(27.03.14) La pessima legge sulla montagna è parte di un disegno neocentralista di cui si fanno parte diligente Renzi e significative componenti del PD. Regioni e comuni sono sotto tiro con il pretesto della spending review
Legge sulla montagna Piemonte:
l'autonomia dei comuni di montagna è in pericolo
di Mauro Arneodo *
* Escolo de Sancto Lucio de Coumboscuro
«Oggi, seppur in un contesto storico completamente diverso da quello degli anni โ40, la nostra autonomia è nuovamente in pericolo e, con essa, è in pericolo una componente fondamentale dellโidentità del popolo delle Alpi» così il Presidente della Regione Autonoma Valle d'Aosta esprimeva le sue preoccupazioni il 23 febbraio scorso durante la festa dell'autonomia.
«Il disegno che si sta mostrando è tristemente fosco - ha aggiunto - quasi come se fosse in atto un progressivo processo di accentramento, che trova nella crisi economica la sua giustificazione e che ha individuato nelle autonomie territoriali il capo espiatorio . I nostri non sono privilegi: sappiamo bene distinguere un privilegio gratuito da quello che è invece un diritto, conquistato con il sangue e radicato nella storia, sappiamo anche che, pur con le nostre debolezze, abbiamo saputo fare tesoro delle nostre prerogative di autogoverno»
Circa un mese dopo sul profilo twitter del parlamentare Pd, Dario Ginefra appariva questa frase sconcertante "Che senso hanno regioni come la Basilicata, il Molise o la Valle d'Aosta? Sommate non raggiungono gli abitanti di Milano" e proprio nel giorno in cui i rappresentanti delle Regioni italiane, hanno incontrato il presidente del Consiglio Matteo Renzi per discutere di riforme e del nuovo assetto dello Stato. Non vorrei mai che un giorno, anche magari non lontano, un piccolo cinese potresse dire all'onorevole Ginefra " Che senso ha uno stato come l'Italia ? La popolazione di Pechino Shangai e il Cairo supera gli abitanti di tutta l'Italia" !!!
La legge della montagna approvata dalla Regione Piemonte in un clima da fine regime con il voto compatto della sinistra più FI e frange di altri partiti riflette solo e specificatamente le parole del deputato Ginefra. L'unico consigliere che ha avuto il coraggio di esprimere la sua voce libera non condizionato da nessuna forza politica è stato il consigliere William Casoni di Fratelli d'Italia votando contro il progetto di legge. Tutti gli altri sicuramente non sono neppure stati toccati dalle parole nobili e ricche di amore per la propria Valle espresse dal Presidente della Regione Valle d'Aosta. Mai personalmente ho sentito proferire parole simili da politici di carriera, da qualche sindaco che vuol bene al suo Comune invece si. Certo gli amici dell'onorevole Dario Ginefra e la maggior parte degli esponenti del Pd si chiederanno cosa vogliono questi comuni ultimo emblema di democrazia diretta ma privi di consistenza numerica? Per questi maneggioni della politica non contano nulla, eccetto dare la possibilità a politici non di primo pelo, ma in disgrazia, di sedersi su poltrone più o meno comode.
E allora ecco che con uno schieramento trasversale , mai successo in Consiglio della Regione Piemonte si approva la legge sulla montagna in fretta e furia dimenticandoci anche che il Disegno di L.R. 29/10/2013 n. 373 prevedeva, allโart. 15, le norme transitorie per il passaggio dalla Comunità Montane alle Unioni di Comuni. L'articolo è stato stralciato, dimenticato? Non si sa. Adesso, è rimasto solo lโart. 11 (Risorse umane e strumentali), secondo cui o cโè un accordo tra CC.MM. ed Unioni per la messa a disposizione di beni e personale oppure, se non si addiviene ad unโintesa, cโè una sorta di intervento sostitutivo della Regione.
