Ruralpini  Commenti/Ricatto al salone gusto

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(24.10.12) Bitto News N 6

Alla vigilia del Salone del Gusto sono numerose le notizia di stretta attualità che vedono protagonista il Bitto storico. Tra riconoscimenti e angherie il Bitto storico va avanti con la consapevolezza di rappresentare una bandiera di resistenza casearia, umana, contadina. Come tutte le bandiere rappresenta un riferimento luminoso per alcuni, un simbolo da distruggere per altri. È emblematico che mentre il Bitto storico sia oggetto di interesse delle componenti politiche e dell'ente di ricerca della Regione Lombardia, la DG Agricoltura  perseveri nel trattare i produttori del Bitto storico come appestati. Mentre appaiono in televisione ("Che tempo che fa") con Petrini e i presidi Slow Food mondiali più rappresentativi quali rappresentanti italiani di una agricoltura eroica. leggi tutto

 

(24.09.12)Estate e autunno ricchi di eventi per il Bitto storico

Riprendiamo la pubblicazione di Bitto storico news con una nutrita serie di notizie su eventi che hanno avuto protagonista il mitico formaggio simbolo della 'resistenza casearia'. A fianco la performance degli artisti di Arte da mangiare, ieri, al Centro del Bitto storico di Gerola alta  leggi tutto

 

(27.08.12) Comunicare gli alpeggi

Valorizzare gli alpeggi e i loro prodotti migliori richiede nuovi linguaggi. Due fotografe giapponesi si sono cimentate nell'applicare ai nostri casari  del Bitto storico uno stile di presentazione fotografica dei produttori artigianali elaborato a contatto con i vignerons francesi, italiani georgiani. ecc.

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(06.02.12) Bitto storico News n. 4 (gen-feb)

In questo numero: la CNN racconta sul suo sito "globale" che il formaggio più caro al mondo si vende in Cina ed è... Bitto storico del 1997. Acquistato dalla Profood di Hong Kong sta per essere distribuito a varie rivendite dell'immenso paese. Il Bitto storico ha sempre più amici: la visita di Paolo Massobrio al Centro del Bitto storico il 4 febbraio . leggi tutto

 

(24.12.11) Bitto storico news n.3 (dicembre 2011)

Il Bitto storico fa sempre parlare di sé con notizie frizzanti. Anche a Natale. Dopotutto non nasce sotto una capanna (il calécc' pronuncia come it. "leccio")? Non porta speranza agli artigiani del cibo buono pulito e giusto? Non è stato oggetto delle macchinazioni dei suoi "Erode" leggi tutto

 

(28.11.11) Bitto storico news n. 2

Assemblea straordinaria Valli del Bitto trading spa ieri al Centro del Bitto storico di Gerola. Nel Santuario alcune forme si preparano a partire per Hong Kong e Parigi (dove una forma del 2004 parteciperà ad un asta alla casa Arcurial sugli Champes Elysees con Alain Ducasse) leggi tutto

 

(04.11.11) Il Bitto storico in cattedra al Polimi

 Con le sue tecnologie, le sue innovazioni, la sua esprienza fuori dal comune è stato oggetto ieri di una lezione di 'laboratorio di design' al Politecnico di  Milano (sede Bovisa) Nell'ambito di un corso tenuto da Giacomo Mojoli, l'esponente di Slow Food che per primo 'scoprì' i ribelli del Bitto, il 'caso bitto' è stato presentato agli studenti di design. Un'esperienza che varrebbe la pena ripetere anche in altri ambiti accademici leggi tutto

 

(22.10.11) Morbegno (So). Mostra del Bitto al capolinea.

Ormai sparare sulla Mostra del Bitto è come farlo sulla Croce Rossa. Fino a ieri un coro unanime ne decretava (pubblicamente) il successo; da lunedì le critiche fioccano. Ciò che è stupefacente è che a liquidare la Mostra e a voler cambiare pagina è lo stesso Patrizio del Nero che in qualità di direttore del Distretto agroalimentare ha gestito per tre anni l'evento. Intanto si parla di trasferimento della Mostra e Morbegno rischia di pagare caro il tradimento del Bitto storico. Il Polo sul cui altare il Bitto storico è stato sacrificato ha già portato molto male, con la crisi della storica Mostra e con la tangentopoli morbegnese. leggi tutto

 

