(26.08.12) La prima edizione di Formalp formaggi a Saluzzo è decollata un po' in sordina ma con una formula nuova che potrà attecchire. Produttori e giovani allevatori hanno potuto parlare direttamente con interlocutori pubblici
A Formalp Saluzzo
parola agli allevatori
Voluta dal progetto Propast Regione Piemonte, dalla Fondazione Bertoni di Saluzzo e da Agenform di Moretta, la manifestazione potrà diventare un appuntamento importante per gli appassionati del formaggio, per gli amici degli alpeggi e della montagna, ma soprattutto per pastori e margari che stanno scoprendo che è possibile e utile parlare (senza filtri) tra loro e con i referenti pubblici. ne parla Gianni Varetto del Corriere di Saluzzo che ha fatto da moderatore all'incontro di domenica svolgendo anche un appassionato intervento
di Gianni Varetto (foto Marzia Verona e Michele Corti)
Sabato 13 e Domenica14
Ottobre, FORMALP, AGENFORM e PROPAST erano insieme a Saluzzo che ha ospitato
alcuni eventi importanti, interessando i pastori e gli allevatori delle nostre
vallate montane: 20 espositori, due mostre, incontri e dibattiti aperti al pubblico,
presentazioni di libri sul tema, degustazioni guidate da maestri assaggiatori
hanno fatto da cornice al primo “Formalp”, la Mostra mercato dei formaggi
d’alpeggio, di formaggi ovicaprini e artigianali di montagna, che iniziata
Sabato 13 è proseguita sino alle 19:30 di Domenica 14.
Tra gli eventi del
Sabato vogliamo sottolineare la Mostra coordinata da Propast “Pastori Piemontesi del XXI secolo” e curata
da Marzia Verona, il convegno sul tema “La
valorizzazione del latte e della carne ovicaprina: aspetti normativi,
prospettive economiche, condizioni per la costruzione di filiere pastorali
locali” con diversi esperti relatori e produttori ed a seguire, la
presentazione del libro “ Formaggi
d’altura” di Beppe Caldera, con la partecipazione dell’autore e del Prof.
Michele Corti.
La Domenica poi, siè svolto, sempre nei locali della Fondazione Bertoni all’interno della caserma
di Cavalleria di Piazza Montebello, un
interessante convegno, aperto al pubblico sul tema: -Gli
alpeggi di fronte a nuovi e vecchi problemi. Basta la passione per continuare?-
Ha introdotto il
Prof. Luca Battaglini , del Dipartimento Scienze Zootecniche presso
l’Università di Torino che con il Prof. Corti e la D.ssa Verona fanno parte di
un progetto elaborato da un Team del Dipartimento di Scienze
Zootecniche dell'Università di Torino per conto della nostra Regione e
denominato Propast, nato
per evidenziare e risolvere i problemi della pastorizia in Piemonte,.
E’
intervenuto Michele Antonio Fino, Presidente della Fondazione Amleto Bertoni ed
erano presenti tra gli altri Giovanni Dalmasso dell’Adialpi, Vittorino Cerutti, Enrico Raina (Regione Piemonte, Ufficio decentrato di Cuneo), e Luigi Ferrero (Servizio Sviluppo zootecnica Regione Piemonte). Mancavano al
tavolo, ma anche tra le fila dei malgari i rappresentanti della Coldiretti e
della Confederazione Italiana Agricoltori che pur dovrebbero essere interessati
e/o parte in causa nel dibattito che riguarda questo importante settore
dell’economia regionale e nazionale.
Esaurite le
presentazioni, il Prof. Corti ha dato avvio al convegno illustrando con
immagini anche cruente la storia della strage fatta dai lupi lo scorso mese di
Settembre alla mandria di Tiziano Aiassa, giovane allevatore di Casalgrasso,
nell’alpeggio di Gias Perla sopra Limone P.te. La D.ssa Marzia Verona ha
illustrando il risultato della sua ricerca sugli alpeggi, la complessità e gli impedimenti peraltro ben descritti
anche nel suo libro ”Di questo lavoro mi
piace tutto. Giovani allevatori del XXI secolo”.
Chi scrive, è stato chiamato a coordinare gli interventi
di giovani malgari e allevatori, le difficoltà
dell'alpeggio i problemi e le criticità
che vivono sulla loro pelle nel loro mestiere di ogni giorno.
E’ emerso prorompente fin dalle prime battute del dibattito,
il tema legato a meccanismi di speculazione, che vedono in gara affaristi
attratti dallo sfruttamento dei contributi. Da un lato si dice che la montagna
viene abbandonata , dall’altro non si trovano alpeggi liberi e addirittura i
costi di affitto versati dai malgari ai Comuni rasentano cifre anche di 50-70
mila euro per 3 mesi di alpeggio! E’ un mestiere sostenibile?
Premesso da tutti che nessuno odia il lupo, viene
almeno richiesto che la coabitazione lupo/mandria abbia la stessa tutela o
perlomeno l’attenzione che la pastorizia ed i malgari dovrebbero avere. Marta
Fossati giovane allevatrice di capre di
Sambuco un piccolo Comune di 110 abitanti in Valle Stura, si chiede cosa stia
facendo la Regione per valorizzare la figura del “pastore”, e suggerisce
l’esempio francese.