Quindi, o cโè un accordo โnegozialeโ anche per il problema successorio (ed è veramente sui generis) oppure occorre riferirsi solo allโintervento sostitutivo della regione, il quale è valutabile alla stregua del principio giurisprudenziale (cfr. Cass. Civ. Sez. I 31/10/2008 n. 26310, Sez. III 18/01/2002 n. 535) per cui la successione fra enti pubblici è astrattamente configurabile, oltre che nei casi in cui in tal senso abbia disposto una legge, anche quando sia conseguenza di un atto amministrativo. Ma questo sicuramente lo supereremo all'italiana con un decreto che forse non verrà neppur approvato dall'assemblea, ma la cosa più interessante è il fatto che per mantenere i 241 dipendenti delle future Unioni ci vogliono 12.701.000 euro e il costo dei mutui è di 3.944.986 euro meno quota dei comuni 376.000 e quote dello stato 861685 euro tot rimanente 2.670.000 euro inoltre è interessante che il personale che se ne è andato dalle CM verrà pagato per i prossimi anni tramite il fondo montagna e quindi dal totale di spesa per il 2014 pari a 15.371.000 devono essere aggiunti circa 2.000.000 di euro per i dipendenti non più sotto le comunità montane per un totale di spesa di circa 17.371.000 euro. Ma a disposizione del fondo regionale della montagna noi abbiamo solo 14.000.000 di euro che in effetti secondo l'assessore Vignale gran ideatore e lungimirante legislatore, dovevano servire per incentivare l'economia delle Terre Alte .
Chi li mette adesso i quasi quattro milioni mancanti? Inoltre annulliamo tutti gli investimenti? La legge dice che alle Unioni sono conferite dai comuni partecipanti le risorse umane e strumentali necessarie allโesercizio delle funzioni loro attribuite ossia i comuni devono coprire anche gli ammanchi di bilancio ma perdere servizi. Senza il conteggio delle rate dei mutui e i pagamenti antecedentemente contratti dalle Comunità Montane. La soluzione potrebbe essere quella di razziare le risorse ai Comuni virtuosi che non sono entrati nelle Unioni e che hanno siglato tra di loro delle convenzioni e che attualmente,proprio a causa della nuova legge montagna non possono attingere - per fortuna - al fondo montagna della Regione. Ho paura che sicuramente questa soluzione certi lungimiranti legislatori la stanno perseguendo anche perché i Comuni non allineati con le Unioni sono i Comuni i cui sindaci hanno per anni portato avanti un lavoro per il bene del proprio paese e non per sperperare a vanvera risorse pubbliche.
Ma i tanti sindaci che innocentemente stanno aderendo alle Unioni la legge sulla Montagna l'hanno letta? O almeno si sono resi conto che l'ultimo baluardo di democrazia diretta sono proprio loro e che le organizzazioni sovracomunali tipo l'Uncem stanno solo distruggendo l'ultima possibilità per il cittadino di esprimere un loro Sindaco? Le Unioni sono l'anticamera della morte dei Comuni . Ci sarà un solo super sindaco catapultato dai partiti che in seconda elezione gestirà un territorio vastissimo che non conosce e non gli interessa conoscere. Noi non abbiamo bisogno di super sindaci ma di autonomia amministrativa, politica e finanziaria . Ci vuole una zona franca per la montagna prospettata già da Sergio Arneodo nel lontano 1972 e mai realizzata perché si rischiava veramente l'attivazione dell'autogoverno delle Terre Alte. Ultimamente però in certi piccoli comuni vi trovate sindaci ed amministratori che con gesti di profonda generosità amministrano da Torino o da Roma gratuitamente piccoli comuni con 35 persone residenti tutto l'anno da . Interessante può essere il caso di Briga Alta che con i suoi 46 abitanti consola l'ex consigliere regionale Giorgio Ferraris membro della giunta esecutiva UNCEM Però il caso emblematico è il Comune di Ostana 78 abitanti dove nel Consiglio Comunale troviamo nomi quali Lido Riba - Presidente Uncem - Valter Giuliano - ex Assessore alla Cultura Provincia di Torino ecc .. Pare proprio che tutti i dirigenti UNCEM prediligano i piccoli comuni!