(17.10.11) Bitto storico a New York nel decennale dell'11 settembre

Il 24 ottobre presso Eataly di New York si svolgerà una singolare cerimonia. Nel giorno del Food day  voluto da Obama per promuovere una alimentazione sostenibile Giovanni Guffanti aprirà una forma di Bitto storico prodotta l'11 settembre 2011. Un evento nell'evento. leggi tutto

 

(12.10.11) Ornica - Passo di Salmurano - Gerola (Orobie)

Giornata memorabile ieri sulle Orobie. Una spedizione di sherpa-ristoratori bergamaschi proveniente da Ornica ha valicato il crinale portando Agrì e Formai de Mut e tornando carica di Bitto storico nelle gerle. Nella foto (di Matteo Zanga) l'arrivo al Passo di Salmurano accolta da Paolo Ciapparelli, il guerriero del Bitto, e da una troupe del TGR  leggi tutto

 

(21.09.11)Bitto news (un bollettino di attualità su Bitto storico)

A Cheese il Bitto storico è stato consacrato il formaggio più prezioso al mondo. Ma invece di assaporare il trionfo annuncia subito nuovi progetti e iniziative. A Branzi (24 settembre) e a Sondrio (30 ottobre) i prossimi importanti  appuntamenti ma ci sono anche altre grosse novità e un ambizioso progetto sui super Cru anticipato a Cheese e in fase di definizione leggi tutto

 

(20.09.11)  Apoteosi per il Bitto storico a chiusura di Cheese

Incredibile successo dell'asta dei bitti stravecchi (1990, 1997, 1996). Tre forme incassano  all'asta seimila euro devoluti per la campagna 'mille orti in Africa'. Mai un formaggio è stato battuto a questi prezzi. E c'è stato anche un colpo di scena che ha consentito ad alla formadi quindici anni di 'tornare a casa' in Valtellina. Per diventare maggiorenne. leggi tutto

 

(19.09.11) Cheese2011 Bitto storico protagonista con i formaggi orobici

Il Bitto storico e l'alleanza dei formaggi orobici (insieme ai non molti presidi lombardi) tengono alta l'immagine della Lombardia casearia. Un paradosso perché il Bitto storico in provincia di Sondrio e in Lombardia deve subire l'ostilità delle istituzioni. Fino a quando tanta miopia e subalternità alle lobby agroindustriali? leggi tutto

 

(29.08.11) Gerola (So). Il ritorno dei celti

I celti protagonisti a Gerola alta presso il Centro del Bitto storico- Presidio Slow Food di una interessante conferenza e di una dimostrazione rievocativa con la 'partecipazione' delle capre Orobiche. Si pensa già a replicare in forma più spettacolare e organizzata l'evento il prossimo anno. leggi tutto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(26.10.12) È finita l'era dell'omertà. L'era in cui in Lombardia, nella "nordica" Valtellina, ci si proclamava "diversi" dal Sud ma ci si comportava in identico modo subendo in silenzio i soprusi, i ricatti e le angherie

 

Salone del gusto:  

Un ricatto inaccettabile

 

di Michele Corti

Solo gesti di ribellione, di trasparenza, di onestà "eversiva" possono smontare il sistema di corruzione legate e illegale, ricatti, collusioni sul quale si regge il sistema politico-istituzionale-corporativo. le istituzioni e il "parapubblico" sono solo la  punta dell'iceberg di un sistema di potentati diffusi che rendono complici, come in una immensa tela di ragno, tanti, troppi italiani. Non fosse così il sistema politico (la punta dell'iceberg) sarebbe già imploso. Il Bitto storico, un formaggio d'alpeggio fatto "all'antica" fatto da gente semplice ma determminata e onesta dentro tutto questo rappresenta un caso esemplare. Un caso che mette a nudo la miseria delle istituzioni, spesso paravento di cricche senza legittimità alcuna a gestire il potere che detengono. Le istituzioni non sono (purtroppo) "di tutti" ma "cosa loro" ed è meglio esserne consapevoli

 

