Ruralpini              Commenti/Latte Nobile II

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(02.12.09) Dalle montagne del Sannio (Appennino campano) il Latte Nobile

Viene presentato oggi a Napoli presso l'ospedale Santobono il Latte Nobile. Sono per ora 16 le piccole aziende di montagna che lo producono. Il Latte Nobile destinato ad ospedali, mense, centri benessere. Un rigoroso disciplinare sull'alimentazione, la valorizzazione delle colture foraggere polifite ricche di leguminose e un limite di produzione max. di 5.000 kg per vacca garantiscono un latte ricco di antiossidanti e componenti attive. Il progetto è supportato per la parte tecnica dall'ANFOSC (associazione nazionale formaggi sotto il cielo). Chi fosse interessato a sviluppare analoghi progetti nell'Arco Alpino può mettersi in contatto con l'ANFOSC tramite RURALPINI.

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(26.05.12) Accuse di fuoco per un errore involontario dovuto alla difficoltà, di gestire piccole quantità di latte negli impianti e al desiderio di tenere separato il latte "normale " da quello "nobile". Così non si incoraggia la qualità alimentare

 

 

Non si tutelano così i consumatori

 

Immeritata gogna per il Latte nobile

 

di Michele Corti

 

 

La rivista "Il Salvagente" del 10 maggio sulla base di un confronto analitico tra sette latti "presunti speciali" ha messo alla gogna il Latte Nobile dell'Appennino campano a causa di un presunta "frode da annacquamento". Di fronte alle spiegazioni che hanno dimostrato l'assoluta buona fede e, semmai, l'eccesso di zelo del produttore in presenza di oggettive difficoltà tecniche, c'è stata una parziale retromarcia. Ma intanto al Latte Nobile è stata gettata addosso la croce.

 

 

Latti speciali?

 

"Il salvagente" ha dedicato la sua inchiesta al commento e al confronto di analisi di laboratorio che hanno puntato a "smascherare" la presunta frode dei latti "speciali". Il consumatore è stato indotto a concludere che si tratta di latti che, in cambio di proprietà millantate, hanno il solo pregio di ... costare di più. E allora perché non comprare il solito latte delle "Centrali"? Mettendo insieme tre "piccole e presunte accurate produzioni locali" e quattro di carattere  industriale (di cui una con omega-3 aggiunti) e parlando (a sproposito) per tutti di "latti speciali" si è teso a fare in partenza confusione.

Il Latte Nobile "piccola presunta accurata produzione locale" non si è mai definito un "latte speciale". La sua specialità consiste (ma scusate se è poco) a garantire un rigoroso disciplinare sull'alimentazione delle bovine che consente di valorizzare le colture foraggere locali polifite.

 

Una cultura del consumo arretrata

 

Chi accetta il disciplinare si impegna a ribaltare il rapporto mangimi/foraggi in uso nelle aziende zootecniche intensive, a riportare la vacca ad una condizione "erbivora", a non produrre più di 5000 kg in media per vacca. Non tenendo conto di tutto ciò la giornalista dimostra di essere ferma ad una cultura del consumo molto arretrata.

I "paletti" relativi all'uso prevalente del foraggio garantiscono a cascata che le mucche non siano "spinte" e quindi stressate, "punturate" con farmaci, integratori, ricostituenti, "doping" vari. Garantiscono che il latte sia ottenuto in un contesto che rispetta l'ambiente e l'animale. Pensare che una "qualità analitica" sia quella che stabilisce l'ultima e decisiva parola, che qualche parametro analitico rappresenti la qualità del latte (dove ci sono centinaia e centinaia di costituenti organici) è espressione di un'ottica riduzionista dura a morire. Dove si utilizzano i prati non si utilizzano i pesticidi e questi non entrano nelle catene alimentari. Scusate se è poco.

 

Traspare un pregiudizio negativo

 

Nell'articolo si nota una posizione pregiudizialmente negativa. Si fa finta di meravigliarsi che l'organismo di controllo sia in un'altra regione quando, nell'industria alimentare, è frequente che si ricorra ad organismi di altri paesi.  Poi, a fronte di una accidentale presenza di acqua (3%) si è gridato senza tanti complimenti alla frode. Ma chi è lo sprovveduto che rischia pesanti sanzioni e il discredito per una diluizione di quest'ordine di grandezza? Forse può consentire margini di profitto in una grande industria ma nella filiera artigianale del Latte Nobile la "speculazione" (che in realtà non c'era) avrebbe portato a lucrare poche decine di euro.

In realtà per evitare che nel passaggio nell'impianto di pastorizzazione il Latte Nobile si contaminasse con altri latti si puliva l'impianto con acqua. L'esiguità del volume di latte in discorso avrebbe dovuto indurre ad usare un sistema cronometrico per evitare un errore involontario. Alla fine, però, era lo zelo che portava ad eseguire questa operazione, tutto all'opposto di una volontà di truffare il consumatore.

Si potrebbe aggiungere che il contenuto di Calcio (che "Il Salvagente" indicava come inferiore al valore dichiarato) , sulla base di ulteriori analisi eseguite in laboratori accreditati è risultato rispondente ai contenuti in etichetta e che il famoso rapporto tra acidi grassi omega-3 e omega-6 che "Il Salvagente" reputa "basso" è in realtà nettamente superiore a quello di latti "ordinari" ottenuti in sistemi di alimentazione intensiva a base di mangimi. Non è alto come nel caso di alimentazione al pascolo perché come dichiarato il Latte Nobile non è prodotto al pascolo (possibile solo per pochi mesi) ma con un'alimentazione a base di fieni locali otenuti da prati con almeno quattro diverse specie foraggere.

 

Che fatica fare latte buono, pulito e giusto!

 

In ultimo va rilevato come "Il Salvagente" paia imputare al Latte Nobile anche la sua difficoltà nell'allargarsi a nuove aziende. Se fosse una semplice etichetta che un'azienda "compra" fregiandosi di una medaglietta (come tanto frequantemente fa l'industria alimentare che si inventa premi e riconoscimenti ottenuti sborsando quattrini) le aziende aderenti sarebbero aumentate. Invece sono diminuite. Affermare uno schema di latte di qualità (nel senso precisato) non è assolutamente facile e, in ogni caso, il difficile decollo dimostra che il disciplinare è serio.

A "Il Salvagente" concediamo che l'uso dello slogan "una spremuta d'erba" è forse un po' fuori luogo. Ma l'industria - senza pagare dazio - non millanta ogni giorno caratteristiche e proprietà molto più "immaginifiche" nei suoi prodotti. Le mucche non mageranno erba fresca ma pur sempre fieno che erba conservata.

 Sarebbe nell'interesse (strategico) del consumatore incoraggiare la diffusione di esempi come quello del Latte Nobile (che alla fine costa l'esorbitante prezzo di 1,9€!). Però a "Il Salvagente" non ci arrivano.

 

 

 

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