(29.05.12) La Provincia Autonoma di Trento sostiene che gli orsi non manifestano MAI un comportamento predatorio nei confronti dell'uomo. Si sostiene anche che gli attacchi sono "finti o "per autodifesa". Parrebbe di no - aggiornamenti: 26.11.2012; 04.07.2013; 30.07.2013
La pericolosità degli orsi
Alcune considerazioni
di Michele Corti
Le aggressioni mortali all'uomo da parte degli orsi sono in aumento. E si registrano anche in Europa. Uno studio recente americano, che prende in considerazione le aggressioni da parte di Ursus americanus (più piccolo e meno aggressivo del Grizzly), mostra che nella maggior parte dei casi l'aggressione all'uomo è finalizzata alla predazione
A seguito degli episodi dei giorni scorsi in Val Rendena, e della crescita dell'allarme
sociale determinato dalla crescente frequenza di interazioni tra persone e orsi, molti
si chiedono se “prima o poi non ci scapperà il morto”. La Provincia autonoma di
Trento ha sinora mantenuto una linea finalizzata a ridimensionare il rischio di
incidenti (“rarissimi”) al fine di non compromnettere la già declinante
accettazione sociale dei plantigradi. Ma è una politica saggia? Sulla
pericolosità dell'orso nel sito ufficiale della PAT (http://www.orso.provincia.tn.it/vetrina/Dangerousness/)
- che omette di ricordare alcuni casi mortali verificatisi di recente in Europa
- si sostiene che: “gli attacchi (rarissimi) non sono comunque mai il risultato
di un comportamento predatorio, ma piuttosto di autodifesa “.
Jogger ucciso da un orsa con i cuccioli in Finlandia nel 1998 - fonte: De Giorgio F, Rainio J, Pascali V, Lalu K. (2007) Bear attack. A unique fatality in Finland. Forensic Sci Int. 173(1):64-7.
Questa
affermazione categorica – che comunque non esclude la pericolosità della specie
- ha la chiara finalità di indurre un atteggiamento meno negativo nei
confronti dell'orso. O gli attacchi sono finti o, se Yoghi attacca sul serio,
lo fa per difendersi, in quanto fondamentalmente mite ed elusivo di carattere
(tranne – al più – qualche birichino).
Individuare
nella molla dell'autodifesa o della difesa della prole (di fronte a minacce
reali o percepite tali dall'orso) l' unica motivazione degli incidenti che
coinvolgono gli umani tende a presentare l'aggressione dell'orso quale
conseguenza di un comportamento inadeguato da parte delle persone. Così si
scaricano su di esse le responsabilità di aver “disturbato” o “provocato”
l'orso e si contiene l'inquietudine. Dice la PAT: il rischio, se non proprio
eliminabile è comunque riducibile ad un livello “sostenibile”, sempre che se si
osservano le debite precauzioni. Sempre che vi comportiate bene-
Ma le cose
stanno realmente così? E se non lo fossero? Se fosse acclarato che per gli orsi
l'umano può diventare una preda quanti sarebbero disposti a tollerarne la
presenza in un'area a forte antropizzazione come il Trentino?
In allegato a
questa nota riporto un elenco (non completo) di attacchi mortali da parte di
orsi bruni dall'inizio del secolo. Sono riportati alcuni casi che contraddicono
in modo palese la categorica esclusione del comportamento predatorio da parte
di Arctos arctos nei confronti di Homo sapiens.
Il trasporto
e la difesa del cadavere, il consumo della carne umana (in generale apprezzata
dall'orso tanto che - se affamato – è in grado di dissotterrare i cadaveri dai
cimiteri e di cibarsene, come successo in Russia nell'ottobre 2010 nella
repubblica settentrionale di Komi) , definiscono secondo Herrero e Higgins
(2003) un inequivocabile comportamento predatorio. E questi comportamenti si
ritrovano in diversi tra i casi elencati.
Lesioni subite da una donna di 85 anni in Grecia nel 2005 - fonte: T. Vougiouklakis (2006), Fatal Brown Bear (Ursus arctos) Attack Case Report and Literature Review Am J Forensic Med Pathol, 27: 266–267.
Uno studio su Ursus americanus mostra che nella maggior parte dei casi gli attacchi mortali hanno il carattere della predazione nei confronbti dell'uomo
In uno studio
su Ursus americanus (specie più piccola e meno aggressiva delle varietà
Nord-americane di Ursus arctos), Herrero et al. (2011) hanno trovato che
in ben 88% dei casi l'attacco che aveva portato alla morte di una persona era
di tipo predatorio. Gli autori hanno analizzato 59 incidenti con 63 vittima
umane tra il 1900 e il 2009 concludendo che, nel caso dell'orso nero del
Nord-america deve essere rigettata la convinzione che il pericolo maggiore per
l'uomo sia costituito dall'incontro con la femmina con prole. Sono i maschi che
attaccano nella maggior parte dei casi. In Europa, per fortuna, non disponiamo
di una casistica tale da consentire studi di questo tipo ma sarebbe oltremodo
superficiale non considerare l'insieme di questi dati.
Le differenze
di comportamento nel confronto dell'uomo dipendono principalmente dal timore
che gli animali nutrono per esso. Laddove la persecuzione è stata più capillare
e duratura, come in Europa, il comportamento tende ad essere più schivo.
