tutela assoluta del plantigrado l'aristocrazia del potere (che non coincide con i politici) ha deciso che può essere sacrificato molto. Anche la sicurezza delle persone.
Le stesse "birichinate" che in Svizzera, Austria, Germania costano all'orso la sua pelliccia, in Italia determinano solo la cattura della bestiola e il suo spostamento. Ma se un orso è pericoloso che senso ha limitarsi a spostarlo? Forse che se qualcuno gli chiede gentilmente di restare in una certa località esso obbedisce?
Solo in qualche rarissimo caso l'orso è stato "messo in prigione" scatenando le proteste degli animalisti. Va subito detto che in Val Rendena c'è la "centrale dell'orso": quel Parco Adamello Brenta che ha concepito tutta la strategia della reintroduzione dell'orso e che ha scritto con gli esperti del "gruppo orso" che gravitano intorno ad esso le "regole del gioco" della gestione del plantigrado, regole che valgono non solo in Trentino ma su tutte le Alpi. La gente della Rendena e delle Giudicarie lo sa bene, sa che i dirigenti e gli esperti del Parco sono i "signori dell'orso" e quando succede qualcosa è con loro che se la prende. Del resto chi ha voluto il "circo dell'orso" chi ha spettacolarizzato il progetto Life Ursus? Chi ne ha tratto vantaggio? Loro.
Maso Vastun di Strembo (Tn). L'asino Cirillo sbranato dall'orso che ha superato la recinzione in rete metallica sormontata da tre fili spinati
Dov'è la nuova politica dell'orso con più tutela per la popolazione?
Il progetto Life Ursus ha avuto sin troppo successo; gli orsi si sono moltiplicati più del previsto e oggi li si vede vicino ai paesi, attraversare le strade, penetrare ovunque trovino una facile preda. Gli incontri ravvicinati con il plantigrado sono ormai numerosi e sono causa di grandi spaventi negli abitanti. Non sempre gli episodi finiscono sui giornali. Questo stato di tensione viene tenuto in gran parte sotto traccia anche per non influenzare il turismo. Nel marketing turistico del Trentino l'orso, "la terra dell'orso" è un asso nella manica giocato molto spregiudicatamente (per far dimenticare i pesticidi di Melinda, i liquami e il biogas delle stalle intensive simil-padane, l'acciaieria di Borgo Valsugana, le discariche abusive di rifiuti pericolosi, l'incombente inceneritore di Trento). Nell'estate del 2010 il presidente Dellai a seguito delle proteste da varie parti del Trentino (Val di Sole, Primiero) annunciava una "svolta", un giro di vite che avrebbe dovuto far scattare più facilmente la cattura degli orsi. A giudicare da quanto avvenuto in questi giorni parrebbe che le promesse di Dellai siano cadute nel vuoto. Solo dopo cinque asini sbranati in dieci giorni e una clamorosa protesta si lascia trapelare che - forse - la provincia sta pensando di "spostare" l'orso responsabile della strage.
Maso Vastun di Strembo (Tn). L'asino Beppo ferito dagli artigli dell'orso
Un gesto dimostrativo che segna una rottura
Ora, però, la rabbia della gente del Trentino occidentale, che da tempo cova sotto la cenere, comincia ad esplodere. È stata sinora tenuto a bada da un sistema di controllo sociale paternalistico e clientelare che fa del Trentino una delle plaghe europee dove la società è più irreggimentata, dove tutti temano di prendere posizioni anticonformiste contro le istituzioni e i centri di potere in genere.
La gente ha paura a protestare perché teme di perdere il posto, il contributo, il fido, l'autorizzazione. L'autonomia non fa rima con democrazia, tanto meno con democrazia partecipata. Fa circolare tanti soldi ma crea anche una tela di ragno di dipendenza, prima di tutto psicologica. Autonomia per chi? Per la casta, non per i cittadini che sono ben poco "autonomi" nei loro comportamenti sociali e politici.
Ieri a Stembo, però, si è rotto qualcosa.
Sinora c'erano state lettere ai giornali, raccolte firme, interrogazioni in consiglio provinciale. Wanda Moser, una battagliera imprenditrice, ha portato la carcassa del suo asino Beppo davanti alla sede del Parco Adamello Brenta e con un gesto ha inciso di più di tanti articoli e di tante parole. Il gesto, di grande grande valore simbolico ha avuto una grande eco. Che va oltre la pur significativa prima pagina de "il Trentino" e gli articoli dedicati tra oggi e ieri anche dall'altro quotidiano trentino, "l'Adige"..
Maso Vastun di Strembo (Tn). L'asino Beppo in fin di vita
La rabbia covava sotto la cenere
In realtà quella che fa notizia è la determinazione della signora Wanda che oltre ad organizzare la sua protesta si è anche recata dal giornalista e il Trentino, Walter Facchinelli, per dire la sua senza aspettare di essere intervistata. La signora aveva anche chiesto un aiuto per guidare il piccolo mezzo agricolo.
"L'uomo grande e grosso cui avevo chiesto di guidare il mezzo si è tirato indietro per paura. Mi ha detto che non voleva mettersi contro il Parco che dà da mangiare a parecchi qui in paese".
Wanda non è stata aiutata neppure dal sindaco, amzi... "Il sindaco mi ha minacciata di denuncia; per fortuna che ho avuto l'accortezza di parcheggiare il mezzo in uno spazio privato". Nonostante questi ostacoli la protesta della signora Wanda ha visto la partecipazione spontanea di numerose persone del paese, tutte proprietarie di animali, che sono accorse quando si è sparsa la voce della manifestazione.
Se viene a mangiare le nostre pecore ghe sbaro
Facchinelli riferisce che mentre i forestali della squadra speciale orsi cercavano di convincere i presenti che la migliore difesa dall'orso è rappresentata dalla prevenzione un bimbo di soli sette anni commentava: "Se viene a mangiare le nostre pecore ghe sbaro!". Altri bimbi - a dimostrazione che la voglia di protestare stava già covando indossavano delle T-shirt con le scritte: "adesso basta orsi" e "stop agli orsi".
Al di là della estemporanea per quanto incisiva protesta la signora Moser ha deciso che fosse giunto il momento di dare vita al Comitato anti-orsi.
"Mi hanno telefonato decine di persone, tutte desiderose di fare parte del comitato. A chi mi chiedeva se era limitato alle nostre valli ho risposto che è esteso a tutto il Trentino ma anche alle altre province e regioni dove hanno il problema dell'orso".
Parlando con Wanda si capisce anche il perché di tanta determinazione.
"Sono preoccupata perché per sbranare l'asino l'orso ha scavalcato con un'agilità incredibile una recinzione di rete metallica, sormontata da tre fili spinati, alta 2 metri. Ormai ha imparato e non lo ferma più nessuna recinzione. Può entrare ovunque. E se un giorno comincia a mangiare un bambino invece che un asino? Non vogliamo aspettare che la situazione cambi solo dopo che ci sarà stato il morto. Vogliamo prevenire. Queste cose sono pronta ad andare a dirgliele a Dellai".
Alla fine le ho chiesto se non avesse paura degli animalisti dopo questa sua coraggiosa protesta: "Non ci penso nemmeno ad aver paura di quella gente".
Per adesioni al Comitato telefonare a Wanda al 3483641940