(25.05.12) La Valtellina non è solo agroalimentare industriale e, per fortuna, non c'è solo la stella del bitto storico a fare da contraltare. C'è una viticoltura eroica in ripresa e un progetto di rilancio della cerealicoltura alpina
Si inaugura il 14 giugno l'antico
Mulino Menaglio a Teglio
testo e foto di Michele Corti
Il 14 giugno si inaugura ufficialmente l' Antico Mulino Menaglio di S.Rocco (Teglio). Un evento importante frutto della partnership tra il comune (proprietario del complesso) e l'Associazione per la Coltura del Grano Saraceno di Teglio e dei Cereali Alpini Tradizionali
L'antico Mulino Menaglio, risalente al XVIII-XIX secolo, torna a vivere e a macinare, non solo grano (saraceno) ma anche idee nuove diventando il fulcro di un progetto di rilancio del grano saraceno e della cerealicoltura che da Teglio si propone di interessare anche il resto della valle.
Il progetto del recupero del Mulino (e degli edifici annessi) è stato realizzato grazie al finanziamento della Fondazione Cariplo e del Gal (200 mila euro). Esso non è finalizzato solo alla crazione di un Museo - per quanto "vivente" - ma rappresenterà, a partire dalla prossima estate, il centro della realizzazione di diverse attività culturali e didattiche promosse dall'Associazione "per la coltura del grano saraceno di Teglio e dei cereali alpini tradizionali", nonché il cuore della filiera storica di produzione e trasformazione del grano saraceno. Di certo costituirà un elemento importante non solo per il turismo di Teglio (tradizionale meta di pellegrinaggio gastronomico), ma anche per tutta la Valtellina.
Insieme al Centro del Bitto storico di gerola alta gestito dai "ribelli del bitto" e ai percorsi dei vigneti eroici (con relative cantine) il Mulino Menaglio viene a costituire un caposaldo di un tour della Valtellina di qualità internazionale, una proposta al vertice mondiale nell'ambito del turismo enogastronomico e culturale. Una vera alternativa alla monocoltura del turismo invernale e dello sci che da decenni ha anchilosato il turismo valtellinese (e valchiavennasco) concentrando risorse e attenzioni su Livigno (e qualcosa a Bormio e Madesimo). Molto meno costosa, molto più sostenibile.
Grano saraceno "di Teglio" è quello della varietà autoctona
Il Mulino Menaglio non sarà un museo del grano sarceno "generico" ma dell'ecotipo locale gelosamente tramandato da generazione in generazione grazie ad una passione mai venuta meno. Negli anni "bui" (quando la coltura rischiava di sparire alla fine degli anni '80 del secolo scorso) erano rimasti in pochi a coltivarlo. Erano pensionati e contadini part-time che producevano solo per il proprio autoconsumo. Tra questi Lino Saini, classe 1933 che rappresenta la "memoria storica" del gruppo che si è riunito in associazione per gestire il Mulino .
Lino fa parte del gruppo di produttori che ci accompagna a visitare il Mulino insieme a Marisa Moschetti, la presidente dell'associazione, Piero Roccatagliata, responsabile del Presidio Slow Food del grano saraceno di Teglio e anima di tutta l'operazione e diversi altri (nella foto sotto il gruppo mentre entra nel mulino). Sono 15 i soci dell'Associazione e 3 (con altri 2 in entrata) quelli del Presidio Slow Food (limitato a chi intende praticare anche la commercializzaizione e non limitarsi all'autoconsumo e a che utilizza esclusivamente semente autoctona).
Negli anni "bui" (quando la coltura rischiava di sparire alla fine degli anni '80 del secolo scorso) erano rimasti in pochi a coltivarlo. Erano pensionati e contadini part-time che producevano solo per il proprio autoconsumo. Tra questi Lino Saini, classe 1933 che rappresenta la "memoria storica" del gruppo che si è riunito in associazione per gestire il Mulino .
Nella convenzione stipulata tra ilcomune proprietario degli immobili e l'Associazione (della durata "sperimentale" di due anni) si mette in evidenza la funzione produttiva del mulino che dovrà rispondere all'esigenza di macinatura dei piccoli produttori e, al tempo stesso, alla finalità di produzione dimostrativa. Ciò non toglie che il Mulino avrà anche una funzione museale, esercitata sia attraverso modalità attività educative attive ( laboratori), che attraverso la funzione "classica" di conservazione ed esposizione della documentazione relativa alla storia della coltivazione del grano saraceno e delle collezioni di oggetti ad essa inerente. Quando ho visitato il mulino l'allestimento non era ancora completato. Nelle foto sotto, però, si possono vedere alcuni degli attrezzi esposti.