Paolo Ciapparelli, presidente dei "ribelli del Bitto" ha accettato, per senso di responsabilità, di traslocare lo stand del più famoso presidio italiano al Salone del Gusto di Torino lontano da dove gli uomini della casta non volevano che stesse. Ma oggi intervoistato dichiara: "Voglio che escano i nomi di Renato Ciaponi e Marco Deghi, i nemici del bitto storico che ci hanno fatto subire questa angheria". Ciapparelli non parla a vanvera perché le "pressioni" (ma sarebbe ora di dire pane al pane e vino al vino e di chiamarle ricatti) sono state raccolte da Raffaella Ponzio, responsabile dei presidi italiani nell'ambito di Slow Food. È lei che si è rivolta a Ciapparelli per riferire del ricatto "o via il Bitto storico dal posto di fornte allo stand istituzionale della regione Lombardia o va via lo stand". Slow Food, come in altre circostanze, lasciava a Paolo la decisione ma era chiaro che gli si metteva sulle spalle una scelta troppo pesante.

Intanto la notizia rimbalza a Bergamo (dove il Bitto storico  orobico ha grande considerazione e il titolone non è bello da vedere. In tutta questa faccenda la Regione Lombardia ha una responsabilità pesante con la sua delega in bianco alle caste valtellinesi politico-agroalimentari (tra l'altro è un ex-burocrate regionale). Non si capisce neppure perché Slow Food non abbia inteso resistere senza caricare al povero Ciapparelli il peso di tanta responsabilità. Perché non rimandare al mittente una minaccia che era un bluff palese (oltre che espressione di arroganza smisurata)?. Chi può credere che con lo stand quasi già finito di montare la Regione Lombardia si sarebbe ritirat? In quale cosmica figuraccia sarebbe incorsa? Conveniva veramente all'istituzione (e non ai proconsoli che per delega la rappresetavano copo degnamente a Torino) fare la parte dei bravacci che minacciano i piccoli eroici produttori del Bitto storico. No di certo. Redsta l'amaro in bocca e qualche interrogativo.

 

C'era una volta il Bitto del Duce ma oggi sul Bitto c'è aria di regime

L'Eco di Bergamo sempre attento alle vicende del Bitto storico ha colto la gravità di quanto avvenuto l'altro ieri mentre si allestivano gli stand del Salone del Gusto e oggi parla di "Bitto storico declassato". Un titolo che fa male ai tanti amici, sostenitori, estimatori del "vero" Bitto. Sempre oggi  Ciaparelli dichiara: "Bisogna che degli autori di questi soprusi si sappiano nomi e cognomi" e oggi li fa: Renato Ciaponi e Marco Deghi, il primo attualmente assessore in Comunità Montana, ex-funzionario regionale e "uomo della casta". Quando era responsabile per lo Spafa (ex Servizio provinciale agricoltura e foreste della Regione Lombardia) del comparto zootecnico e caseario favorì il Bitto "omologato" esteso a tutta la provincia di Sondrio raccontando bugie come: "in tutti gli alpeggi della provincia di Sondrio si è sempre prodotto formaggio grasso, derivato da latte intero, le cui caratteristiche sono simili a quelle del Bitto" (Bitto: finalmente DOC. in: Alpesagia luglio 1995, pp. 48-50). Tutte le pubblicazioni scientifiche e tecniche comprese quelle di regione Lombardia asserivano il contrario. Ma per i burocrati è vero quello che dicono loro. Oggi Ciaponi ha due cadreghe che sarebbero ovunque incompatibili ma non nella Valtellina delle cricche. E' assessore in Comunità Montana di Morbegno e direttore del Consorzio turistico. Deghi è il direttore della Latteria sociale Valtellina e del "polo caseario" Valtellinese, uno che fa il bello e cattivo tempo nel comparto caseario e vorrebbe eliminare la spina nel fianco costituita - con la loro mera esistenza e resistenza dai "ribelli del Bitto," che si oppongono a questo monopolio basato su visioni industrialiste contrarie agli interessi dei contadini (semmai consone alle sole poche grandi aziende imprenditoriali legate alle caste locali). Va comunque precisato che la responsabilità di aver "sfrattato" il presidio del Bitto storico dal posto programmato insieme agli altri presidei lombardi è tutta di Regione Lombardia visto che lo stand che non voleva avere la vicinanza dei "sovversivi del Bitto" è quello istituzionale della Regione. Viene anche da chiedersi. Ma la minaccia di ritirare lo stand istituzionale era così credibile? Poteva Ciaponi prendere una tale decisione che avrebbe esposto la Regione Lombardia al ludibrio universale? Perché Slow Food non ha risposto che il Bitto storico era lì insieme ai presidi lombardi e che doveva restare lì?