Per l’azienda del giovane Stefano Aglì di Usseaux che
produce anche formaggi d’alpeggio (loro svernano a Cervignasco) parla la mamma,
evidenziando che la passione non basta più a sopperire i costi degli affitti,
della burocrazia, e le perdite di capi legati alla predazione; al primo attacco
si sono contate 45 pecore morte; di questo passo rischiamo di chiudere.
Gli attacchi si susseguono ormai regolarmente in
tutti gli alpeggi delle montagne piemontesi; dunque questo è un problema della
nostra Regione. In alcune zone del Piemonte, la pastorizia è già scomparsa, in altre sta scomparendo, e oggi non si può fare a meno di dare voce
al grande sconforto dei pastori.
Tiziano Aiassa, che ha subito una
pesante serie di incursioni, non solo dalla burocrazia e dai lupi, parla a
ragion veduta delle sue vicissitudini e chiede aiuto alle istituzioni. Esiste
un conflitto di competenze tra veterinari-comuni-ASL, basti pensare che per
ogni evento che riguarda un animale attaccato
dal lupo, sono richiesti 6 verbali. La stagione appena trascorsa è stata un
bagno di sangue: oltre 20 gli animali morti infortunati e/o soppressi. Su 56
manze gravide, 30 gli aborti causati dallo stress, il verbale dei Vigili perché
su in alpeggio non c’era un guardiano ogni 30 capi, la mandria demonticata
anzitempo come unica soluzione per porre fine all’ecatombe e come se non
bastasse, l’incendio doloso appiccato al prefabbricato in legno costruito a sue
spese nell’alpeggio di Limone: una perdita globale stimata in svariate decine
di migliaia di euro.
Adriano Aimar, un ricercatore
esperto di Cultura alpina di Monterosso Grana, presente in sala, si chiede:
Quale sarà il futuro per la zootecnia di montagna? Pare quasi agli occhi dei
non addetti, che sia colpa dei pastori se subiscono attacchi, perché essi stessi
incapaci di prevenirli!
Oggi il lupo è un problema per l’economia
della montagna e, a questo proposito Anna Arneodo rivendica per i pastori un
ruolo sociale e culturale per la montagna: I lupi ci uccidono le bestie ma la
colpa non è dei lupi ma di chi ha scelto di proteggere i lupi e si è
dimenticato di proteggere i pastori.
Luigi Ferrero ed Enrico Raina dellaregione Piemonte, hanno ascoltato con molto interesse il dibattito; hanno
risposto e illustrato in modo dettagliato e professionale quelli che sono le
norme comunitarie assegnate alla zootecnia, ed i contributi stanziati: -Per
quanto riguarda gli indennizzi, si è messo in atto un sistema assicurativo per
coprire le spese di recupero dei capi deceduti
in alta montagna, sia per predazione che per evento accidentale o di
maltempo, ricordando che il conto totale dei capi morti per motivi di maltempo,
quest’anno è stato di oltre 180 unità, rammentando come il servizio di recupero
sia un obbligo sanitario di legge. Ha ringraziato il soccorso alpino che con la
sua opera ha consentito di contenere i costi coordinando spesso le varie fasi
dei molteplici interventi. Sono stati attivati i contribuiti per la difesa con
reti e cani da guardiania. Tutti sono consapevoli del ritorno generale dato dal
mantenimento dei pascoli e l’effetto ambientale benefico della zootecnia, sia
per ciò che attiene l’assetto idrogeologico del territorio montano, che la
biodiversità ma tutti sono parimenti consapevoli che le istituzioni devono
vigilare e aiutare.
Ma ancora una volta la voce degli
allevatori e dei malgari è stata unanime chiedendo di proteggere a livello
istituzionale i VERI allevatori di montagna, reclamando a gran voce che i
contributi statali o comunitari siano erogati solo a quegli allevatori che
dimostrino la proprietà di almeno il 70% della mandria che portano in alpeggio.
La Regione Piemonte nell’ambito del programma attuativo del Fondo di
sviluppo e coesione, ha stanziato a
favore della montagna, 17 milioni di
euro per la sicurezza e la
valorizzazione da utilizzarsi tra il 2013 e il 2016. Sono risorse
fresche destinate alla realizzazione di interventi di riqualificazione
territoriale e di sviluppo sostenibile del sistema montano. Dovrebbero venire impiegate
per interventi di messa in sicurezza del sistema ambientale montano, per la
realizzazione di servizi e infrastrutture destinate alla popolazione montana, e
la fruizione turistico-naturalistica. Di questi 17 milioni, ben 3.348.0000
serviranno per il miglioramento delle strutture degli alpeggi di proprietà di
enti pubblici, per migliorare la fruibilità delle strutture e la qualità della
vita degli operatori … staremo a vedere!
Ha concluso Giovanni Dalmasso Presidente dell'Adialpi (Associazione Difesa Alpeggi del Piemonte);
prendendo la parola ha sottolineato anche lui come sia scandalosa la “truffa”
ai danni degli allevatori e dell’intero sistema degli alpeggi, messa in atto da
chi, spacciandosi per allevatore, in realtà specula sui contributi “legalmente” elargiti. Ha chiesto ai
malgari di aderire all’Associazione per portare avanti con forza le legittime
rivendicazioni della categoria.