Si tratta di attrezzi che sono stati utilizzati sino ad oggi come dimostrano le foto che mostrano alcuni attrezzi in uso: coreggiati per la trebbiatura, ventilabri e vagli per la pulitura del grano.
Nella foto sotto ad azionare il ventilabro è Ersilia Battaglia, moglie di Lino, classe 1930..
Il mulino Menaglio ai piani superiori dispone di diverse stanze al tempo utilizzate per abitazione e magazzini. Il percorso espositivo si sviluppa su due livelli attraverso diversi ambienti .
Oltre agli attrezzi sono esposti vari documenti che illustrano la storia della coltivazione del grano saraceno, in particolare a Teglio.
Al mulino vero e proprio si accede dall'interno dell'edificio per ripide scale in legno (nella foto sotto a sinistra). Per motivi ovvi di sicurezza i visitatori accederanno dall'esterno. Il mulino, oggetto di attento restauro, deve subire gli ultimi collaudi prima di essere messo in funzione.
Piero Roccatagliata (foto sotto), cui si deve il rilancio della coltivazione del saraceno al di là della dimensione di autoconsumo in cui era rimasta confinata è fiducioso sul buon funzionamento del mulino anche se tiene a precisare che la sua capacità produttiva è molto limitata. Oggi si coltivano 5 ha con una produzione media che supera di poco i 7 q.li/ha. Nonostante questo i produttori dovranno continuare anche con il mulino Menaglio attivo a recarsi a Grosotto dove esiste un mulino a pietra "moderno". In passato di mulni come questo ve ne erano diversi lungo la valle del Rogno (il torrente che con le sue acqua fa girare le pale del mulino).
Tutti sono ansiosi di vedere il mulino funzionare. Basta constatare con quanto entusiasmo Lino mostra i buratti. Pare che sia una sua creatura ...
In realtà il buon funzionamento del mulino dipende da diversi elementi. Va verificato anche che il torrente mantenga una portata sufficiente ... non si sa mai con le anomalie climatiche .... Le vecchie ruote dentate, in ogni caso, sono pronte a rimettersi in moto e a trasmettere la loro forza attraverso nuove pulegge e cinghie (foto sotto).
La qualità del restauro è evidente se si visiona lo spezzone di un vecchio filmato che mostrava il mulino ai tempi in cui era ancora funzionante (sotto)
Il restauro ha riguardato l'edificio e tutte le strutture idrauliche. La ruota e il canale di testa, come si vede nella foto sotto, sono nuovi di zecca.
La vecchia ruota è comunque stata conservata (foto sotto)
Visto dalla "valle" il mulino appare come un fabbricato imponente su quattro livelli. Era una struttura organica e polifunzionale: c'erano abitazioni, magazzini, legnaie ma anche locali per altre funzioni: la stalla dei muli (necessari ai trasporti) ma anche una stalla per le mucche.
Come in tutti i complessi rurali che si rispettano non possono mancare le cvantine (foto sotto), indispensabili per la conservazione dei cibi.
A valle del mulino c'è anche la "pila". Un piccolo edificio entro cui è sistemata la pila vera e propria, anch'essa mossa dalla forza idraulica. La piula era utilizzata per "svestire" dai tegumenti che l'avvolgono la cariosside dell'orzo. Si tratta di un doppio mortaio in granito entro il quale agiscono i percussori azionati da un albero a camme.
Anche nel caso della pila-orzo il canale adduttore e la ruota sono nuovi.
L'abbiamento orzo e grano saraceno non è certo casuale. Il grano saraceno è una coltura a ciclo breve. Seminato in luglio il saraceno è raccolto in ottobre. Prima è possibile coltivare un cereale invernale: orzo o segale.
Nell'ambito delle attività del mulino Menaglio anche questi cereali avranno un ruolo. A fianco dell'edificio del mulino sorge un altro fabbricato. E' stato attrezzato con una cucina e un forno che saranno utilizzati per attività didattiche e conviviali. Non solo polenta (nera), pizzocheri e sciatt ma anche preparazione e cottura del pane di segale. Tutto questo a partire dalle prossime settimane. Per info (in attesa che il Mulino sia inaugurato e che l'Associazione fissi la propria sede e recapito presso di esso) rivolgersi a Piero Roccatagliata, tel. 0342 78015 - cell. 348 3414336 furmentun@libero.it