L'articolo dell'Eco di Bergamo

Formaggi in guerra Il Bitto dei ribelli declassato a Torino

Nello stand al Salone del gusto spostato in secondo piano dalla Regione «Sgraditi a istituzioni e valtellinesi». Ma per Slow Food è un'eccellenza

«Sfrattati», seppure solo di qualche decina di metri, dallo stand lombardo al «Salone del gusto» di Torino

Giovanni Ghisalberti

(26.10.12) «Sfrattati», seppure solo di qualche decina di metri, dallo stand lombardo al «Salone del gusto» di Torino. La guerra del Bitto Storico continua, a colpi anche di metri, quelli della più importante fiera agroalimentare italiana organizzata da Slow Food, in corso fino a lunedì nel capoluogo piemontese.

Bitto e Bitto Storico: due consorzi
Cos'è successo? Serve innanzitutto una premessa: da circa 16 anni è in corso una guerra tra l'associazione del Bitto Storico, formaggio che si produce in un'area molto limitata delle Orobie (anche su quattro alpeggi brembani, seppure dalle mani di casari valtellinesi), e il Consorzio valtellinese del Bitto che, invece, ha confini di produzione molto più ampi (tutta la provincia di Sondrio e anche in alta Val Brembana). I primi, i «ribelli», sono sostenitori di una rigida produzione «all'antica», con un regolamento che vieta l'uso di fermenti caseari e di mangimi nell'alimentazione degli animali (vacche e capre): solo erba d'alpeggio. Metodi che garantiscono una qualità di assoluta eccellenza e hanno fatto del Bitto Storico un gioiello caseario di valore mondiale.
Il Consorzio valtellinese, invece, ha derogato alla tradizione storica, consentendo l'uso di mangimi, come nella più diffusa produzione industriale e di pianura, e allargando l'area di produzione. Ebbene, i produttori di Bitto Storico sono ospiti della kermesse torinese nello stand della Regione Lombardia. E, anche perché l'associazione rappresenta uno degli storici presìdi Slow Food, l'organizzazione gli aveva assegnato una posizione di primissimo piano, proprio davanti al Consorzio valtellinese. Ma, prima dell'apertura, i «ribelli», sono stati «allontanati». Arrabbiato, ma ormai abituato alla guerra, Paolo Ciapparelli, alla guida dei produttori di Bitto Storico: «Era stata l'organizzazione a posizionarci davanti - spiega - visto il nostro grande prestigio conquistato in questi anni. E proprio loro, con sorpresa, mi hanno avvisato mercoledì: un funzionario della Direzione regionale agricoltura della Lombardia imponeva che noi fossimo spostati. Non potevamo stare davanti al tavolo del Consorzio istituzionale».
«Addirittura - scrive sul suo sito Internet Michele Corti, docente di zootecnia montana e studioso del Bitto - minacciavano di ritirare la presenza al Salone se il presidio del Bitto Storico non fosse stato spostato». A quel punto Ciapparelli e i suoi, seppure con dispiacere, hanno accettato l'«invito» della Regione e si sono trasferiti qualche decina di metri lontano, in posizione più defilata.
«Avanti senza istituzioni» «Purtroppo - prosegue Ciapparelli - a qualcuno dà fastidio che noi siamo più bravi, che siamo riusciti a portare questo formaggio a livelli mondiali senza il sostegno delle istituzioni. E anziché difenderlo viene attaccato. Ma non è certo una colpa avere un grande prodotto, come è un peccato che non si riesca a promuoverlo adeguatamente. In questo modo non si fa altro che penalizzare chi, invece, grazie a quanto costruito in questi anni, potrebbe rendere ancora più forte il turismo enogastronomico».
Ciapparelli - ospite, peraltro, lunedì sera alla trasmissione Rai «Che tempo che fa» di Fazio, come rappresentante di un presidio bandiera per Slow Food - prosegue, ciò nonostante, nella sua battaglia. Promuovendo anche gli altri formaggi orobici. Domani, alle 12, parlerà infatti del progetto dei «Formaggi principi delle Orobie», marchio sotto il quale ci sono anche Strachitunt Valtaleggio, Stracchino all'antica, Agrì di Valtorta, Branzi Ftb e Formai de mut, riuniti per la comune origine orobica.

 


 

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