Al conterraneo Lido Riba però amerei chiedere "perché non vieni a confrontarti con l'elettorato del tuo paese che sia Pradleves se vuoi essere occitano o Caraglio se vuoi restare semplicemente piemontese senza dover fare insieme ai tuoi amici il protettore degli ostanesi"? Quando un paese non riesce più ad esprimere neppure i propri amministratori allora veramente non è più in grado di autogestirsi e diventa forzatamente dipendente. Il caso Ostana non è isolato e situazioni simili si riscontrano in diverse località della Provincia di Cuneo e Torino. Peccato che poi questi personaggi ce li troviamo a capo di Enti sovracomunali con lauti stipendi . Per accedere a quei posti bisogna però almeno essere consigliere di un piccolo comune . Qualche chilometro per i consigli comunali valgon bene un cadreghino!! Ma il disegno di eliminare qualsiasi possibilità di autonomia e autogoverno è ben più ampio e complesso La riscrittura dellโarticolo 116 della Costituzione, che abolisce per le โregioni ordinarieโ la possibilità di ottenere poteri e funzioni particolari, oggi in capo alle sole autonomie differenziate, conferma solo in apparenza lo โstatus quoโ ed è priva del " principio d'intesa " per la modifica degli Statuti atteso da decenni e vera chiave di volta.
Lโelenco delle materie che tornano in capo allo Stato e la soppressione delle materie concorrenti sono deprimenti per il regionalismo. Nello scorrere le nuove materie esclusive dello Stato, in assenza di meccanismi veri di tutela delle โspecialiโ nelle materie già proprie, cโè da restare stupiti. Tipo lโinsidioso โcoordinamento della finanza pubblicaโ, โprotezione civileโ, โordinamento scolasticoโ, โprevidenza integrativa e complementareโ, โurbanisticaโ, โenergiaโ, โtrasportiโ e โturismoโ. Un disegno centralistico che diventa letale con due strumenti da applicare ai poteri regionali previsti nella revisione costituzionale: โlโunità economica e giuridicaโ e le rinate โriforme economico-sociali di interesse nazionaleโ. Si tratta di due potenti mezzi di distruzione di ogni forma reale di autonomia.
La montagna si è spopolata e ci sta crollando addosso. Dal dopoguerra, da quando la montagna è stata privata di autonomia con la creazione delle Regioni, dei comprensori, delle Comunità Montane, lo Stato ha trascurato le esigenze spicciole dei montanari. Si pensi a quanti esercizi di prossimità โ funzionanti al contempo come micro-market, tabaccaio, telefono pubblico, recapito, ecc. - sono stati chiusi per lโintroduzione del registratore di cassa. I montanari sono rimasti senza servizi essenziali; alternativa la via del piano, della città !La montagna ha bisogno di auto-organizzarsi anche perché lo Stato sta dimostrando di non poter più assicurare quei minimi servizi (trasporti, sanità, istruzione...) ai costi sproporzionati che la demagogia ha prodotto. Vogliamo continuare per la stessa strada con le demagogiche Unioni ?E che di pura demagogia si tratti lo dimostrano gli stessi demagoghi. Ufficialmente viene detto che le Unioni non dovranno rappresentare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Ma la legge dice che ad esse sono conferite dai comuni partecipanti le risorse umane e strumentali necessarie allโesercizio delle funzioni loro attribuite. Si svuotano i comuni. Per la ineludibile legge dellโ economia, a parità di costi, in cosa si tradurrà tutto ciò ? In inevitabili ulteriori minori servizi per la montagna.Eโ evidente che la peggior politica regionale ha prodotto un incostituzionale โricattoโ finanziario. Un motivo in più per reclamare semplificazioni ed autonomia alla montagna e chiedere alla futura giunta regionale โ ai sensi dellโarticolo 116 della Costituzione โ di contrattare forme particolari di autonomia per sé o per la parte montana del suo territorio. Non voglio dilungarmi ma esorto tutti gli amministratori onesti della montagna a opporsi a questa legge, riflettere e non scoraggiarsi perché "Un peuple n'est vaincu que lorsqu'il se déclare tel. Un popolo non è vinto fino a quando lui stesso non lo dichiara "