Le cose
possono cambiare nel giro di poche generazioni (ursine o lupine). Anche nel
caso del lupo gli attacchi all'uomo sono più frequenti in Nord-america dove la
scarsa pressione antropica ha fatto oggetto la specie di una persecuzione meno
intensa. Luigi Boitani, il massimo studioso europeo del lupo ha in più
occasioni ricordato come una specie opportunista come il canide è in grado,
dopo poche generazioni trascorse dalla cessazione della persecuzione da parte
dell'uomo di iniziare a ricomprendere quest'ultimo come una preda. Prede e
predatori si scambiano a volte i ruoli. Anche l'orso nel corso dei secoli ha
mostrato di modificare il proprio comportamento in funzione
dell'antropizzazione del territorio adattando dieta e habitat alla pressione
antropica. E' diventato “boschereccio” per difendersi dalla persecuzione, prsino "formichiere", ma se
l'uomo cessa di essere un predatore pericoloso tenderà ad allargare il suo
habitat e a considerare l'uomo come una preda. Come fa già in Nord-America e
nell'estremo oriente.
Ci sono i miracolati
Il consigliere comunale di Bellevue John Chelminiak, stato di Washington, Usa descrive l'attacco all'Ospedale di Seattle Mercoled' 6 ottobre 2010
Blazo Grkovic, un pastore della Bosnia-Erzegovina che nel maggio 2013 ha ucciso un orso. Inizialmente si è detto "con le mani nude" poi è emerso che aveva usato un'accetta per difendersi dalla belva che lo aveva attaccato mentre custodiva il gregge
... e chi non è fortunato
Il corpo del'uomo ucciso con la moglie in Alaska nel 2005 da un orso bruno che li ha attaccati mentre erano in tenda (come potevano "provocare" la belva?). Quando si parla di corpi mutilati si deve pensare a questo.
In crescita le aggressioni mortali da orso nel mondo
In Europa nel corso del XX secolo sono stati documentate solo 12 aggressioni mortali da parte di orsi in Europa (Swenson et al, 1996), nel XXI secolo è già stato raggiunto lo stesso numero.
Una parziale statistica dei casi di attacchi mortali da parte di Arctos arctos dall'inizio del secolo tratta per l'Europa da una ricerca bibliografica (per le fonti scientifiche) e su Google (per quelle giornalistiche) oltre che dalla voce “fatal bear attacks inNorth-America” di Wikipedia per quel subcontinente, è riportata di seguito.
Fonti per l'Europa (i riferiment bibliografici sono riportati in Bibliografia)
Turchia: Ambarlı e Bilgin (2008);
Finlandia: de Giorgio et al. (2007)
Bulgaria: Frosch (2011)
Grecia: Vougiouklakis (2006)
Svezia episodio 2011: Zedrosser (2002);
episodio 2004: http://www.highbeam.com/doc/1P1-101060656.html;
episodio 2007: http://www.stockholmnews.com/more.aspx?NID=278
Romania episodio 2004: Rigg (2005);
episodio 2007: http://www.msnbc.msn.com/id/19403904/ns/world_news-europe/t/bear-mauls-us-tourist-death-romania/#.ULOcCoZN98Y;
episodio 2008: http://www.icr.ro/bucharest/animalia-ro-33-2009/killer-bears.html
episodio 2009: http://www.reuters.com/article/2009/01/19/idUSLJ682626,
episodi 2012: http://www.reuters.com/article/2012/09/19/uk-romania-bears-idUSLNE88I02E20120919
Fonti recenti per l'America (in precedenza Wikipoedia)
episodio Alaska 2012 http://www.nydailynews.com/news/national/man-killed-partially-eaten-brown-bear-alaska-article-1.1184509; http://www.cbsnews.com/8301-201_162-57533364/alaska-man-killed-partially-eaten-by-brown-bear/
Va precisato che non sono riportati i casi di aggressioni mortali da Ursus
americanus (19 vittime dal 2000 al 2011 da confrontare ai fini di una
riflessione sull’aumento della pericolosità degli orsi con le 46 vittime di
orso nero accertate in Nord America in tutto il XX secolo).
Elenco
del tutto parziale di incidenti mortali attribuiti a Orso bruno
Bibliografia
citata
Ambarlı H., Bilgin C.C. (2008) Human–brown bear conflicts in Artvin, northeastern Turkey: Encounters, damage, and attitudes, Ursus 19(2):146–153 (2008).
De Giorgio F, Rainio J, Pascali V, Lalu K. (2007) Bear attack. A unique fatality in Finland. Forensic Sci Int. 173(1):64-7.
Frosch C., Dutsov A., Georgiev G., Nowak C. (2011) Case report of a fatal bear attack documented by forensic wildlife genetics, Forensic Science International: Genetics, 5:342–344.
Herrero S.,
Higgins. A., 2003. Human injuries inflicted by bears in Alberta: 1960–98.
Ursus 14:44–54.
Herrero S.,
Higgins A., Cardoza J.E., Hajduk L.I., Smith T. (2011). Fatal Attacks by
American Black Bear on People:1900–2009 The Journal of Wildlife Management
75(3):596–603.
Rigg R. (2005) Fatal Bear Attacks on Humans in Romania, February 14 (1): 18.
Swenson J.E. , Sandgren F. , Heim M., S. Brunberg, Sørensen V., Söderberg A., Bjärvall A., Franzén R., Wikan S., Wabakken P., K. Overskaug K., (1996) Er den skandinavisk bjørnen farlig? NINA Oppdragsmelding 404: 1–26.
Vougiouklakis T. (2006), Fatal Brown Bear (Ursus arctos) Attack Case Report and Literature Review Am J Forensic Med Pathol, 27: 266–267.
Zedrosser A., Dahle B. (2002) Brown Bear Attack in Central Sweden, International Bear News, 11 (2): 9.